580 likes | 797 Views
EMOZIONE E DEFINIZIONE DELLA RELAZIONE. Leggendo i quotidiani, i periodici, seguendo i mass-media, in generale, veniamo a sapere che l’insegnamento va male, che gli insegnanti vedono tutto nero, che gli studenti sono delle sfortunate cavie di riforme informi, che i genitori si strappano
E N D
EMOZIONE E DEFINIZIONE DELLA RELAZIONE
Leggendo i quotidiani, i periodici, seguendo i mass-media, in generale, veniamo a sapere che l’insegnamento va male, che gli insegnanti vedono tutto nero, che gli studenti sono delle sfortunate cavie di riforme informi, che i genitori si strappano i capelli… Un coro antico si alza e urla tragicamente: “l’insegnamento è inadatto,(…)” . (M.J Chalvin)
L’insegnamento è criticato e vilipeso sin da quando Carlo Magno inventò la scuola. Testimoni ne siano le riflessioni di intellettuali su di esso e sulle sue carenze in epoche diverse: Alfredo il Grande, nel X secolo, accorgendosi che i libri depositati nelle biblioteche delle scuole anglosassoni sono scritti in latino, decide di tradurli. Nel frattempo altri si interrogano sulla pedagogia e Sant’Anselmo insorge contro l’abitudine che hanno i maestri di picchiare i loro allievi e di costringerli a lavorare.
Milton, all’inizio del XVII secolo, facendo eco a questi denigratori del sistema scolare medievale, dichiara: “Quanto al sistema volgare di insegnamento, io lo guardo come un vecchio errore delle università ancora incrostate di ruggine scolastica dei tempi barbari.” Anche John Locke si interroga sulla pedagogia e insiste sulla libertà:”C’è una quantità di cose che ci ispirano avversione per il fatto di esserci state imposte. Ho sempre pensato che lo studio poteva diventare un gioco, ricreazione per i bambini e che ci fosse il mezzo di infondere in loro il desiderio di apprendere se si fosse presentata loro l’istruzione come una cosa degna di onore, piacevole, ricreativa o come una ricompensa.”
Critiche sul contenuto, sui maestri, sulla presentazione dell’insegnamento…ritroviamo questi stessi dibattiti nel nostro XX secolo che risultano altrettanto attuali, presenti e preoccupanti. Ma ciò che è diverso dai secoli precedenti, è che oggi il problema dell’insegnamento è diventato l’assillo di tutti, che tutti hanno la loro opinione e soluzione per risolverla, perché il XX secolo è quello che ha visto l’accesso di tutti all’insegnamento… (M.J. Chalvin)
Peggio ancora, le critiche vengono da gente non qualificata (…). Ha poca importanza la competenza, l’età, niente spaventa nessuno quando si tratta di esprimere delle critiche, di dare suggerimenti, di almanaccare. (M.J. Chalvin)
La questione della definizione e della funzione sociale delle emozioni costituisce un nodo fondamentale del dibattito relativo alla “natura sociale” della specie umana Lo studio delle emozioni è, infatti, strettamente collegato all’indagine psicologica sulla cognizione e sul comportamento sociale poiché le emozioni influenzano la percezione, il giudizio, la memoria, il problem solving, e molti altri aspetti del funzionamento individuale gli atteggiamenti interpersonali e le relazioni sociali l’attivazione del comportamento aggressivo e della prosocialità il processo e l’esito delle negoziazioni e degli incontri sociali dipendono dallo scambio di segnali emozionali (per es. di minaccia o di pacificazione) frustrazione-aggressività, empatia-comportamento prosociale
Emozione Relazione Comunicazione TEMPO Apprendimento Emozione, comunicazione, relazione e apprendimento sono processi strettamente collegati e contenuti nel tempo.
Una delle aree della psicologia sociale in cui le emozioni giocano un ruolo fondamentale è lo studio delle “dinamiche di gruppo” e del comportamento collettivo Già Le Bon, nel 1895, postulava un meccanismo di “contagio emozionale” per spiegare la natura irrazionale del comportamento delle persone, quando si trovano in grandi folle
L’emozione è un costrutto ipotetico cioè un’entità non direttamente osservabile ma inferibile dai diversi indicatori emozionali e dalla loro interazione
Con il termine emozione si indica un processo che comporta cambiamenti piuttosto ampi e interrelati in vari sottosistemi dell’organismo e che si verifica in risposta ad un evento scatenante, che ha un significato fondamentale per l’individuo in termini di sopravvivenza biologica o psicologica l’emozione, pertanto, si configura come un processo dinamico e adattivo di risposta ad una situazione di crisi
Le emozioni discrete basilari o primarie sono: secondo Campos: -felicità -paura -tristezza -collera -interesse secondo Argyle: -felicità -tristezza -sorpresa -disgusto/disprezzo -paura -interesse -vergogna -senso di colpa
Mentre l’emozione è un processo dinamico di durata relativamente breve l’umore è uno stato emozionale più diffuso e duraturo (almeno qualche ora), non necessariamente scatenato da un evento concreto l’emotività è un tratto della personalità relativamente stabile il sentimento è la risonanza affettiva, meno intensa della passione e più duratura dell’emozione, con cui il soggetto vive i propri stati soggettivi e gli aspetti del mondo esterno (può includere più emozioni anche di segno opposto)
Teoria classica dell’emozione l’emozione – sensazione, elicitata da un evento emotigeno, è la causa e non la conseguenza delle tipiche reazioni corporee delle specifiche tendenze all’azione
E’ possibile distinguere diverse componenti dell’emozione la sensazione interna i modelli di risposta a livello neurofisiologico l’espressione motoria la tendenza all’azione la valutazione cognitiva o appraisal cioè l’esperienza consapevole dei cambiamenti che si verificano in tutte le altre componenti ovvero i cambiamenti nell’attività del SNC e del SNA attraverso il volto, la voce, i gesti per es. desiderio di fuggire, nascondersi, ecc. cioè l’attribuzione di un significato a ciò che accade L’emozione si configura, pertanto, come un processo complesso in grado di includere la maggior parte degli aspetti del funzionamento mentale
sensazione La maggior parte degli psicologi sociali fanno riferimento alle tre principali componenti fisiologia espressione con il termine di triade delle reazioni emozionali
La sincronizzazione dei processi psicologici e fisiologici al fine di mobilitare tutte le risorse di un organismo per affrontare un evento significativo comporta dei costi si impedisce ad alcuni sottosistemi di eseguire la loro normale funzione (per es. non possiamo digerire o pensare con lucidità quando siamo in preda ad una forte emozione) la forte mobilitazione di energie riduce le risorse dell’organismo per questa ragione l’attivazione prolungata delle emozioni costituisce una fonte di stress
Gli esseri umani sperimentano emozioni in misura superiore a tutti gli animali, e tuttavia sono i primi esseri veramente razionali! questa condizione apparentemente paradossale è spiegata dalla cruciale importanza delle emozioni per la sopravvivenza, e l’adattamento dell’organismo all’ambiente
Gli elevati costi dei meccanismi emozionali sono compensati dalla cruciale importanza delle loro funzioni per la sopravvivenza e l’adattamento l’espressione delle emozioni si è evoluta da modelli di comportamento adattivo l’espressione delle emozioni costituisce un sistema di segnalazione complesso, volto alla regolazione dell’interazione le emozioni creano uno scarto tra l’evento stimolante e la risposta istintuale, sostituendo all’automatismo delle catene S-R, una preparazione nei confronti di possibili reazioni alternative le emozioni svolgono un ruolo cruciale nei processi di elaborazione dell’informazione, soprattutto di natura sociale le emozioni- sensazioni consentono di riflettere e integrare tutte le componenti dell’episodio emozionale per es. l’inarcamento delle sopracciglia aumenta l’acuità visiva consente di inferire le reazioni ad un determinato evento o azione segnala una particolare tendenza d’azione le reazioni emotive ci aiutano a selezionare immediatamente gli stimoli rilevanti da quelli irrilevanti e quindi di attuare una costante attività di controllo e regolazione degli eventi garantiscono una maggiore flessibilità del comportamento
L’attività di ricerca sulle emozioni, in ambito psico-sociale, ha riguardato due questioni centrali: lo studio delle situazioni che elicitano le risposte emozionali lo studio delle relazioni tra specifiche situazioni e particolari emozioni In ambito filosofico, l’approccio normativo ha postulato l’esistenza di una precisa corrispondenza tra determinate situazioni elicitanti e specifiche tipologie di emozioni (per es. un insulto all’onore provoca sempre rabbia, un’aggressione da parte di un nemico ritenuto più forte provoca paura) questo approccio è poco valido in termini previsionali: non è sempre possibile prevedere l’emozione risultante, utilizzando esclusivamente informazioni relative alla situazione
è anche definita posizione periferica Teoria delle emozioni di James-Lange l’emozione è provocata dalla consapevolezza da parte del soggetto di uno specifico modello di cambiamento a livello corporeo in quanto focalizza l’attenzione sull’attività del sistema nervoso autonomo e somatico i cambiamenti a livello corporeo derivano direttamente dalla percezione del fatto eccitante le nostre sensazioni dei medesimi cambiamenti nel momento in cui avvengono costituiscono Ad esempio: “incontriamo un orso nella foresta, il nostro cuore batte all’impazzata, le ginocchia tremano, e poiché stiamo percependo questi cambiamenti a livello fisiologico, avvertiamo la paura” l’emozione
La teoria dei due fattori di Schachter è la prima teoria cognitiva delle emozioni L’emozione è prodotta dall’attivazione non specifica del sistema nervoso simpatico dall’interpretazione cognitiva simultanea dell’evento elicitante cioè sulla base della funzione direttiva delle cognizioni che emergono direttamente dalla situazione immediata catalogata da sensazioni come accelerazione del battito cardiaco, tremore alle gambe, ecc. per es. “ un uomo cammina da solo lungo un viottolo buio e improvvisamente compare una figura con una pistola”, lo stato di attivazione non specifica che ne deriva, verrà interpretato alla luce delle conoscenze possedute sui viottoli bui e sulle pistole; tale stato sarà denominato paura
Secondo Schachter, quando all’aumento dell’attivazione non corrisponde una cognizione appropriata si attiva un processo di “ricerca di informazioni e autoattribuzione” “Se percepisco un aumento nel livello di attivazione […] che non posso attribuire a un fattore esterno, so che probabilmente proverò un’emozione. A questo punto esaminerò attentamente il mio ambiente fisico e sociale, e sulla base di tutti gli indizi rilevanti deciderò qual è l’emozione più appropriata” Hewstone, M., Stroebe, W., (2002), Introduzione alla psicologia sociale, Il Mulino, Bologna, p. 164
è finalizzato a verificare l’ipotesi della ricerca di informazioni e autoattribuzione Esperimento di Schachter e Singer si dice ai soggetti che si vuole verificare l’effetto di un composto vitaminico si somministrano iniezioni di adrenalina oppure iniezioni placebo a quattro gruppi di soggetti gruppo di controllo (iniezione placebo+ informazione: nessun effetto collaterale) gruppi sperimentali gruppo ignorante sull’adrenalina (iniezione di adrenalina + informazione: nessun effetto collaterale gruppo informato sull’adrenalina (iniezione di adrenalina + informazione sugli effetti comuni dell’adrenalina gruppo disinformato sull’adrenalina (iniezione di adrenalina + informazione inesatta sugli effetti del farmaco somministrato) ipotesi “nessuna emozione”: attivazione fisiologica non presente ipotesi “emozione”: attivazione non specifica + assenza di informazione sugli effetti ipotesi “nessuna emozione”: attivazione non specifica + informazione adeguata ipotesi “emozione”: attivazione non specifica + informazione inadeguata sugli effetti
Le ipotesi degli sperimentatori, in sintesi, erano le seguenti: Hp 1: i soggetti del gruppo di controllo e della condizione informato sull’adrenalina Hp 2: i soggetti della condizione ignorante e disinformato sull’adrenalina avrebbero dovuto provare emozioni (attivazione non specifica senza cognizione adeguata) non avrebbero dovuto provare emozioni
I soggetti della condizione disinformato- ignorante sull’adrenalina avrebbero dovuto provare un’emozione (aumento dell’attivazione non specifica + assenza di cognizioni sulla causa dell’attivazione stessa) Ma quale? per scoprirlo i ricercatori attuarono una seconda manipolazione : poiché l’aspettativa degli sperimentatori era che il contesto situazionale avrebbe dovuto influenzare l’attivazione non specifica, si chiese ai soggetti di attendere che il composto vitaminico producesse i suoi effetti, in compagnia di un altro soggetto sperimentale, in realtà un complice dei ricercatori addestrato a comportarsi in maniera euforica o adirata L’ipotesi era che i soggetti della condizione disinformato-ignorante sull’adrenalina avrebbero dovuto esaminare il loro ambiente alla ricerca di indizi plausibili che spiegassero la presunta attivazione emozionale e pertanto sarebbero stati influenzati dallo stato emotivo del complice in misura maggiore rispetto agli altri gruppi di soggetti
Allo scopo di verificare le ipotesi di ricerca, furono utilizzate due variabili dipendenti: resoconti soggettivi osservazione del comportamento dei soggetti e codifica degli indizi comportamentali di euforia e rabbia si chiese ai soggetti di valutare il proprio stato emotivo su scale a cinque punti che misuravano l’umore felice o arrabbiato • Anche se gli autori conclusero che questi risultati confermavano le loro ipotesi, in realtà solo • una parte delle ipotesi ricevette conferma: • la variabile osservazione del comportamento confermò le ipotesi per entrambe le emozioni, • la variabile resoconto soggettivo mostrò solo un lieve effetto per l’euforia e l’opposto • rispetto alle aspettative dei ricercatori, nel caso della rabbia
Le teorie dell’appraisal Teoria di Arnold Teoria di Lazarus descrive un processo di appraisal seguito da una serie di valutazioni successive distingue il significato di un evento emotigeno per la persona che lo sperimenta è stabilito mediante un processo di valutazione o appraisal dell’evento appraisal primario appraisal secondario re-appraisal in grado di modificare le proprie impressioni e conseguentemente le relative emozioni riguarda la piacevolezza/ spiacevolezza dell’evento oppure l’eventualità che esso favorisca la realizzazione di scopi personali determina la misura in cui la persona sarà in grado di fronteggiare le conseguenze di un evento con le competenze, le risorse e il potere di cui dispone che si basa su insieme di criteri personali All’interno del modello transazionale di Lazarus il significato dell’evento è determinato dall’interazione tra: variabili situazionali (specifica natura dell’evento) variabili personali (bisogni, scopi, risorse)
Il meccanismo di appraisal che precede le emozioni consente di spiegare le differenze culturali nelle situazioni che provocano emozioni e nell’esperienza emozionale infatti, anche se esistono criteri di appraisal innati o acquisiti a livello universale nella maggior parte dei casi, i criteri di appraisal dipenderanno da bisogni acquisiti scopi e valori culturalmente definiti ad esempio,Wallbott e Scherer hanno rilevato che, mentre nelle culture individualistiche, le differenze tra emozioni di vergogna e colpa erano considerate relativamente limitate, nelle culture collettiviste, i comportamenti che suscitavano esperienze di colpa venivano valutati come più gravi e immorali di quelli che provocavano la vergogna
E’ possibile rilevare notevoli differenze nei processi di appraisal tra soggetti appartenenti a culture diverse tra membri di uno stesso gruppo etnico o nazione tra soggetti con differenti caratteristiche e strutture di personalità che si distinguono sulla base di differenti bisogni acquisiti, e di scopi e valori culturalmente definiti che possono essere portatori di scopi e valori assolutamente diversi in funzione dell’appartenenza a differenti classi sociali, generazioni, gruppi politici, ecc. in particolare, le differenze nella struttura e nel concetto di Sé possono determinare risposte emotive diverse per esempio individui con bassa auto-stima hanno reazioni emotive più forti al fallimento rispetto a soggetti con elevata auto-stima
cioè ammettono l’esistenza di una molteplicità di emozioni-sensazioni interne Sebbene le principali teorie dell’emozione concordinosull’esistenza di una differenziazione nell’ambito della componente del sentimento si trovano, invece, in disaccordo per quanto riguarda l’ipotesi di una differenziazione dei modelli di risposta nei sistemi periferici espressione fisiologia
Pattern di risposta nei sistemi periferici James e Lange le teorie dell’appraisal Schachter e Singer sostengono che sia proprio il feedback propriocettivo proveniente dai sistemi periferici a connotare la tipologia delle emozioni divergono su questo punto sostengono invece che la differenziazione tra le emozioni sia determinata dall’attivazione non specifica del sistema nervoso simpatico con l’interpretazione cognitiva simultanea degli elementi situazionali alcune teorie non sollevano la questione della differenziazione fisiologica ed espressiva altre sostengono che i risultati della valutazione produrranno specifici profili di risposta, inclusa la differenziazione fisiologica a emozioni diverse corrispondono, pertanto, pattern di attivazione neurofisiologica diversi non esistono pattern neurofisiologici specifici
Una ulteriore prospettiva sulla questione della differenziazione delle emozioni è: la teoria delle emozioni discrete di Tomkins esisterebbero un numero limitato di emozioni discrete basilari o fondamentali corrispondenti all’attivazione di: programmi neurali innati in grado di produrre tipiche espressioni facciali pattern differenziati di reazioni nella voce e nei sistemi di risposta fisiologica
La triade delle reazioni emozionali: - espressione motoria - cambiamenti fisiologici - sensazioni interne
il volto L’espressione motoria delle emozioni attraverso il corpo la voce svolge una funzione fondamentale nella comunicazione nell’interazione sociale si deve, pertanto, ipotizzare che esistano segnali espressivi chiaramente differenziati che corrispondano ai diversi tipi di emozioni
La modalità espressiva più estesamente studiata è : il volto Se si assume che dei programmi motori neurali innati producano modelli di risposta specifici per le emozioni primarie le espressioni facciali delle emozioni (primarie) dovrebbero essere molto simili nelle varie culture numerose ricerche interculturali (Ekman e Izard) hanno analizzato sia la codifica che la decodifica delle varie emozioni primarie da parte di soggetti provenienti da culture molto diverse i risultati emersi confermano che le espressioni facciali rappresentate da un attore possono essere decodificate da giudici provenienti da culture diverse
Mentre le ricerche interculturali sull’espressione facciale hanno dimostrato la presenza di una considerevole universalità nell’espressione facciale delle emozioni esistono, tuttavia anche prove dell’esistenza di specificità culturali nella percezione delle emozioni nel volto e nella loro codifica una possibile spiegazione è che le varie culture si distinguano nel controllo delle emozioni cioè nelle regole sociali di esibizione delle emozioni all’interno di specifici contesti
Diverse ricerche sperimentali hanno rilevato che le emozioni espresse a livello vocale (in assenza di una corrispondente informazione verbale) sono universalmente riconoscibili , indipendentemente dalla lingua dai confini culturali è dunque plausibile l’ipotesi che l’espressione vocale, così come quella facciale sia in parte basata su fattori biologici i biologi del comportamento, sulla base dell’indagine comparata sulla comunicazione vocale tra animali, suggeriscono l’esistenza di una continuità evolutiva nell’espressione vocale delle emozioni si possono infatti rilevare notevoli somiglianze tra le espressioni vocali di diverse specie nella comunicazione di stati motivazionali-emozionali rabbia, ostilità, dominanza (vocalizzazioni dura e tono elevato) paura e impotenza (vocalizzazioni acute e sottili)
Tuttavia proprio come per l’espressione facciale, anche per quella vocale, esistono differenze rilevanti fra le specie fra le culture attribuibili queste influenze sulla voce sono ancora più accentuate di quelle sul volto, perché nel corso dell’evoluzione la voce è diventata ai vincoli posti dai sistemi di comunicazione e dalle norme di espressione culturale il segno che veicola il linguaggio (differenze sintattiche e fonologiche tra diversi linguaggi)
Manipolazione strategica e controllata delle emozioni L’espressione delle emozioni è estremamente complessa e sfaccettata in quanto è determinata automaticamente e involontariamente dalla reazione di una persona ad uno specifico evento dal tentativo più o meno cosciente di controllare, modificare e manipolare l’espressione emozionale per ragioni strategiche all’interno di una interazione sociale
Quando proviamo un’emozione, non siamo mai totalmente in balia di essa, possiamo controllare, regolare o modulare le emozioni regole di esibizione o display rules (mascheramento e soppressione delle emozioni spontanee in accordo con le prescrizioni sociali) uso strategico delle emozioni (dissimulazione di emozioni spontanee e simulazione di emozioni per ragioni tattiche) il controllo dell’espressione delle emozioni consente di mentire, ingannare e manipolare il proprio interlocutore, allo scopo di ottenere dei vantaggi l’espressione emotiva è soggetta al controllo culturale: numerose culture sanciscono più o meno esplicitamente quali siano le emozioni da mostrare legittimamente in determinate circostanze
I cambiamenti a livello fisiologico forniscono energia e preparano all’esecuzione di azioni specifiche (Cannon) consistono in una attivazione generalizzata non specifica (Schachter e Singer) per ciascuna delle principali emozioni esistono dei meccanismi speciali all’interno del SNC, che producono cambiamenti fisiologici appropriati per l’azione nei diversi sottosistemi dell’organismo La ricerca in questo ambito non è ancora pervenuta a conclusioni definitive, tuttavia gli studi più autorevoli (Cacioppo 1993, Stemmler 2001) sembrano aver identificato profili di risposta fisiologica specifici per alcune emozioni elementari (paura, rabbia, tristezza) tali pattern possono essere spiegati sulla base dei requisiti funzionali e adattivi nelle situazioni di paura, rabbia, ecc. per es. in una situazione di paura la risposta fisiologica (aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, e della contrattilità muscolare cardiaca) prepara l’organismo ad una possibile perdita ematica conseguente all’eventuale attacco di un predatore
La sensazione costituisce il riflesso dei cambiamenti che si verificano in tutte le altre componenti pertanto risulta centrale, nella dinamica emotiva, l’esperienza consapevole dei fenomeni che accadono all’interno del nostro corpo tale esperienza va collocata nel contesto complessivo del nostro Sé (con la sua storia e le sue peculiarità) della relazione che si stabilisce tra questo Sé particolare e lo specifico evento emotigeno
Le dimensioni della sensazione Alcuni autori hanno proposto un sistema tridimensionale per descrivere la natura di stati emozionali complessi, individuando le dicotomie piacevolezza - spiacevolezza tensione – rilassamento eccitazione – depressione ovvero attività – passività
La maggior parte delle ricerche condotte nell’ambito dell’analisi dimensionale delle emozioni hanno rilevato che sulla base dei giudizi di somiglianza espressi da giudici diversi risulta possibile collocare i termini che descrivono le emozioni (etichette verbali) all’interno di uno spazio bidimensionale definito da: un asse orizzontale che rappresenta un asse verticale che rappresenta la dimensione piacevolezza-spiacevolezza la dimensione attività-passività la collocazione delle etichette nello spazio bidimensionale presenta una significativa concordanza e stabilità, indipendentemente dal linguaggio e dalla cultura dei soggetti valutatori
Qualsiasi tentativo di classificazione delle emozioni all’interno di uno schema dimensionale costituisce una semplificazione in realtà, la grande quantità di etichette verbali di emozioni esistenti in tutte le lingue del mondo evidenzia che è possibile differenziare i processi emozionali in maniera molto più fine
Le etichette verbali delle emozioni sono state utilizzate nella ricerca antropologica, per confrontare gli stati emotivi sperimentati all’interno di culture diverse ne è emerso che esistono notevoli differenze nel lessico emozionale utilizzato all’interno di culture pre-tecnologiche, rispetto alla terminologia emotiva delle lingue occidentali le emozioni pertanto non sarebbero universali, ma determinate da valori e modalità d’interazione specifiche della cultura le emozioni quindi sarebbero culturalmente e socialmente costruite Queste differenze culturali non invalidano, tuttavia, l’idea fondamentale che il meccanismo emozionale di base sia comune alle varie specie, piuttosto, è probabile che la sensazione interna espressa dall’etichetta verbale sia, a differenza delle altre componenti dell’emozione, maggiormente influenzata dalla variazione socioculturale