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LAVORO Qualsiasi impiego delle facoltà umane utile per sé e per gli altri OCCUPAZIONE / LAVORO MERCANTILE AUTOPRODUZIONE IMPEGNO SOCIALE
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LAVORO Qualsiasi impiego delle facoltà umane utile per sé e per gli altri OCCUPAZIONE / LAVORO MERCANTILE AUTOPRODUZIONE IMPEGNO SOCIALE Esulano dal concetto di lavoro tutte le attività umane non riconducibili a tali categorie, quali le attività ludiche, di svago, di accrescimento personale non finalizzato al lavoro
OCCUPAZIONE: Attività finalizzata alla produzione di beni/servizi/ricchezza/valore destinati allo scambio sul mercato mediante corrispettivo. Ricadono in tale categoria oltre al lavoro retribuito (in danaro) quali il lavoro salariato, quello professionale, quello artigianale, quello di impresa, ecc... anche il lavoro retribuito in natura (baratto), il lavoro di cura mercificato (badantismo, babysitteraggio, lezioni private, ecc...) quando realizzati prevalentemente per ricavarne reddito
AUTOPRODUZIONE: Attività finalizzata alla produzione di beni/servizi/ricchezza/valore destinati all’uso personale e dei propri cari. Ricadono in tale categoria la cura di un orto familiare, la cura dei propri cari, la pulizia e la manutenzione della propria abitazione, la realizzazione e/o la riparazione di oggetti, vestiario, mobili, ecc... Tutto solo nel caso l'attività sia finalizzata a realizzare qualcosa da destinare all'autoutilizzo o all'autoconsumo.
IMPEGNO SOCIALE: Attività finalizzata alla produzione di beni/servizi/ricchezza/valore destinati della Comunità (locale, nazionale, globale) per la quale non ci si attende alcun beneficio esclusivo. Ricadono in tale categoria il volontariato (quello vero, non retribuito) sia svolto singolarmente (ad esempio la donazione del sangue) che all'interno di gruppi (associazioni, scoutismo, attività parrocchiali, ecc...), ma anche la militanza politica e sindacale (fino a quando non diventa significativa -quando non addirittura esclusiva- fonte di reddito).
La decrescita economica, cioè la realizzazione di un sistema mercantile non più basato sul consumo distruttivo e la continua sostituzione di merci sempre meno durevoli con nuove merci ancora meno durevoli, non può prescindere da una complessiva riorganizzazione del sistema produttivo che deve trovare un nuovo equilibrio fra produzione, utilizzo dei fattori produttivi e consumo. Per rendere possibile questo nuovo equilibrio è necessario che si produca meno e meglio, il che -a meno che non si decida scientemente di ridurre la produttività- conduce alla conseguenza di un minore bisogno di ore di lavoro. Ciò comporta inevitabilmente una drastica riduzione del tempo procapite dedicato al lavoro retribuito ed una proporzionale riduzione del reddito (peraltro non più necessario in conseguenza di una ridotta necessità di nuovi prodotti). In questo contesto diventa centrale il tema dell'utilizzo del tempo “liberato” che, ovviamente, non sarà utilizzato per “svaghi onerosi” ma utilizzato in processi di economia dell'autoproduzione e di economia del dono e della relazione.
La decrescita prevede la riduzione della sola OCCUPAZIONE e dell'Economia Mercantile. Minore OCCUPAZIONE non coincide con un minor LAVORO, anzi. Perchè un mondo della decrescita possa esistere è necessario,che a fronte della minore OCCUPAZIONE vi sia una maggiore AUTOPRODUZIONE ed un maggiore IMPEGNO SOCIALE (o se si vuole ad una riduzione dell'economia mercantile corrisponda un incremento delle economie dell'autoproduzione e del dono). Occorre quindi operare su vari fronti affinchè questo tipo di situazione si realizzi ed in particolare affinchè l'AUTOPRODUZIONE e l'IMPEGNO SOCIALE siano rivalutate in una società nella quale invece oggi il far da se è sinonimo di povertà. Chi non ha mai percepito affermazioni tipo: “Perchè ti aggiusti la camera d'aria della bicicletta? Portala da chi lo fa per mestiere. O al massimo sostituiscila con una nuova che così sei sicuro che non si sgonfia più!” Ancora più grave è la situazione in relazione all'IMPEGNO SOCIALE: chi si impegna in politica o per il miglioramento del proprio territorio e non lo fa per interesse privato (ad esempio per farsi eleggere ad un qualche livello di rappresentanza politica) è considerato uno stupido al punto che quando qualcuno che si impegni nel sociale dimostri di avere un minimo di capacità e di intelligenza tutti riterranno (spesso a ragione purtroppo) che lo faccia per un suo personale secondo fine “individualistico”.
Nell'attuale modello dominante si ritiene che per essere un buon cittadino sia sufficiente essere un bravo ed onesto lavoratore -nel senso di OCCUPATO- (dall'imprenditore al carpentiere, dal medico al cameriere) Nel mondo che noi tutti auspichiamo avrà un maggiore riconoscimento sociale un genitore che dedichi un'ora ad insegnare a suo figlio come si ripara un rubinetto che gocciola e non quello che con un'ora di lavoro altamente professionale riesca a guadagnare quanto sufficiente a comprare una nuova consolle di videogiochi per quello stesso figlio Nel mondo che auspichiamo quindi occorre addirittura ipotizzare che essere un buon lavoratore -sempre nel senso di OCCUPATO- non sia neppure condizione necessaria ad essere un buon cittadino
E' dimostrato che i lavoratori volontariamente part time hanno una produttività più elevata. Cosa occorre fare per “convincere” il sistema produttivo a favorire massicciamente il part time volontario? • Una importante quota del debito pubblico deriva dalla necessità di rendere disponibili servizi che controbilancino la diminuita disponibilità di tempo dei lavoratori. L'eventuale riduzione del prodotto interno lordo a seguito del massiccio ricorso al Part Time sarebbe più o meno che proporzionale alla riduzione di debito pubblico conseguente alla maggiore disponibilità di tempo? • La massiccia diffusione del Part Time comporterebbe un conseguente aumento del tempo libero. Quali conseguenze ciò avrebbe nel medio periodo sul “funzionamento” delle comunità con particolare riferimento al recupero della socialità, dell'impegno civico e politico e della convivialità