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Rappresentanza e organizzazione politica

Rappresentanza e organizzazione politica. I partiti politici. Nascita dei partiti di massa. Quando nascono i partiti di massa? A questa domanda possiamo rispondere in modo complesso e comparativo rispetto alle realtà nazionali novecentesche

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Rappresentanza e organizzazione politica

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Presentation Transcript


  1. Rappresentanza e organizzazione politica I partiti politici

  2. Nascita dei partiti di massa Quando nascono i partiti di massa? A questa domanda possiamo rispondere • in modo complesso e comparativo rispetto alle realtà nazionali novecentesche • oppure possiamo fermare il nostro ragionamento al momento in cui – nei diversi stati europei – giungono a conclusione processi politici ed economici di lungo periodo • Scegliamo questa seconda ipotesi

  3. ELEMENTI DI DIFFERENZIAZIONE • Esistono almeno 5 elementi che differenziano la nascita della rappresentanza e dell’organizzazione politica nel mondo occidentale • A) i diversi momenti storici in cui si avvia e termina il processo di formazione di uno stato unitario. • B) l’affermarsi di un processo di sviluppo economico di tipo capitalista o collettivista (ma questo è già un elemento ‘900) che induce la società a differenziarsi progressivamente in classi, secondo la tipologia di lavoro, definendo contestualmente i caratteri di una società di massa • C) le ideologie e le culture politiche che tra 800 e 900 contribuiscono alla definizione, formazione e delimitazione di un proprio spazio politico al cui interno – in funzione reciproca – trovano posto e si riconoscono le diverse componenti della società di massa

  4. ELEMENTI DI DIFFERENZIAZIONE • C) esistono diversi modelli di sistemi di partiti. • Il caso di maggior differenziazione è quello inglese (Labour party e TUC). • Il caso con maggior livello di comparazione è quello franco/italiano • Un caso molto particolare e complesso è quello tedesco che nasce fortemente condizionato dalle vicende e dalle caratteristiche del processo unitario, dai caratteri della società tedesca, e dalla conformazione istituzionale • Tutti seguono dei singoli e diversi processi storici di formazione istituzionale, sociale ed economica, ma anche quelle che sono le culture politiche che ad essi preesistono • Questi elementi di differenziazione sono indispensabili a coglierne nel lungo periodo passaggi e trasformazioni

  5. ELEMENTI DI DIFFERENZIAZIONE • D) in Italia possiamo parlare di nascita dei partiti di massa • con l’affermarsi dello stato unitario (non della sua costituzione), • con l’allargamento del suffragio e quindi degli spazi della politica, • con l’avvio del decollo industriale tra 800 e 900, • con il riconoscimento che la classe dirigente liberale opera nei confronti del mondo socialista all’indomani della crisi di fine secolo (una crisi tra due anime della borghesia: progressista e imprenditoriale rispetto all’anima conservatrice che aveva appoggiato il progetto autoritario)

  6. Il caso italiano • Rispetto alla nascita ed affermazione di un moderno sistema di partiti di massa. • datazione: tra ‘800 e primo decennio del ‘900 • l’ottocento italiano è uno spazio politico in costruzione, al cui interno si muove prima di tutto la questione della “legalità e legittimità dello stato liberale (processo risorgimentale ed effettiva costruzione postunitaria dello stato). • Nel corso dell’800 si individuano alcune caratteristiche che poi ritroviamo al momento della genesi delle parti politiche.

  7. Il caso italiano: caratteristiche • A) È lo “spirito di associazione” proprio del futuro modello partitico italiano ma – più in generale ed in modo ancor più interessante - della storia della società italiana. L’associazionismo è uno dei fulcri della definizione e storia delle classi e delle strutture della società italiana nel corso del ‘900. • B) Questo spirito si presenta nell’800 in: circoli ed associazioni di elites; associazioni economiche; mutalismo; cooperazione e sindacato; professioni; associazionismo patriottico (reducismo irredentismo garibaldinismo). Da queste emergeranno o si fonderanno alcune delle future forze politiche italiane

  8. Il caso italiano: caratteristiche • C) I primi effetti sono le cd. forme improprie o protopartitice anche con caratteristiche di massa (il P.O.I.) ma, comunque, hanno un peso decisivo nell’evoluzione delle forme e delle idee politiche che entreranno o si affermeranno nel corso del ‘900. • Volendo individuare delle cesure possiamo dire che • Un primo punto di arrivo sarà la guerra 15/18 dalla quale emergerà una radicale modifica di queste linee ottocentesche; • Un secondo punto di arrivo, al di la del quale si entra nella seconda parte del secolo, è – per l’Italia – il periodo 1943-45 (Resistenza) ovvero – in modo più storico e meno netto come cesura cronologica – la seconda parte degli anni Trenta con il precipitare del consenso al regime fascista. • Gli anni della Repubblica dove il definito e stabilizzato sistema dei partiti gioca un ruolo centrale. In linea di massima e da un punto di vista storico questo sistema giunge alla fine della guerra fredda. Da lì in avanti si entra in quella che potremmo definire come terza fase (anche per il cambio di legge elettorale e di rappresentanza che aveva caratterizzato la prima repubblica).

  9. Le culture politiche di lunga durata • All’interno di questi elementi si definiscono culture politiche che sono le origini dei partiti moderni e dei partiti di massa: • una cultura repubblicana/radicale (nel senso otto-novecentesco del termine) legata a Mazzini e Garibaldi • una cultura liberale protagonista del processo risorgimentale legata alla monarchia ed alle elite risorg. e postrisorg, ma incapace di esprimere un partito vero e proprio sia prima sia dopo la 1GM • una cultura socialista che esprimerà un moderno partito di massa mantenendo le sue caratteristiche di “arcipelago” pur rappresentando l’alveo di due grandi partiti di massa (PSI e PCI)

  10. Le culture politiche di lunga durata • una cultura cattolica che superata con difficoltà la crisi con lo stato che non viene riconosciuto fino al periodo giolittiano; una cultura che esprimerà partiti di massa (PPI, DC) tali da divenire uno dei due assi principali del sistema e della storia politica italiana. • una cultura politica nazionalista che dal suo definirsi ottocentesco (nazionalitarismo e nazionalismo) sarà protagonista al pari di altre almeno fino alla caduta del fascismo, assorbendo e sostanziando di una cultura un movimento come quello fascista che cultura politica e radici storiche non aveva e non poteva avere.

  11. Il socialismo: le origini • Dal 1889 (nascita seconda internazionale) in tutta Europa i partiti socialisti si sono progressivamente trasformati in polo progressista della democrazia rappresentativa contrapposta al polo conservatore. • Hanno cessato quindi di essere partiti rivoluzionari e sono diventati partiti della riforme con una base elettorale tra il 25 ed il 40% che li ha fatti essere partiti di governo e di direzione politica. • In Italia non è stato così fino agli anni repubblicani – pur rimanendo il partito minoritario della sinistra con un ruolo baricentrico dal 1960 al 1989 - quando Craxi (dal 4 agosto1983 al 17 aprile 1987) e Pertini (8 luglio 1978 – 29 giugno 1985) concretizzarono il ruolo istituzionale e di guida dello Stato.

  12. Il socialismo: le origini • Le origini sono nel socialismo risorgimentale e federale di Buonarroti e poi attraverso la fase della prevalenza dell’anarchismo (I^Internazionale contrasto Marx-Bakunin) che prevale almeno fino agli anni Ottanta compresi. • Sul finire degli anni ottanta dell’800 il quadro delle formazioni operanti nel movimento operaio e socialista si cominciò ad articolare specie al nord (da questo punto di vista inizia anche nel socialismo una sostanziale divaricazione nord/sud legata ai diversi processi di sviluppo e trasformazione economica)

  13. Il socialismo: le origini • Nel 1881 era nato il POI dalla confluenza del movimento operaista di Costantino Lazzari e l’anima democratica mazziniana di Osvaldo Gnocchi Viani protagonista anche della diffusione delle CdL. • Con le trasformazioni sociali (sviluppo) e istituzionali (riforma elettorale giolittiana suff.un.masc.) la sfera della politica evolve da luogo della sociabilità, aggiungendo la caratteristica di essere il mezzo per la tutela di precisi interessi di parte. • Comincia a diffondersi un tessuto connettivo per un’organizzazione partitica di stampo moderno.

  14. Il socialismo: dalla nascita alla 1GM • Nel 1892 nasce il Partito lavoratori italiani che nel 1895 diviene PSI rompendo il legame con anarchici. • La sua rete si fondava su associazioni ricreative/culturali e socioeconomiche: un universo organizzativo che – nonostante l’irrigidirsi della struttura non verrà mai superato incidendo sull’effettiva disciplina partitica. • Da qui deriva l’arcipelago socialista. Ciò specie dopo la crisi di fine secolo quando viene conquistata (sciopero di Genova del 1900) una piena agibilità e parziale legittimazione sul piano socioeconomico e politico.

  15. Il socialismo: dalla nascita alla 1GM • In questo processo è determinante più di molte altre cose l’affermarsi dell’organizzazione di rappresentanza degli interessi (CGdL) che rimane a tutti gli effetti anche oggi la più caratteristica organizzazione novecentesca della storia d’Italia, l’unica che nata nell’800, attraversa tutto il secolo ed entra con piena legittimazione nel nuovo millennio. • Questa forza – anche alle origini e nella prima fase – faceva emergere ancor più la debolezza genetica del partito cui (con Leghe, CdL, CGdL) in talune occasioni si sostituiva.

  16. Il socialismo: dalla nascita alla 1GM • La crisi economica (1907) e l’incrinarsi del giolittismo (1910-1913) fanno emergere le anime del socialismo: • riformismo (gruppo Turati fino al congresso 1912 quando si afferma una maggioranza massimalista e rivoluzionaria) regge finché regge il compromesso politico di Giolitti che esclude le estreme per favorire le mezze ali socialista e borghese; favorisce di fatto la nuova classe operaia del nord • massimalismo: minoritario fino al 1912 ma estremamente combattivo, radicato anche nelle strutture sindacali. Anima mai sopita dello spontaneismo e della mobilitazione (Mussolini e l’anziano Lazzari) • sindacalisti rivoluzionari: anima particolarissima (tra fascismo, anarchismo, sorelismo etcc.)

  17. Il socialismo: dalla nascita alla 1GM • socialisti nazionali espulsi dal partito nel 1912 e fondatori alcuni (come Bissolati e Bonomi) del P.S.Riformista • Gruppo parlamentare: riformista sotto la guida della segreteria turatiana • Gruppo de L’Avanti: parallelo al Gruppo ma anche in opposizione (Mussolini) al riformismo • Strutture di base: Case del Popolo e poi sezioni (vivono e rappresentano la realtà locale) • Federazioni di mestiere, CdL, CGdL • Socialisti anarchici (come evoluzione dell’insurrezionalismo anarchico dell’800) ma a sua volta anima diversa da altre del movimento libertario

  18. Il socialismo: dalla nascita alla 1GM • Il conflitto: dal 1912 la maggioranza turatiana è scalzata dalla guida del partito, sostituita dalla corrente rivoluzionaria massimalista. • La rottura nelle anime del socialismo avviene • Sull’intervento • Sull’internazionalismo • Sulla formula “né aderire né sabotare” • Sulla crisi caporetto • Sulla rivoluzione sovietica • La componente riformista non riesce a cogliere le trasformazioni indotte dal conflitto. Non è in grado di rispondere politicamente all’affermarsi della società di massa nel dopoguerra ed a incanalare le forze emergenti all’interno di un progetto politico riformista in grado di essere accettato dalla classe dirigente. • E’ la fine del mondo liberale postrisorgimentale che si incaglia ed affonda sulla crisi del 1922

  19. Dopoguerra, il PSI • Settimana rossa (1914), biennio rosso (1919-21), occupazione fabbriche (1920) sono alcuni fra avvenimenti che segnano la crisi di un modello e di un progetto politico che il riformismo socialista non era riuscito a transitare al di là della guerra. • Ciò avviene • nel quadro di una legittimazione ritardata, • per una incapacità della classe dirigente liberale di includere pienamente nel mondo della legalità le rappresentanze politiche e sindacali nate nel periodo di costruzione e stabilizzazione dello stato. • La stradi di una piena collaborazione è interrotta dalle resistenze conservatrici

  20. Dopoguerra, il PSI • Dall’altra parte il socialismo riformista nato nell’800 non era in grado di contenere le sue anime cui cercava di rispondere con una strategia ed un progetto politico superato dall’irrompere della modernità. Segno evidente è il diffondersi delle sue anime nei tanti movimenti che si affermano (fascismo 1919, comunismo 1921) • Le storia aveva progressivamente condotto ad uno stemperamento dell’identità di classe del PSI, esponendo il movimento alle tentazioni del radicalismo e del massimalismo

  21. Dopoguerra, il PPI • Prima del 1914 eccezion fatta per il PSI, la storia politica e parlamentare italiana ignora la strutturazione di un sistema dei partiti (Chabod). • Solo il PSI e poi l’ANI hanno caratteristiche organizzative e di rigidità; il resto delle sigle sono “elastiche” legate alla singola personalità, senza un’organizzazione compatta e con un sistema a collegio uninominale che attribuiva molta importanza al deputato e molto meno al partito. • Nel gennaio 1919 compare un secondo e vero e proprio partito politico il PPI (da cui la DC ne riprenderà in pieno le radici) di don Luigi Sturzo. • Nel PPI confluirono le varie componenti del variegato mondo cattolico italiano: • i conservatori nazionali di Santucci; • il sindacalismo cristiano di Achille Grandi e Miglioli; • i giovani democratici cristiani di Romolo Murri; • i clerico-moderati.

  22. Dopoguerra, il PPI • Cosa rappresenta in Italia la nascita di un partito cattolico: • Una delle maggiori novità politiche rispetto all’800 • Il definitivo ritorno (ufficiale e di massa) dei cattolici nella vita politica italiana (dopo il non expedit, ed il tentativo di smussare le rigidità con il Patto Gentiloni del 1913 con la conseguente elezione di 29 deputati nelle elezioni del 1913 rispetto ai 3 del 1904 ed ai 16 del 1909) • Un segno evidente che non si poteva escludere un pezzo della cultura politica dell’Italia risorgimentale e postrisorgimentale, così come non si poteva escludere un elemento strutturale della società italiana: il cattolicesimo, l’appartenenza religiosa, la presenza del Vaticano • Nel 1919 conquista 100 deputati (contro 156 del PSI) portando alla fine delle vecchie maggioranze liberali.

  23. Dopoguerra, il PPI • La maggioranza alla Camera (anche per l’introduzione del sistema proporzionale) è dei due partiti di massa e i vecchi gruppi liberali tendono a sparire: la lotta politica tende a divenire vera e propria lotta fra i due partiti di massa • Quale è la forza del PPI: • 100 deputati e 20,5% dei consensi (elezioni del 16 novembre 1919 le prime con proporzionale e allargamento suffragio); • alle amministrative (comunali) del 1920 conquista il 13% dei comuni (il PSI il 24%); • Possiede in breve 22 quotidiani e 93 settimanali, • Controlla banche grandi e piccole (in genere le casse rurali nate dalla componente non classista del movimento cooperativo) • In val Padana costituisce 311 cooperative contro le 236 socialiste; • Contribuisce alla fondazione della CIL che nel 1920 conta 1.161.000 iscritti (950.000 nel mondo contadino).

  24. Dopoguerra, il PPI • Con la nascita del PPI, che si presenta come forza indispensabile per il governo, termina anche la politica di Giolitti (che mal sopporterà Don Sturzo che non è un deputato o un senatore ma rappresenta un partito) • Il PPI è un’organizzazione politica che segue le regole del sistema dei partiti: la segreteria ha in mano la direzione e decide la condotta politica. • Il PPI è comunque un partito diviso all’interno (caratteristica trasversalità del partito e poi della DC) con una parte fortemente democratica (Sturzo, Miglioli) ed una parte conservatrice che lo vede come mezzo per consolidare posizioni di potere.

  25. Dopoguerra, il PPI • Un partito non omogeneo quindi con una azione politica conseguentemente complessa. • Un partito in alcuni casi “eterodiretto” con una doppia autonomia: verso la tradizione elitaria liberale e verso il conservatorismo vaticano di inizio secolo (Foa, Questo Novecento) • In questo quadro il peso del governo, con i socialisti all’opposizione (ed in crisi fra massimalismo e riformismo) ed i cattolici “difficili alleati”, diviene molto grave fino a dare spazio alla soluzione fascista per pacificare l’Italia seguendo lo schema: • di riportare l’insurrezionalismo rosso ad un livello accettabile • di svuotare il movimento fascista della sua carica rivoluzionarie • di riprodurre lo schema liberale giolittiano

  26. Dopoguerra, il PPI • Nel suo programma il PPI sostenne, • l'integrità della famiglia • il voto alle donne • la libertà di insegnamento • il riconoscimento giuridico e la libertà dell'organizzazione di classe nell'unità sindacale • la legislazione sociale nazionale ed internazionale • l'autonomia degli enti pubblici ed il decentramento amministrativo (Regioni) • la riforma tributaria sulla base dell'imposta progressiva • il sistema elettorale proporzionale • la libertà della Chiesa • la Società delle Nazioni • il disarmo universale • Simbolo, conservato dalla D.C., fu lo Scudo Crociato con il motto Libertas, che rappresentava da un lato da difesa dei valori cristiani dall’altro il legame con i liberi comuni medievali italiani, da qui il forte impegno per il decentramento amministrativo ed uno Stato più snello.

  27. Il Partito Popolare e il fascismo • Dopo la marcia su Roma (1922), per frenare lo squadrismo e l'azione di asservimento dello Stato, e nell'illusione di una normalizzazione, il PPI accettò, contro il parere di Sturzo (il quale si era espresso invece a favore di una collaborazione con i socialisti proprio in chiave antifascista), che alcuni uomini entrassero, nel primo governo Mussolini. • Nell'aprile del 1923, la collaborazione venne meno perché il 4° Congresso del partito, chiedendo il mantenimento del sistema elettorale proporzionale e l'inserimento del fascismo all'interno del quadro istituzionale, provocò le ire di Mussolini. • la destra del partito si allineò sulle posizione filo-fasciste e di fatto abbandonò il partito.

  28. Il Partito Popolare e il fascismo • Nelle elezioni del 6.4.1924, svoltesi in un clima di violenze e brogli elettorali perpetrati dai fascisti, il PPI riuscì comunque ad ottenere il 9,0% dei voti e 39 deputati e divenne il primo tra i partiti non-fascisti. • Dopo l'assassinio del deputato socialista Matteotti (agosto 1924), il PPI partecipò, contro la volontà delle gerarchie ecclesiastiche, alla secessione dell’Aventino e passò all'opposizione, dove rimase fino al suo forzato scioglimento avvenuto (5.11.1926) • Tutti i maggiori esponenti furono costretti all'esilio (don Sturzo, Donati, Ferrari) o a ritirarsi dalla vita politica e sociale (De Gasperi).

  29. Dopoguerra e fascismo: PSI e PCdI • Nel 1919-20 mancò l’effettiva capacità di influenza nelle sedi istituzionali a causa della: • scelta massimalista del 1912 • prospettiva rivoluzionaria conseguente la rivoluzione russa (una sorta di “miraggio” • Con il culmine del biennio rosso (occupazione fabbriche) il PSI entra in una repentina crisi implosiva con progressiva dispersione delle forze • Gennaio 1921 nasce a Livorno il PcdI • Ottobre 1922 la corrente riformista del PSI viene espulsa dai massimalisti e va a formare il P.S.Unitario

  30. Dopoguerra e fascismo: PSI e PCdI • La costruzione di un partito comunista con le caratteristiche proprie di un partito di militanti e quadri professionali avvenne: • sull’onda del mito sovietico • per l’incapacità socialista di affermarsi come partito rivoluzionario • Per la simultanea incapacità del PSI di trasformarsi in vera e propria forza riformatrice tale da modificare gli equilibri e le scelte che stava per compiere la classe dirigente liberale, tendenzialmente tesa ad appoggiarsi sul fascismo per contenere la “paura” operaia

  31. Dopoguerra e fascismo: PSI e PCdI • I caratteri del PCdI sono antiborghesi, settari con la funzione di educazione politica in senso rivoluzionario e di allestimento dei mezzi necessari a tale scopo. • Questi elementi spiegano le capacità del PCdI di attraversare con una struttura clandestina il fascismo ed affermarsi come forza militare principale della resistenza. • La sua struttura territoriale (al pari della scelta rivoluzionaria) gli permette di superare a sinistra il PSI, muovendosi – primo in Italia – su un’organizzazione che assume un carattere piramidale basato sulle regole del “centralismo democratico” (accettazione impegnativa delle decisioni degli organi superiori).

  32. Resistenza e nascita della Repubblica: DC, PSI e PCI. • Contrariamente al PCI la ricostituzione del PSI e della DC sono più complesse. • Solo nel 1942 si può parlare di forme organizzative clandestine del PSI e della DC. • Nel 43 tutti i partiti partecipano alla resistenza nel quadro dei CLN e con raggruppamenti partigiani propri (Brigate Matteotti, Brigate Garibaldi • Per il PSI riemergono i dilemmi sulla definizione della linea politica anche per l’alleanza competitiva con il PCI e la possibile configurazione di massa che mal si addiceva alla debolezza della presenza organizzata • Per il PSI la forza della tradizione e dei suoi leader risultò decisiva per la sua connotazione di massa ma non fu sufficiente a creare una autonoma capacità politica almeno fino al 1956.

  33. Resistenza e nascita della Repubblica: DC, PSI e PCI. • La DC viene fondata in clandestinità nell'ottobre 1942 nell'abitazione dell'industriale Falck, a cui concorsero De Gasperi, Malvestiti, Achille Grandi, Jacini, Gronchi. Intorno ad essi si aggregarono poi Gemelli, Dossetti, Fanfani, Giorgio La Pira. • Il 25 luglio 1943 Mussolini viene messo in minoranza nel Gran Consiglio del fascismo e viene arrestato; nasce il primo governo Badoglio formato da militari e tecnici (“la guerra continua”) • L'8 settembre 1943 (“armistizio”) Vittorio Emanuele III e Badoglio scappano da Roma verso Pescara, e quindi a Brindisi, ove insediano il governo (“Regno del Sud”) • Nel frattempo si costituisce il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) che nel gennaio 1944, su delega del Comitato Centrale di Liberazione Nazionale (CCLN), definisce la nascita a Milano del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), con la funzione di guida politica e militare della resistenza nel Nord Italia.

  34. Resistenza e nascita della Repubblica: DC, PSI e PCI. • La Democrazia Cristiana si organizza nell'Italia liberata, e tiene tra il dicembre 1943 e l'aprile 1944 tre Congressi: a Caltanissetta (1943), a Bari (gennaio 1944), ed a Napoli (aprile 1944). • La guida politica della DC, dal 1943, è affidata a De Gasperi. • L'azione politica del CLN tende a far cedere le prerogative del re ad un suo luogotenente, ed a costituire un nuovo governo che sia diretta espressione dei partiti del CLN. • Badoglio, dal febbraio 1944 si insedia a Salerno, si dimette il 17.4.1944 e costituisce il suo secondo governo,con i 6 partiti del CLN. • L’esperienza di Badoglio termina con la liberazione di Roma (4.6.1944) e con la necessità politica di esprimere la guida del governo direttamente da parte delle formazioni del CLN

  35. Resistenza e nascita della Repubblica: DC, PSI e PCI. • La DC rafforza il suo ruolo politico: De Gasperi è Ministro degli Affari Esteri. • Nell'aprile 1945 il governo Bonomi decide la convocazione di una Consulta nazionale. • La liberazione di Milano, il 25 aprile 1945, pone nuove questioni politiche, con la necessità di integrare il Nord appena liberato dagli Alleati e dalla Resistenza con il resto dell'Italia. • La DC chiede la nascita di un nuovo governo, con il ritorno dei due partiti "laicisti" PSIUP e Partito d'Azione. • Il 21 giugno 1945 si insedia il nuovo governo guidato da Ferruccio Parri, costituito nuovamente da tutte le forze politiche del CLN (De Gasperi che continua a ricoprire il ruolo strategico di Ministro degli Affari Esteri)

  36. Resistenza e nascita della Repubblica: DC, PSI e PCI. • L’11.6.1944 nasce il primo governo Bonomi, formato dai partiti del CLN • Il mese successivo la DC si dà una piena conformazione di partito (Consiglio Nazionale; Segretario politico – De Gasperi) • Le polemiche all’interno della compagine governativa, soprattutto tra cattolici e "laicisti", portano alle dimissioni del I governo Bonomi, ed alla nascita di un nuovo governo sempre guidato da Bonomi, imperniato su DC, PCI e PLI. • La situazione dell’Italia è particolarmente difficile, sul piano internazionale (i rapporti con le potenze vincitrici) e sul piano interno (rovine della guerra, situazione economica, ordine pubblico). • 25.91945: si riunisce per la prima volta la Consulta Nazionale.

  37. Resistenza e nascita della Repubblica: DC, PSI e PCI. • Parri non riesce a migliorare la difficile situazione del Paese. • Il principale impegno per De Gasperi risiede nelle trattative per arrivare alla formulazione di un Trattato di pace non punitivo per l'Italia, verso la quale permangono diffidenze e sospetti • La convivenza tra i sei partiti del CLN nel governo incontra crescenti difficoltà, tanto che il Partito Liberale ritira i propri ministri dal governo Parri il 21 novembre 1945. Anche la DC esce dal governo • Dicembre 1945 nasce un nuovo governo, ancora una volta costituito da tutti i partiti del CLN, ma il baricentro politico diventa De Gasperi e la Democrazia Cristiana. • De Gasperi Presidente Consiglio, Ministro Esteri e Ministro per l'Africa Italiana.

  38. DC – PCI – PSI e la Costituzione • Dal vento del Nord alla stabilizzazione: 1942/1943 (gli scioperi del nord)-novembre 1945 (caduta governo Parri) • La fase eccezionale e la fase ordinaria: settembre 1943-1 gennaio 1948: guerra di resistenza, istituzioni, politica e nuovi alleati • Il compromesso costituzionale e il superamento momentaneo della contrapposizione ideologica: 1945-1947 • Un risultato istituzionale che pone al centro il “lavoro”, in un quadro di contrapposizione bipolare, in cui i protagonisti sono i partiti, le culture politiche, gli uomini e le esperienze del ventennio e della resistenza • La fine dell’Unità Sindacale

  39. La Repubblica: PSI • Scissioni • PSDI (1947 – Palazzo Barberini), contro la politica del frontismo; • inizia la lunga marcia verso il centro sx (1962-63) • la politica delle riforme di struttura (1962-63): nuova scissione della sinistra socialista (PSIUP) • l’implosione del centrosx assestò un colpo decisivo alle ambizioni del PSI che rimase schiacciato dagli anni della polarizzazione interna fra PCI e DC fino all’era Craxi.

  40. La Repubblica: PSI • Con l’ascesa di Craxi in un quadro di un acceso confronto a sinistra, che prosegue dopo la morte di Berlinguer, si apre l’ultimo periodo della Repubblica. • Il governo Craxi rappresenta (primo presidente consiglio socialista) la riapertura di un nuovo spazio politico per il socialismo italiano, che – tuttavia – è ben diverso dalle sue origini e dai primi decenni repubblicani • Nel 1976, nel momento di massima polarizzazione fra DC e PCI, il PSI ha quindi una mutazione antropologica rispetto ai caratteri del socialismo italiano (congresso del Midas Palace) • Il nuovo gruppo trasforma il partito da classista a partito di opinione con i caratteri propri del radicalismo democratico attorno ad una leadership forte ed al decisionismo di Craxi.

  41. La Repubblica: PSI • Su questa base (con un max di 14.3% nel 1987 – ruolo baricentrico) il PSI ha il duplice scopo • riequilibrare i rapporti di forza a SX • concorrere alla guida del paese nel quadro delle alleanze di pentapartito. Dal 1983 per 4 anni Craxi è Presidente del Consiglio. • Dal 78 al 85 Pertini è Presidente. • A quel punto il PSI diviene una macchina per la gestione del potere impegnato a contendere spazi alla Dc; il partito del leader si era ritrovato senza una praticabile strategia politica e senza uno sfondamento a sinistra. • Il centenario segna la fine del PSI, sopravvivono spezzoni minoritari non più rappresentativi della risorsa simbolica e culturale della tradizione

  42. La Repubblica: PCI • Nel 44 con il rientro di Togliatti il partito già stava portando a frutto il lavoro organizzativo e politico svolto nella clandestinità. • Il processo di rifondazione avviene in un clima di incontro di diverse generazioni fatto che, secondo alcuni, rende il PCI più permeabile di altri gruppi (anche del PCF) alla democrazia occidentale, senza rinunciare – nella prima parte della Repubblica - al mito URSS ed alla fedeltà al sistema internazionale • Con 2.252.000 iscritti ed una rete organizzativa capillare è nel 1947 un vero e proprio partito di massa e di classe • Per il PCI: antifascismo e resistenza sono l’atto fondativo della repubblica • PCI – CGIL: un rapporto non sempre facile.

  43. La Repubblica: PCI • 1948-1956/1968: • sconfitta del fronte. • Marginalizzazione: “conventio ad excludendum”, fino – in parte alla “solidarietà nazionale” • Confronto bipolare con due passaggi centrali per il percorso che viene compiuto: da Budapest a Praga • La fine della cinghia di trasmissione – rapporto organico con CGIL • Tra gli anni sessanta e settanta mutamenti importanti: • prassi pluralista interna – autonomia della CGIL • allontanamento dal movimento internazionale • processo di lenta autonomia da Mosca dal 1969 (delegazione PCI a Strasburgo), all’accettazione della NATO, alla formula dell’eurocomunismo. • Muta – di conseguenza - il rapporto con i processi di integrazione

  44. La Repubblica: PCI • Con l’avvio del terrorismo rosso il PCI si trova in un orizzonte politico gravitante fra la solidarietà nazionale e la politica di compromesso storico prospettata da Berlinguer dopo il 1973 • Una politica di compromesso che sembrava far rivivere lo spirito unitario tra le principali tradizioni politico culturali fondative della repubblica • Il fallimento di questa prospettiva a fine decennio comportò l’avvio di un periodo di declino segnato significativamente dalla morte di Berlinguer nel1984 e dalla sconfitta sul referendum contro il taglio della scala mobile (1985) • Occhetto tra 89 e 90 conduce una difficile e traumatica transizione verso un nuovo partito conclusasi nel 91 con la nascita del PdS e di Rifondazione

  45. La Repubblica: la DC • Un partito trasversale e interclassista • Un partito di governo al centro della politica repubblicana: • parlare della DC significa parlare della storia dell’Italia repubblicana • Le radici sociali della DC corrispondono al tessuto di fondo del Paese • Ruolo e peso nei processi di integrazione europea e nella nuova collocazione internazionale dell’Italia post-bellica e negli anni Cinquanta

  46. La repubblica: DC • Le formule politiche: • fase transitoria (1943-1947) • centrismo (1947-1953) • intermezzo (1953-1959) • Centro SX (1959-1973) • Unità nazionale (1973-1979 ca.) • Pentapartito (anni 80) e C.A.F. (1989-1992) • DC, PCI e PSI nella Repubblica tra legittimità costituzionale e area della governabilità. • Alcuni degli snodi della storia politica repubblicana: le riforme del centro sinistra, 1969 (pensioni), 1970 (Statuto lavoratori) 1974 (referendum divorzio) 1978 (legge 194 sull’aborto), 1981 (referendum contro aborto). • Lo scenario internazionale della guerra fredda e i processi di decolonizzazione: i nuovi attori mondiali

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