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La malattia

Gli anziani che hanno perso la mente The elderly who have lost mind dr P.Rosace ricercatore neuroscienze Tutor. La malattia. La valutazione. L'ambiente. Gli operatori. I parenti e i volontari. Le cure. Perusini. La nostra convinzione

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Presentation Transcript


  1. Gli anziani che hanno perso la menteThe elderly who have lost minddr P.Rosacericercatore neuroscienzeTutor

  2. La malattia La valutazione L'ambiente Gli operatori I parenti e i volontari Le cure

  3. Perusini

  4. La nostra convinzione • Ci sono ancora parecchie cose da fare agli anziani colpiti da demenza. • Ci sono: • conoscenze da approfondire • dati da raccogliere e studiare • confronti da fare tra ipotesi diverse

  5. La nostra proposta: Il MODELLO CONCETTUALE Le PROCEDURE I RISULTATI ATTESI

  6. Le PROCEDURE • Conoscere le persone e la malattia • Formare gli operatori • Programmare attività significative • Valutare • Modificare l’ambiente circostante • Coinvolgere la famiglia in una “alleanza terapeutica”

  7. Il Neuropsychiatric inventory (UCLA): schema raccolta punteggi(Cummnigs et al., 1994) • N.A. Assente Frequenza Gravità Stress dei care givers • (a) (b) a x b • Deliri [ ] [0] [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] ____________ [0] [1] [2] [3] [4] [5] • Allucinazioni [ ] [0] [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] ____________ [0] [1] [2] [3] [4] [5] • Agitazione [ ] [0] [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] ____________ [0] [1] [2] [3] [4] [5] • Depressione/disforia [ ] [0] [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] ____________ [0] [1] [2] [3] [4] [5] • Ansia [ ] [0] [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] ____________ [0] [1] [2] [3] [4] [5] • Euforia/esaltazione [ ] [0] [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] ____________ [0] [1] [2] [3] [4] [5] • Apatia/indifferenza [ ] [0] [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] ____________ [0] [1] [2] [3] [4] [5] • Disinibizione [ ] [0] [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] ____________ [0] [1] [2] [3] [4] [5] • Irritabilità/labilità [ ] [0] [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] ____________ [0] [1] [2] [3] [4] [5] • Attività motoria • aberrante [ ] [0] [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] ____________ [0] [1] [2] [3] [4] [5] • Comportamento notturno [ ] [0] [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] ____________ [0] [1] [2] [3] [4] [5] • Comportamento alimentare [ ] [0] [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] ____________ [0] [1] [2] [3] [4] [5] • UCLA NPI (frequenza): _______ (gravità): _______ (totale): _____/144 Stress care givers: ___________ • Frequenza: 0 = mai Gravità: 1= lievi (non disturbo al paziente) Stress care givers: 0 = nessuno • 1 = raramente 2 = moderati (disturbo per il paziente) 1 = minimo • 2 = talvolta 3 = severi (richiedono somm. farmaci) 2 = lieve • 3 = frequentemente 3 = moderato • 4 = quasi costante 4 = severo • 5 = grave

  8. UCLA: confronto tra le medie dei punteggi per ogni item ai tre rilevamenti.

  9. Anomalie del comportamento tra gli Ospiti del NuP rispetto ai dati della letteratura.

  10. La cura del delirium: un luogo per la collaborazione tra medico edequipe addendum: M.Trabucchi Gruppo di Ricerca Geriatrica, Brescia Lo stato confusionale acuto (delirium) è una sindrome psico-organica caratterizzata da una transitoria e fluttuante alterazione dello stato di coscienza, ad esordio acuto o subacuto, con ripercussioni sulla cognitività e sulle capacità percettive. Dal punto di vista clinico si caratterizza per la variabilità dei sintomi, sia in termini quantitativi sia qualitativi, e per la compromissione dello stato di vigilanza, dell’attenzione, dell’orientamento, del pensiero astratto, della memoria, del comportamento e del ritmo sonno-veglia.

  11. Il problema “delirio” Poiché la patogenesi del delirium è quasi sempre sostenuta da una causa somatica, la persistenza del delirium può anche essere intesa come un marcatore d’inefficacia delle cure fornite e nel contempo rappresenta un possibile target di intervento per migliorare la qualità del servizio. In quest’ottica, tutti i componenti dell’equipe sono chiamati a fornire il proprio contributo, essendo loro gli attori principali.

  12. Caratteristiche principali del delirium

  13. Assessment e trattamento delle potenziali cause di delirium

  14. Il delirio come indicatore dell’assistenza. Il delirium può anche essere utilizzato come un marker dell’evoluzione clinica del paziente. Il medico, e con lui l’equipe, modificano i propri atteggiamenti terapeutici alla stessa stregua di quanto si verifica in un paziente con la febbre. Se il delirium persiste, indirettamente ciò significa che l’equipe non è stata in grado di individuarne le cause sottostanti, né di mettere in atto gli interventi di management necessari. Al contrario la rimozione del delirium è il risultato di una serie di interventi appropriati e dell’efficacia dell’equipe.

  15. Depressione e malattia di Alzheimer-Perusini • Nel 1952 Madden coniò il termine pseudodemenza per descrivere un quadro clinico simile a quello della demenza primaria ma in realtà secondario a vari disturbi psichiatrici e solitamente reversibile, che poteva accompagnarsi alla depressione. • Altri Autori hanno considerato la depressione come un disturbo in comorbidità, come parte integrante del quadro clinico o come complicanza della demenza • La depressione con sintomi cognitivi reversibili potrebbe costituire un prodromo per la demenza

  16. Deficit cognitivo nella malattia di Alzheimer-Perusini • AMNESIA (short term memory): ridotta capacità di ricordare azioni già eseguite, informazioni ricevute; • ORIENTAMENTO SPAZIALE: difficoltà nei compiti visuo-costruttivi, anche in ambienti più familiari; • ORIENTAMENTO TEMPORALE: difficile collocazione nel tempo (mattino-pomeriggio-notte); • AFASIA: diminuita capacità di esprimere, comprendere, chiedere informazioni, denominare; • APRASSIA: ridotta abilità nella programmazione delle attività (cura di sé e dell’ambiente); • AGNOSIA: ridotta abilità nell’identificazione delle cose (persone, oggetti, immagini); • CRITICA E GIUDIZIO: difficoltosa soluzione di problemi semplici e complessi, anche nelle attività intra-domiciliari; • ATTENZIONE: minore abilità di mantenere la concentrazione – breve o sostenuta – su uno stimolo.

  17. Malattia di Alzheimer-Perusini e depressione • Nella malattia di Alzheimer-Perusini, la depressione non rappresenta una manifestazione aspecifica. Pazienti dementi con depressione possono essere identificati da elevati livelli di punteggio della scala di Hamilton • Il profilo dei disturbi depressivi è sovrapponibile a quello di pazienti non dementi con depressione • La demenza, per sé, non produce sintomi depressivi in assenza di umore depresso • La consapevolezza dei sintomi depressivi da parte dei pazienti è spesso ridotta

  18. Anatomy of brain

  19. Criteri diagnostici per la depressione nella demenza di Alzheimer-Perusini proposti dal National Institute of Mental Health Tre o più dei seguenti sintomi sono presenti durante un periodo di due settimane e rappresentano un cambiamento rispetto al precedente funzionamento: almeno uno dei sintomi è costituito da 1) umore depresso o 2) riduzione dei sentimenti di piacere.(Nota: non includere sintomi chiaramente dovuti a una condizione medica generale oltre alla demenza , o che risultano sintomi della demenza non correlati all’umore) 1) Umore depresso clinicamente significativo (depressione, tristezza, perdita di speranza, scoraggiamento, facilità al pianto) 2) Riduzione dei sentimento positivi o di piacere per i contatti sociali 3) Isolamento o ritiro sociale 4) Disturbi dell’appetito 5) Disturbi del sonno 6) Alterazioni psicomotorie 7) Irritabilità 8) Faticabilità o mancanza di energia 9) Sentimenti di autosvalutazione, colpa eccessivi o inappropriati 10) Ricorrenti pensieri di morte, ideazione suicidaria con un piano o un tentativo Sono soddisfatti i criteri del DSV IV per demenza di Alzheimer-Perusini • I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione dell’autonomia • I sintomi non si presentano esclusivamente nel corso di delirium • I sintomi non sono dovuti all’effetto di sostanze farmacologiche • I sintomi non sono meglio giustificati da altri sintomi psichiatrici

  20. ALZHEIMER ‘S DISEASEHere is another view of how massive cell loss changes the whole brain in advanced Alzheimer's disease. This slide shows a crosswise "slice" through the middle of the brain between the ears.In the Alzheimer–Perusini brain:a) The cortex shrivels up, damaging areas involved in thinking, planning and remembering. B) Shrinkage is especially severe in the hippocampus, an area of the cortex that plays a key role in formation of new memories. C) Ventricles (fluid-filled spaces within the brain) grow larger.

  21. Depressione come espressione del processo dementigeno Numerose evidenze epidemiologiche suggeriscono che la depressione agisca come fattore di rischio per la demenza

  22. APATIA E DEPRESSIONE

  23. APATIA: definizione • Strauss (2000) ha proposto la seguente definizione: ASSENZA DI RISPOSTA A VARI STIMOLI DOVUTA A MANCANZA DI INIZIATIVA (affettiva, comportamentale o cognitiva). • Alla sua espressione clinica concorrono aspetti cognitivi e non cognitivi • Le alterazioni comportamentali (isolamento sociale, scarsa partecipazione affettiva all’ambiente, ecc.) rappresentano aspetti clinici nettamente distinti da quelli affettivi che caratterizzano i disturbi dell’umore.

  24. Il problema “apatia” in corso di demenza. • Il sintomo “apatia”ha un’elevata incidenza fra i pazienti affetti da malattia di Alzheimer-Perusini in fase lieve e non sembra dipendere dal grado di compromissione cognitiva • Nonostante l’associazione fra apatia e depressione risulti statisticamente significativa, la GDS non sembra in grado di discriminare i pazienti apatici dai non apatici • L’apatia, a differenza della depressione, si associa a maggiore compromissione funzionale e determina un maggior carico assistenziale

  25. Apatia e outcomes • In soggetti con AD e apatia è stata riportata una più veloce progressione del livello di declino cognitivo rispetto a pazienti senza apatia (Doody, 1995) • L’apatia è risultata più comune in quei soggetti che non mostravano risposta clinica al donepezil (Mega, 1999) • In uno studio longitudinale condotto su pazienti affetti da malattia di Alzheimer-Perusini, l’apatia è risultata persistere e peggiorare durante i 33 mesi di follow-up (Petry, 1989)

  26. La nostra proposta: Il MODELLO CONCETTUALE Le PROCEDURE I RISULTATI ATTESI

  27. Obiettivi della terapia antidemenza. • Per il paziente • Guarigione • Modificazione della storia naturale della malattia • Miglioramento delle funzioni cognitive, dello stato funzionale, dei sintomi non cognitivi • Miglioramento dello stato generale di salute • Soddisfazione e qualità della vita • Riduzione dell’istituzionalizzazione • Per chi lo assiste • Mantenimento di una buona salute • Assenza di depressione ed ansia, senso di colpa • Sufficienti interazioni sociali • Mantenimento di una buona qualità di vita

  28. Significato di terapia È un termine di origine greca (therapeìa), che significa cura. È l’insieme dei mezzi per curare e possibilmente guarire l’organismo malato o eliminando le cause della malattia o alleviando i disturbi che questa produce. Curare significa prendersi carico delle cure, delle terapie; è diverso da assistere. Assistere è un termine che deriva dal latino, che significa stare accanto, è ciò che completa l’azione del curare. Per noi, oggi: terapia = curare + assistere

  29. I RISULTATI attesi o sperati • Si possono ottenere cambiamenti di comportamento in OSPITI, FAMIGLIARI, OPERATORI • Un comportamento può essere: • adattato • cambiato • generalizzato • eliminato • L’autonomia funzionale può essere migliorata

  30. Il “modello ”si caratterizza per: • Valorizzare il rapporto umano: • Conversazione • Contatto umano (musica; massaggio; coccole; passeggiate; animali domestici; fiori e piante; ginnastica di gruppo; …) • L’assistenza come principale componente della terapia (tutto lo staff è la più importante forma di terapia; la sua efficacia è nel MODO DI DARE ASSISTENZA) • Sostenere l’ammalato e la sua famiglia • Semplicità dell’ambiente; domestico, accogliente.

  31. In camminoThank you for your attention G.Perusini A.Alzheimer

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