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D1 Infermieristica Pediatrica

D1 Infermieristica Pediatrica. Filippo FESTINI Professore Associato di Ruolo di Scienze Infermieristiche Generali, Cliniche e Pediatriche Università di Firenze, Dipartimento di Scienze per la salute della donna e del bambino, LABORATORIO DI SCIENZE INFERMIERISTICHE.

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Presentation Transcript


  1. D1 Infermieristica Pediatrica

  2. Filippo FESTINI Professore Associato di Ruolo di Scienze Infermieristiche Generali, Cliniche e Pediatriche Università di Firenze, Dipartimento di Scienze per la salute della donna e del bambino, LABORATORIO DI SCIENZE INFERMIERISTICHE Ospedale Meyer, ala Universitaria, piano 2, stanza 9 Tel. 055 5662577 Email: filippo.festini@unifi.it Skype: filippo.festini

  3. Un bambino può insegnare 3 cose ad un adulto: a essere felice senza motivo a essere sempre occupato in qualche cosa a perseguire con ogni sua forza ciò che desidera

  4. Florence Nightingale Primo testo di Infermieristica: 1859 “Notes on Nursing”

  5. Charles West Primo testo di Infermieristica Pediatrica 1854 “How to Nurse Sick Children” Great Ormond Street Hospital for Sick Children 1852

  6. le condizionidi vita dei bambini all’epocadi West e Nightingale • Famiglie numerose • Case sovraffollate • Altissima mortalità infantile, accettata come ineluttabile • Lavorano per sostenere le proprie famiglie – >maggiore vulnerabilità alle malattie, • “adulti in miniatura” • I bambini inabili al lavoro non sono ancora persone compiute • Posizione ai gradini più bassi della scala sociale

  7. “adulti in miniatura”

  8. Le cure mediche per i bambini sonominime • Il 40% dellemortiregistrate a Londrariguardavano bambini sotto i 10 anni. • Trovare bambini mortiabbandonati per strada non era raro La Pediatria non è ancorariconosciuta come disciplina

  9. Thomas Coram 1739: Coram è scandalizzatodalmodo con cui i bambini vengonotrattatidallasocietà e cercadisensibilizzarel’opinionepubblica 1741: OspedaledeiTrovatelli a Londra

  10. Mortalitàaltissima - solo il 30% dei bambini ospitati negli spedali per trovatelli raggiungeva l’età adulta - epidemie, ignoranza sulla trasmissione delle malattie - “discariche” di bambini terminali i bambini morenti vi venivano portati per risparmiare le spese del funerale e seppellimento

  11. George Armstrong, 1767 Primo testo di pediatria e puericultura

  12. I Dispensari • In assenza di luoghi di cura dedicati ai bambini, l’unica possibilità di assistenza erano i dispensari • Promossi da George Armstrong a partire dal 1769 • Armstrong era contrario al ricovero dei bambini: “se allontanate un bambino dai suoi genitori, lo ferirete nel cuore” • Antesignani della pediatria di comunità Molto diffusi in Uk • La pediatria come disciplina nasce e si sviluppa qui • Continuano ad esistere fino ai primi del ‘900, molti si evolvono in ospedali

  13. Charles West Fondatore dell’Hospital for Sick Children di Londra, 1852 Charles Dickens

  14. 14/2/1852: aprel’Ospedaledei bambini di C. West in Great Ormond Street

  15. Il GOSH era dotato di giocattoli, un giardino e una stanza giochi • I suoi tre obiettivi dichiarati erano: • la cura dei bambini • lo sviluppo delle conoscenze pediatriche • la formazione di Infermiere dei bambini

  16. I dottori non sono presenti h24 • Ruolo fondamentale delle Infermiere dei Bambini: autonomia e responsabilità Dopo la nascita del GOSH nasce un movimento per l’istituzione di Ospedali per bambini • The Hospital for Sick Children, Great Ormond Street, London (1852) • Children’s Hospital of Philadelphia (Francis Lewis, 1855) • The Royal Manchester Children’s Hospital (1855) • Ospedale Infantile Burlo Garofolo, Trieste (1856) • Royal Hospital for Sick Children, Edinburgh (1860) • Birmingham Children’s Hospital (1862) • Boston Children’s Hospital (1869) • Ospedale Bambino Gesù, Roma (1869) • Ospedale Meyer, Firenze (1891)

  17. Il primo corso per Infermiere dei Bambini al GOSH: 1853 La prima scuola per Infermiere di F. Nightingale: 1860

  18. Importanza del gioco e dell’allegria per il bambino malato: “le infermiere devono tenere allegri i bambini e giocare con loro” • Importanza dell’igiene dei bambini • Importanza di riconoscere segni e sintomi • Importanza di comprendere il linguaggio del bambino e le differenze del pianto e del comportamento • Ruolo dell’infermiera nel mantenimento del microclima • Necessario che le infermiere leggano le disposizioni mediche e scrivano appunti accurati sulle condizioni del bambino • Riconosce le difficoltà emotive delle infermiere dei bambini

  19. F.Nightingale e C.West ebbero una corrispondenza su aspetti dell’assistenza infermieristica al bambino FN era però contraria all’iniziativa di CW e sostenne sempre che negli ospedali non ci dovessero essere reparti per bambini e che i bambini dovessero essere ricoverati in reparti per adulti avendo per vicino di letto una donna Sostenne anche che i bambini non dovessero avere ospedali propri perché questo avrebbe aumentato la mortalità

  20. ‘Children; they are affected by the same things as adults but much more quickly and seriously.’ =bambino adulto in miniatura Le scuole per Infermiere create da FN furono sempre orientate all’adulto. La “riserva” di FN per l’assistenza ai bambini ha i suoi effetti ancora oggi: il paziente bambino visto come “adulto in miniatura”

  21. Catherine Jane Wood - 1888 “A Handbook of Nursing for the Home and the Hospital”

  22. L'infermieristica pediatrica • non è una specialitàdell'infermieristica ma una disciplina assistenziale generale con una sua specificità storica e scientifica che si applica e si svolge ad un determinato stadio dello sviluppo dell'uomo, e che ha proprie specializzazioni: • pretermine • neonato a termine • lattante • bambino prescolare • bambino scolare • adolescente

  23. Dal 1940 la normativa italiana prevede due diverse professioni infermieristiche, ciascuna con il proprio distinto albo professionale e con una propria formazione di base distinta L’INFERMIERE (ex Infermiere Professionale): DM 739/1994 - Laurea in Infermieristica L’INFERMIERE PEDIATRICO (ex Vigilatrice d’Infanzia): DM 70/1997 - Laurea in Infermieristica Pediatrica

  24. Profilo dell’ INFERMIERE PEDIATRICO 1. È individuata la figura professionale dell'infermiere pediatrico con il seguente profilo: l'infermiere pediatrico è l'operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante e dell'iscrizione all'albo professionale, è responsabile dell'assistenza infermieristica pediatrica.2. L'assistenza infermieristica pediatrica, preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa è di natura tecnica, relazionale, educativa. Le principali funzioni sono la prevenzione delle malattie, l'assistenza dei malati e dei disabili in età evolutiva e l'educazione sanitaria.

  25. Profilo dell’INFERMIERE 1 - E' individuata la figura professionale dell'infermiere con il seguente profilo: l'infermiere è l'operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante e dell'iscrizione all'albo professionale è responsabile dell'assistenza generale infermieristica. 2 - L'assistenza infermieristica preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa è di natura tecnica, relazionale, educativa. Le principali funzioni sono la prevenzione delle malattie, l'assistenza dei malati e dei disabili di tutte le età e l'educazione sanitaria.

  26. L’interpretazione corrente: “L’infermiere pediatrico non può assistere il paziente con più di 18 anni” “L’inf.generale può assistere tutti i pazienti”

  27. Laurea in Infermieristica Pediatrica (3 aa.) Master di 1° livello in Infermieristica Pediatrica (1 aa.) Laurea in Infermieristica (3 aa.)

  28. Le principali nazioni europee prevedono la professione di infermiere pediatrico, distinta da quella di Infermiere (Gran Bretagna, Germania, Irlanda, Austria...) e con formazione di base separata (Laurea in Infermieristica Pediatrica). In altri stati dell’UE l’assistenza è prestata da Infermieri di cure generali dotati di specializzazione post laurea (Post-registration Nurses). In tutti i casi, l’infermiere pediatrico ha competenza ESCLUSIVA sul paziente in età evolutiva – perchè dotato di competenze specifiche

  29. Il paziente bambino NON E’ un paziente adulto in miniatura: Ha bisogno della sua mamma sempre accanto a luifino ad almeno 3 anni, poi di qualcuno della famiglia Non è capace di riferire i propri sintomi (del tutto fino a circa 2 anni, poi sempre di più) I suoi segni spesso sono poco specifici (es. il pianto) Non è autonomo nel soddisfacimento dei suoi bisogni di base neppure quando è in salutedel tutto fino a circa 2 anni poi aumenta l’autonomia Ha alcuni bisogni di base specifici che l’adulto non haad es. giocare, essere coccolato e ricevere calore umano, essere “regolato”, imparare, crescere, muoversi in continuazione. Ha reazioni verso la malattia e l’ospedale differenti rispetto all’adulto E’ in generale molto più vulnerabile dell’adulto

  30. Il paziente bambino NON E’ un paziente adulto in miniatura: Ha un organismo non ancora completamente formato e funzionante(es: neonato) Ha competenze relazionali e comunicative limitate Ha una comprensione limitata delle cose dovuta alla mancanza di esperienza E’ molto più vulnerabile agli errori di terapia E’ una “spugna”

  31. Il paziente bambino NON E’ un paziente adulto in miniatura: differenze anatomiche e fisiopatologiche malattie diverse prevalenze e incidenze diverse organizzazione delle cure diversa approccio clinico-assistenziale diverso trattamenti e terapie diverse dosaggi diversi

  32. 9.825.000cittadini della Repubblica sotto i 18 anni 17%della popolazione 543.000 nati vivi ogni anno indice di vecchiaia 147 “Il nostro paese è da tempo disabituato a scelte ragionate in campo materno – infantile. I Piani sanitari nazionali più recenti, trascurano l’ambito dell’infanzia sebbene le maggiori organizzazioni internazionali sottolineino, da tempo, la necessità di investire risorse essenziali sui primi anni di vita.” Rapporto Centro Salute Bambino (Burlo) - 2005

  33. La malattia cronica nei bambini: “una condizione fisica, psicologica o cognitiva che determina limitazioni nelle attività quotidiane e richiede trattamenti specifici per un periodo prolungato”

  34. Patologie croniche • Asma ed allergie (10%) • Celiachia (1%) • Malattie infiammatorie croniche intestinali • Epilessie • Cardiopatie congenite • Patologie reumatologiche, autoimmuni e del connettivo • Nefropatie croniche • HIV (in calo) • Malattie genetiche rare (0,5%) • Tumori (stabile) • Gravi prematurità • Danni neuromotori da parto • Spina bifida • Talassemia • Malattie neurologiche degenerative • Malattie endocrine • Malattie metaboliche • Diabete giovanile • Fibrosi cistica • Obesità (33%)

  35. disabilità significativa che comporti importanti limitazioni funzionali, circa 15 per mille dei bambini in età scolare (6-14 anni). Rapporto CSB - 2005

  36. Disturbi mentali Le stime europee non si discostano da questi dati. Suicidio: - dati molto inferiori alla media europea (6 per 100.000 soggetti tra i 15 e i 18 anni contro una media di 15) - il tasso di suicidi nei maschi è di circa 4 volte superiore che nelle ragazze.

  37. progressi medici ed assistenziali aumento sopravvivenza e prognosi aumento incidenza delle condizioni croniche Complessivamente sono interessati da una condizione cronica il15 %dei cittadini in età evolutiva -> AUMENTO DEL FABBISOGNO DI ASSISTENZA

  38. Le due colonne su cui si basa l’assistenza infermieristica al bambino family-centered care atraumatic care

  39. family-centered care filosofia assistenziale che riconosce la centralità della famiglia nella vita del bambino e l’inclusione del contributo e del coinvolgimento della famiglia nel piano assistenziale (1987, ACCH) Nasce dalla necessità di mantenere la relazione tra il bambino ospedalizzato e la sua famiglia e dalla constatazione che il benessere del bambino è inestricabilmente legato al benessere della sua famiglia e della comunità in cui vive (minori i livelli di stress, più veloce la ripresa e la guarigione - Heller 1996)

  40. il concetto di fondo è che occorre prestare attenzione e cercare di soddisfare i bisogni non solo del bambino ma quelli di tutta la famiglia impegnata accanto a lui nell’infermieristica pediatrica il nostro paziente è la famiglia

  41. evoluzione della definizione di F-cC La F-cC consiste nell’offrire alla famiglia la possibilità di prendersi cura del bambino ospedalizzato sotto la supervisione dell’infermiere. L’obiettivo della F-cC è mantenere e rinforzare i ruoli all’interno della famiglia ed i legami tra di essa ed il bambino ricoverato, per promuovere la normalità del funzionamento familiare BrunnerSuddarth1986 La F-cC è il supporto professionale fornito al bambino ed alla sua famiglia attraverso un processo di coinvolgimento, partecipazione e collaborazione paritetica, in un contesto di empowerment e negoziazione Smith2002

  42. Elementi essenziali della Family-centered care • la famiglia è la costante della vita del bambino, le strutture ed il personale sanitario sono solo delle presenze transitorie • promuovere la collaborazione tra famiglia e personale sanitario ad ogni livello dell’assistenza ospedaliera, territoriale e domiciliare: nella cura del singolo bambino come nella formazione delle scelte di politica sanitaria • reale scambio di informazioni bidirezionale tra famiglia e personale sanitario senza distorsioni e omissioni, ad ogni momento • riconoscimento e rispetto dei punti di forza e delle caratteristiche specifiche di ciascuna famiglia (aspetti culturali, etnici, spirituali, economici...) Shelton & Stepanek, 1994

  43. Elementi essenziali della Family-centered care • saper riconoscere e rispettare le strategie di coping di ciascuna singola famiglia, valorizzarle, supportarle e includerle nella painificazione assistenziale • incoraggiare il supporto tra famiglie • garantire la maggior flessibilità ed accessibilità possibile nell’erogazione dei servizi sanitari in particolar modo per le famiglie di bambini che necessitano di cure specialistiche e croniche • tenere sempre presenti nelle attività assistenziali le emozioni, le preoccupazioni, le aspirazioni della famiglia Shelton & Stepanek, 1994

  44. La famiglia non è capace o non vuole essere coinvolta • L’infermiere si concentra sull’erogazione delle cure in assenza della f.

  45. La famiglia è coinvolta nelle cure di base: nutrizione, igiene, supporto emozionale • L’infermiere mantiene un controllo

  46. si stabilisce un rapporto di collaborazione • la famiglia partecipa in alcuni aspetti delle cure, dopo negoziazione • l’infermiere mantiene la supervisione e insegna elementi di cure infermieristiche rilevanti

  47. si ha l’empowerment della famiglia, che sa di essere il caregiver primario del bambino • l’infermiere è un facilitatore e un elemento di supporto • infermiere e famiglia hanno un ruolo paritetico

  48. la famiglia è esperta in ogni aspetto della cura del bambino. Lo stesso b. è in grado di prendersi cura di se stesso, talvolta. • l’infermiere è un consulente

  49. Controllo I bambini e le loro famiglie debbono poter mantenere un certo grado di controllo sulle diverse situazioni e la famiglia deve essere messa in grado di prendere decisioni per l’assistenza del bambino. Accresce la fiducia della famiglia in sé stessa e accresce la conoscenza tra infermiere e famiglia creando un rapporto di reciproca Negoziazione Si deve porre attenzione principalmente sul bisogno della famiglia di adattarsi alla diagnosi, alla prognosi e alle terapie del bambino offrire vari livelli di comunicazione alla famiglia (ascoltare, rispondere, fare domande, accertare che abbiano capito quanto detto, ecc.).

  50. modello tradizionale dipendenza valutazione controllo family-centered care promuovere l’autonomia nella scelta promuovere la capacità di scegliere promuovere il controllo promuovere l’autocura

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