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I.I.S. “Leonardo da Vinci” Civitanova Marche. Percorso di Filosofia e Storia dell’Arte La Bellezza in Filosofia Classe: 4 G. Anno Scolastico 2010-2011 Prof.ssa Gaetani Silvia. Indice. Introduzione
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I.I.S. “Leonardo da Vinci”Civitanova Marche Percorso di Filosofia e Storia dell’Arte La Bellezza in Filosofia Classe: 4 G Anno Scolastico 2010-2011 Prof.ssa Gaetani Silvia
Indice • Introduzione • Le origini della riflessione estetica • Ampiezza del significato del bello: i Greci • Le questioni fondamentali • I presocratici e i sofisti: la concezione relativistica del bello • Platone: la bellezza e l’ascesa al mondo delle idee • Aristotele: la bellezza come attuazione della forma • Plotino: la bellezza come traccia dell’Uno
La Bellezza in Filosofia «L'umanità può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo. Tutto il segreto è qui, tutta la storia è qui». (F. Dostoevskij)
Introduzione La bellezza è una qualità delle cose percepite che suscitano sensazioni piacevoli che attribuiamo a concetti, oggetti, animali o persone nell'universo osservato, che si sente istantaneamente durante l'esperienza, che si sviluppa spontaneamente e tende a collegarsi ad un contenuto emozionale positivo, in seguito ad un rapido paragone effettuato consciamente od inconsciamente, con uncanone di riferimento interiore che può essere innato oppure acquisito per istruzione o per consuetudine sociale.
Quando diciamo di aver visto un bel fiore o di aver sentito una bella musica, ci riferiamo a una esperienza che possiamo definire «estetica», termine che deriva dal greco «aísthesis», che significa «sensazione», «percezione». Le origini della riflessione estetica
Con «esperienza estetica» intendiamo, dunque, un’esperienza che coinvolge principalmente i nostri sensi, procurandoci emozioni, e alla quale attribuiamo solitamente un valore positivo in quanto fonte di un sentimento di piacere. Quando diciamo «bello» un paesaggio o una melodia, il nostro sapere relativo a siffatta qualità, che esprimiamo con il giudizio «questo è bello», deriva necessariamente da una percezione immediata, da un’esperienza diretta della cosa stessa.
Una cosa del genere non sarebbe assolutamente possibile per gli antichi Greci: il bello– tò kalón – per loroè essenzialmente una proprietà della natura, e se un oggetto artistico è bello lo è proprio perché imita a tal punto la natura da perdere ogni carattere artificiale.
Ampiezza del significato del bello Altra caratteristica significativa del «bello», secondo i Greci, è il fatto che esso ha un significato molto più ampio che nella nostra mentalità moderna: non esprime semplicemente ciò che è gradevole alla vista e all’udito, non si riferisce cioè solo alla sfera della sensibilità, ma anche ad ambiti che attualmente valutiamo secondo altri parametri. Nel pensiero antico la riflessione sul bello si trova legata a tematiche cosmologiche, socio-politiche, etiche, gnoseologiche ed infine religiose. Le due fondamentali definizioni di bello che abbiamo desunto dai Greci, ossia il bello come armonia e come splendore, devono quindi essere riconosciute, nel pensiero antico, nella loro relazione con tutti questi diversi ambiti della vita.
In quanto armonia, la bellezza è per i Greci ciò che ci permette di cogliere l’origine dell’universo: non è un semplice aspetto delle cose che ci circondano, bensì la manifestazione della struttura e dell’equilibrio che fanno del mondo un tutto ordinato, ovvero un cosmo (nel significato di kómos = ordine). Sotto questo aspetto, la riflessione sul bello si trova strettamente intrecciata a problematiche cosmologiche.
Proprio perché è essenzialmente armonia, il bello può riferirsi anche a ciò che conferisce ordine e struttura alla società umana, ovvero alle leggi e alle istituzioni di una città. Intesa come luminosità e come armonia, la bellezza esprime, inoltre, la dimensione morale di un uomo: tutto ciò che seduce, attrae e suscita la nostra ammirazione per il suo splendore, tutto ciò che è bello è anche meritevole e degno della più alta stime, cioè esprime una virtù ovvero quella qualità che permette a un uomo di eccellere. Bello sarà quindi un guerriero … oppure un atleta … Ma la bellezza umana sta anche nella padronanza di sé e quindi «bello» può esprime la capacità di un uomo di essere moderato ed equilibrato, e cioè temperante, saggio.
Se il bello è armonia, il sapere geometrico - matematico, che consente di cogliere l’ordine e la perfezione dell’universo, ha per i Greci la caratteristica della bellezza. Quest’ultima acquista, perciò, anche una valenza gnoseologica. Il bello, nello splendore del suo apparire è manifestazione del vero. Dove c’è perfetta bellezza, non può, infatti esserci né male né inganno. Neanche la dimensione religiosa, pertanto, rimane estranea al dominio della bellezza, che per il suo carattere seduttivo e irresistibile è intesa come evento, accadimento divino.
Le questioni fondamentali Il pensiero filosofico eredita dal mito e dalla letteratura le diverse accezioni della bellezza, facendone oggetto della propria riflessione. Tre sono le domande fondamentali alle quali si può ricondurre il pensiero estetico antico e medievale.
Che cos’è la bellezza ? In virtù di che cosa definiamo un oggetto bello ? Quali sono gli effetti che un oggetto dotato di bellezza produce sul soggetto ?
Le tre questioni risultano fra loro strettamente intrecciate.
Nei filosofi greci possiamo riconoscere quattro definizioni di bellezza. Una cosa è bella: in virtù dell’armoniache vi riscontriamo; in virtù della luminosità e dello splendore che manifesta; in virtù della conformità allo scopo che le è proprio; in virtù soltanto delle emozioni che essa suscita. L’ultima risposta esclude che vi sia una bellezza oggettiva: è significativo che essa sia stata formulata da sostenitori di concezioni relativistiche.
I presocratici e i sofisti: la concezione relativistica del bello I pitagorici: la teoria della bellezza come armonia viene espressa, per la prima volta da loro (VI-V sec. a.C.), secondo i quali l’essenza dell’universo è costituita dal numero. Il numero conferisce armonia ai suoni, ai colori, alle forma, ai movimenti, permettendo al mondo di essere kómos, cosmo.
Eraclito ed Empedocle: il concetto di armonia si esprime nel pensiero di Eraclito (550-480 circa a. C.) come unità degli opposti, sempre in lotta tra loro ma, proprio perché in lotta, inscindibilmente uniti. Esso ritorna nella speculazione di Empedocle (V sec. a. C.) che individua il principio del cosmo nell’Amore, la forza che espunge dall’unità dello Sfero divino l’elemento caotico rappresentato da Odio.
Gorgia: secondo l’autore, le parolepossono essere infinitamente belle in virtù del loro potere incantatorio e della loro capacità di sedurre, indipendentemente da ciò che dicono. Ciò trova spazio nel testo Encomio di Elena
Platone: la bellezza e l’ascesa al mondo delle idee Nel pensiero di Platone si coglie una netta contrapposizione nei confronti dell’estetica relativistica ed edonistica dei sofisti. Se, da un lato, viene proposta una concezione oggettiva del bello, dall’altro viene ripresa l’idea pitagorica della bellezza come armonia fondata sulla proporzione. In aggiunta, Platone considera la bellezza anche come splendore
Contro i sofisti, che dicevano che una cosa è bella perché procura piacere, Platone afferma che una cosa ci piace perché è bella. Bisogna però spiegare per quale motivo una cosa è bella. Questa spiegazione deriva dalla teoria delle idee, nucleo centrale del pensiero platonico
Le idee non sono un semplice contenuto mentale, bensì una realtà che esiste al di là delle molteplici apparenze sensibili e che tuttavia si manifesta in esse. Come le cose giuste sono tali in virtù dell’idea di giustizia, così le cose belle sono tali in virtù dell’idea del Bello. Se quindi la bellezza delle cose di questo mondo ci avvince e ci affascina, ciò avviene in virtù della bellezza perfetta che, secondo il mito platonico, si trova nel mondo delle idee, nell’ iperuranio, che sovrasta il mondo terreno e lo stesso cielo.
L’anima è immortale e, prima di precipitare nel corpo, ha vissuto essa stessa nel mondo delle idee, contemplandone la bellezza e la perfezione….
Se, da un lato, l’esperienza sensibile è per l’anima una condizione negativa, dall’altro, è punto di partenza verso il mondo ideale. Una funzione fondamentale spetta alla bellezza: proprio la visione delle cose belle ridesta i ricordi della realtà sovrasensibile, stimolando la tensione verso l’ideale.La bellezzaè l’unica tra tutte le idee eterne e sovracelesti a essere immediatamente accessibile al più acuto dei nostri sensi, la vista. Proprio perché si manifesta innanzitutto alla vista, la bellezza viene qualificata in terminidisplendore Attraverso le cose belle, l’anima fa esperienza del mondo ideale: la bellezza sensibile è la scintilla che ridesta nell’anima il desiderio di ritornarvi. Esso si configura come desiderio erotico [1]
La Bellezza, splendore del Bene e del Vero, è dunque al tempo stesso, quella simmetria e proporzione che possiamo riscontrare nell’ordine geometrico del cosmo, nello sviluppo organico delle funzioni e delle forme del nostro corpo, nel rapporto equilibrato tra corpo e anima, nel giusto esercizio del potere, nella convivenza armonica delle forze sociali
Aristotele: la bellezza come attuazione della forma Secondo Aristotele (384 – 322 a. C.), una cosa è bella quando attua pienamente il proprio fine (télos), che consiste nel raggiungere la perfezione realizzando compiutamente la propria forma. Nella concezione dello Stagirita, la forma è per ogni cosa l’attuazione completa del suo essere, ciò per cui essa è quello che è. Il bello, inteso come realizzazione di una forma, procura piacere e conoscenza. Percepire qualcosa come bello significa innanzitutto riconoscere che qualcosa ha raggiunto il suo fine interno: la sua perfezione.
Partendo da questa definizione di bellezza, Aristotele definisce le proprietà in base alle quali una cosa è bella. Tali proprietà sono l’ordine (táxis), cioè l’appropriata disposizione delle parti di un oggetto e la misura(méghethos), cioè l’adeguata grandezza di un oggetto. Se un oggetto è bello, è tale in virtù di determinate proporzioni delle parti: è perché queste ultime si accordano e sono adeguate alla natura degli oggetti stessi, ovvero la loro forma..., per procurare diletto deve essere adeguato alla capacità dei sensi di percepirlo nel suo insieme … Inoltre, un oggetto per essere bello deve essere anche limitato (horisménon) e facilmente afferrabile dalla vista.
Plotino: la bellezza come traccia dell’Uno Con Plotino (205 – 270 d.C.) assistiamo a una ripresa assolutamente originale degli aspetti più significativi che la filosofia greco-classica, in particolare Platone, aveva elaborato in relazione al tema del bello. La bellezza non costituisce un aspetto marginale del suo sistema, perché esprime la presenza costante, in tutte le manifestazioni del cosmo, dell’Uno, supremo principio da cui tutto procede per emanazione, come da un’inesauribile fonte di luce.
La bellezza è la luce che permette di ricondurre le cose del mondo, benché molteplici, all’Uno, che si partecipa in tutte le cose.