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Liceo Scientifico “O. Grassi” Savona

Liceo Scientifico “O. Grassi” Savona. Classe 4^B. a.s. 2006/2007. Presenta…. DONNE, CITTADINE NEL MONDO.

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Presentation Transcript


  1. Liceo Scientifico “O. Grassi” Savona Classe 4^B a.s. 2006/2007 Presenta…

  2. DONNE, CITTADINE NEL MONDO

  3. Questo lavoro, realizzato dalla classe IV B del Liceo Scientifico “Orazio Grassi” di Savona, nasce dal bisogno di affrontare un tema delicato, sempre attuale, che interessa non solo la sfera femminile ma tutta la società mondiale, e che tratta l’evoluzione e i fondamenti dei diritti della donna: una conquista che, oggi, sembra scontata, ordinaria e diffusa, ma che, in realtà presenta ancora moltissimi limiti e problemi. Quando si parla della violazione di questi diritti subito appare, dentro di noi, l’immagine della donna musulmana, costretta a nascondere con un velo i lunghi capelli, il corpo e, talvolta, il viso. Noi, da cittadini occidentali quali siamo, evoluti, consci e razionali, condanniamo una realtà che ormai, sembra solo una pecca in una società multirazziale avviata alla globalizzazione, che ha risolto con successo ogni tipo di discriminazione!!! Ebbene, i punti ed i momenti su cui concentriamo le nostre considerazioni sono solo l’apice di una serie di violazioni che ogni giorno rimangono impunite in stati a noi vicini o, perché no, nel paese in cui viviamo. • Alcuni diritti, fra cui spicca quello di voto, sono traguardi molto recenti che le donne hanno conquistato dopo secoli di un’esistenza vissuta nell’ombra maschile; obiettivi che sembravano irrealizzabili per una donna, ad esempio, dell’800, sono stati ormai raggiunti in molti luoghi, ma restano ancora, in molti altri, mete inevitabilmente lontane. • Con questa ricerca intendiamo analizzare non solo la situazione e le conquiste femminili avvenute nel passato, ma vogliamo anche approfondire il ruolo e la condizione in cui si trovano le donne di oggi prendendo in esame situazioni ed ambienti sociali e politici differenti. Per questo intendiamo sviluppare punti diversi fra cui spiccano, in particolare: • una visione globale del ruolo e della presenza femminile in politica con riferimento ai singoli stati mondiali, partendo da generiche considerazioni fino ad una descrizione, più dettagliata di varie situazioni; • uno sguardo alla situazione mediorientale, attraverso l’analisi di alcune circostanze caratteristiche, quali la condizione femminile nell’Islam sia moderato, sia fondamentalista; • un’analisi della situazione italiana e delle tappe fondamentali che hanno caratterizzato l’emancipazione femminile passando attraverso il regime fascista fino ai giorni nostri, con particolare attenzione all’evoluzione del pensiero e dei bisogni femminili. • In conclusione, attraverso questo elaborato, speriamo di fornire una visione più chiara e completa di quella che è stata e di quello che tuttora rappresenta l’immagine femminile nel mondo, senza perdere di vista la speranza per un futuro meno discriminatorio e migliore per tutti.

  4. Articolo X Nessuno deve essere perseguitato per le proprie opinioni, anche fondamentali; la donna ha il diritto di salire sul patibolo; allo stesso modo, deve avere anche quello di salire sulla Tribuna, purché le sue manifestazioni non turbino l'ordine pubblico stabilito dalla Legge. (da “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” di Olimpia de Gouges, 1791)

  5. Sitografia Dichiarazione dei Diritti della donna e della cittadina Il movimento delle suffragette La conquista dei diritti in Italia Presenze femminili nell'attuale politica italiana Uno sguardo sul mondo Esci

  6. La conquista dei diritti in Italia • Dall’Unità al Fascismo: • Dall’unità • Il fascismo (politica, società, economia) • R.S.I. e Resistenza • Dal ’46 ad oggi: • Cronologia delle principali conquiste • Evoluzione del pensiero e interviste ,

  7. Uno sguardo sul mondo Il Planisfero dei diritti Grandi Personalità Il Mondo Islamico

  8. Olympe de Gouges Il suo vero nome era Marie Gouze Nacque il 7 maggio del 1748 nella regione di Montauban.Allevata da Pierre Gouze, era in realtà figlia naturale di un poeta aristocratico, il marchese Lefranc de Pompignan, padrino di sua madre. Si sposò a soli sedici anni per evadere dalla famiglia. A diciassette ebbe un figlio e rimase vedova.Conobbe allora Jacques Biétrix, un ingegnere militare e fu... amore a prima vista! Con Bietrix andò a Parigi, dove cambia il suo nome in Olympe de Gouges. Bella e corteggiata, frequentò i salotti più famosi dove conobbe i più importanti scrittori e filosofi del tempo.

  9. Il suo vero nome era Marie Gouze Nacque il 7 maggio del 1748 nella regione di Montauban. Allevata da Pierre Gouze, era in realtà figlia naturale di un poeta aristocratico, il marchese Lefranc de Pompignan, padrino di sua madre. Si sposò a soli sedici anni per evadere dalla famiglia. A diciassette ebbe un figlio e rimase vedova.Conobbe allora Jacques Biétrix, un ingegnere militare e fu... amore a prima vista! Con Bietrix andò a Parigi, dove cambia il suo nome in Olympe de Gouges. Bella e corteggiata, frequentò i salotti più famosi dove conobbe i più importanti scrittori e filosofi del tempo.Il suo vero nome era Marie Gouze Nacque il 7 maggio del 1748 nella regione di Montauban.Allevata da Pierre Gouze, era in realtà figlia naturale di un poeta aristocratico, il marchese Lefranc de Pompignan, padrino di sua madre. Si sposò a soli sedici anni per evadere dalla famiglia. A diciassette ebbe un figlio e rimase vedova.Conobbe allora Jacques Biétrix, un ingegnere militare e fu... amore a prima vista! Con Bietrix andò a Parigi, dove cambia il suo nome in Olympe de Gouges. Bella e corteggiata, frequentò i salotti più famosi dove conobbe i più importanti scrittori e filosofi del tempo.

  10. Un giorno, a casa di Sophie de Condorcet, moglie del famoso politico girondino, esclama: "La femme a le droit de monter à l'échaffaud, elle doit avoir également le droit de monter à la tribune." (La donna ha il diritto di salire sul patibolo, deve avere egualmente il diritto di salire in tribuna!) "Apriteci le barriere dell'onore - dichiara all'Assemblea legislativa nel '92 - e noi vi mostreremo il cammino di tutte le virtù". Ben presto si rende conto che le conquiste della rivoluzione non favoriscono affatto le donne e che anche il nuovo regime calpesta la libertà.Riprende, quindi, i suoi infuocati discorsi libertari attaccando il regime di Robespierre, chiamandolo "animale anfibio".L'anfibio non esita a condannarla a morte perchè la nostra pensa bene di prendere le difese di Luigi XVI! Olympe, infatti, si era opposta con grande determinazione alla condanna a morte del re, ritenendo che "la Rivoluzione deve dimostrare la propria forza non uccidendo, ma risparmiando le vite, anche di coloro che avevano tramato contro la Nazione". Olympe de Gouges è ghigliottinata il 3 novembre del 1793, a 45 anni, per aver dimenticato le virtù che convengono al suo sesso ed essersi immischiata nelle cose della Repubblica. Olympe de Gouges è stata dimenticata per secoli dalla storiografia fino alla metà del XX secolo. Alcuni storici come Louis-Adolphe Thiers, Alphonse-Marie-Louis de Lamartine e Louis Blanc le concedono poche parole per il suo intervento durante la Rivoluzione francese descrivendola come "folle" .

  11. Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina PreamboloUomo, sei tu capace di essere giusto? Chi ti pone questa domanda è una donna:questo diritto, almeno, non glielo toglierai. Dimmi. Chi ti ha dato il potere sovranodi opprimere il mio sesso? La tua forza? Le tue capacità? Osserva il creatore nella sua saggezza; percorri la natura in tutta la sua grandezza, alla quale sembri volerti avvicinare, e dammi, se ne hai il coraggio, un esempio di questo potere tirannico.

  12. Risali agli animali, consulta gli elementi, studia i vegetali, getta infine uno sguardo su tutte le modificazioni  della materia organizzata;e arrenditi all'evidenza,quando io te ne offro il modo. Cerca, scava e distingui, se puoi,i due sessinell'amministrazione della natura. Ovunque, li troverai confusi, ovunque essi cooperano in armonioso insiemea questo capolavoro immortale!Soltanto l'uomo si è creato alla meno peggio un principio di questa eccezione.Bizzarro, cieco, gonfio di scienza e degenerato, in questo secolo di luce e di sagacità, nella più crassa ignoranza egli vuole comandare da despota su un sesso cheha ricevuto tutte le facoltà intellettuali; che vuole usufruire della rivoluzione ereclamare i propri diritti all'uguaglianza, per non dire di più.

  13. Le madri, le figlie, le sorelle, rappresentanti della Nazione,chiedono di essere costituite in assemblea nazionale. Considerando che l'ignoranza, l'oblio o il disprezzo dei diritti della donna sono le sole cause delle sventure pubbliche e della corruzione dei governi, esse hanno deciso di esprimere in una solenne dichiarazione,i diritti naturali, inalienabili e sacri della donna, affinché tale dichiarazione,costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, ricordi loro continuamente i loro diritti ed i loro doveri, affinché gli atti del potere delle donne,e quelli del potere degli uomini, potendo essere in ogni momento paragonaticon il fine di ogni istituzione politica, siano per ciò stesso più rispettati,

  14. affinché le rivendicazioni delle cittadine, fondate d'ora in avanti su principi semplici ed incontestabili, siano sempre volte al mantenimento della costituzione, dei buoni costumi, e al bene di tutti.Pertanto, il sesso che è superiore per bellezza, come anche per coraggio nelle sofferenze materne, riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell'Essere supremo, i seguenti Diritti della Donna e della Cittadina.

  15. ARTICOLO PRIMOLa Donna nasce libera e rimane uguale all'uomo nei diritti. Le distinzioni sociali possono essere fondate solo sull'utilità comune. IIScopo di ogni associazione politica è la tutela dei diritti naturali e imprescrittibilidella Donna e dell'Uomo: tali diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e,soprattutto, la resistenza all'oppressione. IIIIl fondamento di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione, la quale altro non è se non la riunione della Donna e dell'Uomo: nessun corpo, nessunindividuo, può esercitare un'autorità che non emani espressamente da essa.

  16. IVLa libertà e la giustizia consistono nel restituire agli altri ciò che appartiene loro;così, l'esercizio dei diritti naturali della donna ha come solo limite la perpetua tirannia che l'uomo le oppone; tale limite deve essere riformato dalle leggi della natura e della ragione. VLe leggi di natura e di ragione vietano ogni azione che possa nuocere alla società: tutto ciò che non è proibito da queste leggi, sagge e divine, non può essere impedito, e nessuno può essere costretto a fare ciò che esse non ordinano. VILa Legge deve essere espressione della volontà generale; tutte le Cittadine ed i Cittadini devono concorrere personalmente, o per il tramite dei loro rappresentanti,alla sua formazione; essa dev'essere uguale per tutti:

  17. tutte le cittadine e tutti i cittadini, dal momento che sono uguali ai suoi occhi, devono avere uguali possibilitàdi essere ammessi a tutte le dignità, a tutti i posti e a tutti gli impieghi pubblici,secondo le loro capacità, e senza altre distinzioni che non siano quelle delle loro virtù e delle loro capacità. VIINessuna donna fa eccezione; ella viene accusata, arrestata e mantenuta in stato di detenzione nei casi stabiliti dalla legge. Le donne ubbidiscono come gli uomini a questa legge rigorosa. VIIILa Legge deve stabilire soltanto pene strettamente e manifestamente necessarie,e nessuno può essere punito se non in virtù di una legge emanata e promulgata anteriormente al reato e legalmente applicata alle donne.

  18. IXPer qualunque donna dichiarata colpevole, viene esercitato dalla Legge ogni rigore. XNessuno deve essere perseguitato per le proprie opinioni, anche fondamentali; la donna ha il diritto di salire sul patibolo; allo stesso modo, deve avere anche quello di salire sulla Tribuna, purché le sue manifestazioni non turbino l'ordine pubblico stabilito dalla Legge. XILa libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi della donna, poiché tale libertà assicura la legittimità dei padri nei confronti dei figli. Ogni cittadina può dunque dire liberamente: sono la madre di un figlio che vi appartiene, senza che un barbaro pregiudizio

  19. la costringa a nascondere la verità;salvo a rispondere dell'abuso di tale libertà nei casi previsti dalla legge. XIILa garanzia dei diritti della donna e della cittadina implica un interesse più ampio; tale garanzia deve essere istituita per il vantaggio di tutti, e non per il beneficio particolare di quelle cui essa viene data. XIIIPer il mantenimento della forza pubblica, e per le spese dell'amministrazione, i contributi della donna e dell'uomo sono uguali; la donna partecipa a tutti i lavori ingrati, a tutti gli incarichi faticosi; allo stesso modo deve dunque partecipare alla distribuzione dei posti, degli impieghi, delle cariche, delle dignità e dell'industria.

  20. XIVLe Cittadine ed i Cittadini hanno il diritto di constatare personalmente, o per mezzo dei loro rappresentanti, la necessità di un contributo pubblico. Le Cittadine possono aderirvi solo se si ammette una uguale ripartizione, non soltanto nel patrimonio, ma anche nella pubblica amministrazione, e il diritto di determinare la quota, l'imponibile, la riscossione e la durata dell'imposta. XVLa massa delle donne, coalizzata per il contributo a quella degli uomini, ha il diritto di chiedere conto ad ogni agente pubblico della sua amministrazione. XVIOgni società in cui non venga assicurata la garanzia dei diritti e determinata la separazione dei poteri, non ha costituzione;

  21. la costituzione è nulla se alla suaredazione non ha collaborato la maggioranza dei componenti della Nazione. XVIILe proprietà appartengono a tutti i sessi, riuniti o separati; esse sono per ognunoun diritto inviolabile e sacro; nessuno può esserne privato come vero patrimonio della Natura, se non quando lo esiga la necessità pubblica, legalmente constatata, e a condizione di un giusto e preventivo indennizzo. ConclusioneSvegliati, donna! La campana a martello della ragione si fa udire in tutto il mondo; riconosci i tuoi diritti. Il potente impero della Natura non è più circondato di pregiudizi, di fanatismo, di superstizionee di menzogne. La fiaccola della verità ha dissipato le nuvole della stupidità e dell'usurpazione.

  22. L'uomo schiavo ha moltiplicato le sue forze, ha avuto bisogno di ricorrere alle tue per spezzare le sue catene. Una volta libero, egli è diventato ingiusto nei confronti della sua compagna.O donne! donne, quando smetteretedi essere cieche? Quali vantaggi avete ricevutodalla rivoluzione? Un disprezzo più marcato, uno sdegno più grande. Nei secoli di corruzione, avete regnato solo sulla debolezza degli uomini. Il vostro dominio è distrutto; cosa vi resta dunque? La convinzione delle ingiustizie dell'uomo. La rivendicazione del vostro patrimonio, fondato sulle sagge decisioni della Natura.Cosa avreste da temere per una così bella impresa? La buona parola del Legislatore delle nozze di Cana?

  23. Temete forse che i nostri Legislatori francesi, correttori di questa morale, a lungo appesa ai rami della politica, ma che non è più opportuna, viripetano: donne, cosa c'è in comune fra voi e noi? Tutto, dovreste rispondere. Se, nella loro debolezza, essi si ostinassero a contrapporre questa incongruenza ai loro principi, opponete coraggiosamente la forza della ragione alle vane pretese di superiorità; riunitevi sotto lo stendardo della filosofia; mostrate tutta l'energia del vostro carattere, e presto vedrete quegli orgogliosi, nostri servili adoratori, strisciare ai vostri piedi, ma fieri di condividere con voi i tesori dell'Essere supremo.Qualunque barriera vi si opponga, voi avete il potere di superarla; basta che lovogliate.Passiamo adesso al quadro spaventoso di ciò che voi siete state nella società; epoiché, in questo momento, si pone il problema di una educazione nazionale,vediamo se i nostri saggi Legislatori penseranno con giudizio a propositodell'educazione delle donne.Le donne hanno fatto più male che bene.

  24. La schiavitù e la dissimulazione sono state il loro destino. Ciò che la forza aveva loro sottratto, l'astuzia glielo ha restituito; esse hanno fatto ricorso a tutte le risorse del loro fascino, ed anche il più irreprensibile degli uomini non resisteva. Il veleno, la spada, ogni cosa era loro sottomessa; esse comandavano al crimine come alla virtù. Il governo francese, soprattutto, per secoli è dipeso dall'amministrazione notturna delle donne; il governo non aveva segreti per la loro indiscrezione;ambasciate, comandi, ministeri,presidenze, pontificati, cardinalati, insomma tutto quanto caratterizza la stupidità, sacra e profana, degli uomini, tutto è stato sottomesso alla cupidigia e all'ambizione di questo sesso un tempo spregevole e rispettato, e dopo la rivoluzione, rispettabile e disprezzato.In questa sorta di antitesi, quante osservazioni ho da proporre! ho a disposizione appena un momento per farlo, ma questo momento attirerà l'attenzione della posterità più remota.

  25. Sotto l'Ancien Régime, tutto era vizio, tutto era colpa;ma non si potrebbe scorgere il miglioramento delle cose proprio nella sostanza del vizio? Ad una donna bastava solo essere bella e gentile; quando possedeva queste due qualità,vedeva mille fortune ai suoi piedi. Se non ne approfittava, aveva un caratterestravagante, o una filosofia poco comune, che la portava a disprezzare le ricchezze;allora veniva considerata soltanto una ribelle. Anche la più indecente, con l'oro sifaceva rispettare. Il commercio delle donne era una specie di industria ammessa nella classe più alta, che, ormai, non avrà più credito. Se ne avesse ancora, la rivoluzione sarebbe perduta e, da altri punti di vista, saremmo sempre corrotti. Tuttavia può la ragione nascondersi che ogni altra strada è sbarrata per la donna, che l'uomo compra, come [fosse] la schiava sulle coste africane? La differenza è grande; si sa. La schiava comanda il padrone, ma se il padrone le dà la libertà senza alcuna ricompensa, e in un'età in cui la schiava ha perduto tutte le sue attrattive, che ne è di quella sventurata? Diventa oggetto di disprezzo, anche le porte della carità le vengono chiuse; è povera e vecchia, si dice; perché non ha saputo fare fortuna?

  26. Altri esempi ancora più toccanti si presentano alla ragione. Una giovane senza esperienza,sedotta da un uomo che ama, abbandonerà i genitori per seguirlo; l'ingrato la lascerà dopo qualche anno e più lei sarà invecchiata con lui, più l'incostanza di lui sarà disumana. Se ha figli, la abbandonerà lo stesso. Se è ricco, si crederà dispensato dal dividere la propria fortuna con le sue nobili vittime. Se un qualche impegno lo lega ai suoi doveri, egli ne violerà il potere, sperando ogni cosa dalle leggi. Se è sposato, ogni altro impegno perde i propri diritti. Quali leggi restano dunque da fare perestirpare il vizio alla radice? Quella della divisione dei patrimoni tra gli uomini e le donne, e quella della pubblica amministrazione. Come si può facilmente immaginare, colei che è nata da famiglia ricca, viene a guadagnare molto con l'uguaglianza delle divisioni. Ma colei che è nata da famiglia povera,e che possiede meriti e virtù, quale sarà la sua sorte? La povertà e l'obbrobrio.

  27. Se non eccelle particolarmente nella musica o nella pittura, non può essere ammessa ad alcuna funzione pubblica, quand'anche ne avesse la capacità. In questa sede voglio dare solo un'idea delle cose, le approfondirò nella nuova edizione di tutte le mie opere politiche che mi propongo di dare al pubblico fra qualche giorno, con delle note.Riprendo il mio testo sui costumi. Il matrimonio è la tomba della fiducia e dell'amore. La donna sposata può impunemente dare dei bastardi a suo marito, e dare ad essi una fortuna che non appartiene loro. Colei che non è sposata non ha cheun debole diritto: le vecchie leggi inumane le rifiutavano per i suoi figli questo diritto sul nome e sul bene del padre, e in materia non sono state fatte nuove leggi. Se tentare di dare al mio sesso una giusta e onorevole consistenza, viene considerato in questo momento come un paradosso da parte mia, e come la volontàdi tentare l'impossibile, lascio agli uomini che verranno la gloria di trattare questa materia; ma nel frattempo, la si può preparare con l'educazione nazionale, con il riassetto dei costumi e con le convenzioni coniugali. Olympe de Gouges

  28. Il movimento delle suffragette Con il termine suffragette si indicano le appartenenti a un movimento di emancipazione femminile nato per ottenere il diritto di voto, sorto in Gran Bretagna alla fine dell'Ottocento. Pronunciamenti a favore del voto femminile si erano già avuti in Francia e in Inghilterra alla fine del XVIII secolo, ma un movimento di donne nacque in Inghilterra solo nel secolo successivo e ottenuto il voto municipale (1869) e di contea (1880), esso si pose l'obiettivo del voto per il parlamento.

  29. Il movimento militante Nel 1897 il movimento si strutturò nelle National Union of Women's Suffrage Societies. Il rifiuto di concedere l'estensione del voto femminile portò Emmeline Pankhurst a fondare nel 1903 un movimento che venne definito "militante": l'Unione nazionale sociale e politica delle donne. Questo si fece promotore di agitazioni culminate in numerosi arresti.

  30. L'estensione del suffragio Tale movimento fu definito delle "suffragette" in contrapposizione a quello delle "suffragiste" che perseguiva lo stesso obiettivo con metodi più moderati. Interrotte le proteste nel 1914 per contribuire alla causa nazionale, nel 1918 le donne sopra i trent'anni furono ammesse al voto politico e nel 1928 il suffragio fu esteso a tutte le donne.

  31. National Union of Women's Suffrage Societies (Lega nazionale delle associazioni per il voto alle donne) Organizzazione per il suffragio elettorale femminile sorta in Gran Bretagna nel 1897 sotto la presidenza di Millicent G. Fawcett che centralizzò l'iniziativa delle varie società suffragiste e adottò una pratica legalitaria, differenziandosi dal movimento più radicale delle suffragette.

  32. Emmeline Pankhurst Emmeline Nata a Manchester nel 1858, e morta a Londra nel 1928, fu una femminista inglese che guidò il movimento suffragista femminile inglese. Nel 1894 ottenne per le donne sposate il diritto al voto nelle elezioni locali. Arrestata e processata diverse volte, riuscì con la sua incessante attività ad assicurare fondamentali diritti politici a tutte le donne inglesi, come il suffragio femminile per la camera dei Comuni nel 1918.

  33. Unità d'Italia Alla nascita del Regno d’Italia (1861) e alla successiva adozione del Codice del nuovo Stato italiano uno dei più vistosi fattori di disuguaglianza era il principio dell’incapacità giuridica della donna, cui era connessa la cosiddetta tutela maritale. In ogni regione prima dell’unità erano presenti differenti atteggiamenti nei confronti delle donne, come ad esempio sotto la dominazione asburgica, dove le donne erano pari agli uomini nella gestione dei propri beni. Queste donne tentarono di mantenere i diritti di cui beneficiavano e inviarono alla camera una petizione che però non fu accolta.

  34. Tutela Maritale Le donne erano considerate sotto la tutela maritale per le decisioni patrimoniali, infatti era necessario l’assenso del marito per decisioni come donare, ipotecare, acquistare o alienare i propri beni, o obbligarsi per tutti gli atti che eccedevano l’ordinaria amministrazione. Per ogni azione che la donna avesse intenzione di fare, o per accettare mandati di qualsiasi genere, ella era tenuta a chiedere una “autorizzazione maritale” dal coniuge.

  35. Autorizzazione maritale (CODICE CIVILE DEL REGNO D’ITALIA 30Giugno 1865) 131. Il marito è capo della famiglia : la moglie segue la condizione civile di lui, ne assume il cognome, ed è obbligata ad accompagnarlo dovunque egli (creda opportuno di fissare residenza. 132. Il marito ha il dovere di proteggere la moglie, di tenerla presso di sé e somministrarle tutto ciò che è necessario ai bisogni della vita in proporzione delle sue sostanze. La moglie deve contribuire al mantenimento del marito, se questo non ha mezzi sufficienti. 133. L’obbligazione del marito di somministrare gli alimenti alla moglie cessa quando la moglie, allontanatasi senza giusta causa dal domicilio coniugale, ricusi di ritornarvi. Può inoltre l’autorità giudiziaria, secondo le circostanze, ordinare a profitto del marito e della prole il sequestro temporaneo di parte delle rendite parafernali della moglie. 134. La moglie non può donare, alienare beni immobili, sottoporli ad ipoteca, contrarre mutui, cedere o riscuotere capitali, costituirsi sicurtà, né transigere o stare in giudizio relativamente a tali atti, senza l’autorizzazione del marito. Il marito può con atto pubblico dare alla moglie l’autorizzazione in genere per tutti o per alcuni dei detti atti, salvo a lui il diritto di revocarla. 135. L’autorizzazione del marito non è necessaria : quando egli sia minore, interdetto, assente o condannato a più di un anno di carcere, durante l’espiazione della pena ; quando la moglie sia legalmente separata per colpa del marito ; quando la moglie eserciti la mercatura ;   136. Se il marito ricusi l’autorizzazione alla moglie, o se trattisi di atto nel quale siavi opposizione d’interesse, ovvero se la moglie sia legalmente separata per sua colpa, o per colpa sua e del marito, o per mutuo consenso, sarà necessaria l’autorizzazione del tribunale civile. Il tribunale non può concedere l’autorizzazione , se prima il marito non fu sentito o citato a comparire in camera di consiglio, salvi i casi di urgenza.

  36. 137. La nullità derivante dal difetto di autorizzazione non può essere opposta che dal marito, dalla moglie e dai suoi eredi od aventi causa. […] 149. .Il diritto di chiedere la separazione spetta ai coniugi nei soli casi determinati dalla legge. • La separazione può essere domandata per causa di adulterio o di volontario abbandono, e per causa di eccessi, sevizie, minacce e ingiurie gravi. Non è ammessa l’azione di separazione per l’adulterio del marito, se non quando egli mantenga la concubina in casa o notoriamente in altro luogo, oppure concorrano circostanze tali che il fatto costituisca una ingiuria grave alla moglie. 151. La separazione si può eziandio domandare contro il coniuge che sia stato condannato ad una pena criminale, tranne il caso che la sentenza sia anteriore al matrimonio e l’altro coniuge ce fosse consapevole. 152. La moglie può chiedere la separazione quando il marito, senza alcun giusto motivo, non fissa una residenza, od avendone i mezzi, ricusi di fissarla in modo conveniente alla sua condizione. 153. La riconciliazione estingue il diritto di chiedere la separazione ; essa induce pure l’abbandono della domanda che fosse stata proposta. 154. Il tribunale che pronunzia la separazione, dichiarerà quale dei coniugi debba tenere presso di sé i figli e provvedere al loro mantenimento, alla loro educazione ed istruzione. Può il tribunale per gravi motivi ordinare che la prole sia collocata in un istituto di educazione o presso terza persona.

  37. Petizione del 1861 Se Dio ha posto nell’uomo un’irresistibile tendenza alla libertà, perché nell’uso della libertà diventi migliore; se Dio benedice agli sforzi che la Nazione Italiana fa per rendersi libera, fondamento principalissimo di questo progressivo miglioramento dev’essere l’affermazione la più larga possibile dell’emancipazione della donna. I primi otto anni dell’educazione dell’uomo appartengono quasi esclusivamente alla madre. Considerando che sui diversi Codici delle provincie Italiane si sta elaborando un Codice unico per tutto il Regno d’Italia; Considerando che nelle provincie Lombarde, dove è vigente tuttora il Codice austriaco, la donna è parificata all’uomo nella facoltà di disporre delle proprie sostanze in ogni contrattazione anche senza la tutela maritale; Considerando che il Codice Albertino, § 130, sottopone, nelle antiche provincie, la donna alla tutela maritale nell’esercizio dei diritti di proprietà; Le sottoscritte, Cittadine Italiane, fanno al Parlamento rispettosa istanza, affinché nella compilazione del nuovo Codice civile italiano, alle donne di tutte le provincie vengano estesi i diritti riconosciuti fino ad oggi nelle donne Lombarde. Milano 1861

  38. Diritti Dal 1861 furono presentati disegni di legge o si svolsero dibattiti parlamentari sul voto alle donne ma nel 1888 un principio (“non si nega il diritto delle donne al voto, ma l’opportunità del suo esercizio”) fermò i vari dibattiti sull’argomento. Nel 1877 vengono abrogate le disposizioni di legge, che escludevano le donne dall’intervenire come testimoni negli atti pubblici e privati. Nel 1907 entra in vigore la prima legge sulla tutela del lavoro femminile e minorile. Lo stesso anno viene rilasciata per la prima volta la patente di guida a una donna. L’anno successivo, il 1908, viene fondata l'Unione Donne di Azione Cattolica (UDACI), che cerca di opporsi alla laicizzazione della scuola e di promuovere la cultura femminile. Nel 1919 con una legge sulla disposizione sulla capacità giuridica della donna con una legge viene abolita l’autorizzazione maritale ma sono ancora negati i diritti politici; questo viene considerata “sola grande riforma della famiglia attuata dall’Italia liberale”. Nel 1921 un deputato socialista ritenta la prova con una proposta in un solo articolo: “Le leggi vigenti sull’elettorato politico e amministrativo sono estese alle donne.” Ma la questione non viene neppure discussa.

  39. Il fascismo Con l'avvento del fascismo inizia il periodo della legislazione dedicata alle donne, in cui il concetto di tutela non è inteso tanto come difesa di un soggetto più debole, ma piuttosto come protezione della donna produttrice di figli da allontanare dal lavoro fuori di casa e da ogni possibilità d'intervento attivo nella società.

  40. Legislazione • Regio Decreto 1054/23: Viene proibita alle donne la direzione delle scuole medie e secondarie. • Regio Decreto 2480/26: Viene proibito alle donne l'insegnamento della filosofia, della storia e dell'economia nelle scuole secondarie. • Legge 22/1934: La pubblica amministrazione può discriminare le donne nelle assunzioni, escludendole da una serie di pubblici uffici. • Legge 653/34: Questa legge riforma quella del 1907: la struttura delle norme protettive rimane la stessa, ma le norme vengono meglio precisate.Vengono estesi i lavori vietati alle donne e proibiti quelli giudicati "moralmente" pericolosi.E' previsto il divieto per le donne di svolgere a qualsiasi età lavori sotterranei, mentre il lavoro notturno è vietato solo per le minorenni.Per le donne che hanno compiuto 15 anni l'orario di lavoro non può superare le 11 ore al giorno.Sono ancora escluse dalla tutela le categorie del lavoro a domicilio e familiare. • Regio Decreto Legge 15/10/38: Viene emanato il divieto ai datori di lavoro sia pubblici sia privati, di assumere più del 10% di donne. Vengono esclusi dalla norma solo i lavori che il regime considera particolarmente "adatti" alle donne (lavori manuali e mansioni meramente esecutive).

  41. Economia Vi fu una politica per la formazione della donna: venne istruita nell'economia domestica, nell'educazione all'infanzia, nell'assistenza sociale ed educata alla salute e a una sana maternità attraverso l'introduzione dell'educazione fisica e dello sport femminile. La donna viene inquadrata in associazioni per ragazze, per giovani,  per massaie, per laureate. Si punta alla creazione di "una donna fascista per l'Italia fascista" sottolineando il ruolo della madre, della massaia, fino ad arrivare alla missione patriottica.

  42. Le donne del regime dovevano accettare di vivere secondo lo slogan del Duce: “per obbedire, badare alla casa, mettere al mondo figli e portare le corna”. Vennero eliminate tutte le attività che potevano in qualche modo allontanare la donna da quello che il fascismo vedeva come suo unico scopo: sposarsi e mettere al mondo il maggior numero di figli possibile. "Madri nuove per i figli nuovi" è lo slogan del duce che tende sempre a ad esaltare in ogni occasione la funzione sociale della donna (secondo una precisa politica di incremento demografico). L’ideologia fascista dava alla donna l’illusione di sostenere le sue aspirazioni ma, di fatto, la relegava nei suoi ruoli tradizionali, varando misure contrarie al lavoro femminile. Al fine di incrementare le nascite, lo Stato vietò l’uso di anticoncezionali ed il ricorso all’aborto.

  43. Società Nell’amministrazione pubblica fascista è riscontrabile una continua alternanza di tentativi miranti ad escludere la donna dalla società, da un lato e dall'altro, un'incessante necessità di coinvolgere le masse femminili all'interno stesso della struttura sociale attraverso un inquadramento sistematico e progressivo nelle molteplici organizzazioni fasciste. Questa duplice direzione della politica fascista risponde alle esigenze di porre le donne italiane a servizio di obiettivi pubblici senza turbare quell‘ "equilibrio" sociale fondato sull'autorità maschile. Ecco che l'esaltazione continua ed esasperata della maternità non significò valorizzazione della donna e del mistero della fecondità, ma espresse la preoccupazione del calo demografico italiano rispetto alle mire espansionistico - imperialistiche del fascismo, che sfruttò le differenze culturali ed economiche.La risposta delle donne fu tutt'altro che omogenea: lo sciopero delle mondine, il mancato aumento del tasso di natalità, il rifiuto a partire per le colonie per scopi riproduttivi, costituirono dei chiari poli di dissenso, che però furono azioni frammentarie.

  44. Repubblica Sociale Italiana Con la caduta del regime fascista (1943) e la nascita della Repubblica Sociale Italiana (Repubblica di Salò), l’Italia era di fatto divisa in due: la parte meridionale era controllato dagli alleati sotto la luogotenenza del Re, mentre quella settentrionale era nelle mani dei Tedeschi, con Mussolini a capo del governo. Nel Nord sorse la Resistenza partigiana, dall'impegno comune di individui, partiti e movimenti che si opposero, militarmente o anche solo politicamente, agli occupanti tedeschi e alla Repubblica Sociale. Il ruolo della donna nella resistenza La donna in questo periodo ebbe un ruolo determinante: da una parte la repubblica di Salò promosse una propaganda per indurre le donne a non allearsi con le forze anglo-americane, dall’altra un senso civico di giustizia persuase la scelta di circa 30 mila donne di entrare nelle forze combattenti della Resistenza e di 70 mila nei Gruppi di difesa della donna e per l’assistenza ai Volontari della Libertà, con un livello di determinazione spesso maggiore rispetto agli uomini. 

  45. Donne partigiane

  46. Il ruolo della donna viene rivalutato dal movimento partigiano

  47. Due sfere separate Due sfere separate L'ideologia della famiglia borghese era detta "ideologia delle sfere separate" (lavoro à sfera maschile, casa à sfera femminile) a cui si cercava di dare una spiegazione ed una giustificazione con presunte motivazioni di carattere religioso, etico, morale e anche giuridico.Questa divisione della sfera pubblico/privato nella dicotomia uomo/donna ebbe anche delle ripercussioni nel campo giuridico, non a caso la legge americana a metà del XIX secolo affidava ai mariti poteri molto ampi: "Il marito e la moglie sono una sola persona. Questa persona è il marito". (Blockstore, 1853) Inizialmente le donne accettarono completamente l'ideologia delle sfere separate, anzi la rivendicarono perché ciò dava loro un ampio raggio d'azione. L'essere le "signore del focolare" permetteva loro di influenzare e controllare le azioni degli uomini in generale e dei propri mariti in particolare. Divennero i controllori della moralità dei loro uomini come si può desumere dalle attività filantropiche in cui si impegnarono (es. l'esercito della salvezza americano).

  48. Le prime “lotte” e il “femminismo domestico” Le prime lotte In un secondo momento riuscirono ad imporre parte della propria influenza nella vita di coppia in cui si andava strutturando al società. Si passa da famiglie ampie e patriarcali a strutture più nucleari in cui la donna riesce a strappare al marito una cera libertà di manovra e di scelta. Non può ancora, la donna, agire liberamente nella sfera pubblica, ma comincia a determinare parzialmente le scelte del marito, ad esempi in fatto di nascite e di sesso. Le donne grazie al controllo delle nascite riuscirono ad ottenere una riduzione del numero delle gravidanze e, quindi, un minore carico di lavoro e di tribolazioni.Questa fu la fase del cosiddetto "femminismo domestico" in cui le donne rivendicarono una maggiore autonomia nelle scelte importanti per la propria vita. Maggiore tempo libero, dovuto ad un minore numero di figli da accudire, permise alle donne di frequentare istituti per migliorare la propria istruzione. Nascono così i primi collegi femminili che, sul modello di quanto detto in precedenza, hanno il compito di preparare le donne ad affrontare la dura vita nel mondo del lavoro fino ad allora monopolizzato dagli uomini. Questo passaggio non fu certamente indolore, ma richiese dure lotte e trovò molti ostacoli negli uomini alcuni dei quali sostenevano anche che la struttura psichica e fisica delle donne non fosse in grado di sostenere lo sforzo dell'insegnamento e dell'attività intellettiva. Quindi il voler istruirsi oltre che inutile veniva considerato anche dannoso per le donne.

  49. Costiuzione La Costituzione La parità tra uomini e donne è affermata in particolare negli articoli 3, 29, 31, 37, 48 e 51 della Costituzione Italiana. Art. 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Art. 29 La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.

  50. Art. 31 La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo. Art. 37 La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione. La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato. La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione. 1947: Enrico De Nicola promulga la Costituzione repubblicana

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