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Gli impieghi e le fonti. La loro composizione e le rispettive caratteristiche. Le fonti di finanziamento. Per finanziare la propria attività, l’azienda fa ricorso al: Capitale Proprio Capitale di prestito (o di terzi). Il Capitale Proprio.
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Gli impieghi e le fonti La loro composizione e le rispettive caratteristiche P. Russo
Le fonti di finanziamento Per finanziare la propria attività, l’azienda fa ricorso al: • Capitale Proprio • Capitale di prestito (o di terzi) P. Russo
Il Capitale Proprio Questa fonte di finanziamento fa riferimento alle risorse apportate da coloro che desiderano essere comproprietari dell’impresa. Costoro decidono di legare le sorti del proprio capitale all’andamento dell’impresa, accettandone il correlativo rischio. E’ per questo che è chiamato anche “Capitale di rischio”. P. Russo
Il Capitale Proprio • La scadenza di tale finanziamento è, per definizione, indeterminata • La remunerazione è direttamente correlata agli andamenti economici dell’impresa; perciò non è prefissata • Il rischio derivante dagli eventuali andamenti negativi grava direttamente sui portatori del Capitale di Proprietà P. Russo
Il Capitale di prestito Fa riferimento ai finanziamenti reperiti attraverso soggetti che hanno accettato soltanto di “prestare” risorse all’impresa, senza legarsi ad essa con un vincolo di comproprietà. L’impresa ha contratto un debito nei confronti di questi soggetti. Perciò è detto anche “Capitale di debito”. P. Russo
Il Capitale di prestito • La scadenza di tale finanziamento è determinata fin dall’origine dell’operazione • La remunerazione è prefissata; non è correlata agli andamenti economici dell’impresa • Il rischio derivante dagli eventuali andamenti negativi riguarda soltanto in seconda battuta i soggetti che hanno prestato denaro all’impresa P. Russo
La scadenza dei debiti Con riferimento alla scadenza dei prestiti ottenuti dall’impresa, si distinguono i debiti: • a breve termine, scadenti entro 12 mesi • a medio termine, scadenti tra 1 e 5 anni • a lungo termine, con scadenze più lunghe P. Russo
Le passività Il Capitale di prestito individua anche l’ammontare delle “passività” dell’azienda. Infatti i finanziamenti che il titolare o i soci hanno apportato nella loro azienda (il Capitale Proprio) non possono essere certo considerati dei “debiti” che l’azienda ha nei confronti del proprietario o dei soci. P. Russo
Il Passivo Perciò tecnicamente il Passivo è dato dal complesso dei finanziamenti acquisiti a titolo di prestito. P. Russo
Le relazioni tra le diverse fonti In quanto complementari e concorrenti, Capitale Proprio (CP) e Capitale di prestito (P) si combinano tra loro in una certa maniera, determinando con la loro somma un Totale delle Fonti (Tf). P. Russo
La composizione delle fonti Dal rapporto tra le tipologie di fonti ed il loro totale, si ottengono degli “indici” che esprimono con immediatezza, in forma percentuale, la composizione delle fonti di finanziamento. P. Russo
Indici di composizione delle fonti Volendo fare un esempio, se CP = 65 e P = 35 (per cui Tf = 100), CP / Tf = 65% P / Tf = 35% Per convenzione, si definisce “sottocapitalizzata” l’impresa nella quale il peso percentuale del CP è inferiore al 50% P. Russo
Gli impieghi L’impresa raccoglie finanziamenti per fare investimenti. L’investimento è qualunque forma di impiego che l’impresa decide di dare alle risorse di cui si è dotata. P. Russo
Le forme di impiego Di norma, l’impresa investe le proprie risorse finanziarie nell’acquisto di fattori produttivi, i quali hanno natura sostanzialmente diversa gli uni dagli altri. “Di norma” significa che l’azienda può, ad esempio, decidere di prestare a terzi il denaro raccolto oppure di detenerlo tutto in forma liquida (in cassa o in banca), ma non è ciò che tipicamente accade. P. Russo
Gli impieghi Un’azienda acquista beni o servizi se da questi essa può trarre un’utilità. In alcuni casi (ad es. beni strumentali), l’utilità si protrae nel tempo, abbracciando più di un processo produttivo ed anche più di un anno di vita dell’azienda. In altri casi (ad es. beni destinati al consumo o alla vendita), l’utilità si esaurisce con un unico atto di consumo. P. Russo
Utilità immediata e ripetuta Ad esempio, si pensi: • ad un automezzo (bene strumentale, ad utilità ripetuta) ed al carburante necessario per farlo funzionare (bene destinato al consumo, ad utilità immediata) • ad un apparecchio tessile e alle materie necessarie (ad es. cotone, filo, bottoni) per produrre, con tale apparecchio, una camicia P. Russo
Un impiego Si definisce impiego ogni investimento che, nel momento in cui lo si considera, possiede ancora una residua utilità da consumare. P. Russo
La diversa natura degli impieghi L’acquisto di beni strumentali, come un fabbricato o un macchinario da utilizzare nella fase della produzione tecnica, comporta considerazioni diverse dall’acquisto di beni destinati ad essere venduti di lì a poco. P. Russo
Il “ritorno” degli impieghi Investendo risorse in beni strumentali, si è consapevoli che il denaro così impiegato ritornerà in forma monetaria in un arco di tempo più lungo di quello che ci si può aspettare nel caso di acquisto di beni destinati alla vendita P. Russo
Il “ritorno” degli impieghi Con riferimento all’arco di tempo che occorre per veder tornare in forma monetaria le risorse originariamente investite dall’impresa, si qualificano come “immobilizzate” le risorse finanziarie impiegate in beni strumentali e come “circolanti” quelle impiegate nell’acquisto di fattori produttivi di altro genere. P. Russo
Le immobilizzazioni Il capitale è immobilizzato in quelle forme di impiego dalle quali non ritornerà in forma monetaria in tempi brevi. Gli investimenti in “immobilizzazioni” sono rappresentati da beni: • materiali (es. fabbricati, impianti, arredi) • immateriali (es. brevetti, costi di ricerca) • finanziari (es. partecipazioni in altre società) P. Russo
L’attivo circolante E’ composto dagli impieghi che ritornano in forma monetaria in tempi brevi e che, in conseguenza di ciò, permettono di riutilizzare la stessa moneta per nuovi impieghi, dando così luogo ad una circolazione di denaro. P. Russo
Cosa vuol dire “breve” ? E’ una convenzione (cioè una regola stabilmente accettata in economia aziendale) quella di considerare per “breve” l’arco di tempo non superiore a 12 mesi. P. Russo
L’attivo circolante E’ composto da: • beni destinati al consumo o alla vendita che non siano già stati consumati o venduti (le cosiddette “rimanenze”) • crediti (sorti per vendite con regolamento differito) • disponibilità liquide (denaro in cassa e depositi bancari e postali) In ogni caso, si deve trattare di “impieghi” dai quali ci si può attendere il ritorno in forma monetaria nel breve termine. P. Russo
Le disponibilità liquide In effetti non possono essere considerate tecnicamente come degli impieghi. Tuttavia si considerano elementi facenti parte dell’Attivo Circolante, non fosse altro che come categoria residuale, ma necessaria per ottenere la logica uguaglianza tra “fonti” e “impieghi”. P. Russo
La composizione degli impieghi Come per le fonti, anche riguardo agli impieghi è possibile determinare dei rapporti (indici) che esprimano in termini percentuali (quindi con immediatezza) la loro composizione, cioè il peso delle immobilizzazioni (I) e dell’Attivo Circolante (Ac) rispetto al totale degli impieghi (Ti) P. Russo
Indici di composizione degli impieghi Quindi se I = 55 ed Ac = 45, per cui Ti = 100, allora: • I / Ti = 55% • Ac / Ti = 45% P. Russo
Fonti e impieghi E’ implicito in tutto quanto è stato detto che il totale degli impieghi (Ti) che un’azienda decide di effettuare non possa superare il totale delle fonti di finanziamento (Tf) che essa stessa ha acquisito nelle varie forme possibili. Questa è una verità che non ha bisogno di essere dimostrata. P. Russo
Un prospetto di riepilogo Se si volesse riepilogare quanto detto finora per le fonti e per gli impieghi, si potrebbe costruire il seguente prospetto… P. Russo
Immobilizzazioni materiali immateriali finanziarie Attivo Circolante rimanenze crediti disponibilità liquide Capitale Proprio Capitale di Debito a medio-lungo termine a breve termine Impieghi Fonti P. Russo
La correlazione tra fonti e impieghi Date le diverse caratteristiche temporali delle fonti e degli impieghi, è necessario che esista un’adeguata correlazione tra gli impieghi che si intendono effettuare e le fonti alle quali si dovrà conseguentemente attingere. P. Russo
Correlazioni fonti/impieghi Se dovessimo finanziare l’acquisto di beni che saranno venduti nell’arco di pochi mesi, non sarebbe certo logico acquisire risorse attraverso un prestito bancario di lunga durata, come potrebbe essere un mutuo. Infatti l’azienda si vincolerebbe inutilmente al pagamento di interessi su un debito che essa sarebbe stata in grado di restituire ben prima della sua effettiva scadenza. P. Russo
Correlazioni fonti/impieghi D’altro canto, se si dovesse finanziare l’acquisto di un fabbricato da destinare a sede aziendale, non sarebbe logico chiedere una semplice dilazione di pagamento di qualche mese al venditore poiché, se non si ha fin da subito il denaro necessario per l’acquisto, non si vede come sia possibile che in pochi mesi tale impiego ci “renda” così tanto da consentirci di disporne. P. Russo
La correlazione tra fonti ed impieghi La valutazione sulla correttezza della correlazione tra fonti e impieghi non deve essere fatta con riferimento ad un dato impiego rispetto alla sua relativa fonte. Al contrario, tale giudizio deve essere riferito alla complessiva struttura delle fonti e degli impieghi. P. Russo
Una chiave di lettura Il prospetto illustrato riepiloga le fonti di finanziamento e gli impieghi che costituiscono due diverse facce di una stessa medaglia: il patrimonio dell’impresa. P. Russo
Il lato delle fonti Il lato destro del prospetto elenca le fonti di finanziamento, suddivise tra CP e P. Tale lato risponde alla seguente ipotetica domanda: <<A quali fonti di finanziamento ha fatto ricorso l’azienda per dotarsi delle risorse necessarie allo svolgimento della propria attività ?>>. Viene anche chiamato, con terminologia imprecisa, lato delle “passività” P. Russo
Il lato degli impieghi Il lato di sinistra riporta gli impieghi di capitale, suddivisi tra I e Ac. Anche tale lato risponde ad un’ipotetica domanda, che è la seguente: <<Quali forme di impiego l’azienda ha dato alle risorse finanziarie che ha avuto a propria disposizione ?>>. Viene anche denominato lato delle “attività” P. Russo
Il patrimonio “lordo” Le attività, elencate nel lato sinistro del prospetto, individuano i componenti attivi del patrimonio aziendale, trascurando la considerazione di quelli passivi. Perciò si definiscono anche “patrimonio lordo”. P. Russo
Il Patrimonio Netto Sappiamo che nel lato delle passività sono riportati sia le passività vere e proprie (il cosiddetto Capitale di prestito o di debito) sia quelle che passività non sono, cioè i finanziamenti ricevuti a titolo di proprietà. P. Russo
Il Patrimonio Netto Perciò, definito il Totale degli Impieghi come Attività (o Patrimonio Lordo) ed il Totale delle Fonti come la somma delle Passività (P) e del Capitale Proprio (CP), si può dire che: A = P + CP; e quindi A – P = CP P. Russo
Il Patrimonio Netto Ciò sta a significare che sottraendo al Patrimonio Lordo (le Attività) le sole Passività si ottiene per differenza il Capitale Proprio che è definibile anche “Patrimonio Netto”. P. Russo
Considerazioni sul PN Il Capitale Proprio ed il Patrimonio Netto coincidono sempre ? No. Essi sono uguali soltanto al momento della nascita dell’azienda. Successivamente gli andamenti economici della gestione fanno divergere tali due grandezze. P. Russo
Come accade questo ? Si ipotizzi una serie di operazioni tra loro logicamente correlate. Per visionare l’esemplificazione, vai al file in excel P. Russo
Le variazioni del Patrimonio Netto Come si può notare, il Patrimonio Netto è influenzato dal succedersi delle operazioni di gestione, le quali danno luogo al verificarsi di costi e di ricavi. P. Russo
I costi relativi ai beni strumentali Il costo sostenuto per l’acquisto del fabbricato non ha influenzato il PN perché, in questo stadio, tale bene fa ancora parte per il suo intero valore del patrimonio aziendale: è un “impiego”. Non appena il relativo valore dovesse variare, per esempio per effetto del logorio fisico, tale variazione influirebbe sulla consistenza del PN. P. Russo
I costi e i ricavi Tutti gli altri costi e ricavi influenzano la consistenza del PN. Ciò avviene “continuamente”, ad ogni operazione. Come si può immaginare, tali operazioni sono numerosissime nell’ambito di un dato periodo di tempo. P. Russo
I costi e i ricavi E’ possibile seguire quotidianamente le variazioni che le operazioni di gestione determinano sulla consistenza del PN ? Sarebbe possibile, ma non è logico né necessario. P. Russo
I costi e i ricavi La somma algebrica di tutti i costi e di tutti i ricavi realizzatisi in un determinato arco di tempo prende il nome di “Risultato Economico” di quel dato periodo. L’arco di tempo convenzionalmente preso come riferimento è l’anno solare. P. Russo
L’esercizio amministrativo E’ l’insieme delle operazioni di gestione poste in essere da un’azienda in un periodo amministrativo, di solito coincidente con l’anno solare. Perciò, è convenzione determinare il “risultato economico dell’esercizio n” P. Russo
Il Conto Economico Riepilogando tutti i costi ed i ricavi relativi ad un dato esercizio in un apposito prospetto, chiamato “Conto Economico”, il suo risultato finale determina il Risultato Economico dell’esercizio. Tale dato individua in un’unica soluzione la variazione netta subita dal PN per effetto di tutte le operazioni di gestione avvenute in un esercizio amministrativo. P. Russo