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Avventure urbane progettare la città con gli abitanti

Avventure urbane progettare la città con gli abitanti. Dr. ssa Nunzia Borrelli Corso in Sociologia ambiente e territorio Laurea Magistrale in Architettura. Che cosa è Avventura Urbana.

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Avventure urbane progettare la città con gli abitanti

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Presentation Transcript


  1. Avventure urbane progettare la città con gli abitanti Dr. ssa Nunzia Borrelli Corso in Sociologia ambiente e territorio Laurea Magistrale in Architettura

  2. Che cosa è Avventura Urbana • Avventura Urbana è un gruppo di esperti di diverse discipline: architetti, urbanisti, scienziati politici, comunicatori, facilitatori, web designer e operatori sociali.

  3. Quando inizia la vicenda di Avventura Urbana? La storia dell’Associazione Avventura urbana, inizia nel 1992, quando due architetti decidono di attivarsi per portare in Italia e nella città di Torino, uno strumento fino ad allora non conosciuto, ma molto diffuso in altri paesi europei, Progettazione Partecipata.

  4. I Fondatori e gli Attuali Soci Iolanda Romano, architetto Presidente e Fondatore Associazione Matteo Robiglio, Architetto Sergio Guercio, Architetto Andrea Pillon, PolitologoIsabelle Toussaint, Architetto Marianella Sclavi, socia onoraria, Antropologa

  5. Le ragioni della Nascita: Ispirazione al Modello Inglese • La nascita di avventura urbana è legata all’esperienza che la sua fondatrice, Iolanda Romano, vive a Londra nel 1992. • In quell’occasione vede all’opera una strumentazione capace di far partecipare gli abitanti al grande gioco di progettare il proprio territorio. Utilizzando strumenti di maggiore democrazia.

  6. I Rapporti tra potere legislativo, potere esecutivo e società civile

  7. Fatti storici che hanno contribuito alla nascita di Avventura Urbana. I cambiamenti degli anni ’90: • In Europa Continentale l’Asse del governo del territorio si sposta sempre di più, specie a livello comunale, dall’ambito politico-rappresentativo a quello dell’operare degli organi amministrativi. • In Italia, introduzione dell’elezione diretta dei Sindaci e il nuovo ruolo che essi assumono come manager di una giunta della cui efficacia operativa sono garanti personalmente senza la mediazione dei partiti politici. • Tangentopoli: rottura vecchi schemi di articolazione e trasparenza dei processi • Introduzione del Programma Urban: l’assegnazione dei fondi è legata a forme di auto-organizzazione nel territorio.

  8. Di che cosa si occupa? L'obiettivo è affrontare i problemi con un metodo incrementale e "polifonico". Analisi/Conoscenza e progetto vanno in parallelo, • chiunque sia il destinatario di una trasformazione, il suo parere viene considerato prezioso per arricchire il quadro delle possibilità e per cercare una buona soluzione.

  9. Di che cosa si occupa? I prodotti possibili sono molti: • progetti integrati di rigenerazione urbana • programmi di accompagnamento sociale • negoziazione dei conflitti • comunicazione e sostenibilità ambientale • studi di fattibilità • percorsi di inclusione sociale nei quartieri, nei luoghi di vita e di lavoro a misura di una committenza sociale, spazi pubblici per i cittadini.

  10. Quali metodologie utilizza? • Partecipazione, ascolto attivo, simulazione progettuale, comunicazione, gestione creativa dei conflitti. • Si lavora con: • abitanti, tecnici, commercianti, operatori dei servizi, politici, lavoratori, imprenditori, bambini, migranti, giovani, donne, ambientalisti, comitati, associazioni, imprese sociali e altri ancora. • qualunque siano i loro interessi, possono essere coinvolti attraverso spazi di interazione efficaci.

  11. Partecipazione • La partecipazione (non solo come partecipazione dei cittadini, ma più in generale come strategie di coinvolgimento degli attori rilevanti - e di mobilitazione di nuovi attori nei processi decisionali), è un processo di progettazione collettiva. • Questo si caratterizza come evento locale il cui obiettivo primario è la produzione e messa in gioco di conoscenza utilizzabile (di diverso tipo: scientifica, ordinaria, interattiva) e/o di sviluppo di processi di apprendimento da parte degli attori coinvolti, al fine di incrementare l’efficacia e conseguentemente l’efficienza del processo decisionale (Fareri, 2000).

  12. Partecipazione La Progettazione Partecipata si basa su Public Actionche deve produrre Public Learning: • Progettisti, abitanti, e altri soggetti politici ed economici, coinvolti in un iniziativa di progettazione partecipata del territorio, accettano la sfida di ridefinire i problemi tramite l’apprendimento reciproco e di inventare nuove opzioni, diverse dalle posizioni di partenza.

  13. Partecipazione • La progettazione partecipata in quanto Public action che produce Public learning rappresenta un processo di Pianificazione sociale che mira a rafforzare il capitale sociale, culturale e istituzionale di un territorio (Healey, 2007; Dick, 1960)

  14. Partecipazione.Definizione di capitale sociale • Il capitale sociale si trova nelle relazioni e costituisce la proprietà del collettivo e non dei singoli. • non considera il capitale come ‘pre-condizione’ data che rende possibile l’azione del singolo, né come esito di un’attività di pura manipolazione delle risorse informali, ma lo considera come effetto ‘strutturale’ di dinamiche relazionali che si modificano nel tempo e nello spazio simbolico, e riguarda sostanzialmente la fiducia.

  15. Partecipazione:Definizione di Capitale Culturale • Il Capitale Culturale o capitale informativo, così come spiega Bourdieu (1992), • indica l’insieme di conoscenze sia presenti e pre-esistenti, sia definite nel corso dell’azione e delle relazioni mediante processi d’apprendimento.

  16. Partecipazione:Definizione capitale istituzionale • Il capitale istituzionale (Cars e Healey, 2002), infine, indica la capacità di una società di organizzarsi e darsi un progetto collettivo, ossia di definire un obiettivo di sviluppo ed una strategia d’azione per il raggiungimento dell’obiettivo stesso (Healey, 1999)

  17. Partecipazione Lo sviluppo del Savoir Faire Al fine di sviluppare un percorso di progettazione partecipata/pianificazione sociale, è importante adottare un certo Savoir Faire che rende gli attori del territorio capaci di prendere decisioni di portata pubblica in un clima di collaborazione fra diversi e assenza di coercizione (Sclavi).

  18. Lo sviluppo del Savoir Faire implica • Adozione abitudine di pensiero complesso - (G. Bateson) • Passaggio da Ascolto Passivo ad Ascolto Attivo • Auto-consapevolezza delle emozioni • Gestione creativa dei conflitti • Le Sette Regole dell’Arte di Ascoltare

  19. Le Due Abitudini di Pensiero: Sistemi Semplici e Sistemi Complessi

  20. Azione sociale e pianificazione sociale nel pensiero complesso di Gregory Bateson ( Verso un’ecologia della mente) Nell’azione sociale va riconsiderata la relazione mezzi-fini Gli obiettivi dell’azione non possono essere pre-programmati, ma devono essere costruiti nel corso dell’azione e sulla base delle relazioni sociali tra le persone. L’obiettivo non è pre-programmato e le persone non sono strumentalizzate L’azione sociale non può essere un esercizio di ingegneria sociale Per raggiungere i fini non si può accettare di strumentalizzare le persone; l’essere umano apprende molto di più di quanto gli venga insegnato MATURAZIONE ATTEGGIAMENTI DEGENERATIVI L’ingegnera sociale presuppone che il fine è pre-programmato e per raggiungerlo si utilizzano le persone

  21. Caratteristiche del pensiero complessonella pianificazione sociale/progettazione partecipata (Bateson) • La DIREZIONE e il VALORE dell’azione sono parte dell’ATTO stesso e non sono definibili sulla base di un fine pre-programmato. • Considerato che l’azione sociale è l’esito delle relazioni tra soggetti, allora DIREZIONE e VALORE si stabiliscono nel corso della relazione tra le parti coinvolte.

  22. Sviluppare il savoir faire che aiuta ad adottare abitudini di pensiero complesso vuol dire: • Superare Ascolto Passivo ed adottare Ascolto Attivo • Auto-consapevolezza delle emozioni • Gestione creativa dei conflitti

  23. Ascolto Attivo e Ascolto Passivo

  24. Retorica del controllo tipica delle società occidentali: Le emozioni disturbano la conoscenza, sono pre-sociali vanno controllate e regolate dalla ragione-razionalità Pensiero complesso: Auto-consapevolezza emozionale ci invita a rapportarci al nostro corpo in un atteggiamento di ascolto e di dialogo e a considerare le emozioni espressioni di un’intelligenza più complessiva e di una mente di cui siamo parte attiva, ma che non risiede unicamente né nella nostra mente, né nelle nostre viscere. Auto-consapevolezza delle emozioni

  25. Antidoti al pensiero semplice per l’adozione dell’auto-consapevolezza delle emozioni • Primo antidoto: prova a interpretare le tue emozioni non come cause di azioni future, ma come rivelatrice di azioni già in atto. • Secondo antidoto: considera le tue emozioni degli strumenti preziosi per guardare non solo dentro di te, ma anche fuori. • Terzo antidoto: meno spontaneità, più immaginazione (distacco necessario dalle emozioni per poterle utilizzare).

  26. Gestione creativa dei conflitti • Distinzione tra cambiare comportamenti all’interno di una cornice e cambiare la cornice. • Azioni e reazioni si possono leggere come un modo per rinforzare o negare una data cornice: se uno dà intenzionalmente un pugno, sta proponendo uno scenario del tipo "si antagonista". • Se l'altro reagisce con un pugno, con la sua azione intende opporsi, ma a livello del contesto relazionale sta collaborando, cioè si sta lasciando coinvolgere nella cornice (o "danza") che chi ha sferrato il pugno proponeva. • Se invece non reagisce e si fa vittima, ugualmente accetta di far parte della stessa danza, in cui esistono contrapposti un vincitore e un vinto. • L'unico modo vero per non collaborare è proporre una danza diversa e indurre l'altro a cambiare danza.

  27. Adottare abitudini di pensiero relative a pensiero complesso vuol dire: Equazioni psico-antropologiche : • Ascolto Attivo = autoconsapevolezza emozionale + gestione creativa dei conflitti • Autoconsapevolezza emozionale = ascolto attivo + gestione creativa dei conflitti • Gestione creativa dei conflitti = Ascolto attivo + autoconsapevolezza delle emozioni

  28. Le Sette Regole dell’Arte di Ascoltare (Marianella Sclavi) • Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca. • Quel che vedi dipende dal tuo punto di vista. Per riuscire a vedere il tuo punto di vista, devi cambiare punto di vista. • Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva • Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro linguaggio. Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. Il loro codice è relazionale e analogico.

  29. Le Sette Regole dell’Arte di Ascoltare • Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti, perché incongruenti con le proprie certezze. • Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione interpersonale. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti. • Per divenire esperto nell’arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando hai imparato ad ascoltare l’umorismo viene da se.

  30. Come si fa ad apprendere il Savoir Faire: deutero-apprendimento – Apprendere ad apprendere • L’apprendimento del Savoir Faire avviene mediante le azioni, le pratiche poiché, quanto più si compie una determinata azione, tanto più si è abili nello svolgerla (Bateson, 1977).

  31. La dimostrazione di Bateson

  32. La dimostrazione di Bateson

  33. Per sintetizzare • Progettazione partecipata risposta del governo del territorio alla complessità della società contemporanea. • Attori diversi sono coinvolti nel processo decisionale per cogliere tutti i punti di vista. • Azione di partecipazione implica cambiamento nel sistema di pensiero oppure l’adozione di un pensiero complesso. • Deutero-apprendimento

  34. Le tecniche • Brainstorming, • Outreach, • Camminata di quartiere • Focus Group • Cantiere Evento • Planning for Real • Negoziazione • Negoziazione 1 • Negoziazione 2

  35. Brainstorming, nato negli Stati Uniti, prevede il coinvolgimento di circa 15 persone, c’è un facilitatore ed ai partecipanti è chiesto di mettere sul tavolo le idee più stravaganti, che dovranno poi essere rielaborate, così da essere proponibili ed utilizzabili. • Outreach, andare fuori a incontrare gruppi di interesse locali e singole persone, nel proprio ambiente e secondo propri tempi, per discutere di varie questioni e ascoltare i loro suggerimenti. • Strumenti, distribuzione materiale informativo, giornali locali, interventi informativi e scambi mirati, strutture mobili, attivazione di un punto di riferimento in loco.

  36. Camminata di quartiere, incontri nel quartiere tra progettisti e abitanti, per essere efficace necessita di una fase di outreach, e permette la realizzazione di una prima Swot analisis. • I gruppi possono svolgere passeggiate diverse che sono comunque decise dagli abitanti stessi. In ogni gruppo deve essere presente almeno una persona che registra le voci, oltre qualcuno che fa riprese fotografiche o video.

  37. Focus group, è una tecnica di rilevazione per la ricerca sociale basata sulla discussione tra una gruppo di persone. • La finalità principale del focus group è quella di studiare un fenomeno o di indagare uno specifico argomento in profondità, utilizzando come base per la rilevazione l’interazione che si realizza tra i componenti del gruppo. • Cantiere evento, attività di comunicazione che accompagni un cantiere in zona abitata per tutta la durata, con l’obiettivo di contenere i disagi indotti dai lavori e di controbilanciarli con un contributo positivo in termini di partecipazione dei cittadini.

  38. Planning for Real è un metodo di progettazione partecipata, sviluppato a partire dagli anni '60-'70 dalla Education for Neighborhood Change dell'Università di Nottingham. L'obiettivo è individuare bisogni e opzioni di intervento su uno specifico contesto territoriale a partire dall'esperienza della comunità locale, individuata come il soggetto che possiede la migliore conoscenza dei problemi del proprio territorio. In questo senso Planning for Real nasce come tecnica alternativa alla discussione pubblica e ad altri metodi che tendono a favorire la partecipazione delle persone più abituate o più preparate a sostenerli, consentendo invece ad ogni partecipante di esprimere le proprie idee e le proprie opinioni liberamente e in modo anonimo.

  39. Negoziazione. I metodi della negoziazione possiedono tre requisiti: • devono portare a un accordo ragionevole, se l'accordo è possibile; • devono essere efficienti; • dovrebbero migliorare, o almeno non danneggiare, i rapporti fra le parti.

  40. Negoziazione 1 LA NEGOZIAZIONE POSIZIONALE: negoziazione semplice • Una trattativa in cui ciascuna delle parti prende una posizione, la difende e fa concessioni per raggiungere un compromesso. Le parti in causa tendono ad attestarsi su delle posizioni e rivendicazioni e non si avventurano a esplorare gli interessi che stanno a monte. • La negoziazione posizionale può essere efficace, ma solo nelle situazioni relativamente semplici, in cui la posta in gioco è una, ben definita, e la contrattazione consiste nel tentativo di avvicinare la posta alla propria posizione. • E' il caso emblematico del commerciante e dell'acquirente.

  41. Negoziazione 1 • Nel caso di situazioni complesse: Negoziato sui principi o sul merito • Una risposta possibile la troviamo nei metodi elaborati dall'Harvard Negotiation Project, un'unità della Harvard Law School, costituita nel 1979 come parte del Program on negotiation Consortium, per migliorare sia l'insegnamento teorico che la pratica della negoziazione e risoluzione dei conflitti, affinché la gente possa trattare sia i conflitti interpersonali sia quelli internazionali in modo costruttivo. • Nell'ambito di quel contesto di ricerca, Roger Fisher, direttore del dipartimento, e William Ury, docente di antropologia, hanno elaborato, a partire dallo studio di casi negoziali di successo, un approccio innovativo di gestione creativa dei conflitti: l' "Alternative Dispute Resolution", traducibile in italiano con "negoziato sui principi o sul merito".

  42. Alternative Dispute Resolution: I quattro principi fondamentali • Scindere le persone dal problema • Concentrarsi sugli interessi non sulle persone • Inventare soluzioni vantaggiose per ambo le parti: Giochi a somma positiva • Insistere su criteri oggettivi

  43. Negoziazione 2: Il ruolo delle emozioni nella gestione dei conflitti • Negli ultimi vent'anni nelle scienze sociali e specialmente nel campo delle ricerche antropologiche e etnografiche è emersa una concezione delle emozioni non più come eventi contrapposti al pensiero, ma come "pensieri incorporati", appresi nella cultura di appartenenza, e relativi a un tipo di apprendimento che coinvolge direttamente la propria identità.

  44. Negoziazione 2 • In sintesi: l'idea più generale è che le emozioni sono l'emergere alla coscienza del nostro agire "come parte di una cornice" e quindi ci offrono delle informazioni fondamentali per comprendere il tipo di cornice che siamo impegnati a tenere in scena.

  45. Le politiche Urbane integrate che chiedono l’uso di questi tecniche: Strumenti promossi e finanziati dall’UE: • PPU, finanziamento ad azioni sperimentali per fronteggiare la disoccupazione, il degrado urbano e sociale, il deterioramento ambientale, la disgregazione sociale. Condizione essenziale per il finanziamento è la costruzione di un partenariato locale tra settori pubblico e privato • Urban, promuovere un miglioramento durevole delle condizioni di vita delle città, in particolare dei quartieri più poveri e socialmente degradati, mediante l’attivazione integrata di progetti innovativi. Primo finanziamento 1994, Secondo finanziamento 2000 (doc. di riferimento, Commissione europea, comunicazione Urban). Condizione essenziale per il finanziamento è la costruzione di un partenariato locale tra settori pubblico e privato

  46. Strumenti promossi a livello Nazionale PRU (Programmi di Recupero Urbano), riprendono i contenuti dei programmi integrati con la sola differenza che questi riguardano esclusivamente ambiti urbani che comprendono quartieri di proprietà pubblica o costruiti con il contributo pubblico e non possono riguardare qualunque zone urbana che il comune intende qualificare.

  47. Contratto di Quartiere: • Integra all’interno di una stessa politica, contenuti di carattere urbanistico – edilizio e contenuti sociali. • Richiede la costruzione di accordi tra diversi soggetti pubblici e tra pubblico e privato. • Si chiarisce inoltre la differenza tra il concetto di comunicazione e partecipazione. • Comunicazione implica consultazione su progetti elaborati in forma definitiva, che limitandosi alla sola informazione non può beneficiare dei suggerimenti provenienti dalla comunità locale. • Partecipazione, fase iniziale del progetto implica il coinvolgimento di tutti i soggetti nella definizione della azioni.

  48. Strumenti promossi a livello Regionale • PAS (Piano di Accompagnamento Sociale), strumento definito dal Consiglio regionale del Piemonte e deve accompagnare la realizzazione dei PRU. • Questo indirizzo comporta da parte dei comuni e di tutti i soggetti che partecipano al programma l’impegno a contrastare il disagio sociale rilevato nei quartieri popolari e a individuare le azioni e le opere necessarie a ottenere il recupero sociale, oltre che edilizio, urbanistico e ambientale

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