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PIANO DI AZIONE ECOREGIONALE PER LA CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITÀ IN TOSCANA Componente marina

Regione Toscana 11 novembre 2008 Firenze. PIANO DI AZIONE ECOREGIONALE PER LA CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITÀ IN TOSCANA Componente marina.

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PIANO DI AZIONE ECOREGIONALE PER LA CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITÀ IN TOSCANA Componente marina

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  1. Regione Toscana 11 novembre 2008 Firenze PIANO DI AZIONE ECOREGIONALE PER LA CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITÀ IN TOSCANA Componente marina

  2. La nuova direttiva europea (2008/56/CE)del 17 giugno 2008 istituisce un quadro per l’azione comunitaria nel campo della politica per l’ambiente marino (direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino) all’interno del quale gli Stati membri devono adottare le misure necessarie per conseguire o mantenere un buono stato ecologico dell’ambiente marino entro il 2020

  3. CAPO II • Articolo 9 (Buono stato ecologico) • allegato Iesplicita i descrittori qualitativi per la determinazione del buon stato ecologico, facendo riferimento a cinque campi di interesse: • la biodiversità • gli stocks ittici • le reti trofiche • l’eutrofizzazione • gli ecosistemi bentonici

  4. I criteri e le norme metodologiche che gli stati membri sono tenuti a utilizzare, al fine di migliorare questa direttiva, devono essere comunicati entro il 15 luglio 2010

  5. Valutazione della BIOdiversità dei MAri della Regione Toscana BIOMART La biodiversità terrestre e marina ha un posto di rilievo nel Piano Regionale di Azione Ambientale PRAA

  6. INQUADRAMENTO NORMATIVO DEL PROGETTO • Il progetto, approvato con decreto della Regione Toscana (n. 4976 del 17/08/2004) e del Direttore Generale di ARPAT n. 650 del 04.10.04, aveva i seguenti obiettivi principali: • individuazione e valutazione di biocenosi vulnerabili • specie rare • hotspot di biodiversità per l’identificazione di siti di elevato interesse conservazionistico nel mare della Toscana • inventario floro-faunistico marino

  7. GLI STRUMENTI PER LA TUTELA DELLA BIODIVERSITA’ Rio de Janeiro 1992: convenzione per la protezione di tutti quegli elementi che caratterizzano la diversità biologica marina. L'Italia ha ratificato con la L.124/94 La Direttiva Habitat 92/43/CEE: relativa alla conservazione degli habitat naturali. Recepita con D.P.R. n. 357/97. Lo Stato italiano con collaborazione delle Regioni, ha segnalato alla Commissione Europea, un elenco dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciali (ZPS).

  8. La Convenzione di Barcellona 1975-1995: convenzione per la protezione dell'ambiente marino e la regione costiera del Mediterraneo, ratificata con L.30/79, si attua tramite protocolli, es: (Protocollo ASPIM) AreeSpecialmenteProtette, Biodiversità in Mediterraneo, con criteri legati al grado di biodiversità, alla peculiarità degli habitat e la presenza di specie rare, minacciate o endemiche. Catania 2003: Piani d’Azione e Raccomandazioni in materia di Diversità Biologica e Aree Protette. Adozione dei Piani Mediterranei.

  9. Il Piano Nazionale sulla Biodiversità prevede la realizzazione della Carta della Natura, quale sistema di conoscenze del patrimonio naturale del paese. OBIETTIVO 1

  10. OBIETTIVO 1 • Azione 1.1: prevede la valutazione dello stato di conservazione della biodiversità attraverso vari aspetti: • aree critiche e sensibili • Impatti e pressioni negativi sulla biodiversità (acque costiere, biocenosi, siti di interesse)

  11. OBIETTIVO 1 • Azione 1.2: prevede la realizzazione del Centro Nazionale per la Conoscenza e il Monitoraggio della Biodiversità (ISPRA) con le seguenti principali funzioni: • coordinamento dei centri regionali e locali • coordinamento delle collezioni; • coordinamento della rete di banche dati • monitoraggio.

  12. ARPAT Monitoraggio delle Risorse Monitoraggio Ambientale Monitoraggio Biodiversità marina Ex L. 41/82 L.R. 66/05 L.R. 07/05 D.Lgs. 152/06 L. 979/82 Integrazione L.R. 56/00

  13. Monitoraggio marino costiero (1997-2008) Decr.L.152/06; L.979/82

  14. GRUND Monitoraggio delle Risorse Ittiche (Programmi nazionali e comunitari 1985-2008; Progetto MEDLEM, Progetto Tartarughe, Osservatorio Toscano Cetacei) Il popolamento del database

  15. numero di specie e record che sono andati a popolare il database

  16. Strumenti tecnici della Regione Toscana ai fini della valutazione della biodiversità marina: • Monitoraggio fascia marino costiera D.Lgs.152/06; L. 979/82 (ARPAT e Università) • Monitoraggio risorse marine L. 41/82 (ARPAT e CIBM) • L.R.66/05 (ARPAT e ARSIA) • Progetto MEDLEM (ARPAT, coordinamento internazionale) • Progetto Biomart (ARPAT e Specola) • Osservatorio Toscano Cetacei (ARPAT e coordinamento regionale) • L.R. 56/00 sua integrazione (ARPAT, WWF e NEMO)

  17. RegioneToscana PRAA 2007-2010 L.R. 56/2000 D.H. Coordinamento ARPAT Università Istituti di ricerca WWF Esperti INFORMAZIONI ESISTENTI Sistema Informativo Regionale INFORMAZIONI DEFINITIVE ARCHIVIOBIODIVERSITA’ Georeferenziazione delle biocenosi costiere Elenco e status delle specie vegetali e animali UE MiATTM MiPAF ISPRA Studio Ricerca completamento delle informazioni MONITORAGGIO BIODIVERSITA’ BIOMART Regione Toscana Diagramma di flusso SIC,SIR ZPS 152/06 979/82 EDUCAZIONE AMBIENTALE

  18. L’INDIVIDUAZIONE DI TARGET RELATIVI A SPECIE E HABITAT DAL PROGETTO BIOMART AL PIANO REGIONALE PER LA BIODIVERSITA’ DOCUMENTO PRELIMINARE

  19. L’efficacia dei programmi nazionali è basata su una conoscenza approfondita dello stato dell’ambiente marino in una determinata zona e sulla individuazione di strumenti idonei allo scopo come: • Aree Marine Protette e/o similari: • il Santuario Pelagos • il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano • le Secche della Meloria • le Secche di Vada • la Costa di Calafuria • Il Parco Regionale della Maremma; • Il Parco Regionale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli • Osservatorio Toscano Cetacei

  20. La 2a conferenza nazionale delle Aree Marine Protette (“Aree marine protette e conservazione della biodiversità nei mari italiani” Torino, ottobre 2002 INDIVIDUA liste di specie, biocenosi e habitat in uno scenario che non privilegia il mare (vedi la Dir. Habitat stessa). OCCORRE DEFINIRE I CRITERI

  21. Liste di specie, biocenosi e habitat riferite alla Toscana Allegato 1 Per le specie sono stati usati 5 criteri secondo le indicazioni dell’International Union for the Conservation of Nature (IUCN ) A – Riduzione della popolazione; B – Range di distribuzione geografica, C – Dimensione ridotta della popolazione e declino D – Popolazione molto piccola o ristretta E – Analisi quantitativa

  22. Stato di Conservazione Stato di Sfruttamento Considerazioni su Habitat e Specie Considerazioni sulle Attività produttive

  23. Liste • di specie, biocenosi e habitat riferite alla Toscana • Allegato 2 • Per gli habitat sono stati usati criteri tratti dall’Annesso IV del documento UNEP(OCA)/MED WG 149/5 Rev.1 • Vulnerabilità • Valore naturalistico • Rarità • Valore estetico • Valore economico CLASSIFICAZIONE

  24. I) Habitats determinanti (D): sono gli habitats per i quali è indispensabile la conservazione. Almeno due criteri utilizzati per la valutazione devono avere valore 1. II) Habitats rimarchevoli (R): sono gli habitats meritevoli di particolari attenzioni e gestione. Almeno un criterio utilizzato per la valutazione deve avere valore 1. III) Habitats non ritenuti importanti (NR): sono gli habitats molto diffusi, poco vulnerabili e di scarso valore naturalistico, estetico ed economico.

  25. Liste • di specie, biocenosi e habitat riferite alla Toscana • Allegato 3 • Mostra un elenco provvisorio di specie e habitat con la relativa valutazione, fatta con i criteri sopra detti, anch’essi provvisori.

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