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TESINA DI ESAME. IL DOLORE CAROLINA OSORIO CLASSE 5^B TUR ANNO 2005/2006. Il nazismo è un argomento molto vasto che parte nei primi anni del’900 e si protrae fino agli anni ’50 circa, anche se ancora oggi esistono piccole formazioni naziste che predicano l’odio razziale.
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TESINA DI ESAME IL DOLORE CAROLINA OSORIO CLASSE 5^B TUR ANNO 2005/2006
Il nazismo è un argomento molto vasto che parte nei primi anni del’900 e si protrae fino agli anni ’50 circa, anche se ancora oggi esistono piccole formazioni naziste che predicano l’odio razziale. Nietzsche ha dato vita alla cultura nazista con la nascita di una personalità molto complessa: Hitler, la cui brutalità non sarà mai dimenticata dall’umanità, il cui fanatismo ha prodotto solo violenza, milioni di vittime e un gran dolore alla popolazione. Forse approfondendo questo periodo storico, ho cercato di trovare una motivazione, una spiegazione alla sua crudeltà e al suo fanatismo, ma in realtà non ho trovato nessun motivo valido che giustifichi tale massacro. Quel che è certo, è che da tale orribile esperienza il mondo ha imparato una dura lezione: l’uomo è l’unico essere vivente dotato di intelligenza, eppure talvolta viene coinvolto dalla frenesia di un personaggio carismatico e agisce in modo “selvaggio” e “disumano”. INTRODUZIONE
GEOGRAFIA POLONIA
Superficie: 312.685 km²Abitanti: 38.626.349 Densità: 124 ab/Km² Forma di governo: Repubblica parlamentareCapitale: Varsavia (2.220.000 ab.)Città principali: Lódz 1.040.000 ab., Cracovia 740.000 ab., Breslavia 640.000 ab., Poznan 600.000 ab., Danzica 460.000 ab., Katowice 364.000 ab. (3.425.000 aggl. urbano)Gruppi etnici: Polacchi 98,5%, Tedeschi e altri 1,5%Paesi confinanti: Germania ad OVEST, Repubblica Ceca e Slovacchia a SUD, Lituania, Bielorussia e Ucraina ad EST, Russia (Kaliningrad) a NORDMonti principali: Rysy 2499 mFiumi principali: Vistola 1047 Km, Warta 808 Km, Oder 750 Km (tratto polacco, totale 912 Km)Laghi principali: Sniardwy 114 Km², Mamry 104 Km²Isole principali: Wolin 248 Km²Clima: Oceanico - continentale
La Polonia (in polacco: Polska) è uno stato dell’Europa centro-orintale, conta 38.626.349 abitanti e una superficie di 312.685 km². È un paese democratico, e confina a ovest con la Germania, a sud con le repubbliche Ceca e Slovacca, a est con la Ucraina e la Bielorussia, a nordovest con Lituania e Fed. Russa, mentre a Nord si afaccia sul mar Baltico. GEOGRAFIA Il paesaggio polacco consiste quasi esclusivamente di pianure facenti parte della pianura nordeuropea, con un'altitudine media di 173 metri, sebbene i Sudeti (insieme ai Karkonosze) ed i monti Carpazi, che includono i monti Tatra, tra i quali si trova la cima più alta della Polonia Rysy (2.499 metri), formino il confine meridionale. Molti grandi fiumi solcano il paesaggio tra i quali la Vistola (Wisła), l'Oder (Odra) al confine occidentale con la Germania, la Warta (affluente dell'Oder) ed il Bug. La Polonia ha anche circa 9.300 laghi situati principalmente nel Nord del paese. La Masuria è il distretto lacustre più grande e visitato della Polonia. Sono presenti i resti di antiche foreste (circa il 25% del territorio è boschivo). STATO E POPOLAZONE Una nuova costituzione, approvata nel 1997, ha sostituito quella del 1952, più volte emendata. Il presidente della repubblica viene eletto a suffragio universale, come pure la camera (460 seggi) e il senato (100 seggi). Dal punto di vista amministrativo, il paese è diviso in 16 voivodati e 373 contee. Ha una superficie di 312.685 km² per un totale di abitanti di 38.626.349. Con una densità di 123.5 abitanti per km². La caratteristica principale della popolazione polacca è la sua sostanziale omogeneità: le minoranze, assai consistenti allo scoppio della 2ª guerra mondiale sono molto ridotte ( ca 200.000tedeschi, altrettanti ucraini e bielorussi). Al termine del conflitto, mentre molti polacchi sono rimpatriati dai territori orientali, quasi 4 milioni di tedeschi hanno abbandonato il paese. L’intera comunità ebraica, particolarmente consistente (quasi 3,5 milioni di persone) era invece stata sterminata dagli occupanti nazisti.
IL CLIMA Il clima è di tipo continentale, appena moderato da deboli influssi atlantici e presenta caratteri di estrema variabilità. Le foreste di latifoglie sono ampiamente presenti, ma la parte orientale del paese, più esposta alle rigide temperature, vede prevalere i boschi di conifere e le vaste steppe. RISORSE ECONOMICHE I principali prodotti dell’agricoltura sono: cereali (segali al primo posto, poi frumento, orzo, avena) patate, barbabietole da zucchero, lino, ecc. Prodotti minori sono la canapa, il luppolo e il tabacco. Diffuso è l’allevamento (suini, bovini da latte, ovini e caprini). Le foreste alimentano una fiorente industria cartaria e del mobile. Il sottosuolo è ricco di carbone (alta Slesia), mentre scarseggia il ferro. Nel settore energetico hanno un certo rilievo la produzine di gas naturale e le centrali idroelettriche , mentre il petrolio viene quasi totalmente importato e raffinato negli impianti locali. Tra gli altri prodotti sono infine da citare il salgemma e i minerali di piombo, zinco e rame. La siderurgia è concentrata soprattutto nella Slesia e attive sono anche le industrie meccaniche le quali producono soprattutto automobili, veicoli commerciali, tratori. Cantieri navala a Danzica, Stettino e Gdynia. Le industrie tessili sono concentrate nella zona di Lòdź (cotonifici) e nella P. meridionale (lavorazione della lana). Un certo rilievo hanno anche le industrie chimiche, elettromeccaniche, del vetro, del cemento e del cuoio. Tra le industrie alimentari zuccherifici, burrifici e distillerie (produzione di vodka). I flussi turistici sono diretti soprattutto a Varsavia, Cracovia e Czestochowa. I principali porti commerciali sono Gdynia-Danzica, sul golfo di Danzica, e Stettino, sull’estuario dell’Order
STORIA L'antico regno polacco, cominciò a prendere una forma unitaria nella metà del X secolo, sotto la dinastia dei Piast. Sotto la dinastia Jagellone, venne accordata un'alleanza con la vicina Lituania, e l'epoca d'oro arrivò nel XV secolo con l'unione tra i due stati (Unione di Lublino), nella Confederazione Polacco-Lituana. Da quel tempo i polacchi si sono dati il nome di Nazione della gente libera. Nella metà del '600, una ribellione di cosacchi condotta da Bohdan Chmielnicki diede inizio all'epoca turbolenta del Potop (Diluvio). Vi furono numerose guerre contro l'impero ottomano, la Russia, la Svezia, la Transilvania e la Prussia-Brandeburgo che finirono nel 1699. L'Illuminismo in Polonia fermentò un crescente movimento nazionale per restaurare lo stato, il cui risultato fu la prima costituzione scritta di Europa, nel 1791, la Costituzione Polacca di Maggio (festeggiata ancora oggi il 3 maggio). Il processo di riforme causò un intervento esterno e una serie di spartizioni della Polonia fra i tre imperi di Austria, Russia e Prussia nel 1772, 1793 e 1795; al termine, la Polonia venne completamente cancellata dalle carte geografiche. Durante la Prima guerra mondiale tutti gli alleati concordarono nella ricostituzione della Polonia ed il presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson la proclamò nel punto 13 dei suoi quattordici punti. Poco dopo la capitolazione della Germania nel novembre 1918, la Polonia riguadagnò l'indipendenza come Seconda repubblica polacca. Dopo qualche tentativo diplomatico, i polacchi ruppero gli indugi, attaccando le truppe russe a Zitomir sulla strada per Kiev che sarà presa il 6 Maggio. Lo scenario cambiò nel giro di un altro mese con la controffensiva sovietica. Con l'aiuto francese, la Polonia cambiò le sorti della guerra ancora una volta con una delle battaglie più decisive della storia, definita dai giornali dell'epoca, "il miracolo della Vistola". Nel contrattacco che ne seguì, la Polonia occupò buona parte della Bielorussia, il territorio di Vilna, e la parte più occidentale dell'Ucraina. La Russia bolscevica, ancora alle prese con la propria guerra civile e con disordini interni, desistette dalla lotta, e col Trattato di Riga del 1921 riconobbe le conquiste polacche in Bielorussia e in Ucraina, fissando il confine russo-polacco circa 250 km. più a est della linea proposta da Lord Curzon. Il territorio di Vilna, rivendicato dalla Lituania con l'assenso dei russi, fu poi annesso alla Polonia nel 1922, tramite plebiscito.
La seconda repubblica polacca durò fino agli inizi della seconda guerra mondiale nel 1939, quando Germania e Unione Sovietica si divisero il territorio polacco tra di loro. Dopo la guerra, le frontiere della Polonia vennero spinte ad Ovest; il confine est alla linea Curzon e il confine ovest alla linea Oder-Neisse. Dopo lo spostamento la Polonia perse 76000 km², il 20% del suo territorio d'anteguerra. Finalmente la Polonia divenne, per la prima volta nella storia un paese etnicamente unito. La vittoria dell'Unione sovietica portò un governo comunista in Polonia, come del resto in molti paesi del Blocco Sovietico. Nel 1948 una svolta verso lo Stalinismo portò un altro periodo di governo totalitario. La Repubblica Popolare di Polonia, venne ufficialmente proclamata nel 1952. Gli scioperi dei lavoratori nel 1980 portarono alla formazione di un sindacato indipendente, "Solidarność", che con il tempo divenne una forza politica. Erose il dominio del partito comunista; nel 1989 vinse le elezioni parlamentari e Lech Wałęsa divenne presidente.Un programma di terapia shock nei primi anni 1990 permise alla nazione di trasformare la sua economia in una delle più robuste (secondo i criteri dell'economia neoliberale) dell'Europa Centrale. Vennero riconosciuti diversi diritti umani, tra cui la libertà di parola e la democrazia. La Polonia fu il primo tra i paesi post-comunisti a riguadagnare sul PIL. La Polonia entrò nella NATO il 12 marzo 1999. A seguito di una campagna governativa a favore dell'entrata nell'Unione Europea, gli elettori polacchi votarono a favore dell'integrazione nel referendum di giugno 2003. La Polonia ha aderito ufficialmente all'Unione Europea il 1 maggio 2004.
FRANCESE MARCEL PROUST
La littérature a pour but de découvrir la réalité en énonçant des choses contraires aux vérités usuelles.--lettre à Paul Morand • Né à Paris dans une famille riche, il est d'une santé fragile; il se consacre d'abord à la vie mondaine, ensuite au monde clos du cabinet de travail • A la recherche du temps perdu, roman en sept volumes, 1913-1922 • Du côté de chez Swann, premier volume du roman, 1913 • Un Amour de Swann est la deuxième partie du titre précèdent • “A la recherche” est l'histoire de la vocation de l'auteur: au début, le narrateur, Marcel, dit <<Je Voudrais être écrivain>>; à la fin, il dit <<Je vais maintenant commencer à écrire.>> • Sa technique narrative: le récit est une histoire revécue: il raconte ce qui s'est passe, mais en y ajoutant des commentaires, des souvenirs, des comparaisons, toutes sortes d'autres idées qui viennent de temps et de lieux divers • Une oeuvrer influencée par la phénoménologie: il ne s'agit plus de raconter une simple histoire, de peindre le réel, mais de montrer la perception du monde par un individu; c'est un point de vue plus subjectif que ce qu'on voit chez Flaubert, par exemple • Les longues phrases compliquées traduisent un effort de saisir en toute sa complexité la réalité telle que l'auteur la perçoit. 1871-1922 ROMANCIER
L’œuvre de Proust repose sur le thème du temps et sur le travail fait par l’écrivain qui cherche de recuperer le passè. La recherche se compose de plusieurs volumes, liés entre eux dans une structure circulaire donc le dernier volume est le TEMPS RETROUVE’. Le temps de la recherche n’est pas le temps chronologique, mais plutôt le temps intérieur resussitè grâce à la mémoire involontaire. La mémoire involontaire est réveillé par un goût, par un parfum, par un bruit qui permettent à l’écrivain d’abandonner la dimension du temps chronologique pour rejoindre le temps de la conscience. Le temps chronologique est donc substitué par la durée intérieure LA RECHERCHE DU TEMPS PERDU • Du côté de chez Swamm L’œuvre comprend parties : • Combray, où l’auteur parle de son infance dans le village de Combray : • Un amour de Swamm, où il presente le personnage da Swamm, ami de sa famille ; • Noms de pays, un ensemble d’évocations à partie des nom des pays. • A’ L’ombre des jeunes filles en fleur Le livre présente l’amour du narrateur pour Gilberte et le rencontre avec Albertine. • Le côté des Guermantes L’œuvre est centrée sur la famille de Gilberte et sur le début de la liaison du narrateur avec Albertine. SODOME ET GOMORRHE Dans ce roman l’auteur introduit le personnage du baron de Charlus, homosexuel et le thème de la jalousie à l’égard d’Albertine. LA PRISINNIE’R, LA FUGITIVE, E TEMPS RETROUVE Ces ouvrages sont posthumes. Dans " La Prisonnière " Proust raconte sa còhabitation tourmentée avec Albertine. Dans "La Fugitive " Albertine s’enfuit et meurt accidentellement. Le dernier volume "Le temps retrouve" a été établi sur la base du manuscrit de l’auteur.
A LA RECHERCHE DU TEMPS PERDU C’est l’histoire d’une époque et d’une conscience : c’est une œuvre très longue mais carastérisée par une structure précise. Le point de départ est le village de Combray ; grâce à sa faculté d’observation, Proust fait des allusions à l’histoire de son temps et crée tout une univers de personnages. Admirateur de Balzac, Marcel Proust il nous présente des figures inoubliables et symboliques. Les héros proustiens appartiennent au milieu mondain de la bourgeoisie ou de l’aristocratie. Les classes populaires sont souvent excluées et ne sont représentées que par domestiques. Contrairement à la « Comédie Humaine » de Balzac, on ne peut pas parler de roman réaliste puisque pour Proust la vrai réalité est intérieure. On ne peut même pas parler de roman engagé, car Proust ne veut absolutement affirmer aucune vérité éternelle. Le point de contact avec Balzac est le perpétuel retour des personnages (a exemple Albertine) qui transforme la recherche en un sorte de « saga ». L’analyse de la conscience joue un rôle très important dans l’œuvre de Proust : le « moi » est en perpétuelle transformation, il n’est pas statique et l’œuvre d’art est la seule chose qui permet la libération du moi profonde. Proust constate que les hommes essayent de se créer de certitudes, des amour, des amitiés, mais rien n’arrête le temps. Il y a donc une thèse du temps qui passe et des choses que l’on a perdues, mais ces choses peuvent être ressuscitées par la mémoire de l’intelligence qui fait un travail intellectuel : la mémoire involontaire, déclenchée par des sensations ouvre tout un monde inconnu que l’homme croyait perdu è jamais. Le passè récuperé s’unit au présent et permet à l’homme d’atteindre le bonheur. Le style de Proust est caractérisé par des phrases très longues denses, par une langue complexe particulièrement soignée et qui s’adapte à sa pensée pénétrante. La forme du récit, sauf dans « Un amour de Swam », est à la première personne du singulier et de cette façon l’œuvre prende la valeur d’un témoignage bien que l’on ne puisse pas parler d’une autobiographie.
Storia dell’ Arte MUNCH E L'ESPRESSIONISMO
L’ESPRESSIONISMO CARATTERI GENERALI Il termine espressionismo indica un’arte dove prevale la deformazione di alcuni aspetti della realtà, così da accentuarne i valori emozionali ed espressivi. In tal senso, il termine espressionismo prende una valenza molto universale. Al pari del termine «classico», che esprime sempre il concetto di misura ed armonia, o di «barocco», che caratterizza ogni manifestazione legata al fantasioso o all’irregolare, il termine «espressionismo» è sinonimo di deformazione. Nell’ambito delle avanguardie storiche con il termine espressionismo indichiamo una serie di esperienze sorte soprattutto in Germania, che divenne la nazione che più si identificò, in senso non solo artistico, con questo fenomeno culturale. Alla nascita dell’espressionismo contribuirono diversi artisti operanti negli ultimi decenni dell’Ottocento. In particolare possono essere considerati dei pre-espressionisti Van Gogh, Gauguin e Munch . In questi pittori sono già presenti molti degli elementi che costituiscono le caratteristiche più tipiche dell’espressionismo: l’accentuazione cromatica, il tratto forte ed inciso, la drammaticità dei contenuti. Il primo movimento che può essere considerato espressionistico nacque in Francia nel 1905: i Fauves. Con questo termine vennero dispregiativamente indicati alcuni pittori che esposero presso il Salon d’Automne quadri dall’impatto cromatico molto violento. Fauves, in francese, significa «belve». Di questo gruppo ricordiamo Matisse. La caratteristica era il colore steso in tonalità pure. Le immagini che si ottenevano erano sempre autonome rispetto alla realtà.
Il dato visibile veniva reinterpretato con molta libertà, traducendo il tutto in segni colorati che creavano una pittura molto decorativa. Alla definizione dello stile concorsero soprattutto la conoscenza della pittura di Van Gogh e Gauguin. Da questi due pittori i fauves presero la sensibilità per il colore acceso e la risoluzione dell’immagine solo sul piano bidimensionale. Nello stesso 1905 che comparvero i Fauves si costituì a Dresda, in Germania, un gruppo di artisti che si diede il nome «Die Brücke» (il Ponte). In essi sono presenti i tratti tipici dell’espressionismo: la violenza cromatica e la deformazione caricaturale, ma in più vi è una forte carica di drammaticità che, ad esempio, nei Fauves non era presente. Nell’espressionismo nordico, infatti, prevalgono sempre temi quali il disagio esistenziale, l’angoscia psicologica, la critica ad una società borghese ipocrita e ad uno stato militarista e violento. Alla definizione dell’espressionismo nordico fu determinante il contributo di pittori tra i quali Munch . E, proprio da Munch, i pittori espressionisti presero la suggestione del fare pittura come esplosione di un grido interiore. Un grido che portasse in superficie tutti i dolori e le sofferenze umane ed intellettuali degli artisti del tempo. Un secondo gruppo espressionistico si costituì a Monaco nel 1911: «Der Blaue Reiter» (Il Cavaliere Azzurro). Principali ispiratori del movimento furono Wassilj Kandinskij e Franz Marc. Con questo movimento l’espressionismo prese una svolta decisiva. Nella pittura fauvista, o dei pittori del gruppo Die Brücke, la tecnica era di rendere «espressiva» la realtà esterna così da farla coincidere con le risonanze interiori dell’artista. Der Blaue Reiter propose invece un’arte dove la componente principale era l’espressione interiore dell’artista che, al limite, poteva anche ignorare totalmente la realtà esterna a se stesso. Da qui, ad una pittura totalmente astratta, il passo era breve. Ed infatti fu proprio Wassilj Kandiskij il primo pittore a scegliere la strada dell’astrattismo totale.
EDVARD MUNCH VITA Edward Munch nacque il 12 Dicembre 1863 a Löten in Norvigia. Nel 1864 la famiglia si trasferisce a Oslo dove, in pochi anni, nascono ben cinque figli: ma l’ultimo nato sarà fatale alla madre che, nel 1868, muore lasciando dietro di sé un grandissimo dolore e un vuoto incolmabile. Il primo approccio di Edward con l’arte avviene a sette anni. Il padre appoggia subito l’inclinazione artistica dimostrata dal ragazzo. Purtroppo le disagiate condizioni economiche e i problemi di salute non gli permettono di frequentare assiduamente la scuola . All’età di 15 anni l’artista è colpito da un ennesimo lutto, quello della sorella prediletta e tanto amata Sophie che muore di tubercolosi. Per lui questo è un altro grande dolore, da aggiungere a quelli che fino ad ora avevano caratterizzato la sua vita che sommandosi alle ricorrenti immagini di morte e angoscia che lo perseguitano sempre al punto di convincersi di essere predestinato ad una vita di solo dolore. Alla prima opera che partecipa, nel 1884 con l’opera "Il Mattino" che viene definita però da un giornale "banale e di cattivo gusto". Le sue opere del 1880-1885 vertono sul tema della caratterizzazione psicologica e sull’emozione che l’artista prova di fronte al mondo.
Nel 1985 va a Parigi dove resta influenzato dalla pitture impressionista, per questo motivo le opere di questi cinque anni sono definite dalla critica "eccessi dell’Impressionismo". Nel 1885-1986 vi è la svolta: nell’opera "La Fanciulla Malata" esprime tutto il dramma vissuto da fanciullo, di fronte alla morte: l’angoscia, la desolazione, la quieta Disperazione di un giovane davanti al dissolversi della propria vita vengono messe in risalto da una tecnica pittorica velata, tremolante, sfumata nei contorni, quasi in dissoluzione, come la stessa vita. Neanche quest’opera viene capita dalla critica. Nonostante tutto questo non si arrede e decide di organizzare una mostra personale ad Oslo che provoca scalpore e gli procura una certa notorietà tanto che poi ottiene una borsa di studio con la quale si reca a Parigi per iscriversi alla scuola di Leon Bonnat. Un altro shock per l'artista è la morte del padre; il senso di solitudine e di malinconia si esasperano ed egli scrive "E io vivo con i miei morti, mia madre, mia sorella, mio nonno, mio padre soprattutto…". Ottenuta anche una terza borsa di studio può studiare le opere di Gaugin, che lo influenzano sulla creazione di un nuovo linguaggio simbolista e sintetista. Nel 1891 va a Nizza e tra il ’91 e il ’92 elabora molti dei temi de Il Fregio della Vita. Sono opere improntate a concezioni filosofiche e simboliche dell’esistenza, e in esse vuole rappresentare il destino dell’uomo e sublimare l’esistenza individuale in un più ampio disegno: esse sono il tentativo di Munch di dare risposte esistenziali a domande esistenziali sulla vita, l’amore, la morte. Munch ci disse: "La mia pittura è, in realtà, un esame di coscienza e un tentativo di comprendere i miei rapporti con l’esistenza. E’, dunque, una forma di egoismo, ma spero di riuscire grazie a lei, ad aiutare gli altri a vedere chiaro". Ancora: "Si può così esprimere tutto ciò che è talmente sottile da essere appena un’intuizione, un pensiero, una ricerca. Il Simbolismo dice di essere l’immagine della propria emozione".
Nel 1892 torna in Norvegia e organizza una nuova mostra personale che suscita l’interesse di pittori giovani, che vedono nella sua arte una rottura con la tradizione pittorica europea, sempre legata al concetto di imitazione della natura, infatti descrivono le opere di Munch come poesia. Un anno dopo espone in un’altra mostra a Berlino, una serie di dipinti, intitolati "Studio per una serie: l’amore". Di essi fanno parte alcuni dei suoi capolavori: "Il Bacio", "La Voce", "Il Vampiro", "Madonna", "Gelosia". Attraverso queste tele l’autore traccia le tappe dell’amore, dalla timidezza della pubertà fino alla maturità che porta inevitabilmente alla lotta, alla gelosia, alla separazione. Ma è "Il Grido" ad essere considerato il vero capolavoro di Munch. Nel 1896 si reca di nuovo a Parigi approfondire i suoi studi, elaborando una filosofia organica dell’esistenza, in cui amore e morte diventano elementi di una eterna metamorfosi: nasce, così, l’importante, grande tela "Metabolismo". Anche se i critici continuano ad attaccarlo, definendo la sua arte violenta e brutale, ovunque il pittore suscita ormai un notevole interesse.
In questo periodo i suoi quadri abbandonano i temi individuali e autobiografici per esprimere le forze universali che regolano il destino degli uomini. Nel 1930 il suo lavoro viene temporaneamente interrotto da una grave malattia agli occhi dalla quale si rimette successivamente ma viene contemporaneamente dichiarato artista degenerato dai nazisti e, nel 1937, 82 delle sue opere vengono sequestrate in Germania e rivendute in Norvegia. Nel suo quasi completo isolamento l’artista continua a dipingere: gli ultimi, bellissimi autoritratti gli servono per definire se stesso, mettere a fuoco finalmente la sua stessa persona, ultimo tentativo di una estenuante ricerca introspettica. Sono opere inquietanti, che ci mostrano un uomo solo, desolato, vinto, un uomo che vive come un fantasma rassegnato tra i fantasmi del passato e le ossessioni di una vita che mai è riuscito a cogliere nella sua pienezza, straniero a sé e agli altri, predestinato ad una eredità di dolore e di morte. Munch muore il 23 Gennaio 1944 a ottant’anni. "Tutto ciò che ho da dare sono i miei quadri, senza di essi non sono nulla", scrive lasciando in testamento tutte le sue opere, una produzione di inestimabile valore, alla città di Oslo.
Autoritratto All’Inferno (1895 circa olio su tela; 81,5 x 65,5 Oslo, Munch Museet) Questa opera ci consente di esaminare da vicino le nuove scelte stilistiche operate da Munch e destinate a diventare caratteristiche fondamentali del nascente espressionismo. Innanzitutto il paesaggio è scomparso, abbandonando a se stesse le tre figure dipinte: l'uomo, l'ombra nera e il fuoco. Non c'è volontà da parte dell'artista di rendere la scena in un qualsiasi modo realistica; la stessa fiamma appare come una macchia di colore, mentre i lineamenti dell'uomo sono appena abbozzati con pennellate rapide e nervose. In secondo luogo l'uso dei colori è completamente funzionale alla psicologia del pittore e quindi la scena perde definitivamente ogni connotazione realistica, fino a sembrare un sogno od il frutto amaro dell'interiorità dell'autore. Passando all'analisi del significato del quadro, la prima considerazione che risulta evidente è la centralità della testa dell'uomo; essa appare addirittura separata dal resto del corpo da una pennellata di rosso lungo il collo. La protagonista del quadro è dunque la mente dell'uomo. L'uomo inoltre viene ritratto nudo, ossia privato da quella maschera protettiva costituita dagli abiti; egli non è raffigurato nella sua vita sociale, ma al contrario appare solo con la sua interiorità. Dietro alla figura umana le due macchie di colore vengono a rappresentare i demoni della ragione: da una parte l'ombra nera, probabilmente simbolo dell'angoscia, del senso di colpa che rende impossibile la vita, mentre dall'altra si staglia la fiamma, simbolo di violenza e di irrazionalità, cui l'uomo non può sfuggire. I due colori sono ben distinti lungo tutta la parte superiore del quadro, mentre si fondono e si uniscono nella testa dell'uomo. Munch vuole far capire tramite questa sapiente alternanza di colori che tutte le ansie nascono dalla psiche dell'uomo e dal suo subconscio, unico ente in grado di comprendere il nichilismo della società e della cultura a lui contemporanea.
Il Grido (1893 tempera su tavola; 83,5 x 66) Il quadro presentato, il più celebre di Munch ed uno dei più drammatici di tutta l'arte moderna, di chiara lettura figurativa seppure assolutamente antinaturalistico, si presta ad una interpretazione psicologica che coincide con il contenuto rappresentato, un uomo fisicamente stravolto nelle sembianze da un terrore cieco che lo sconvolge interiormente, ed esprime, attraverso chiari riferimenti simbolici, la solitudine individuale (la figura isolata in primo piano), la difficoltà di vivere e la paura del futuro (il ponte da attraversare), la vanità e la superficialità dei rapporti umani (le due figure sullo sfondo, amici incuranti che continuano a camminare), dilatando l'esperienza individuale fino a compenetrarla nel dramma collettivo dell'umanità e cosmico della natura. Infatti il dramma, seppure indicato dal titolo, non si esaurisce in esso.Nasce piuttosto dalla prospettiva, tesa e obliqua, che dà al ponte una lunghezza allucinante; nasce dagli urti cromatici, nasce dall’ondeggiare delle linee curve, che partendo dalla forma della testa e dalla posizione di mani e braccia dell’uomo, si propagano intorno, come ondate, all’acqua, alla terra, al cielo, con andamenti non concentrici (e quindi coordinati e razionali), ma eccentrici. La particolare conformazione del paesaggio, che suggerisce un turbinoso movimento, è stata spesso intesa come visualizzazione delle onde sonore, così che questo, superando la dimensione del singolo individuo, diventa grido universale: “Ho sentito questo grido venire da tutta la natura”, dice Munch. Nulla di esterno suggerisce l’orrore che induce la strana figura in primo piano a gridare, immagine che materializza e personifica l’angoscia cosmica. Del tutto estranea rispetto al contesto, al paesaggio e all’ambiente circostante, la vittima è sopraffatta dalla consapevolezza di un terrore indicibile che viene dall’interno. Le tinte sono scure: un intenso rosso sangue si libra in modo sinistro sull’orizzonte e urta con le ombre violette del mare in lontananza. Lo stesso violetto si ripete nell’abito della vittima, mentre le mani e la testa sono di un pallido grigio-bruno. Con quel grido Munch vuol dare voce alla disperazione del suo animo e del suo tempo, raffigurando con gelida spietatezza la condizione esistenziale del '900 in uno stile pittorico crudo e inquietante.La rappresentazione pone in primo piano l’uomo che urla, l'artista stesso, un corpo lontano da ogni
PUBERTA’ (1894 olio su tela; 151.5 x 110, Oslo, Nasjonalgalleriet ) La figura della ragazza nuda, seduta sul bordo del letto, è una delle più famose della produzione di Munch. Non vi è alcun compiacimento sensuale in questo nudo, anzi, l’immagine trasmette, ad uno sguardo più attento, un intenso sentimento di angoscia. Il soggetto è quello di un'adolescente nuda, seduta di traverso su un letto appena rifatto, simbolo di una verginità ancora intatta. Il corpo della fanciulla appare ancora sessualmente acerbo: ai fianchi che sono già di donna, infatti, fanno riscontro le spalle ancora infantili e i seni appena abbozzati. lo sguardo è fisso, quasi sbigottito, e le braccia si incrociano pudicamente sul pube in un gesto istintivo di vergogna. In quegli occhioni che scrutano con sospettoso smarrimento c'è il rimpianto per la fanciullezza perduta alla quale non ci si sente ancora preparati. Tale opprimente senso di angoscia, lo stesso che ogni adolescente ha sempre provato, è quindi evidenziato e quasi materializzato dalla cupa ombra proiettata sul muro. Un'ombra informe e inquietante, quasi indipendente dal personaggio che la genera. E' l'ombra delle incognite future e delle sofferenze a cui l'amore e la sessualità, oggi appena fioriti, inevitabilmente condurranno. In prospettiva è l'ombra stessa della morte, quella che ha accompagnato l'artista per tutta la sua tormentata esistenza, infatti in una sua poesia Munch scrive: ''Dopo aver acceso la lampada vedo improvvisamente la mia ombra enorme che va dalla parete al soffitto. E nel grande specchio sopra la stufa vedo me stesso, il mio stesso volto spettrale. E vivo con i morti, con mia madre, mia sorella, mio nonno e mio padre, soprattutto con lui. Tutti i ricordi, le più piccole cose, vengono alla superficie...... .''
STORIA IL NAZISMO
Il termine Nazionalsocialismo, più spesso abbreviato in “nazismo”, designa la dottrina politica che dava contenuto ideologico al National Sozialistische Deutsche Arbeiterpartei (NSDAP; partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori), improntando la sua azione e, in generale, tutta la politica interna ed esterna di Adolf Hitler e del suo governo dal 1933 al 1945. I principi centrali della dottrina nazista erano ispirati alle teorie che sostenevano una presunta superiorità biologica e culturale della razza ariana. L’ascesa del movimento nazionalsocialista trasse forte impulso dallo scontento diffuso fra I tedeschi alla fine della prima guerra mondiale. Ritenuta la principale responsabile del conflitto, la germanica dovette infatti accettare le pesantissime condizioni del trattato di Versailles, a causa delle quali entro in un periodo di depressione economica, segnato da un’inarrestabile inflazione e da una vasta disoccupazione. La formazione politica guidata da Adolf Hitler nacque nel 1920; parte delle forze armate furono organizzate in una specie di braccio armato, la SA (Sturmabteilungen, “sezione d’assolto”) che avevano il compito di intimidire con la violenza gli avversari politici e I sindacalisti. Hitler formulò un programma d’azione antidemocratico, imperniato sul nazionalismo e sull’antisemitismo, e nel 1923 dotò il partito di uno strumento efficacissimo di propaganda, il quotidiano “Volkisher beobachter” (l’osservatore nazionale), e di un simbolo ufficiale, una croce uncinata nera, inscritta in un cerchio bianco su campo rosso: LA SVASTICA. Nello stesso anno intensifico la propaganda e le azioni contro il partito comunista, tentando in fine un colpo di stato per rovesciare il governo.
1-L'IDEOLOGIA NAZISTA • Il tentativo fallì e Hitler fu condannato a cinque anni di carcere. Durante la detenzione scrisse la prima parte di “Mein Kampf” (la mia battaglia), l'opera in qui riassume i capisaldi dell'ideologia nazista, tracciando il suo progetto di conquista dell'Europa. In Mein Kampf le istanze nazionaliste e il progetto di una grande Germania che radunasse tutte le genti di lingua tedesca trovano una teorizzazione che ben si inseriva nel clima causato dalla disfatta della guerra: Hitler propose infatti in piano di ampliamento del territorio nazionale, giustificandolo con la necessità di allargare il Lebensraum (spazio vitale) per il popolo tedesco. • Le altre nazioni dovevano sottomettersi alla razza ariana, in virtù della sua conclamata superiorità, nemici degli ariani erano in primo luogo gli ebrei, responsabili del disastro economico e della diffusione delle ideologie marxiste e liberali. • I cardini di questa ideologia possono essere riassunti in 5 punti: • Nazionalismo; • Militarismo; • Pangermanesimo; • Razzismo e Antisemitismo; • Anticomunismo.
IL NSDAP AL PARLAMENTO Una volta rilasciato, Hitler riorganizzò il partito, creò; il corpo armato delle SS (Schutz-Staffeln, squadre di difesa), diretto da Henrich Himmler, e l'ufficio di propaganda. Buona parte dei grandi imprenditori tedeschi cominciarono a guardare con favore a Hitler e al suo programma e ingenti somme di denaro presero ad affluire le casse del partito nazista. Appoggiato anche dalle classi, dai piccoli proprietari terrieri e dai disoccupati colpiti dalla grande depressione economica, il partito nazista conquistò la maggioranza relativa nelle elezioni del 1932. Alle successive elezioni politiche il partito nazionalsocialista ottenne una schiacciante vittoria; a Hitler furono quindi assicurati i pieni poteri, che egli uso per assorbire le competenze del parlamento ed eliminare con la violenza l'opposizione. Il partito nazionalsocialista divenne così l'unica organizzazione politica legale. Nel 1933 venne istituita la Geheime Staatspolizei (polizia segreta di stato), nota come GESTAPO, svincolato da ogni controllo legale e soggetta solo al proprio comandante cioè Himmler. Fu rimilitarizzata la Renania, si fermò l'asse Roma-Berlino (1936) e l'Austria venne annessa con uno spregiudicato colpo di mano (1938 Anschluss). Infine l'invasione della Polonia (1° settembre 1939) fu la scintilla che fece scoppiare la seconda guerra mondiale; Nella prima fase del conflitto la Germania sembro avere la meglio; Hitler e i suoi uomini diedero allora il via alla cosiddetta “ soluzione finale”, organizzando la deportazione e l'eliminazione di milioni di ebrei, zingari, omosessuali, malati mentali, oppositori politi ecc. Soppressi gli avversari politici e i diritti costituzionali e civili, il regime affronto la crisi occupazionale, pianificando una ristrutturazione industriale e agricola dell'intero paese, eludendo le restrizioni del trattato di Versailles, abolendo le cooperative e ponendo le organizzazioni sindacali sotto il controllo dello stato, grazie al “nuovo ordine” la Germania hitleriana uscì dalla crisi: le sorti dell'alta finanza e delle grande industria nazionale furono risollevate e gradualmente fu assorbita la disoccupazione.
2- IL TERZO REICH Il Terzo Reich rappresenta il regime nazista instaurato da Adolf Hitler in Germania nel 1933 e conclusosi nel 1945 con la disfatta della Germania nella seconda guerra mondiale. Negli anni della repubblica di Weimar (1919-1933), il sistema democratico subì i contraccolpi delle crisi internazionali e delle tensioni interne, dovuto alla disoccupazione e al peso delle ripartizioni imposte dalla Germania dopo la prima guerra mondiale. I contrasti interni finirono per premiare il partito nazionalsocialista che, alle elezioni del 1932 divenne il partito di maggioranza relativa, dopo vari tentativi di formare un governo il presidente Reich Von Hindenburg nominò Hitler cancelliere (30 gennaio 1933). Il nazismo avvio un rapido processo di trasformazione in senso totalitario dello stato. Si allestirono campi di concentramento per rinchiudervi gli oppositori e ridurli finalmente al silenzio, quindi fu presso a pretesto l'episodio del Reichstag che porto alla morte di vari oppositori, anche facenti parti delle SA, nella notte denominata “la notte dei lunghi coltelli”. Fu ordinata la carcerazione dei dirigenti dei partiti democratici e la messa al bando dei comunisti e di tutti i partiti, compresi quelli di destra che erano stati fiancheggiatori di Hitler. A marzo esautorò il Parlamento e assunse i pieni poteri, imponendo una dittatura personale, si ha cosi una totale identificazione tra stato tedesco e partito nazista. Il Patito nazista, unico partito autorizzato, doveva rappresentare il legame tra il capo e le masse,irreggimentate nelle diverse organizzazioni naziste, quali il Fronte del lavoro, che sostituiva i disciolti sindacati, e la Gioventù hitleriana (Hilerjugend).
REPRESSIONE E CONSENSO Il corpo speciale delle SS, inizialmente costituito come guardia a protezione di Hitler, e la Gestapo furono alcuni degli strumenti repressivi della dittatura totalitaria, sancita formalmente nel 1943 quando Hitler proclamò la nascita del terzo Reich e si proclamo FÜHRER. I nazisti imposero una politica culturale di stampo totalitario attraverso il controllo sia dei mezzi di comunicazione di massa sia della produzione intellettuale. Il regime appena instaurato puntava ad assoggettare in modo permanente gli individui, seguendo diverse strade: Con una propaganda martellante, sapientemente diretta dal ministro della propaganda Joseph Goebbels, che si servi di tutti i moderni mass media (radio, cinema, giornali…), di adunate e parate militari; Attraverso un’educazione totalmente sorvegliata dei giovani. Inquadrati in una organizzazione paramilitare, la Hitlerjugend cioè la gioventù hitleriana; Eliminando tutti gli organismi sindacali, sostituendoli con il “fronte del lavoro”,. Lo stato totalitario si cimentò su una scelta ideologica che esaltava il mito biologico della “RAZZA ARIANA”, destinata alla supremazia di tutte le razze “inferiori”, quella ebraica. La politica razzista fu avviata nel 1935 con le leggi di Norimberga, che privavano gli ebrei dei diritti civili.. Con queste leggi gli ebrei furono esclusi dal diritto del voto e dagli impieghi pubblici, dall’esercizio delle professioni liberali, dal commercio, dalle banche e dall’editoria; venero inoltre proibiti i matrimoni misti, infine furono costretti a portare un segno di riconoscimento (la stella di David), che permetteva di identificarli e allontanarli dai luoghi pubblici. La potenza del Terzi Reich raggiunse cosi l'apogeo nel 1942, quando controllava direttamente o indirettamente gran parte dell’Europa; ma entro in crisi a fronte delle controffensive dei sovietici e degli angloamericani per scomparire infine nel 1945 con la sconfitta militare.
3-L’OLOCAUSTO La parola Olocausto originariamente indicava il rito religioso in cui l’offerta veniva distrutta dal fuoco. Seppure impropriamente il termine è usato con specifico riferimento allo sterminio degli ebrei operato dalla Germania nazista. La persecuzione degli ebrei tedeschi durante il nazismo. Come conseguenza delle idee nazionalistiche e razziste proclamate da Hitler nel Mien Kampf (1925), il regime nazista adottò misure di discriminazione sistematica contro gli ebrei, formalizzate in seguito dalle leggi di Norimberga. Secondo l’ideologia antisemita e razzista del regime, ebreo era chiunque risultasse avere tre o quattro nonni osservanti della religione ebraica, indipendentemente della sua effettiva partecipazione alla vita della comunità;. L’“arianizzazione” dell’economia. Dal 1933 al 1939 Partito nazista, enti governativi, banche e imprese misero in atto un’azione comune volta a emarginare gli ebrei della vita economica del paese. I non ariani vennero licenziati dalla pubblica amministrazione; gli avvocati e i medici ebrei persero i clienti ariani; le ditte di proprietà ebraiche furono liquidate o acquisite da non ebrei a un prezzo molto inferiore al valore reale; a causa di queste restrizioni e prelevamenti di società molti ebrei restarono disoccupati. La notte dei cristalli. Obiettivo dichiarato dal regime nazista prima della seconda guerra mondiale era spingere gli ebrei all’emigrazione. Nella notte dell’8 settembre 1938 la violenza antisemita sfociò in un episodio che verrà ricordato come la “NOTTE DEI CRISTALLI”: in una sola notte di disordini pilotati dall’alto, vennero incidiate 191 sinagoghe e distrutti migliaia di negozi di ebrei. Queste distruzioni furono la risposta tedesca all’assassinio di un diplomatico tedesco a Parigi da parte di un giovane ebreo, e convinse molti ebrei tedeschi e austriaci ad abbandonare il paese senza ulteriori indugi.
L’occupazione della Polonia. Allo scoppio della seconda guerra mondiale l’esercito tedesco occupò la Polonia occidentale, che contava tra gli abitanti due milioni di ebrei, i quali venero sottoposti a restrizioni ancor più severe di quelle vigenti in Germania. Furono costretti a trasferirsi in ghetti circondati da mura e filo spinato. Quanto era prodotto al loro interno veniva con forniture di carbone e cibo in quantità sufficiente a raggiungere la razione ufficialmente stabilita di 1200 calorie a persona. Nel 1941 venero inviate delle squadre speciali, chiamate Einsatzgruppen, per eliminare la popolazione ebrea nei territori occupati; in poco tempo compirono veri e propri massacri nelle periferie della città, la notizia si diffuse subito nelle capitali mondiali ma fu rapidamente rimossa e non provocò alcuna iniziativa da parte dei governi democratici. La soluzione finale. A un mese dall’inizio delle operazioni in Unione Sovietica Herman Göring inviò una direttiva al capo dei servizi della sicurezza indicandolo di organizzare una “soluzione finale” della questione ebraica in tutta Europa controllata dalle Germania. A partire del settembre 1941 gli ebrei tedeschi furono costretti a indossare fasce recanti una stella gialla; nei mesi seguenti decine di migliaia di ebrei furono deportati nei ghetti in Polonia e nelle città sovietiche occupate. Si realizzarono i primi campi di concentramento (lager), strutture concepite appositamente per eliminare le vittime deportate dai ghetti vicini. Bambini, vecchi e tutti gli inabili al lavoro venivano condotti direttamente nelle camere a gas; gli altri invece erano sfruttati per un certo periodo in officine private o internate ai campi e poi eliminate. Le deportazioni. In tutta Europea le deportazioni crearono problemi di ordine politico, amministrativo e logistico. In Italia il governo fascista; che pure aveva spontaneamente indotto le leggi “a difesa della razza”, rifiutò di collaborare con l’alleato nazista in questo campo, sino all’occupazione del settembre 1943. Il rifiuto venne anche da altre nazioni come l’Ungheria, la Romania, in Danimarca la popolazione si affrettò a mettere in salvo i concittadini ebrei, per salvarli da morte sicura, imbarcandoli verso la neutrale Svezia. I beni deportati /conti bancari, proprietà immobiliari, mobili, oggetti personali) venero sistematicamente confiscati dal governo tedesco.
I campi della morte. Il trasporto delle vittime di sterminio avveniva generalmente in treno. I treni, composti da vagoni merci sprovvisti di tutto, persino di buglioli e prese d’aria, viaggiavano lentamente verso la destinazione e molti deportati morivano durante il tragitto. Le destinazioni più tristemente famose, fra le tante, furono Buchewald, Dachau, Mathausen (Austria), Auschwitz (Polonia). Quest’ultimo era il più grande tra i campi di sterminio; trovò la morte oltre un milioni di ebrei, molti dei quali furono prima usati come cavie umane in esperimenti di ogni tipo. Per una rapida eliminazione dei corpi, nel campo venero costruiti grandi forni crematori. Nel 1944 il campo fu fotografato da aerei da ricognizione alleati a caccia di obbiettivi industriali; i successivi bombardamenti eliminarono le officine ma non le camere a gas.
I lager nazisti. In Germania i nazisti istituirono i Konzentrazionslager dove la polizia politica rinchiuse oppositori politici ed ebrei; inoltre la polizia criminale operò arresti preventivi di persone con precedenti penali, di zingari, omosessuali, disabili, prostitute e di tutti coloro che a vario titolo venero considerati “asociali”. I campi furono gestiti dalle SS con una brutale severissima disciplina militare. Nella seconda metà degli anni trenta campi di concentramento venero insediati a Dachau, Auschwitz-Birkenau, Mauthausen e Ravensbrück (questi esclusivamente femminile), gia nel 1939 gli internati erano 25.000. Gli internati erano costretti a lavori forzati e con loro che non resistevano venivano eliminati. Molti prigionieri vennero impiegati come cavie in esperimenti medico scientifici; a partire dal 1942 in questo campo si attuo la “soluzione finale”, che aveva come scopo l’annientamento delle opposizioni e delle “razze inferiori”. I lager erano recintati da filo spinato, nel quale veniva immessa l’alta tensione e nei punti nevralgici sorgevano torrette di controllo munite di mitragliatrici. Tipica iniziazione tedesca era quella di marchiare a fuoco l’internato col proprio numero del bracci sinistro e di scrivere quest’ultimo nei registri. La divisa tipica degli internati era a strisce blu e bianche, sulla quale era cucito un triangolo di stoffa: rosso per i politici, verde per i delinquenti comuni, violetto per gli obiettori di coscienza, nero per gli asociali, rosaper gli omosessuali, giallo per gli ebrei con sovrapposto un’altro triangolo rovesciato, a formare la stella di David.
Ogni mese avvenivano le selezioni nei kommandos con le quali tutti quelli non più abili al lavoro venivano uccisi. Nei campi di concentramento i metodi d’uccisione più usati furono: ØLe camere a gas all’interno delle quali, attraverso la somministrazione di acido cianidrico venivano uccisi i prigionieri in massa; ØLe fucilazioni, che avvenivano in un muro fatto con un particolare materiale che aveva la caratteristica di evitare il rimbalzo dei proiettili; ØL’impiccagione; Per l’eliminazione dei corpi invece si usavano: qI forni crematori, all’interno dei quali venivano immessi i corpi privi di vita; qLe fosse comuni nelle quali i corpi venivano ammassati. Il più grande campo di concentramento è stato in assoluto Auschwitz, dove persero la vita, secondo stime, quasi un milione di persone. Ma in totale in tutti i campi tedeschi trovarono la morte circa 11 milioni di persone, di cui 6 milioni de ebrei.
IL PROCESSO DI NORIMBERGA • Il 18 ottobre 1945 il pubblico ministero incriminò formalmente 24 persone con l’accusa di aver commesso crimini e atrocità, fra cui l’istigazione alla guerra d’aggressione, lo sterminio di gruppi razionali e religiosi, l’assassinio e il maltrattamento di prigionieri di guerra e la deportazione in campi di lavoro forzato di centinaia di migliaia di abitanti dei paesi occupati dalla Germania durante la guerra. • Furono inoltre messi sotto accusa sette organismi che formavano la struttura militare del governo nazista, fra cui le SS, la Gestapo, lo stato maggiore e il comando supremo delle forze armate. • La sentenza riconobbe il principio secondo il quale progettare una guerra d’aggressione costituisce un crimine internazionale e rigettò tutte le tesi della difesa, il partito nazionalsocialista, le SS, lo SD e le GESTAPO furono dichiarati organizzazioni criminali, dodici imputati furono condannati a morte, sette furono condannati a pene detentive e tre infine vennero assolti. • Dopo la conclusione del primo processo di Norimberga, nelle quattro zone occupate dalla Germania si tennero altri dodici processi nei quali furono giudicate 185 persone. • In Italia nel 1996 di fronte al tribunale militare di Roma è stato processato l’ufficiale nazista Erich Priebke, stradato dall’Argentina e accusato dell’omicidio per rappresaglia di 335 persone trucidate il 24 marzo 1944 alle fosse Ardeatine. • Dichiarato colpevole nel processo di primo grado, Priebke fu in primo tempo prosciolto perché il reato era prescritto. • Nell’ottobre dello stesso anno la corte di Cassazione annullò tuttavia la sentenza di primo grado ordinando un nuovo processo. Apertosi il 14 aprile 1997, il nuovo processo, che vedeva imputato anche l’ex ufficiale delle SS Karl Hass, si è concluso con la sentenza che ha definito “crimine contro l’umanità” la strage delle Fosse Ardeatine riconoscendoli colpevoli di omicidio continuato l’aggravante della crudeltà.
IL NAZISMO DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE • Al termine della guerra, dopo il processo di Norimberga, gli alleati organizzarono il cosiddetto “processo di denazificazione” del paese. La nuova costituzione democratica sanciva la proibizione di ricostruire il Partito nazionalsocialista; purtroppo nel dopo guerra e soprattutto negli ani sessanta il nazismo è tornato alla ribalta. • In Germania, in altri paesi e negli Stati Uniti sono nate piccole formazioni neonaziste che ancor oggi predicano l’odio razziale e l’antisemitismo, commettono violenze a danni degli immigrati e organizzano azioni terroristiche.
ITALIANO PRIMO LEVI
“Se questo è un uomo”: “Se questo è un uomo”: “Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce la pace Che lotta per mezzo pane Che muore per un sì o per un no . Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi.”
LA VITA Primo Levi nacque a Torino nel 1919 da una famiglia di origini ebree. Egli frequentò il liceo classico a Torino, ma la sua vocazione era per studi scientifici e, infatti, tenne i suoi studi universitari alla facoltà di chimica. Levi riesce a laurearsi a pieni voti nel 1941. Durante la guerra si unì ai partigiani sulle montagne della Valle D’Aosta. Alla fine del 1943 fu catturato dalle milizie fasciste e deportato nel campo di concentramento di Auschwitz in Polonia. Egli affidato alla fabbrica di Monowizt, che fa parte di un sistema di 39 campi, trova la sistemazione di manovale in una squadra incaricata di costruire un muro. Grazie alle sue conoscenze in chimica gli viene poi affidato un lavoro di laboratorio. Rimane ad Auschwitz fino alla liberazione per opera dei russi nel gennaio del’45. Egli, appena fece ritorno a casa, sulla base delle terribili esperienze che visse nel campo di concentramento, scrisse “Se questo è un uomo” che all’inizio ebbe un successo piuttosto limitato per le difficoltà che incontrò per la sua pubblicazione. Proseguì a comporre romanzi sui suoi ricordi di prigionia e sull’olocausto, come “La tregua” (1963). Il romanzo racconta il viaggio di ritorno dal campo di concentramento di Auschwitz fino a Torino ed ebbe subito un successo internazionale tale di consentire a Levi di essere riconosciuto come un grande scrittore e consentì a “Se questo è un uomo” di divenire uno dei romanzi più letti del dopoguerra. “ Se non ora quando” (1982) descrive il viaggio di un gruppo di partigiani ebrei russi che vanno dalla Bielorussia all’Italia passando per la Palestina. “I sommersi e i salvati” (1986) l’ultimo scritto da Levi. Egli scrisse anche dei libri di tipo scientifico legati ai suoi studi di chimica fra i quali i più importanti sono: “Il sistema periodico” (1975), “La chiave a stella” (1978). Levi in un periodo di depressione ancora tormentato dai ricordi di Auschwitz, muore suicida nel 1987 a Torino.
SE QUESTO È UN UOMO Trama: Levi scrive questo romanzo appena ritornato dal campo di concentramento di Auschwitz, in questo libro narra tutti gli orrori e le follie che ha visto durante la sua permanenza al Lager. Il racconto inizia quando l’autore è catturato dalle milizie fasciste nel dicembre del 1943 ed avviato temporaneamente nel campo di concentramento di Fossoli, nell’attesa di partire poi per la Polonia. Tutti i prigionieri erano inconsapevoli di quello che avrebbero incontrato in seguito, ma se accorsero ben presto, quando inizio il viaggio. Tutti i prigionieri furono stipati in vagoni merci in condizioni disumane: senza acqua, cibo e spazio per muoversi. Dopo questo terribile viaggio il treno arrivò ad Auschwitz dove gli uomini furono divisi da donne e bambini e si procedette alla selezione di chi era adatto a lavorare, e di chi era destinato alle camere a gas e ai forni crematoi di Birkenau. Levi fa notare la beffarda scritta all’ingresso del lager “Il lavoro rende liberi”, che gli rimarrà impresa per tutta la vita. Appena arrivati i prigionieri intuiscono in quale inferno sono arrivati: assetati dopo tre giorni senza potere bere, sono stati messi in una stanza con un rubinetto ma non possono bere perché l’acqua è inquinata. Sono cancellate le differenze individuali fra i prigionieri senza troppe spiegazioni: erano rasati, con casacche lacere tutte uguali e veniva tolto anche il nome, infatti, erano marchiati proprio come il bestiame con un numero indelebile che sarà il loro unico simbolo di riconoscimento. Levi si accorse ben presto delle condizioni del campo, i prigionieri erano spogliati dei loro averi, dovevano sottostare a ferrei regolamenti a volte anche dal sapore beffardo:, rispondere sempre Jawol “sissignore” e non fare mai domande, se non venivano rispettate erano sottomessi a durissime punizioni. Fra i vari internati del lager, criminali comuni e politici, gli ebrei erano quelli più disprezzati e maltrattati. Ogni giorno erano sottoposti a lavori in condizioni di schiavitù alla fabbrica di Monowitz: senza sosta sotto le percosse dei tedeschi, e soprattutto dei loro Kapos i capi baracche che, anch’essi prigionieri ma di “rango superiore”, responsabili della disciplina abusavano spesso del loro potere dando sfogo all’aggressività più feroce per la gioia delle SS.
Sostenuti solo da un pezzo di pane e un po’ di zuppa i prigionieri vivevano in baracche sovraffollate dove in una cuccetta dovevano dormire più persone; le latrine in condizioni igieniche disumane avevano scritte beffarde che incitavano l’igiene. Solo chi era in salute e sapeva ridurre al minimo lo spreco di forze ed energie poteva sperare di sopravvivere, altrimenti era destinato a morte certa. I prigionieri sono distrutti come esseri umani e pur di sopravvivere compiono qualunque atto anche rubare ma dovevano anche stare attenti a non essere derubati. Nei lager non c’e spazio per la solidarietà, arrivare vivi il giorno successivo è la cosa più importante per ogni prigioniero, nessuno pensa più al futuro, all’illusione che quell’inferno possa finire. Tutto diventa inutile nel lager e anche l’oggetto più insignificante può essere fondamentale. Nasce cosi un commercio di oggetti di ogni genere: fili di ferro per legare le scarpe, razioni di pane in cambio di un cucchiaio. Nonostante ciò Primo conosce alcune persone con le quali intreccia buoni rapporti e ringrazia di aver avuto amici come Alberto e Lorenzo che lo hanno aiutato a sopravvivere. Egli ricorda anche gli aiuti che i civili della Buna diedero ai prigionieri, il quale fu spesso fondamentale per la sopravvivenza. Durante l’estate del 1944 la vita nel lager ha una speranza in più perché circola voce sulle prime disfatte tedesche e nei prigionieri nasce l’illusione di poter essere liberati prima dell’arrivo dell’inverno. Le speranze andarono deluse è cosi l’inverno sopraggiunge e con esso selezioni per la camera a gas sempre più frequenti. Levi riesce a superare l’inverno grazie alle sue conoscenze chimiche grazie alle quali viene arruolato in reparto dove le condizioni erano meno massacranti. L’autore divide i prigionieri in due categorie, i sommersi e i salvati: I sommersi sono gli inetti, coloro che sanno adattarsi all’ambiente del lager e soccombono perché eseguono passivamente tutti gli ordini, non mangiano nulla extra-razione, non sanno una parola di tedesco e non riescono quindi a districarsi tra regolamenti e proibizioni. Appartengono a questa categoria la grande maggioranza dei prigionieri..
I salvati sono gli individui di che Darwin avrebbe definito adatti: i forti, gli astuti, coloro che riescono ad “aguzzare l’ingegno, indurire la pazienza, tenere la volontà”. Essi cercano di diventare dei Prominenti, perché da un incarico ad una mansione specialistica deriva sempre qualche privilegio e quindi qualche possibilità di sopravvivenza; inoltre sono di solito degli organizzati, nel senso particolare che questa parola assume nel gergo del lager, cioè escogitano gli espedienti più vari per procurarsi cibo o altri articoli che possono essere cambiati con cibo oppure usati per attutire i disagi. Faceva parte di questo gruppo anche lo stesso Primo Levi, infatti, grazie ad alcune circostanze fortunate, come la ferita al piede e la scarlattina, trascorre due periodi in Ka-Be, al riparo dal freddo; ma soprattutto, grazie alla sua laurea in chimica, è ammesso al laboratorio chimico come operaio specializzato e può lavorare in condizioni umane. Essere dei salvati, però, non vuol dire essere uomini, ma solo sapere escogitare qualcosa per non morire. Questo tema sarà ancora meglio ripreso nell’ultimo romanzo che Levi pubblicherà proprio dal titolo “I sommersi e I salvati”. Levi si ammalò di scarlattina nel gennaio 1945 pochi giorni prima dell’arrivo dei russi e questo gli salvò la vita, infatti, tutti i prigionieri sani furono portati via e poi giustiziati per non lasciare testimonianza di ciò che si era compiuto, ma i malati dell’infermeria furono abbandonati al loro destino. Dopo aver sopravvissuti dieci giorni con quel che rimaneva nel campo abbandonato, Levi e gli altri superstiti furono trovati dai russi. Da qui inizia il lungo tormentato viaggio di ritorno di Levi verso casa che sarà narrato nel romanzo “La tregua”.
Commento: “Se questo è un uomo” è la dimostrazione di quanto possono arrivare la follia e la crudeltà nell’uomo e di come un individuo possa essere distrutto nella sua identità e dignità. Il titolo del romanzo deriva da una poesia scritta all’inizio del libro, con questa si rivolge a chi queste esperienze non le ha vissute chiede se può essere considerato uomo chi vive in condizioni massacranti, picchiato, costretto a lottare per un pezzo di pane e avere la vita decisa per un “si” o un “no” alle selezioni per le camere a gas. Il titolo però si può estendere anche a chi ha commesso questa atrocità fino all’ultimo su chi non poteva difendersi, pur di seguire le regole di un’ideologia. Non è possibile definire uomo un essere in cui l’odio e la mancanza di dignità arrivino al livello dei lager. Penso che questo libro ci debba far riflettere perché i fatti accaduti allora non si debbano mai più ripetere in nessuna parte della terra, è un monito alla memoria per evitare di sbagliare ancora. Il linguaggio usato nel romanzo è semplice e immediato, le descrizioni sono molto realistiche per trasmettere al lettore ciò che si provava nel lager in modo diretto.
LA TREGUA Trama: La tregua è il seguito di “Se questo è un uomo”. Il libro narra il lungo viaggio di ritorno che Primo Levi fece dal campo di concentramento di Auschwits in Polonia, fino a Torino attraverso un lungo e tortuoso percorso fra vari paesi europei. Il romanzo inizia con la liberazione del campo da parte dei russi nel gennaio del 1945. I prigionieri che sono sopravvissuti agli orrori dei lager sono finalmente liberi e potevano tornare ad essere uomini. Duranti i primi giorni la confusione è molta e i prigionieri vengono smistati in vari campi di raccolta. Levi conosce molte persone ma ne ricorda una in particolare: Mordo Nahum, il Greco.L’incontro con lui fu fondamentale. Il Greco, ebreo di Salonicco è un personaggio il cui ideale di vita s’ispira ad un codice anarchico e mercantile fondato su pochi principi fondamentali fra cui “l’uomo è lupo dell’uomo” e “guerra è sempre”. È un uomo di mezz’ età che aveva vissuto molte avventure e sopravissuto in varie guerre, era diventato un maestro nell’arte di arrangiarsi e di cavarsela anche nelle situazioni più difficili. L’incontro con il Greco nonostante sia stato breve è ricordato con molto affetto perché i suoi consigli aiutano Levi a tornare a vivere dopo l’inferno del lager. Il primo luogo dove avvenne una lunga sosta fu Katowice, una cittadina poco distante da Cracovia, dove Levi trova ospitalità, grazie all’abilità del Greco. Presso un gruppo di italiani. Levi fa notare come gli abitanti della città guardano i prigionieri: sanno gia tutto degli orrori che avevano subito. Nel campo dove è ospitato, un ex lager trasformato dai russi in un campo di raccolta per persone di varie nazionalità, Primo fa molte conoscenze ed amicizie. Trova occupazione presso l’infermeria dove ottiene il compito di catalogare medicinali e conosce qui Galina, una giovane infermiera russa e un gruppetto di Italiani ai quali rimarrà molto legato anche dopo il ritorno a casa. Fra loro ci sono il Colonnello Rovi, Daniele, Leonardo, Cravero, Cesare. Quest’ultimo è un italiano ebreo proveniente anch’egli dal lager di Buna-Monowitz e più precisamente dal campo da dissenteria dove era stato soccorso da Levi durante gli ultimi tragici giorni che precedettero l’arrivo dei russi.
Tra i due ex compagni di prigionia si stabilisce un’amicizia profonda: di lui l’autore dice che “era un amico di tutto il mondo, non conosceva l’odio né il disprezzo, furbo e ingenuo, temerario e cauto, molto ignorante, molto innocente, e molto civile”. È Cesare che lo induce nel mercato nero di Katowice e durante questo periodo di “impresa commerciale” acquista una relativa serenità. Viene anche descritto come la vita torna a riprendere dopo la guerra: iniziano attività commerciali, le persone tornano alle loro piccole attività quotidiane, iniziano la ricostruzione dei danni bellici e si cerca di dimenticare orrori e drammi appena passati. Nei messi di permanenza a Katowice tutti seguono l’evolversi della guerra fino al giorno della sua conclusione l’8 maggio 1945, che è accolto con grandi festeggiamenti, è un sempre più ardente desiderio di far ritorno a casa. Gli italiani partono poco dopo alla volta di Odessa per poi imbarcarsi su una nave che gli avrebbe riportati in Italia. Il viaggio però deve arrestarsi a causa di interruzioni sulla rete ferroviaria danneggiata dalla guerra e cosi sono inviati al campo di Staryje Doroghi in Bielorussia. Durante la lunga marcia verso la “casa rossa” di Staryje Doroghi il gruppo di italiani fa un toccante incontro con un gruppo di prigionieri tedeschi. Questi, affamati e distrutti dal lavoro, chiedono un pezzo di pane, tutti rifiutano ad eccezione di Daniele, unico sopravvissuto all’eccidio del ghetto di Venezia, che offre loro il pane ma pretende che questi s’inchinino ai suoi piedi. Il lungo soggiorno Staryje Doroghi è rilassante e trascorso nell’ozio ma con una crescente malinconia di tornare a casa e rivedere la propria famiglia. Incontra per l’ultima volta il Greco, che finalmente può far ritorno a casa, rafforza il legame d’amicizia con i suoi compagni di viaggio. Dopo il lungo stazionamento in quel campo il gruppo di italiani riparte per l’Italia ma gli attende ancora una volta un lungo e snervante viaggio. A causa sempre dei danni causati dalla guerra alle ferrovie il convoglio compie un percorso tortuoso attraverso vari paesi e paesaggi dell’Europa : dalle sconfinate pianure della Russia, alle “familiari” colline della Romania, alle fertili pianure ungheresi, alle Alpi d’Austria e Germania dove arrivando a Monaco non può fare a meno di pensare che tutto era partito da lì. Girando per le vie della città distrutta e incontrando pochi sopravvissuti vorrebbe fare mille domande ma nessun tedesco ossa guardare il gruppo di ex-deportati ebrei. Dopo un mese di viaggio Levi arriva alla tanto sospirata Italia, e il 19 ottobre 1945 a Torino, dove può riabbracciare i suoi cari. Egli resta ancora in contatto con i suoi compagni di viaggio, e con alcuni di questi diviene anche amico. Levi ha modo di vedere un’Europa distrutta che si sta appena riprendendo da una lunga guerra che aveva portato innumerevoli drammi, morti e distruzione come mai prima nella storia. Le persone spesso colpite dalla distruzione di tutti i loro averi e della perdita dei loro cari tornano a sperare e ad avere voglia di vivere. Egli arrivato a casa ha ancora i segna indelebili di ciò che aveva subito la memoria degli orrori del lager lo tormenteranno per tutta la vita.
Commento: con questo romanzo Levi oltre a raccontare la sua personale odissea attraverso l’Europa, ci parla di come i sopravvissuti dei lager siano tornati a vivere dopo che era stato loro cancellato tutto ed erano stati ridotti a larve. Durante questa odissea c’è chi intraprende la strada del commercio per procurarsi del denaro con il quale sopravvivere e chi ruba; ma nello stesso tempo si mescolano tra di loro, si aiutano l’uno con l’altro e si compatiscono: sono cosi “tornati ad essere persone” con sentimenti, emozioni, desideri, in quanto possono finalmente pensare e riposare. Più si avvicinano alle proprie terre e più sono assaliti da sentimenti opposti: l’ottimismo e l’angoscia che qualcosa possa impedire loro il rimpatrio e infatti, all’inizio sono increduli del loro arrivo, ma infine riacquistano la loro sicurezza. Nel romanzo non ci viene descritta la sola “ricostruzione morale” di una persone, ma anche quella materiale di paesi, case, infrastrutture, traffici e commerci di un’Europa distrutta dalla guerra. Lo stesso autore ci spiega i motivi per cui ha dato al libro il titolo “La tregua” nelle pagine conclusive, quando rammenta le sensazioni che ha provato con i suoi compagni di viaggio nel momento in cui il treno è entrato in Italia. La tregua è infatti un’odissea, il ritorno inteso come travaglio interiore, lotta contro i ricordi, la ricerca della propria persona, dell’integrità umana calpestata ed avvilita. Ma la tregua è anche il ritorno alla “normalità” conquistata e assaporata a poco a poco nel corso di un viaggio di nove mesi per il ritorno alla vita. Ma il ritorno alla vita sarà sempre dominato dal ricordo indelebile di Auschwitz. Penso anche che Levi descrivendoci i paesaggi e gli abitanti di un’Europa distrutta voglia far ricordar a tutti gli orrori e l’insensatezza della guerra. Questo ci dovrebbe far riflettere sulle varie guerre che ancora oggi si stano combattendo in tutto il mondo che mietono moltissime vittime e sofferenze inutili e spesso passano inosservate.
BIBLIOGRAFIA Storia:ho consultato il testo scolastico “Settecento-Novecento 2” editore Bruno Mondatori. E il sito internet : www.wilkipedia.it Italiano: la storia è vera e riportata dai libri “Se questo è un uomo” e “La tregua” di Primo Levi. I dati sulla vita dello scrittore sono stati riportati dal libro e da pubblicazioni trovate su vari siti interne : www.italialibri.net - www.leonardo.it Geografia: ho consultato l’enciclopedia “Geografica 2003” Zanichelli e l’enciclopedia “Geografia mondiale” De Agostani. Storia dell’arte: ho consultato il testo scolastico “Itinerario nell’arte vol.3” editore Zanichelli. E dopo aver consultato diversi siti quali: www.fotoartearchitettura.it - www.francescomorante.it – www.wilkipedia.it Francese: Le informazioni e i dati sono stati scritti dopo aver consultato diversi siti quali: www.evene.fr - www.alalettre.com