410 likes | 602 Views
Introduzione allo Humanistic management Marco Minghetti Lezione 1 Pavia Ottobre 2007. Presentazione del Corso.
E N D
Introduzione alloHumanistic managementMarco Minghetti Lezione 1PaviaOttobre 2007
Presentazione del Corso Il Corso di Humanistic Management si propone di avviare lo studente ad una modalità di interpretare l’azienda alternativa al tradizionale scientific management: una apertura al nuovo che guarda alle possibilità dell’Information & Communication Technology coniugate a discipline che solo da qualche tempo hanno cominciato ad essere utilizzate in contesti imprenditoriali – la letteratura, la filosofia, la drammaturgia, la cinematografia, la poesia. Una parte del Corso sarà dedicata all’illustrazione dell’apparato teorico illustrato nel “Manifesto dello humanistic management”. Questo avverrà principalmente attraverso 5 testimonianze e una lettura critica dei Principi dello Scientific management di Taylor.
Incontri con autori del manifesto • 2 ottobre approfondimento De Masi • 3 ottobre Piero Trupia • 10 ottobre Andrea Notarnicola • 16 ottobre Andrea Fontana • 24 ottobre Paolo Costa • 31 ottobre Giampaolo Azzoni
Presentazione del Corso La seconda parte sarà costituita da un approfondimento pratico fondato sull’analisi di venticinque poesie del Premio Nobel per la Letteratura Wisława Szymborska. Tale analisi si focalizzerà su cinque temi fondamentali per la comprensione delle aziende attuali: • la definizione dell’identità individuale e di gruppo; • la costruzione delle relazioni interpersonali; • la selezione delle competenze necessarie a produrre innovazione; • la gestione delle diversità e quindi dei talenti; • il processo di produzione di significato nelle organizzazioni, per il quale Karl Weick ha coniato il termine sensemaking.
Presentazione del Corso I vari argomenti trattati verranno presentati utilizzando l’approccio metadisciplinare caratteristico dello humanistic management. Dunque durante le lezioni ci si avvarrà delle tradizionali presentazioni PowerPoint, ma anche di letture di romanzi e poesie, visione di scene tratte da film, fotografie, eccetera. A tal fine quest’anno in particolare verrà utilizzato il volume “Le città invisibili” di Italo Calvino.
Lo Schema Le città invisibili sonoorganizzate intorno adundici diverse categorie di città, ognuna dal nome di donna, che presentano, nella mappa dell’Impero di Kublai Kan descritta da Marco Polo, ciascuna cinque varianti:
Rendere visibile l’invisibile • Ne le città invisibili le città del mondo prendono forma attraverso i desideri dei loro abitanti e attraverso i racconti del viaggiatore che le attraversa. • Lo stesso vale per le aziende. • E’ ciò che si chiama sensemaking.
Bibliografia Marco MINGHETTI- Fabiana CUTRANO, Le nuove frontiere della cultura d’impresa, ETAS, 2004. Pagine obbligatorie da studiare 1-47 (L’unità molteplice) e quattro capitoli a scelta (due della prima parte e due della seconda) Marco MINGHETTI – Fabiana CUTRANO, Nulla due volte. Il management attraverso le poesie di Wisława Szymborska, Libri Scheiwiller, 2006, obbligatori da studiare tre capitoli a scelta. Italo CALVINO, Le città invisibili, Einaudi. Le slide utilizzate nel corso saranno messe a disposizione sul sito. Ulteriori riferimenti bibliografici sulle tematiche discusse in aula verranno forniti nel corso delle lezioni.
Modalità d’esame • Saranno oggetto dell’esame orale Le variazioni impermanenti del “Manifesto dello humanistic management” (pp. 1-47 del volume) e i capitoli scelti dagli esaminandi dei due libri indicati in bibliografia. In alternativa/integrazione allo studio dei 4 capitoli a scelta del Manifesto dello humanistic management è consigliata la presentazione di una tesina scritta di circa 20.000 battute da fare avere al docente almeno 15 giorni prima della data dell’esame. • Sarà gradito l’impegno a discutere ciò che verrà svolto a lezione insieme ai contenuti di altri testi fra quelli che verranno suggeriti nel corso delle lezioni
E-mail e indirizzo web • I materiali delle tesine (commento libero ad una delle città invisibili) • e le richieste di appuntamento per colloqui possono essere inoltrati a: marco.minghetti@eni.it Info sullo humanistic management al sito: www.humanisticmanagement.it
Managemenent: etimologia • Il latino manus, di origine indoeuropea, parla dell’organo del corpo umano, ma porta con sé, anche, una originaria idea di ‘tutela’, ‘protezione’. • Nella prima metà del 1100, in francese manière significa ‘modo di fare’, da cui l’italiano maniera. In italiano, nel 1300, maneggiare. Un secolo dopo si aggiunge il senso figurato di ‘governare’. • Maneggio si afferma nel 1500: c’è il senso di ‘lavoro fatto con le mani’, ma anche di ‘negozio’, ‘traffico’. Da F. Varanini, “Le parole del manager”, Guerini, 2006
Management: una definizione L’insieme delle prerogative che riguardano la direzione e la gestione amministrativa di una azienda
Management: declinazioni • Sapere.it Trovati 34 risultatimanagement a) L'attività e la funzione del manager; b) tecnica della gestione industriale; c) l’insieme dei quadri dirigenti di un'impresa • personnel management inglese (propr., direzione del personale). Indica l'attività di selezione, assunzione e addestramento del personale impiegatizio e direttivo di un'azienda, ed è connessa a motivazioni interne tese al raggiungimento del successo aziendale • load management ingl. (propr. gestione del carico). Gestione dei carichi di un sistema elettrico in modo tale che la richiesta di energia elettrica sia congrua con la presente disponibilità degli impianti di generazione e con gli obiettivi a lungo termine
Management: declinazioni • project management Tecnica manageriale consistente nel predisporre una struttura organizzativa in cui la divisione dei compiti avviene sulla base delle specifiche esigenze dei singoli clienti • Customer relantionship management Filosofia aziendale e strategia di business, volte a selezionare e a gestire le relazioni con i clienti di maggior valore per l’azienda, attuando a tal fine un approccio di tipo integrato che coinvolga persone, reparti, procedure e tecnologie attraverso una cultura aziendale “cliente-centrica”, stabilendo una comunicazione a due vie anziché solo da azienda a cliente, così da fidelizzarlo e accrescerne la profittabilità.
Scientific management: taylorismo • Indirizzo di studi sull'organizzazione scientifica del lavoro, elaborato inizialmente dall'ingegnere statunitense F. W. Taylor all'interno delle industrie siderurgiche della Midvale Steel Co. • Il sistema è illustrato nel suo saggio del 1911, ThePrinciples of Scientific Management, Criteri scientifici di organizzazione e direzione aziendale.
Scientific management: taylorismo • Taylor elaborò tecniche come il cronometraggio dei tempi di lavoro in un sistema produttivo diviso in tante piccole unità semplici e ripetibili che non consentivano alcun spreco di energia né di tempo. • Gli operai cioè dovevano svolgere solo determinati movimenti sempre uguali per tutta la durata della giornata lavorativa. Chi aveva la capacità di essere straordinariamente veloce era anche incentivato economicamente con un premio di produzione. • I metodi suggeriti da Taylor si diffusero rapidamente sebbene fossero vivamente criticati da chi li considerava motivo di superlavoro, di azioni ripetitive e monotone, causa di disoccupazione. E in verità il taylorismo trascurava i lati psicologici del lavoro puntando unicamente sull'aumento della produzione. Ma nonostante i suoi difetti e i suoi limiti il taylorismo si diffuse largamente nei Paesi industrializzati.
Humanistic management 1 • Rinvia ad una specifica appartenenza intellettuale, storicamente datata e radicata in Europa, specialmente nella Grecia classica e nel Rinascimento italiano. • Un’appartenenza intellettuale che, però, non può essere solo ridotta o semplificata ad una sorta di italian o european style dai modi inconfondibili e aggraziati: gusto per il bello, per le arti, per le cose buone e per i piaceri della vita. L’umanesimo certo è in buona parte quello spirito geniale mediterraneo, greco, latino e rinascimentale, elitario, aristocratico ed estetizzante, che punta ad un ideale di epicurea felicità dell’attimo; • ma si nutre anche di quell’etica del rispetto, di quelle elaborazioni evangeliche e laiche (tormentate), che appartengono ad esempio al pensiero della rinascenza erasmiana: una mediazione sapiente (o temperata, socratica) tra pietas e cultura dell’impegno morale. • Cfr. Premessa a Manifesto dello Humanistic Management
Humanistic management 2 • L’umanesimo che noi vogliamo proporre ha fra le sue caratteristiche il superamento delle opposizioni tipiche del pensiero dicotomico moderno: quindi anche quella fra “scientifico” e “umanistico”. Dando enfasi all’aggettivo “umanistico”, il rischio, per assurdo, non solo è quello di perdere di vista ciò che di buono c’è nel paradigma scientifico, ma, soprattutto, ciò che l’umanesimo è sempre stato: sintesi di tante culture, fra cui anche quella scientifica.
Nella prima metà degli anni Novanta, Marco Minghetti pubblica una serie di saggi che descrive l’avvento di un “nuovo dominio manageriale in cui confluiscono, connettendosi e modificandosi reciprocamente, discipline un tempo separate.” Tuttavia, scrive nel 1993 su Mondo Economico, “il determinarsi del nuovo dominio manageriale è possibile solo all’interno dell’organizzazione d’impresa che adesso si sta affermando e, allo stesso tempo, esso è necessario per il corretto funzionamento di questo nuovo modello organizzativo. La nuova organizzazione cui mi riferisco si caratterizza per essere “piatta”, rapida, interfunzionale, reticolare. In una parola, l’organizzazione comunemente definita “post-tayloristica”, basata quindi non sulla massima divisione possibile del lavoro, ma sul principio opposto, vale a dire la massima compattazione possibile del lavoro e sulla riduzione delle entità non strettamente necessarie. Per questo motivo, l’organizzazione post-tayloristica può essere definita anche “organizzazione occamista”. Al filosofo Guglielmo d’Occam (1300-1347) si fa infatti risalire la famosa frase “entia non sunt moltiplicanda sine necessitate” (le entità non devono essere moltiplicate oltre quanto è strettamente necessario). E’ il “rasoio di Occam” che gli stessi storici della filosofia chiamano “principio di economia”. E’ chiaro allora che se l’organizzazione tayloristica è caratterizzata da un moto centrifugo, che tende a distinguere e moltiplicare gli specialismi, nell’organizzazione occamista tutte le discipline manageriali sono soggette ad un processo centripeto, per il quale esse sono attratte le une verso le altre. La massima compattazione del lavoro genera quindi una tendenziale interdisciplinarietà e quello che abbiamo definito un nuovo dominio manageriale.” Breve storia dello H.M. 1
Nel 1995 Marco Minghetti dà vita a Biblioteca Agip, una collana di libri che Agip realizza in coedizione con Sperling & Kupfer e Jaca Book. Con il primo editore la collana pubblica libri di carattere manageriale, con il secondo opere letterarie dei Paesi in cui Agip (oggi Divisione Exploration & Production di ENI) opera. La Biblioteca Agip vive due anni e rappresenta il primo tentativo nato in ambito imprenditoriale di rinnovare la pionieristica esperienza delle Edizioni Comunità di Olivetti, di con-fondere autori specialisti in management con poeti e romanzieri di tutto il mondo, di sperimentare quella “conversazione permanente tra passione e ragione che deve andare insieme alla ricerca di quanto vi è di buono nelle altre civiltà”, posta ancora recentissimamente da Edgar Morin come priorità etica se si vuole guardare con serenità al futuro. Una decina i titoli pubblicati, tutti di altissimo livello, fra cui la raccolta di poesie Attento, Soul Brother, che fece conoscere in Italia lo scrittore nigeriano Chinua Achebe, e il volume vincitore del Pulitzer Il premio, di Daniel Yergin. In questo quadro, Minghetti firma Le cose e le parole, libro-inchiesta su prassi e strumenti per lo sviluppo della cultura d’impresa in 20 multinazionali (coautore Giorgio Del Mare) e cura il volume miscellaneo La metamorfosi manageriale: due testi nei quali si individuano alcuni concetti (ad esempio quello di “personigramma” e di “impresa circense”) che in seguito diverranno centrali nell’elaborazione dei principi dello humanistic management. Breve storia dello H.M. 2
L’esperienza di Hamlet • nasce nel marzo del 1997 • come rivista ufficiale dell’AIDP • destinata a 30.000 imprenditori e manager • mission: sperimentare una modalità innovativa di riflessione manageriale fondata sull’apporto delle diverse discipline umanistiche
L’approccio anglosassone • All’epoca di Shakespeare, l’alto dirigente veniva chiamato leader e aveva il compito di guidare una nazione, un clan o una contea. Gran parte delle sue opere mostrano quali sono i difetti del cattivo leader e le qualità del buon capo. • I manager di oggi possono quindi trarre da queste opere lezioni di comportamento ancora attuali.
Nasce lo humanistic management Nell’impresa shakespeariana vi è invece un approccio metodologico che porterà nel 2004 alla nascita di un nuovo modello: lo humanistic management per il quale la poesia, l’arte, la filosofia: • sono concepiti come strumenti operativi volti al superamento dei linguaggi settoriali • si traducono in catalizzatori metadisciplinari -
Di fronte ad un mondo ‘complesso’, in rapido e continuo mutamento occorre non un nuovo paradigma, non una nuova verità assoluta, assiomatica, ma piuttosto un nuovo tipo di discorso: che ci parli di come si coglie l’emergere del nuovo di come si impara ad imparare dunque di un discorso che metta al centro l’‘arte’, quale ci è mostrata in massimo grado da poeti, romanzieri, drammaturghi: da “umanisti” nel senso rinascimentale, narratori di storie, “facitori di senso” (sensemakers) tramite il romanzo, la poesia, l’autobiografia, il teatro, il cinema. Necessità di un nuovo discorso
Sezione 1: Il contesto: un approccio metadisciplinare La dimensione filosofica, ermeneutica, storica, economica, organizzativa, politica, strategica, sociologica Cosa ci chiede il post. Sei domande per il management umanistico (Piero Trupia). Il management della modernità riflessiva. La conoscenza come risorsa per esplorare e per condividere (Enzo Rullani) Da Esiodo al Duemilaventicinque. Un modello umanistico latino per le imprese (Domenico De Masi) Sezione 2: Il mondo vitale dell’impresa Valorizzare l'intangibile: esperienze, conoscenze , relazioni, intelligenze, emozioni, regole, morali, etiche Il capitale intellettuale. Come dischiudere la ricchezza nascosta dell’organizzazione (Franco D’Egidio) L’azienda razionale e l’azienda emotiva. Emozione ed intelligenza per lavorare divertendosi (Luca, Laura, Maria Ludovica, RiccardoVarvelli) L’azienda etica. L’impresa come protagonista di una storia che le persone desidererebbero sentire (Giampaolo Azzoni) Manifesto: Parte Prima. Concetti
Sezione 3: Identità individuale. La cura di sé. Letteratura, autobiografia, cinema. Un certo tipo di letteratura. Breve storia di un mondo possibile (Francesco Varanini). La scrittura di sé nell’autoformazione umanistica. L’impresa come spazio narrativo ritrovato (Duccio Demetrio) Nutrire l’enigma. Il cinema come strumento di pensiero e di comunicazione nelle realtà complesse (Giuseppe Varchetta). Sezione 4: Identità collettiva. La cura per gli altri. Networking, Business TV, Teatro d’impresa, Edutainment. Il Simposio platonico nel XXI secolo. Competenze di ruolo per la gestione della comunità e lo sviluppo della conoscenza negli ambienti virtuali (Paolo Costa) La business television. La tv come media e come schema mentale (Andrea Notarnicola). Esperienze e sogni di un formattore. La cultura d’impresa fra formazione, comunicazione e intrattenimento (Enrico Bertolino) Manifesto: Parte Seconda: Strumenti
Humanistic management 3 • “Le nuove frontiere della Cultura d’Impresa. Manifestodello humanistic management, pubblicato da Etas nel 2004. In quella occasione, un gruppo di noti esponenti della cultura italiana ha proposto una visione alternativa di che cosa sia e di come gestire il “mondo vitale” delle imprese: lo humanistic management. • Una apertura al nuovo che guarda alle possibilità dell’Information & Communication Technology coniugate a discipline che solo da qualche tempo hanno cominciato ad essere utilizzate in contesti imprenditoriali – la letteratura, la filosofia, l’antropologia, la drammaturgia, la cinematografia. • “Dalla poesia all’apprendimento”: così è sintetizzata la questione nella controcopertina del libro.
Scrive Kundera: “simile a una donna che si trucca per poi affrettarsi verso il suo primo appuntamento, il mondo …ci corre incontro già truccato, camuffato, preinterpretato”. Occorre dunque, letteralmente, svelare il trucco, ovvero, come ha fatto Cervantes, prima di Fielding, quando ha inventato l’arte del romanzo creando il Don Chisciotte, strappare “il sipario della preinterpretazione”. Questo atteggiamento esistenziale è propriamente ciò che fa di entrambi – il romanziere e il manager - dei poeti. • Come il romanziere dovrà allora comportarsi lo humanistic manager: non inseguire le ex-novità diventate “mode”, ma ricercare continuamente itinerari inesplorati per andare verso l”anima delle cose, attraverso scoperte che sono in certa misura sue proprie “invenzioni”.
Scrivere il curriculumdi Wislawa Szymborska Cosa è necessario? E’ necessario scrivere una domanda e alla domanda allegare il curriculum. A prescindere da quanto si è vissuto il curriculum dovrebbe essere breve. E’ d’obbligo concisione e selezione dei fatti. Cambiare paesaggi in indirizzi e ricordi incerti in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale e dei bambini solo quelli nati. Conta più chi ti conosce di chi conosci tu. I viaggi solo se all’estero. L’appartenenza a un che, ma senza un perché. Onoreficenze senza motivazione. Scrivi come se non parlassi mai di te stesso e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli, cianfrusaglie del passato, amici e sogni. Meglio il prezzo che il valore e il titolo che il contenuto. Meglio il numero di scarpa, che non dove va colui per cui ti scambiano. Aggiungi una foto con l’orecchio scoperto. E’ la sua forma che conta, non ciò che sente. Cosa si sente? Il fragore delle macchine che tritano carta.
Harvard Business Review, maggio 2004, presaenta i risultati di ricerca effettuata su 1.052 «star», tutti stock analyst che hanno lavorato per banche d' affari statunitensi : • il 46% dei talenti riduce di oltre il 20% le proprie prestazioni nell' anno di ingresso nella nuova impresa; • nella maggioranza dei casi l' arrivo di un talento riduce le performance del gruppo in cui è inserito; • il 36% dei talenti lascia la nuova impresa entro 36 mesi dall' arrivo; • un altro 29% lascia entro i successivi 24 mesi.
affonda le sue origini in testi come La ricchezza delle nazioni e nelle esperienze della rivoluzione industriale si impone come disciplina a sé stante agli inizi del Novecento, con gli scritti di Taylor e le pratiche della fabbrica fordista qui si radica lo “Scientific Management”. La storia del management
A livello della produzione: serialità standardizzazione specializzazione del lavoro e delle mansioni A livello dello scambio: mercato di massa orientamento al prodotto e alla quantità. Il modello dello scientific management (1)
A livello cognitivo: massimizzazione dei risultati nel minor tempo possibile trionfalismo funzionale riduzionismo di ogni varianza deresponsabilizzazione personale sul risultato finale Il modello dello scientific management (2)