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“Questi antichi organismi sociali di produzione son infinitamente più semplici e più trasparenti della società borghese; ma si fondano o sull’immaturità dell’uomo indivi-duale – la cui storia non ha ancora per così dire tagliato il cordone ombelicale che lo unisce alla comunità naturale di una tribù primitiva – oppure su rapporti di signoria e di servitù. Il grado inferiore di sviluppo delle forze produttive del lavoro che li caratterizza, e che di conse-guenza impregna tutta la cerchia della vita materiale, la ristrettezza dei rapporti degli uomini, sia tra di loro, sia con la natura, si riflette idealmente nelle vecchie religioni naturali. In generale, il riflesso religioso del mondo reale non potrà scomparire che quando le condizioni di lavoro e della vita pratica presenteranno all’uomo dei rapporti trasparenti e razionali coi suoi simili e con la natura”, Marx, Il Capitale, I, p. 111. [I.] La modernità nasce dalla soppressione, pratica e ideologica, del comune ad opera della tenaglia stato-proprietà privata “per quanto imponenti ci sembrino gli uomini di questa epoca [arcaica], essi non si distin-guono ancora gli uni dagli altri, sono ancora attaccati, per usare l’espressione di Marx, al cordone ombelicale della comunità naturale. Il potere di questa comunità naturale doveva es-sere infranto; e infatti lo fu. Ma fu infranto da influenze che ci appaiono fin dal principio co-me una degradazione, come una colpevole ca-duta dalla semplice altezza morale dell’antica società gentilizia [e non della società medievale!]. I più bassi interessi – volgare avidità, brutale cupidigia di godimenti, sordida avarizia, rapina egoistica della proprietà comune – inaugurano la nuova società incivilita, la società di classi”, Engels, L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, pp. 99-100. “[…] spezzare le sue catene sostituendo la produzione capitalistica con una forma superiore del tipo arcaico di proprietà, vale a dire la pro-prietà (collettiva) comunista”, Marx, abbozzo di lettera a Vera Zasulič (1881). Accumulazione originaria (nascita del capitalismo) “La modernità, infatti, nasce con la distruzione del comune e con la sostituzione universale del para-digma dell’avere a quello dell’esse-re”, p. 32. La prima questione che si pone nel confronto con il manifesto di Mattei è quella del rapporto del marxismo con le formazioni sociali che precedono il capitalismo: “A seguito delle recinzioni, per un fenomeno centrale allo stesso svi-luppo della coscienza della mo-dernità, i beni comuni sono stati espulsi, cancellati […]. Soltanto Stato e proprietà privata, presentati come fra loro in conflitto, ma in realtà complici nella distruzione del terzo fattore […]”, p. 46. rischio di determinismo giuridico assolutismo giuridico (fine del policentrismo giuridico) fine del rapporto “ecologico e qualitativo” con la terra dominazione del valore d’uso necessaria ma non sufficiente Negazione della negazione carattere impacciato della società antica individualismo (antropocentrico e quantitativo) processo con due facce
[II.] Nonostante la loro sop-pressione, i beni comuni, con la fine del XX secolo, riemergono prepotentemente. “[nel] primo decennio del nuovo millennio […] la tematica dei beni comuni sta prepotentemente riemer-gendo in tutta la sua rivoluzionaria portata”, p. 3. (II.1) cosa spiega questa riemersione? “lo scenario neomedievale della glo-balizzazione [è] sempre più com-plesso e non comprensibile attra-verso le consuete categorie inter-pretative. Categorie nuove divengo-no così non solo utili, ma addirittura indispensabili […]. Ecco perché nel mondo attuale […] i beni comuni emergono come questione ineludi-bile”, p. 25. (II.2) perché ilcomune si generalizza nei beni comuni?
“In un mondo di risorse finite l’accu-mulo può logicamente avvenire sol-tanto sottraendo al comune, e dunque tramite un comportamento struttural-mente antiecologico, ossia contrario all’interesse della comunità naturale”, p. 50. (II.1) cosa spiega la riemersione dei beni comuni? “è chiaro che […] il processo di globalizzazione e di policentrismo giuridico noto come ‘neomedieva-lismo’ non può lasciare indifferente la materia dei beni comuni”, p. 13 determinismo giuridico ; analogia fuorviante (ora il policentrismo è tutto ‘dall’alto’) La seconda questione che si pone nel confronto con il manifesto di Mattei è quella del rapporto del marxismo con la sostenibilità ambientale del processo produttivo umano nuovo policentrismo giuridico (neomedioevo) “le battaglie politiche di lunga durata […] per i beni comuni […] fanno parte di una stessa decisiva una guerra rivoluzionaria che ha per scopo la sopravvivenza del pianeta”, p. 100. non è chiaro perché non siano sufficienti le nazionalizzazioni privatizzazioni degli anni ‘90 Da notare per ora: approccio normativo del manifesto di Mattei; visione meccanica della scienza. Rinvio al II ciclo!!! (ultimo incontro: Decrescita o ecosocialismo?) insostenibilità ecologica dell’accumulazione questa sembra dunque per Mattei la ragione fondamentale
(II.2) perché ilcomune si generalizza nei beni comuni? oggetti non utili “[…] i beni comuni sono resi tali non da presunte caratteristiche ontolo-giche, oggettive o meccaniche che li caratterizzerebbero, ma da contesti in cui essi divengono rilevanti in quanto tali. Di qui l’estrema ampiezza e flessibilità della nozione […].”, p. 53. merce non merce risorse naturali (non prodotte dal lavoro) oggetto utile (valore d’uso); prodotto dal lavoro; in vista dello scambio sul mercato prodotti del lavoro non destinati allo scambio prodotti in cui il conte-nuto di lavoro tende a divenire insignificante
(II.2) perché ilcomune si generalizza nei beni comuni? non merce risorse naturali (non prodotte dal lavoro) “Se i beni comuni sono liberi, i biso-gni che tramite essi possono soddisfarsi non sono paganti, salvo che il diritto li renda artificial-mente tali attra-verso processi di privatizzazione degli stessi beni comuni”, p. 64. richiedono un altissimo livello di sviluppo delle forze produttive prodotti in cui il conte-nuto di lavoro tende a divenire insignificante sono un costo per la società (dispendio di la-voro) che va sostenuto e pianificato prodotti del lavoro non destinati allo scambio
[III.] Far rivivere il comune (i beni comuni) senza utilizzare lo Stato o il partito “Ben difficilmente […] la forma partito, a sua volta prodotta dalla modernità politica (Stato territoriale sovrano) e dalla centralità domi-nicale può prestarsi al governo dei beni comuni”, p. 81 La terza questione che si pone nel confronto con il manifesto di Mattei è quella delle basi economiche dell’estinzione dello Stato, ovvero la questione della transizione dal capitalismo al comunismo (Marx, Critica al programma di Gotha, 1875; Lenin, Stato e Rivoluzione, 1917) “La figura del processo vitale sociale, cioè del processo materiale di produzione, si toglie il suo mistico velo di nebbie soltanto quando sta, come prodotto di uomini liberamente uniti in società, sotto il controllo cosciente e condotto secondo un piano. Tuttavia, affinché ciò avvenga. Si richiede un fondamento materiale della società, ossia una serie di condizioni materiali di esistenza che, a loro volta, sono il prodotto naturale originario della storia di uno svolgimento lungo e tormentoso”, Marx, Il Capitale, I, pp. 111-112. “diventa plausibile che ogni effettiva tutela di un bene comune debba essere politicamente sostenuta da movimenti (destrutturati e a potere diffuso) e assai meno capaci di farlo siano i partiti (organizzati e a potere tendenzialmente concentrato)”, p. 81 [1.] Prima fase della società comunista: I mezzi di produzione sono di proprietà comune; Il produttore riceve dalla società uno scontrino da cui risulta che egli ha prestato tanto lavoro (dopo la detrazione del suo lavoro per i fondi comuni), e con questo scontrino egli ritira dal fondo sociale tanti mezzi di consumo quanto costa il lavoro corrispondente. [ 2.] La fase superiore della società comunista: Scompare a subordinazioneasservitrice degli individui alla divisione del lavoro. Sviluppo onnilateraledegli individui. L’angusto orizzonte borghese può essere superato: Ognuno secondo le sue capacità; a ognuno secondo i suoi bisogni!
[I.] La modernità nasce dalla soppressione, pratica e ideologica, del comune ad opera della tenaglia stato-proprietà privata negazione della negazione [II.] Nonostante la loro sop-pressione, i beni comuni, con la fine del XX secolo, riemergono prepotentemente. piano e sviluppo delle forze produttive [III.] Far rivivere il comune (i beni comuni) senza utilizzare lo Stato o il partito le basi economiche dell’estinzione dello Stato