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PSICOPATOLOGIA DELLE CONDOTTE CRIMINALI. Francesco Rovetto. La violenza. la violenza è un particolare atto inflitto al soggetto contro la sua volontà, O una forma di restrizione, più o meno improvvisa, della libertà di disporre di sé e del proprio corpo.
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PSICOPATOLOGIA DELLE CONDOTTE CRIMINALI Francesco Rovetto
La violenza • la violenza è un particolare atto inflitto al soggetto contro la sua volontà, • O una forma di restrizione, più o meno improvvisa, della libertà di disporre di sé e del proprio corpo.
non sempre è facile definire il grado di consenso psicologico da parte della persona presunto oggetto della violenza e ciò vale in particolare per talune forme di aggressività sessuale (relazioni sadomasochistiche).
Difficoltà ancora maggiori se soggetto in condizioni di così grave sudditanza da apparire privo di volontà propria. • Es. Cooptazione di soggetti molto giovani con personalità fragili all’interno di organizzazioni religiose settarie ed aventi una concezione integralista
Il concetto di violenza non si identifica con l’aggressività. • nella maggior parte dei comportamenti aggressivi (competitività commerciale, giochi, sport, rivalità interindividuale in rapporto alla competizione sessuale) non è riconoscibile alcun carattere di violenza: • si pensi all’aggressività ritualizzata tipica di moltissime situazioni competitive, in cui oltre a non esserci nessuna coercizione fisica o psicologica, l’aggressività che entra in gioco è parte delle regole concordate e come tale non si traduce in un’intrusione prevaricante
L’aggressività • l’aggressività positiva rappresenta un comportamento diretto a superare tutto ciò che costituisce una ostacolo o una minaccia per l’integrità fisica o psicologia di organismo vivente . • L’aggressività quasi sempre viene descritta attraverso l’analisi di atti o comportamenti: l’aggressione può consistere in un atto energico fisico, verbale o simbolico; adeguato e di autoconservazione, o inadeguato come nel comportamento ostile e distruttivo; può esser diretto verso l’ambiente o un’altra persona o verso se stessi, come nella depressione.
Tre appaiono essere gli aspetti fondamentali che consentono di classificare l’atto come aggressivo: • l’intento, • l’azione e • lo stato emotivo.
L’intento rappresenta la volontà di arrecare un danno, o in modo diretto o impedendo a qualcuno di compiere azioni piacevoli, e può essere dedotto dalle dichiarazioni verbali, dall’osservazione delle azioni e dal contesto generale in cui il comportamento viene attuato. • l’azione è tesa a provocare un danno fisico con o senza aggressività verbale. • La terza caratteristica è lo stato emotivo: nel prototipo aggressivo è sempre presente la rabbia, ma possono esservi altri tipi di emozione che variano a secondo dell’intensità, dalla lieve “irritazione” alla grave ira.
TIPI DI AGGRESSIVITA’ • aggressività diretta • verso gli altri (eterodiretta) • Verso se stessi (autodiretta) • aggressività indiretta, • Verso oggetti • Verso animali (che non abbiano creato danni)
aggressività direttaè la tendenza a produrre azioni violente, finalizzate a danneggiare gli altri, se stessi o le cose in modo distruttivo. In particolari momenti o condizioni il soggetto può avere la impressione di non riuscire ad esercitare un qualsiasi controllo dei propri impulsi. • Per aggressività indiretta, invece, generalmente si intende l’atteggiamento di chi agisce l’aggressività con modalità indirette, quali “sbattere le porte” nei momenti di nervosismo, oppure eccedere con battute “pesanti” nei momenti di scherzo, o perdere la calma per difficoltà incontrate in ciò che si vuole fare .
Ed inoltre… • Irritabilitànel soggetto tutt’altro che paziente e tollerante nelle relazioni interpersonali, che ammette con disinvoltura di perdere la calma, ma che sostiene di poter riacquistare l’equilibrio con altrettanta facilità. • il negativismo, che si fonda su una marcata e insistente opposizione nel rapporto interattivo ed il • risentimento, in cui è possibile evidenziare come comune denominatore un certo grado di ingiustizia e di insoddisfazione. • Nella sospettosità, invece, lo stereotipo è caratterizzato dalla convinzione di essere denigrati, per cui il soggetto tende a mantenere la guardia serrata in aderenza al motto ”diffida sempre degli altri”
animus necandi, caratterizza l’omicidio volontario, per la sua definizione è necessaria e sufficiente la dimostrazione che l’agente si rappresenti la morte come conseguenza della sua azione o omissione e quindi la voglia in ogni caso, ovvero che si rappresenti l’evento morte come indifferente rispetto a quello di lesioni, o soltanto come possibile o probabile ( Cass. 20.2.1980, in Cass. Pen. Mass. Amm. 1981,; Cass.1.4.1985; Cass. 12.11.1987).
Infatti, la voluntas necandi , quale fenomeno soggettivo interno, di per se non esteriorizzato, deve necessariamente essere desunta da una serie di elementi, tra cui distinguiamo dati oggettivi, concernenti le modalità dell’azione delittuosa e dati soggettivi, riconducibili all’azione del fatto.
I dati esterni aventi valore significante possono essere le concrete modalità della condotta prima e dopo il delitto, la natura del mezzo usato, le parti del corpo aggredite dal colpevole, la reiterazione del colpo e tutti quei dati che secondo la comune esperienza abbiano un valore sintomatico (Cass. 24.6.91, in Riv. Pen., 1992, 247). • Non è necessario però che tutti gli elementi sopra descritti ricorrano congiuntamente,
In relazione alla diversità dell’elemento psicologico, il codice distingue tre specie di omicidio: • Le diverse figure sono perciò contrassegnate dal dolo, dalla colpa o dalla preterintenzione , a secondo che l’evento sia voluto, sia accaduto per imprudenza, negligenza o imperizia gravi, oppure si verifica come conseguenza di lesioni, oltre l’intenzione dell’autore del fatto.
Gli atti violenti di solito perpetrati da maschi, su persone note. • In violenza domestica ed in ospedali psichiatrici donne uguali a maschi. • La maggioranza ha rapido esordio. • 50% degli atti violenti sono compiuti sotto influsso di alcool (o di stupefacenti)
Cause della violenza • istinto? • Impulso? • Apprendimento sociale? • Danno neuroanatomico?
Determinanti della violenza • Sociali frustrazione soprattutto se arbitraria illegittima o immeritata; provocazione diretta (anche per interpretazione paranoica) esposizione a modelli aggressivi (TV ma soprattutto banda giovanile e famiglia) • Ambiente inquinamento; rumore; affollamento (pareti in cartongesso) • Situazionali elevata attivazione psicofisiologica (esercizio vigoroso, sex, porno); dolore
Determinanti della violenza 2 • Ormoni testosterone, • Sostanze alcool coca allucinogeni marijuana (a volte effetto paradosso da BDZ) • Neurotrasmettitori GABA, noradrenalina e serotonina (diminuisce), dopamina e glutammato aumentano • alti Livelli 5-HIAAA in liquor poca aggressività e pochi suicidi • Genetica molto rilevante soprattutto a livello temperamentale (vedi oltre), per la propensione all’uso di sostanze e per quanto riguarda il QI; Controverso il ruolo di anomalie cromosomiche tipo XYY.
Temperamento • Cloninger e colleghi (1993, 2000) hanno descritto la personalità come la sintesi tra carattere e temperamento, dove per temperamento si intendono le influenze genetiche e costituzionali esercitate sulla personalità, mentre il termine carattere si riferisce alle influenze apprese tramite il processo di socializzazione.
temperamento formato da quattro componenti: • ricerca di novità, (dopamina) • evitamento del danno, (serotonina) • dipendenza dalla ricompensa (noradrenalina) • (persistenza).
Per quanto riguarda il carattere, invece, è possibile distinguere tre fattori quantificabili: • gestione del sé, • cooperatività • senso dell’esistenza.
Stile di attaccamento e disturbi di personalità • i deficit nelle prime relazioni infantili portano sia a deficit neurofisiologici del cervello sia a deficit psicologici • Spitz il 1 anno di vita del bambino nani ritardati • Continue e valide interazioni genitore-figlio aiutano a stimolare lo sviluppo delle connessioni sinaptiche nella corteccia orbitofrontale, le quali fanno sì che il bambino moduli la frustrazione, la collera e la paura e risponda agli altri in modo flessibile.
Topolini allevati nella stalla • Topolini allevati in laboratorio • Spitz ed il primo anno senza stimoli nani e ritardati • Scimmia e scelta di madre di pelouche
un attaccamento sicuro del bambino sviluppa il sentiero neuronale che consente al bambino la gestione delle emozioni (resilience).
i bambini con uno stile di attaccamento insicuro sono più emotivamente instabili • hanno minori capacità di modulare la rabbia e gli affetti aggressivi, di calmare e consolare le proprie ansie e tristezze, nonché di tollerare alti livelli di piacere ed eccitazione • questi bambini hanno meno probabilità di interpretare correttamente i suggerimenti sociali degli altri, proprio a causa dei deficit nella corteccia orbitofrontale e questo complicherà ulteriormente le relazioni interpersonali.
I diversi stili di attaccamento nella prima infanzia • Con il termine attaccamento ci si riferisce a quel particolare legame emotivo che si sviluppa tra il bambino e il genitore, o chi per lui, e che influenzerà la capacità del bambino di sviluppare intime relazioni mature una volta adulto.
L’impatto del processo di attaccamento sullo sviluppo non deve essere sottostimato in quanto “il modellamento e l’organizzazione delle relazioni di attaccamento durante l’infanzia è associato a processi propri della regolazione delle emozioni, delle relazioni sociali, dell’accesso alla memoria autobiografica e allo sviluppo dell’autoriflessione”
Prevenzione e controllo • Spesso una eventuale concausa organica viene scoperta casualmente (es lesioni su bambini). • Punizione serve ma se data rapidamente in modo proporzionale e logicamente connesso (opportuna con paranoici). Se somministrata in modo errato istiga imitazione, vendetta o desiderio risarcimento), alla sospensione della punizione frequenti ricadute • Educazione a capacità sociali utile ma va compresa condivisa ed esercitata spesso cambiando gruppi di riferimento (non possibile rimanendo nella banda) • Risposte incompatibili; empatia; Umorismo; essere coinvolto in compiti utili
fattori di rischio per violenza: • alto livello di intenzione di nuocere; • presenza di vittima; • frequenti ed aperte minacce; • piani concreti • disponibilità di mezzi; • storia di perdita di controllo; • rabbia cronica, • ostilità e risentimento
gioia nell’assistere a sofferenza altrui o infliggere lesioni, • mancanza di compassione, • incendi crudeltà vs animali, • considerarsi vittima, • risentimento vs autorità,
violenze subite nell’infanzia, • ridotto calore o affetto in infanzia, • precoce perdita dei genitori, • precedenti violenze, • comportamento imprudente, • maggiore in ambiente metropolitano ed in • basso livello socioeconomico.
Farmaci: • STABILIZZATORI DELL’UMORE litio, antiepilettici, • ANTIDEPRESSIVI serotoninergici, • neurolettici • antiandrogeni, beta bloccanti, • in bambini beta bloccanti e stimolanti
vittime • maggiore rischio di problemi psichiatrici, • depressione sensazione di non poter essere aiutati, • mondo pericoloso, • sfiducia • rabbia di essere vittima.
VITTIMA DI ABUSO • MAGGIORE PROBABILITA’ DI: • Disturbi alimentari (anoressia e bulimia) • Disturbi dell’umore • Disturbo ossessivo compulsivo (lavaggio) • Disturbo di depersonalizzazione (dissociazione) • Abuso di sostanze • Ripetere su altri le violenze subite • Panico • Disturbi da discontrollo degli impulsi • PTSD
Consapevolezza e rifiuto di violenza • E’ aumentato il rifiuto per le forme di violenza che in passato erano considerate normali e pienamente tollerabili, • la rissa • il duello, • molte forme di vendetta • Violenza intrafamiliare • Incesto • Abuso di mezzi correttivi.
Violenza e minaccia • In genere il reato violento comprende il concetto di minaccia, STALKING • che non può essere valutata soltanto sulla base del danno provocato alla vittima, ma deve tener conto degli elementi soggettivi del comportamento dell’aggressore e delle modalità con cui è stata attuata
Libero arbitrio (scuola classica) Pena retributiva Pericolosità sociale (scuola positiva) Misura di sicurezza Sistema attuale: “diritto penale misto”
ORDINAMENTO ATTUALE: colpevolezza, imputabilità e pericolosità sociale
L’IMPUTABILITA’ (art. 85 c.p.) NON E’: • “coscienza e volontà dell’atto” (suitas)(art. 42, co. 1 c.p.) • “colpevolezza” (art 27 cost.; art. 43 c.p.) • “infermità mentale” (artt. 88-89 c.p.) • “personalità-carattere del reo” (133 c.p.) • “pericolosità sociale” (art. 203 c.p.)
SOGGETTIVITA’ NEL FATTO PENALE • 1.) Presente: art. 42, co. 1 • 2.) Colpevole art. 43: - dolosa - colposa - preterintenzionale • 3.) Integra: art. 85
1.) Presente: la suitas“coscienza e volontà dell’atto” Art . 42, comma I, c. p. “Nessuno può essere punito per una azione od omissione preveduta dalla legge come reato, se non l'ha commessa con coscienza e volontà.”
2.) Il principio di colpevolezzanulla pena sine culpa:art. 27 cost. e art. 43 c.p.
“La responsabilità penale è personale” (art. 27 cost.) • Componente psicologica-soggettiva del fatto criminale • La responsabilità penale è limitata al fatto proprio e colpevole
PRIMITIVA Oggettiva Comunicabile MODERNA Soggettiva Individuale Si risponde solo del fatto proprio e colpevole Piaget (Fauconnet) : evoluzione della nozione di responsabilità
Art . 43, c. p.Elemento psicologico del reato. Il delitto: e' doloso, o secondo l'intenzione, quando l'evento dannoso o pericoloso, che e' il risultato dell'azione od omissione e da cui la legge fa dipendere l'esistenza del delitto, e' dall'agente preveduto e voluto come conseguenza della propria azione od omissione; e' preterintenzionale, o oltre la intenzione, quando dall'azione od omissione deriva un evento dannoso o pericoloso piu' grave di quello voluto dall'agente; e' colposo, o contro l'intenzione, quando l'evento, anche se preveduto, non e' voluto dall'agente e si verifica a causa di negligenza o imprudenza o imperizia, ovvero per inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline.
“COLPEVOLE” • la colpevolezza riguarda il rapporto tra il fatto materiale (illecito) e l’atteggiamento psicologico del suo autore. • Atteggiamento sempre e comunque legato ad un fatto materiale • L’atteggiamento è “rimproverabile” in tre modi tipici
3. ) “INTEGRA”L’imputabilità Art . 85 c. p. “Capacità d'intendere e di volere. Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se, al momento in cui lo ha commesso, non era imputabile. E' imputabile chi ha la capacità di intendere e di volere.”
Imputabilità come presupposto (condizioni psichiche minime) della colpevolezza
qualsiasi sistema penale deve necessariamente assumere una posizione filosofica in merito alla natura della condotta umana, e cioè se questa sia libera o determinata.