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Il libro di Rut. Catechesi sul libro di Rut. Testo, ambientazione e composizione Analisi del racconto La legge del levirato Moab e i moabiti Temi teologici: La teologia dei nomi La Teologia della retribuzione L’agire “provvidente” di Dio La solidarietà e l’affetto parentale
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Catechesi sul libro di Rut • Testo, ambientazione e composizione • Analisi del racconto • La legge del levirato • Moab e i moabiti • Temi teologici: • La teologia dei nomi • La Teologia della retribuzione • L’agire “provvidente” di Dio • La solidarietà e l’affetto parentale • Gesù ha sangue “straniero”! 2
I. Ambientazione e composizione • La vicenda è ambientata all'epoca dei Giudici, in un periodo che in modo molto approssimativo potrebbe collocarsi tra il XIII e l'XI secolo a.C.. • Le tribù di Israele, dopo l'esperienza esaltante e fondativa (in questo senso, "mitica") dell'Esodo, tentano di insediarsi nel territorio di quella che sarà la Terra di Israele. 3
Riguardo all'autore si può dire che Rut condivide la sorte di tutti gli altri libri dell'Antico Testamento: in passato era prassi comune attribuirli a personaggi autorevoli: così il Pentateuco sarebbe stato scritto da Mosè, e il libro di Rut da Samuele, secondo quanto afferma la tradizione ebraica. • Al di là di queste attribuzioni pseudoepigrafe la tradizione non riporta nulla di più preciso. 4
Il testo, però, è stato scritto in un periodo molto successivo all'epoca in cui sono ambientati i fatti narrati. Molto probabilmente la redazione finale del testo è da collocare tra il 500 e il 200 a.C. (quasi mille anni dopo gli eventi descritti!), anche se non è da escludere che la storia di Rut, la bisnonna del re David, già circolasse nelle tradizioni orali ebraiche. • L'autore conosce già la lezione dei profeti, in particolare di Ezechiele 16, Isaia 54, Osea, etc. • Il testo presenta accanto a vocaboli ebraici arcaici anche termini vicini all’aramaico. 5
II. Analisi del racconto • In un periodo di carestia, Elimélech abbandona la sua città, Betlemme, e si va a stabilire nei "campi di Moab" (in Transgiordania) con la sua famiglia, cioè la moglie Noemi e i due figli Maclon e Chilion. • I figli sposano due ragazze moabite. Ma intanto muore il padre Elimélech. Dopo una decina d'anni muoiono anche i due giovani, Maclon e Chilion, senza lasciare figli. Restano così tre vedove: Noemi e le due nuore Orpa e Rut. 6
II. Analisi del racconto • Priva del marito e dei figli, a Noemi parve un nonsenso restare lontano dalla sua città; così si mise in cammino verso Giuda, diretta a Betlemme. • Le due nuore all'inizio l'accompagnavano incuranti delle sue proteste: «Orsù, tornate ciascuna nella casa di vostra madre... Tornate indietro, figlie mie... troppo amara è per voi la mia sorte...» (1,8-13). Alla fine, Orpa baciò la suocera e se ne ritornò al suo popolo. 7
II. Analisi del racconto • Rut, invece, disse a Noemi: «Non forzarmi a lasciarti e ad allontanarmi da te, perché dove tu andrai, andrò anch'io... il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio. Dove tu morirai, morrò anch'io e lì sarò sepolta...» (1,16-17). • Giunsero così tutt'e due a Betlemme al tempo della raccolta dell'orzo, cioè agli inizi del mese di aprile. 8
II. Analisi del racconto • Per venire incontro ai bisogni della suocera, Rut va a spigolare in un campo che - come viene a sapere appresso - appartiene a un parente prossimo (in ebr. go'el) di Elimélech, di nome Booz. Costui ammira la sua virtù e la colma di attenzioni (c. 2). • Noemi vede la possibilità di suscitare posterità legale al suo defunto marito e consiglia a Rut di notificare a Booz che, essendo un suo parente prossimo, ha il dovere di sposarla. 9
II. Analisi del racconto • Booz non ha alcuna difficoltà a compiere il suo dovere di go'el; avverte però che c'è un parente più prossimo di lui: se questi rinunzierà al suo diritto-dovere, egli è pronto a succedergli. • L'innominato go'el rinunzia solennemente. E Booz sposa Rut: il figlio, che nascerà dall'unione, legalmente sarà figlio di Noemi ed erede di Elimélech. «Noemi prese il bambino e se lo pose in grembo e gli fu nutrice. E le vicine dissero: È nato un figlio a Noemi!» 10
II. Analisi del racconto • Essa lo chiamò Obed: egli fu il padre di Iesse, padre di Davide. • «Questa è la discendenza di Perez: Perez generò Chezron; Chezron generò Ram; Ram generò Amminadab; Amminadab generò Nacson; Nacson generò Salmon; Salmon generò Booz; Booz generò Obed; Obed generò Iesse e Iesse generò Davide». 11
III. La legge del Levirato • Nella storia della relazione tra Noemi e Booz vi è una questione di passaggio di proprietà immobiliare complicata dalla questione matrimoniale. • Tralasciamo la prima questione e fermiamoci sulla seconda. Concerne una legge che con termine latino viene chiamata "levirato" (dal latino levir, cognato), legge codificata in Dt 25,5-10 (cf. Gen c. 38). 12
III. La legge del Levirato • Essa stabiliva che la vedova di un uomo morto senza lasciare figli doveva essere sposata dal fratello di costui, perché il defunto avesse una discendenza. Infatti il primo maschio che ne sarebbe nato, sarebbe stato considerato, dal punto di vista legale, figlio del morto, ne avrebbe ereditato i beni e perpetuato il nome. 13
III. La legge del Levirato • La legge aveva di mira la conservazione di una famiglia in Israele. Era concessa all'interessato la facoltà del rifiuto, ma questo doveva venire manifestato ufficialmente davanti a testimoni alla porta della città. Il rifiuto, però, comportava un notevole disonore: la donna infatti sputava in faccia al rinunciatario e gli sfilava un calzare, e ne veniva tramandato il disonore con l'espressione: "la famiglia dello scalzato". 14
III. La legge del Levirato • Si tratta di norme diffuse nelle civiltà dell'antico Oriente. Nel libro di Rut le circostanze sono piuttosto diverse sia dalle norme del Dt che di Gen 38,7-26. Sia Booz che l'altro innominato parente prossimo non sono cognati di Rut né di Noemi; non pare traspaia un obbligo grave né il rinunciatario è biasimato. Inoltre se Noemi poteva ancora avere figli, Booz avrebbe dovuto sposare lei per dare discendenza a Elimélech. • Nonostante tutto ciò, il matrimonio di Rut con Booz è ispirato dalla pietà verso un parente defunto, dal desiderio di conservarne il nome e l'eredità in Israele: è perciò del tipo del levirato. Più che la legge nella sua materialità, abbiamo qui lo spirito del levirato o un aspetto particolare di esso. 15
(Dt. 25,5-10) • “Quando i fratelli abiteranno insieme e uno di loro morirà senza lasciare figli, la moglie del defunto non si mariterà fuori, con un forestiero; il suo cognato verrà da lei e se la prenderà in moglie, compiendo così verso di lei il dovere del cognato; il primogenito che essa metterà al mondo, andrà sotto il nome del fratello morto perché il nome di questo non si estingua in Israele. • Ma se quell'uomo non ha piacere di prendere la cognata, essa salirà alla porta degli anziani e dirà: Mio cognato rifiuta di assicurare in Israele il nome del fratello; non acconsente a compiere verso di me il dovere del cognato. Allora gli anziani della sua città lo chiameranno e gli parleranno; se egli persiste e dice: Non ho piacere di prenderla, allora sua cognata gli si avvicinerà in presenza degli anziani, gli toglierà il sandalo dal piede, gli sputerà in faccia e prendendo la parola dirà: Così sarà fatto all'uomo che non vuole ricostruire la famiglia del fratello. La famiglia di lui sarà chiamata in Israele la famiglia dello scalzato.” 16
IV. Moab e i moabiti • I moabiti (insieme ad ammoniti e amaleciti) erano uno dei popoli confinanti con Israele e loro storici nemici. • Il giudizio che ne dà la Bibbia è molto severo: popolo nato da rapporto incestuoso di Lot con le figlie (Gen. 19,30-38), popolo dedito a culti pagani considerato corruttore dei costumi e delle tradizioni ebraiche (Nm. 25,1-3). 17
Genesi 19,30-38 • “Poi Lot partì da Zoar e andò ad abitare sulla montagna, insieme con le due figlie, perché temeva di restare in Zoar, e si stabilì in una caverna con le sue due figlie. Ora la maggiore disse alla più piccola: «Il nostro padre è vecchio e non c'è nessuno in questo territorio per unirsi a noi, secondo l'uso di tutta la terra. Vieni, facciamo bere del vino a nostro padre e poi corichiamoci con lui, così faremo sussistere una discendenza da nostro padre». Quella notte fecero bere del vino al loro padre e la maggiore andò a coricarsi con il padre; ma egli non se ne accorse, né quando essa si coricò, né quando essa si alzò. All'indomani la maggiore disse alla più piccola: «Ecco, ieri io mi sono coricata con nostro padre: facciamogli bere del vino anche questa notte e va' tu a coricarti con lui; così faremo sussistere una discendenza da nostro padre». Anche quella notte fecero bere del vino al loro padre e la più piccola andò a coricarsi con lui; ma egli non se ne accorse, né quando essa si coricò, né quando essa si alzò. Così le due figlie di Lot concepirono dal loro padre. La maggiore partorì un figlio e lo chiamò Moab. Costui è il padre dei Moabiti che esistono fino ad oggi. Anche la più piccola partorì un figlio e lo chiamò «Figlio del mio popolo». Costui è il padre degli Ammoniti che esistono fino ad oggi.” 18
Numeri 25,1-3“Israele si stabilì a Sittim e il popolo cominciò a trescare con le figlie di Moab. Esse invitarono il popolo ai sacrifici offerti ai loro dèi; il popolo mangiò e si prostrò davanti ai loro dèi. Israele aderì al culto di Baal–Peor e l'ira del Signore si accese contro Israele.” • Deuteronomio 23,4-5.7-9“L'Ammonita e il Moabita non entreranno nella comunità del Signore; nessuno dei loro discendenti, neppure alla decima generazione, entrerà nella comunità del Signore; non vi entreranno mai perché non vi vennero incontro con il pane e con l'acqua nel vostro cammino quando uscivate dall'Egitto”…“Non cercherai né la loro pace, né la loro prosperità, finché tu viva, mai. Non avrai in abominio l'Idumeo, perché è tuo fratello; non avrai in abominio l'Egiziano, perché sei stato forestiero nel suo paese; i figli che nasceranno da loro alla terza generazione potranno entrare nella comunità del Signore. 19
V. Temi teologici: • La teologia dei nomi • La teologia della retribuzione • L’agire “provvidente” di Dio • La solidarietà e l’affetto parentale • Gesù ha sangue “straniero”! 20
Teologia dei nomi • Elimélech • Noemi • Maclon • Chilion • Orpa • Rut "il mio Dio è re" "dolcezza mia" - "graziosa mia" "malattia" "annientamento" "nuca“ - "colei che volta le spalle" "amica" - "compagna" 21
Teologia della “retribuzione” • Il racconto, a lieto fine, si inserisce nel classico schema della teologia della retribuzione, che intravede il premio già su questa terra per il “giusto”. Infatti Dio premia la fedeltà e la dedizione di Rut facendole trovare, nel momento del bisogno e del pericolo, grazia ed ospitalità presso Booz che poi la sposerà. 22
Teologia della “retribuzione” • La situazione apparentemente disperata dell’inizio (carestia, morte, mancanza di figli, ecc.) viene trasformata alla fine del racconto in cui si parla di un matrimonio (che risolve il problema del sostentamento delle due vedove) e di un figlio (che dice apertura al futuro). 23
L’agire “provvidente” di Dio • Interessante il modo in cui il libro di Rut parla di Dio e della sua provvidenza. Dio, come in altri racconti biblici, ad esempio Ester o Giuseppe, non compare sulla scena, ma è tuttavia molto presente. Il libro di Rut non contiene miracoli, né apparizioni di angeli, né visioni o sogni, tutto è invece affrontato a livello umano e i problemi (la miseria, la mancanza di discendenti, la vedovanza) vengono risolti grazie all’intraprendenza di persone che, come Rut, si mettono in gioco per trovare una via d’uscita. • Ma, tra le righe, Dio è presente con la sua provvidenza, un termine che non esiste in ebraico, anche se il concetto è molto presente. Il libro di Rut parla del caso: “per caso” avvengono delle cose, ma il lettore credente sa che il caso non esiste e sa riconoscere la mano discreta di Dio che si nasconde nelle pieghe della storia. 24
La solidarietà e l’affetto parentale • La solidarietà, incarnata soprattutto da Rut e da Booz che, pur essendo molto diversi tra loro (uomo-donna, ebreo-moabita, ricco-povera, anziano-giovane), in realtà si assomigliano molto (tra l’altro, entrambi sono definiti «persone di valore», rispettivamente in Rt 2,1 e 3,11). Entrambi infatti sono generosi al di là del dovuto, esprimono una solidarietà concreta che nel caso di Rut è vissuta soprattutto nei confronti di Noemi, in quello di Booz invece nei confronti di entrambe le donne. • Significativo, infatti, il rapporto che si instaura tra Rut e Noemi: il legame parentale, anche se acquisito e non di sangue, è considerato da Rut al di sopra della sua stessa vita e delle sue legittime aspirazioni. • La famiglia non è solo un dato anagrafico o sociale, è un vero e proprio “spazio vitale”! 25
Gesù ha sangue “straniero”! • In un contesto in cui il giudaismo era tentato di vedere il rapporto con gli stranieri soltanto come il pericolo di una contaminazione religiosa, il libro di Rut annuncia non solo l'universalità della salvezza, come già avevano fatto i profeti, ma anche il fatto che la salvezza giungerà per Israele proprio attraverso la discendenza di una donna straniera (si tenga presente che si è Ebrei se si è figli di madre ebrea). • Proprio all'epoca della redazione del libro di Rut cominciava a consolidarsi la fede in un Messia, discendente di Davide, che sarebbe venuto per dare salvezza a Israele. Ebbene: questo figlio di Davide è un ebreo che ha in sé il sangue di Moab! 26
Alcuni biblisti ritengono che Rut sia stato scritto in epoca post-esilica (al tempo della restaurazione di Esdra e Neemia) e che intenda esplicitamente prendere posizione contro alcune scelte fatte da Esdra e Neemia, tra le quali quella di rimandare a casa le donne straniere che i Giudei avevano sposato. • Neemia 13,1-3 • 1In quel giorno si lesse in presenza del popolo il libro di Mosè e vi si trovò scritto che l’Ammonita e il Moabita non dovevano mai entrare nella comunità di Dio, 2perché non erano venuti incontro agli Israeliti con il pane e l’acqua e perché, contro di loro, avevano pagato Balaam per maledirli, sebbene il nostro Dio avesse mutato la maledizione in benedizione. 3Quando ebbero udito la legge, separarono da Israele tutti gli stranieri. 27
L’epoca post-esilica aveva posto problemi reali a coloro che erano tornati dall’esilio babilonese. Costoro avevano dovuto affrontare le difficoltà della ricostruzione di Gerusalemme e del tempio, si erano scontrati con coloro che erano rimasti nella terra d’Israele e nell’arco di cinquant’anni avevano occupato case e proprietà degli esuli, inoltre vivevano in situazioni di povertà e di ristrettezze economiche. • Tra le soluzioni proposte per uscire da questa difficile situazione c’era quella di chiudersi agli stranieri, di proibire i matrimoni misti, dunque di rimandare a casa le mogli “illegittimamente” sposate, per ritrovare una sorta di purità etnica attorno alla quale ricostruire la propria identità. In questo clima di chiusura dovuta alla paura e anche ad un’interpretazione restrittiva di alcuni testi biblici fondamentali, nasce, per reazione, il libro di Rut che, pur tanto idilliaco in apparenza, è in realtà uno scritto sovversivo, all’interno del quale si respira un’aria veramente universalistica. 28
Inoltre questa “contaminazione” moabita preserva il popolo ebraico, il popolo eletto, da ogni tentazione di considerarsi superiori agli altri popoli, viene così evitato il concetto di supremazia della razza che poteva essere legittimato dall’elezione divina. • Dio si sceglie un popolo non perché è migliore o più forte o più intelligente e neanche perché più “buono”! Dio sceglie perché “ama”, l’uomo deve gloriarsi solo di questo Amore di Dio. Niente è in nostro potere! • Deuteronomio 7,7-8“Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli – siete infatti il più piccolo di tutti i popoli –, ma perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri, il Signore vi ha fatti uscire con mano potente e vi ha riscattati liberandovi dalla condizione servile, dalla mano del faraone, re di Egitto.” 29
Rut è: • una donna straniera che diventa esempio di donna virtuosa e fedele fino alla morte; • una donna straniera che risalta a tal punto da dare il nome ad un libro sacro; • una donna straniera bisnonna di Davide. 30