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Moralità e teorie etiche. Bibliografia: A. VENDEMIATI, La specificità bio-etica , Rubbettino, Soveria Mannelli 2002, pp. 18-34. 2. Moralità e teorie etiche. Etica descrittiva : presenta il modo in cui di fatto ci si comporta, ma non dice nulla di come ci si debba comportare.
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Moralità e teorie etiche Bibliografia: A. VENDEMIATI, La specificità bio-etica, Rubbettino, Soveria Mannelli 2002, pp. 18-34
2. Moralità e teorie etiche • Etica descrittiva: presenta il modo in cui di fatto ci si comporta, ma non dice nulla di come ci si debba comportare. • Metaetica: analisi dei termini cruciali del discorso etico e logica del ragionamento morale. • Etica normativa: elabora criteri generali per determinare quali azioni siano giuste e quali sbagliate, per giungere alla soluzione di problemi morali specifici.
Metaetica • Deduttivismo • Induttivismo • Coerentismo
Deduttivismo • Il giudizio morale è l’applicazione di una regola generale a un caso chiaramente subordinato ad essa. • “Applicazione” dall’alto verso il basso di un precetto generale: una concezione che ha motivato l’uso del termine “etica applicata”
Deduttivismo 4. Teorie etiche 3. Principi 2. Norme 1. Giudizi particolari e azioni
Deduttivismo • Funziona quando un giudizio può essere posto senza riserve sotto una regola o un principio, ma risulta inutilizzabile di fronte alle complicazioni che sorgono quando si impone il ricorso a più di un principio. • Non coglie il modo in cui l’argomentazione e la giustificazione morali procedono nei casi complicati. • Cade sotto il “trilemma di Albert”: se una norma dovesse essere sempre giustificata sulla base di un’altra, 1. si cade in una circolarità; 2. si regredisce all’infinito; 3. si interrompe l’argomentazione scegliendo un principio primo arbitrario. • Gran parte delle decisioni pratiche morali sono state prese facendo a meno di teorie generali. Di solito le regole e i principî condivisi da queste teorie sono per i giudizi pratici dei punti di partenza più adeguati delle teorie stesse.
Induttivismo • I giudizi morali sono tratti dai casi particolari, facendo a meno delle norme generali o della tradizione storica. • A partire dai giudizi particolari, per generalizzazione, si possono poi derivare regole e principî che valgono in contesti analoghi, e che sono sempre provvisori e rivedibili. • Allora qual è l’utilità pratica di norme e principi? • Come mai, di fatto, di fronte allo stesso caso, accade che persone egualmente informate ed imparziali formulino giudizi morali contrastanti?. • Come mai i giudizi morali e le tradizioni inadeguate vengono criticati sulla base di norme generali, come per esempio quelle connesse alla tutela dei diritti umani?
Coerentismo • Né esclusivamente dall’alto né esclusivamente dal basso:«equilibrio riflessivo» in entrambe le direzioni. • L’accettazione di una teoria etica parte dai nostri «giudizi ponderati»: punti fermi ma passibili di revisione. • Tali giudizi devono essere giustificati senza ricorrere ad altri giudizi. • La loro assunzione non dipende dalla mera intuizione individuale: credenze acquisite, collaudate e corrette nel tempo. • Armonizzare tali giudizi, emendandoli e rendendoli compatibili tra loro e con le premesse di una teoria coerente. • I risultati andrebbero poi messi alla prova pratica, per vedere se producono un risultato coerente. • Il pieno equilibrio sarebbe quindi una meta ideale (anche se non utopistica), il cui scopo attuale sarebbe la «massima approssimazione alla piena coerenza».
Coerentismo • Confrontando teorie diverse e sottoponendole alla verifica pratica, si raggiungono gradi di giustificazione via via maggiori: • coerenza dei risultati con le premesse («condizione della rassomiglianza»), • «universalizzabilità» delle norme, • resistenza al confronto, dell’elasticità (adattamento alle novità) • produttività (capacità di offrire soluzioni creative e pratiche). • Ma è possibile elaborare teorie pienamente «coerenti» eppure ripugnanti. • Sembrerebbe auspicabile che una teoria etica non si limitasse alla coerenza, ma giungesse a cogliere ciò che in realtà è giusto e virtuoso, ossia che giungesse alla verità morale.
Caratteristiche delle teorie etiche • Fornire uno schema per riflettere sull’accettabilità delle azioni e valutare i giudizi morali e il carattere morale. • Requisiti: • chiarezza dell’insieme e delle singole parti; • coerenza interna; • massimo di completezza e di comprensione possibile nell’elencare i principî morali; • semplicità; • potere esplicativo della vita morale (i suoi scopi, il suo status, il modo in cui i diritti sono correlati ai doveri, ecc.); • capacità di giustificare le opinioni; • capacità di produrre giudizi che non facevano parte del nucleo di giudizi sui quali la teoria è stata costruita; • realizzabilità delle sue richieste.
Utilitarismo - Conseguenzialismo • Unico principio fondamentale, quello di utilità: la rettitudine (rightness) dell’azione sarebbe data dalla bontà (goodness) delle conseguenze: • l’utilitarismo della norma giustifica i giudizi e le azioni in base alle norme, e le norme in base al principio di utilità • è più utile obbedire sempre alle norme che non obbedire mai • l’utilitarismo dell’atto giustifica direttamente le azioni e i giudizi in base al principio suddetto • obbedire o disobbedire a seconda che ciò sia utile o meno.
PUNTI DI FORZA Sottolinea la responsabilità per le conseguenze delle azioni; la raccomandazione che il principio di utilità abbia un ruolo nell’elaborazione degli orientamenti pubblici; l’affermazione che l’utilità riveste un ruolo importante nella formulazione dei principî di beneficenza; l’esigenza di riferirsi al benessere generale anche al di là di quanto prescritto dalle norme morali comuni. PROBLEMI In base a quale criterio giudichiamo migliore o peggiore una conseguenza? Utilitarismo edonistico Utilitarismo delle preferenze Utilitarismo del benessere Utilitarismo ideale Utilitarismo perfezionista o eudemonista È eticamente sostenibile la prospettiva secondo cui l’unica cosa che conta è il risultato? Utilitarismo - Conseguenzialismo
Utilitarismo edonistico • “La maggior felicità per il maggior numero” • massimizzazione del piacere (calcolabilità) • ma “piacere” e “felicità” coincidono? • Kierkegaard sullo stadio estetico • Frankl sulla genesi delle nevrosi • Nozik e la macchina delle esperienze
Utilitarismo delle preferenze • Optare per quel comportamento che massimizza la realizzazione delle aspirazioni del maggior numero di soggetti. • Ma vi sono preferenze – es. quelle espresse nel 1933 in Germania dalla maggioranza elettorale che mandò al potere A. Hitler - che giustamente vengono recepite come eticamente sbagliate.
Utilitarismo del benessere • Massimizzare non il piacere ma il benessere. • Ma che cos’è il benessere? • Il problema della definizione del bene è semplicemente spostato
Utilitarismi ideali, perfezionisti, eudemonistici • Promozione di valori ideali quali l’amicizia, la virtù ecc. • Promozione della perfezione del soggetto agente. • Il problema è quello di fondare i valori ideali e definire in cosa consista la perfezione.
Utilitarismo: conta solo il risultato? • Dati dei valori, la risposta adeguata consiste non nel «rispettarli», ma nel «promuoverli». • L’azione giusta sarebbe quella che ha come conseguenza la promozione del valore, anche nel caso in cui l’azione stessa, nella sua struttura oggettiva, contrastasse con il valore in questione. • Es. sul valore della vita umana: non si dovrebbe esitare ad uccidere un innocente qualora ciò fosse prevedibilmente utile per salvare la vita di più persone. • In opposizione al deontologismo, ossia alla convinzione che vi siano delle azioni che vanno evitate sempre e in ogni circostanza. • Mentalità tecnicista – pragmatismo giuridico: sfugge la specificità morale.