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Lavoro di gruppo classe 3°D . LA POESIA . Salvatore Quasimodo . Cosa troverete?? Attraverso l’ utilizzo di queste diapositive scorgerete: Biografia di Salvatore Q uasimodo Testo della poesia “Uomo del mio tempo” Parafrasi della poesia Commento Un Inquadramento storico
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Lavoro di gruppoclasse 3°D LA POESIA
Salvatore Quasimodo • Cosa troverete?? Attraverso l’ utilizzo di queste diapositive scorgerete: Biografia di Salvatore Quasimodo Testo della poesia “Uomo del mio tempo” Parafrasi della poesia Commento Un Inquadramento storico E in fine un immagine che sarà il frutto di tutte le sensazioni suscitate alla lettura di questa poesia
Salvatore Quasimodo Salvatore Quasimodo nacque a Modica (Ragusa) il 20 agosto del 1901 morì a Napoli nel (1968) e trascorse gli anni dell'infanzia in piccoli paesi della Sicilia orientale (Gela, Cumitini, Licata, ecc.), seguendo il padre lavoratore delle Ferrovie dello Stato. Subito dopo il catastrofico terremoto del 1908 andò a vivere a Messina, dove il padre era stato chiamato per riorganizzare la locale stazione. Prima dimora della famiglia, come per tanti altri superstiti, furono i vagoni ferroviari. Un'esperienza di dolore tragica e precoce che avrebbe lasciato un segno profondo nell'animo del poeta. Nella città dello Stretto Quasimodo compì gli studi fino al conseguimento nel 1919 del diploma presso l'Istituto Tecnico "A. M. Jaci", sezione fisico-matematica. All'epoca in cui frequentava lo "Jaci" risale un evento di fondamentale importanza per la sua formazione umana e artistica: l'inizio del sodalizio con Salvatore Pugliatti e Giorgio La Pira, che sarebbe poi durato tutta la vita. Negli anni messinesi Quasimodo cominciò a scrivere versi, che pubblicava su riviste simboliste locali. Nel 1919, appena diciottenne, Quasimodo lasciò la Sicilia con cui avrebbe mantenuto un legame edipico, e si stabilì a Roma. In questo periodo continuò a scrivere versi che pubblicava su riviste locali soprattutto di Messina, trovò il modo di studiare in Vaticano il latino e il greco presso monsignor Rampolla del Tindaro. L'assunzione nel 1926 al Ministero dei Lavori Pubblici, con assegnazione al Genio Civile di Reggio Calabria, assicurò finalmente a Quasimodo la sopravvivenza quotidiana. Ma l'attività di geometra, a lui fastidiosa sembrava averlo allontanato da quella che per lui era la poesia. Tuttavia, il riavvicinamento alla Sicilia, i contatti ripresi con gli amici messinesi della prima giovinezza, soprattutto il "ritrovamento" con Salvatore Pugliatti, valsero a riaccendere la volontà languente, a far sì che Quasimodo riprendesse i versi del decennio romano, per limarli e aggiungerne di nuovi. Nel 1959 ricevette il premio Nobel della letteratura.
Le sue opere • Acque e terre, Edizioni Solaria, Firenze 1930. • Oboe sommerso (raccoglie le poesie dal 1930 al 1932), Ediz. “Circoli”, Genova 1932. • Odore di Eucalyptus e altri versi 1933, Prefazione di Sergio Solmi, Scheiwiller, Milano1936. • Poesie, Prefazione di Oreste Macrì, Edizioni Primi Piani, Tofanelli 1938 (prima raccolta antologica). • Lirici greci, Prefazione di Luciano Anceschi, Edizioni di Corrente, Milano 1940. • Ed è subito sera, Mondadori “Specchio”, Milano 1942 (nuova raccolta antologica). • Giorno dopo giorno, Introduzione di Carlo Bo, Mondadori, Milano 1947. • La vita non è sogno, Mondadori, Milano 1949. • Il falso e vero verde, Mondadori, Milano 1956. • La terra impareggiabile, Mondadori, Milano 1958 Premio Viareggio. • Dare e avere, Mondadori, Milano1966. • Il poeta e il politico e altri saggi Mondadori, Milano 1967. • S. QUASIMODO, Poesie e discorsi sulla poesia, a c. di Gilberto Finzi, Prefazione di Carlo Bo Mondadori, I meridiani, Milano 1971. Edizione riveduta e ampliata nel 1973, ripubblicata nel 1996, con l’aggiunta di manoscritti giovanili.
La II guerra mondiale • Durante il corso della seconda guerra mondiale Salvatore Quasimodo crea un opera intitolata” giorno dopo giorno”. Essa contiene tutte le poesie che Quasimodo ha scritto durante lo sviluppo della guerra che non ha vissuto come artefice ma come spettatore e vittima. • Una delle poesie più suggestive e emotive presenti in questa raccolta è “Uomo del mio tempo” scritta il 23 – 12 – 1935 essa chiude l’opera come suggello del tema trattato e cioè la condanna della guerra e contiene anche l’appello finale di rinnegare gli uomini (i padri) che vogliono la guerra contro altri popoli. • L’uomo a cui si rivolge il poeta nel titolo della poesia è un uomo delle generazioni passate, che ha portato morte, distruzione e barbarie; infatti quasimodo ha sotto gli occhi gli orrori della seconda guerra mondiale. Nella poesia, l’argomento principale è quello di superare l’ odio, le barbarie e la distruzione dell’ uomo del passato e creare un futuro di pace e fratellanza; il testo poetico è stato scritto dopo la fine della seconda guerra mondiale e, infatti il poeta fa riferimento alle terribili armi che sono state utilizzate in questo conflitto e alla scienza che è stata piegata allo stermino.
l’ ERMETISMO Con il termine ermetismo, non si intende una vera e propria corrente letteraria del Novecento, ma è un atteggiamento assunto da un gruppo di poeti, affermatosi in Italia tra gli anni trenta e quaranta e sviluppatosi nel periodo compreso tra le due guerre mondiali. La caratteristica più nota dell'ermetismo è la forte riduzione all’essenziale, che abolisce la punteggiatura e propone componimenti poetici brevi. Gli ermetici si servono della forma dell'analogia per rappresentare la condizione tragica dell'esistenza umana isolandosi in uno spazio interiore a difesa dalla retorica fascista. • Il tema centrale della poesia ermetica è il senso della solitudine disperata dell'uomo moderno che ha perduto fede negli antichi valori, nei miti della civiltà romantica e positivistica e non ha più certezze a cui ancorarsi saldamente. L'uomo vive in un mondo incomprensibile, sconvolto dalle guerre e offeso dalle dittature, per tanto ha una visione sfiduciata della vita, priva di illusioni. • Nella seconda metà degli anni trenta maturarono a Firenze, intorno alla rivista Frontespizio e Solaria, un vero gruppo di ermetici che, prendendo come riferimento Ungaretti, Quasimodo e Onofri, si rifacevano direttamente al simbolismo europeo e si affacciavano alle più recenti esperienze di quegli anni, come al surrealismo e all'esistenzialismo.
Uomo del mio tempo POESIA Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo. Eri nella carlinga, con le ali maligne, le meridiane di morte, t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche, alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu, con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora, come sempre, come uccisero i padri, come uccisero gli animali che ti videro per la prima volta. E questo sangue odora come nel giorno Quando il fratello disse all’altro fratello: «Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace, è giunta fino a te, dentro la tua giornata. Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue Salite dalla terra, dimenticate i padri: le loro tombe affondano nella cenere, gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore. PARAFRASI Sei ancora quello del passato quello che cacciava con la pietra e la fionda. Eri nell’ aeroplano, con le ali cariche di bombe, il momento di morire ti ho visto dentro il carro armato, al patibolo, alle ruote di tortura. Ti ho visto eri tu, con il tuo credo perfetto dedito allo sterminio Senza amore, senza Dio. Hai ucciso ancora una volta, come fecero gli avi, come Uccisero Il sangue è lo stesso, ha lo stesso sapore ed odore del sangue del tradimento di Caino e Adele, quando l’ uno uccise l’ altro nei campi. E quella frase di tradimento “ andiamo nei campi”. giunge fino a te, fino alla quotidianità della tua giornata. Dimenticate, o figli le battaglie, le guerre Combattute dai nostri predecessori Le loro tombe ormai sono abbandonate disperse nella cenere e gli uccelli neri ed il vento oscurano il loro cuore
Il commento Salvatore quasimodo nato a modica nel 1901 celebre poeta ermetico e scrittore. Egli scrisse nel 1935 l’ opera uomo del mio tempo. Questa poesia lascia traspirare le sensazione di un uomo che vivendo la guerra da vittima e non da artefice, si trova immobilizzato, spettatore davanti ad uno scenario, al di sopra dei limiti di cui l’ uomo finora era giunto, “La seconda guerra mondiale”. Questo fenomeno viene descritto da egli, come uno sviluppo nella metodologia di combattimento, il miglioramento delle armi sempre più mortali. Tutto ciò comprende la parte dell’ avanzamento verso un nuovo mondo, pieno di tecnologia, che purtroppo viene manipolata dagli stessi uomini che, un tempo, si trovavano costretti a lottare per la sopravvivenza, non dovuta alla presenza di una guerra, ma al semplice fatto che quegli uomini vivevano nell’età preistorica. Questo assembramento di membri che viaggiano in epoche diverse, vuole comunicare che dal punto di vista della concreticità l’ uomo, ha potuto evolversi ma nell’ aspetto del significato, nel ragionamento verso la vita altrui, non è progredito rimanendo allo stato rudimentale. Lui focalizza gran parte della poesia su questo intrecciamento di pensieri, nella seconda parte invece, amplia, approfondisce maggiormente il significato dell’ atto stesso caratterizzato dalla uccisione reciproca tra gli uomini in un contesto di guerra e se possiamo dire non poteva scegliere esempio migliore, se non quello che descrive il tradimento reciproco tra i fratelli, Caino e Adele che con la celebre frase: “Andiamo nei campi” prosegue l’ uccisione dell’ uno verso l’ altro. Questo simboleggia che la guerra oltre all’ imponenza dell’ evento stesso, sia un tradimento che l’ uomo fa verso la sua specie; Quasimodo paragona e mette questo atto sullo stesso piano di un uccisione tra fratelli, dove il legame di sangue è il più vicino, compatto ,addirittura lo stesso diviso in due corpi . Tutto ciò ci fa capire che questo fenomeno, dove noi tutti di fronte siamo inermi, porta l’ uomo ad un tale stato di ira, a tal punto di arrivare ad uccidere i suoi simili, fratelli che ,invece di condividere il liquido della vita nelle vene, vivono nello stesso mondo, respirano la stessa aria e ammirano lo stesso cielo.
La scelta della tela • La tela precedente, raffigura due elementi molto differenti tra loro, il primo viene raffigurato da un mostro, dal color verde scuro e l’ espressione piena di ira e malignità, la puntualizzazione del comportamento della bestia negativa, essa può essere paragonata ad un diavolo che stringe con le sue potenti braccia il polso di un uomo, dal corpo nudo e sottomesso dalla forza dell’ animale. Abbiamo pensato che, questa tela, potesse descrivere pienamente tutto ciò che la nostra mente aveva creato: immagini, emozioni, sensazioni suscitate alla lettura della poesia trattata. Il significato di questa poesia, è stato interpretato da noi come, l’essere umano indifeso che, nel tempo non è riuscito a progredire soprattutto mentalmente ( vedi meno appoggiata sulla fronte dell’ uomo come segno di confusione, terrore e ansia) dovuto al fatto che ancora oggi un mostro che, noi possiamo interpretare come la guerra e tutte quelle forme di violenza che, ci fanno perdere il controllo di noi stessi, ci inducono in atti di cui neanche noi comprendiamo l’ esistenza . Finche l’ uomo non riuscirà ad ampliare i suoi orizzonti e incominciare a comprendere il vero senso della vita, questo mostro continuerà a impadronirsi del nostro corpo impedendo una trasformazione che ormai da troppo tempo è attesa e pagata da tutte le vittime di guerra.