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Storia dell’evoluzione urbana della città di Pescara

Storia dell’evoluzione urbana della città di Pescara.

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Presentation Transcript


  1. Storia dell’evoluzione urbana della città di Pescara

  2. Il primo momento ricostruibile è sicuramente quello risalente al periodo romano che va dagli ultimi secoli dell’età repubblicana ai primi dell’età imperiale. E’ chiaro che in questo periodo si accentua il ruolo di Ostia Aterni come nodo di traffici stradali marittimi.[1] Si pensa che il centro cittadino fosse situato un po’ a monte rispetto alla foce, laddove un ponte facilitava il passaggio da una riva all’altra. Il nucleo dobbiamo immaginarlo del tipo tradizionale romano, con un vallo che circondava l’abitato e con un tracciato stradale dominato dall’intersezione di un cardo e di un decumano che probabilmente coincidevano con le due grandi arterie che si incontravano nella città: la Claudia-Valeria; e la Flaminia proveniente dal Nord che diventerà poi, con la Frentana che viene dal Sud, la nuova Giulia-Adriatica.[2] Invece nella zona vicino alla foce dovevano essere sistemate le costruzioni che avevano una funzione più spiccatamente commerciale (Marruccinorum Moles, Naucleoriorum Collegium, Pharus). Quindi le case che sorsero in questo momento si disposero lungo la via Consolare presso l’imbocco del ponte e lungo la sponda del fiume verso la foce. Il progressivo raccordo di queste due direttrici fece assumere all’abitato quella caratteristica forma di triangolo (o, meglio, di trapezio allungato sulla sponda del fiume). Sulla sponda sinistra del fiume, sono visibili: una torre che doveva servire come difesa all’accesso del porto; e, di fronte, un faro posto sulla penisoletta che si protendeva trasversalmente come difesa naturale dai marosi. Accanto alla torre è visibile un sepolcreto e, vicino, il tempio di Nettuno dio del mare e, quindi, protettore dei nocchieri; di fronte infatti, c’è il collegio dei Nocchieri. La via Flaminia, che arrivava dal Nord fino alla roccaforte, aveva una derivazione che portava fino alla foce, dove vi erano i magazzini (moles) che servivano ai Vestini e ai Sabellici. Sulla riva destra si trovavano i magazzini dei Teatini e dei Frentani, dove confluivano la via Valeria e la via Frentana dopo l’attraversamento della città. Le due sponde erano congiunte da un ponte in muratura che varcava il fiume all’altezza dell’attuale ponte D’Annunzio.[3] Il fiume, probabilmente in prossimità dell’odierno incrocio tra la Strada Provinciale per Cepagatti e la via per l’Ospedale, si biforcava verso settentrione con la diramazione denominata anticamente “Aterni septentrionale Ostium” che, dopo una curva ad ampio raggio, proseguiva rettilinea verso il mare e terminava in uno stagno costiero (palus), presso la foce. Un altro braccio del fiume volgeva verso meridione “Aterni meridionale Ostium” e sfociava in una palude costiera molto più vasta della precedente (Lacus Salinarum et Piscariae).[4] Con la decadenza dell’impero romano non si hanno notizie della città fino al VI secolo, quando fu espugnata da un generale bizantino che la strappò ai Goti. Sotto i Longobardi, la città cambiò il nome e per la prima volta il nome di “Piscaria”, dato che all’epoca l’occupazione prevalente doveva essere quella della pesca. Sembra, anche, che da parte dei Bizantini dell’esacrato di Ravenna, si ebbero dei tentativi di riconquistare la città. In seguito fu sotto la giurisdizione del Monastero di Montecassino, mentre nel 1140 fu conquistata dai Normanni e da allora il destino della città restò legato alle sorti del regno di Napoli. Durante il medioevo si ha notizia di scorrerie e fatti d’arme di non grande rilevo e la città fu assegnata come feudo a vari signori.[5] Una svolta nella storia di Pescara è segnata da Carlo V si preoccupò delle prime opere di fortificazione che furono continuate e completate dal Duca D’Alba nella metà del XVI secolo.[6] Il disegno fu di abbracciare quasi tutto il circuito della città e farvi passare in mezzo ad essa il fiume.[7] La cinta appare nella tavola molto chiaramente. Sul lato corrispondente alla sponda destra del fiume l’andamento si presenta più irregolare perché influenzato dalle abitazioni civili preesistenti. L’opera fu concepita ed iniziata con pianta di pentagono irregolare con cinque bastioni ai vertici, tutti sulla riva destra; sulla sinistra furono poi aggiunti due bastioni. Rimase a lungo inalterata la singolare caratteristica della piazzaforte, per cui il ponte, che doveva costituire lo scopo difensivo principale, era collocato non al centro delle opere, ma ad una estremità sulla linea dei bastioni.[8] [1] V. Lopez L., Pescara nei secoli [2] V. Cappelletti G., La Provincia di Pescara nel primo biennio PE 1929 [3] V. De Nino A., Not. degli scavi Lincei 1896 [4] V. Foderà O., Le variazioni della linea di spiaggia della costa ed il Demanio pubblico marittimo nella provincia di Pescara [5] V. Cappelletti G., op. cit.,e Lopez L., op.cit. [6] V. Antinori A. L. , Raccolta di memorie storiche delle tre provincie d’ Abruzzo [7] V. De Rosa F., Pescara e i luoghi dannunziani [8] V. Scerni N., Alcuni cenni sulla fortezza di Pescara

  3. Legenda 1 – Aternus Fluvius 2 – Aterni Septentrionale Ostium 3 – Aterni Meridionale Ostium 4 – Lacus Salinarium et Piscariae 5 – Palus 6 – Vallum 7 – via Flaminia 8 – via Frentana 9 – via Valeria 10 – Marrucinorum moles 11 – Templum Mercuri 12 – Nauclerorium Collegium 13 – Templum Neptuni 14 – Turres 15 – Sepolcretum 16 – Forum 17 – Arx 18 – Pharus Fonte: De Rosa F., “PESCARA E I LUOGHI DANNUNZIANI” ETA’ ROMANA : OSTIA ATERNI

  4. Legenda 1 – Vallicella 2 – Lago della Palata 3 – Salina 4 – Fiume Pescara 5 – Bastione S. Antonio 6 – Bastione S. Rocco 7 – Bastione S. Giacomo 8 – Bastione S. Nicola 9 – Bastione S. Cristoforo 10 – Bastione S. Francesco 11 – Bastione S. Vitale Fonte: Scerni N., “ALCUNI CENNI SULLA FORTEZZA DI PESCARA”. Tavola dell’atlante di opere conservate a Roma presso l’Istituto Storico dell’Arma del Genio. XVI SECOLO

  5. Lentamente, sempre durante il secolo XVI, le opere della piazzaforte furono perfezionate. Le abitazioni civili si stesero però sempre dentro l’area della cinta trapezoidale, mantenendosi basse per restare defilate dalla cinta. Il muro della vecchia cinta, opposto al fiume, rimase a poco a poco assorbito dai fabbricati civili e religiosi. Lo spazio fra tale lato e i nuovi bastioni venne lasciato sgombro per servire come luogo di manovra alla guarnigione. L’altro lato della vecchia cinta, lungo il fiume, era tutto un solido muro a cui successivamente venne addossato un lungo fabbricato che, nella parte superiore, fu adibito in parte ai magazzini ed in parte a carceri: lo storico bagno penale. Questo fabbricato esiste ancora, seppur modificato da successivi adattamenti e da ultimo danneggiato da bombardamenti aerei. L’abitato era, quindi, accentrato sulla riva destra del fiume e la forma trapezoidale, rimasta pressocchè immutata nelle sue linee fondamentali per quasi quattro secoli, ancora oggi è facilmente individuabile nel vecchio centro di Pescara Posta Nuova. Gran parte degli edifici ad enti religiosi e militari. Delle molte chiese che si vedono in pianta, di San Cetteo e la chiesa del Rosario, riedificate in situ, lungo la via Bastioni. In tale strada, nel punto dove sorgeva l’Ospedale Militare, è stato costruito il Palazzo del Genio Civile. La quasi totalità delle abitazioni civili risultava divisa in tre contrade:[1] I contrada: attuale via delle Caserme; II contrada: attuale corso Manthonè; III contrada: attuale via dei Bastioni; numerando i fabbricati da un capo all’altro delle strade percorse nei due sensi. Nell’abitato vi erano due piazze: una a levante (attuale piazza Unione); un’altra a ponente (attuale piazza Unione); un’altra a ponente (attuale piazza Garibaldi). Sulla riva sinistra, cui si accedeva con un ponte di barche su un centro della piazzaforte, le abitazioni civili erano poche: vi sorgevano, infatti, la caserma di cavalleria (nel luogo dove oggi esiste l’edificio della caserma di Polizia) con un ampio spiazzo per le esercitazioni; e la Villa Rampigna (oggi campo di calcio) nella quale sorgevano due case per quartiere dei soldati e una cappella.[2] Dalla parte esterna, le mura del fortilizio erano lambite dalle acque stagnanti delle paludi.[3] Sulla riva sinistra, le acque della Vallicella occupavano praticamente quasi tutta l’area dell’abitato odierno di Pescara Centrale, compresa tra il fiume e via Ravenna, e limitata ad est dal mare. Sulla destra del fiume, un’altra palude, la Palata, stagnava nella zona attualmente compresa tra via Marconi e il mare. Dalla costruzione della fortezza, per opera di Carlo V, fino alle ultime organizzazioni interne del Duca D’Alba, Pescara ebbe una vita tranquilla fino a quando, nel 1707, con la guerra di successione spagnola, Francia e Spagna si schierarono contro il resto dell’Europa. Motivo della guerra fu una contrastata successione dopo la morte di Carlo II. La Spagna riuscì ad imporre come re, Filippo di Borbone; e agli Austriaci restò il regno di Napoli. Così, ottenuto quest’ultimo, riuscirono ad entrare nella fortezza di Pescara il 17 settembre 1707.[4] [1] V. I Catasto descrittivo del 1549, manoscritto esistente presso la Biblioteca di Pescara [2] V. Mucci G., Notizie storiche documentate dell’origine dell’agro in pianura di Castellamare Adriatica [3] V. Annali civili del Regno delle Due Sicilie, Bonificazioni dell’Agro Pescarese, Napoli 1836 [4] V. Lopez L. , Pescara nei secoli, Roma 1985

  6. Legenda A – I Contrada: via delle Caserme B – II Contrada: corso Manthoné C – III Contrada: via dei Bastioni 1 – Vallicella 2 – Lago della Palata 3 – Salina 4 – Fiume Pescara 5 – Chiesa di S. Gerusalemme 6 – Caserma di cavalleria 7 – Caserma di fanteria 8 – Chiesa di S. Agostino 9 – Chiesa di S. Francesco 10 – Magazzini del sale 11 – Chiesa del SS. Rosario 12 – Chiesa di S. Cetteo 13 – Ponte di barche 14 – Cavaliera 15 - Castello Fonte: Bibliothèque Nationale, Paris. 1598

  7. Legenda A – Porta della città o Porta Principale B – Porta della Marina C – Porta di Chieti o S. Maria del Fuoco D – Porta di Giulia o Porta Sale o Porta dei Cappuccini 1 – Strada per S. Maria del Fuoco 2 – Strada per Chieti 3 – Strada per S. Silvestro 4 – Strada per Spoltore 5 – Strada di Giulia 6 – Castello Fonte: Bibliothèque Nationale, Paris. 1707

  8. La presenza degli Austriaci poco durò nel regno di Napoli. Essi furono costretti ad abbandonare la fortezza di Pescara del 1734 in seguito ad un pressante assedio da parte degli Spagnoli che operarono in prevalenza sul lato sinistro del fiume, scavando trincee e parallele, per giungere, infine, all’apertura di una breccia nel bastione di S. Vitale, dopo che fu sottoposto ad un prolungato martellamento delle artiglierie. Ancora episodi notevoli si registrano al tempo dell’invasione francese, quando la guarnigione della fortezza di Pescara abbracciò la causa della rivoluzione, ed aprì, perciò le porte ai francesi; resistendo, invece con accanimento al ritorno delle milizie borboniche. Durante il secolo XVIII circa, i due terzi della popolazione erano disseminati fuori delle mura, divisi in due agglomerati distinti: l’abitato a Nord del fiume, con il nome di Castellamare, aggregato alla provincia di Teramo; e l’abitato a Sud, Pescara, aggregato alla provincia di Chieti.[1] La zona litoranea a valle di Castellamare era occupata dalla “Selva dei Ciappini”, che si estendeva dalla depressione della Vallicella fino al fosso Mazzocco, limitata dalle parallele via Regina Margherita, col proseguimento di via Nicola Fabrizi, e corso Vittorio Emanuele I.[2] Sostanzialmente, l’aspetto del litorale di Pescara era uguale a quello di Castellamare: una grossa estensione di pini, detta anche “Selva dei Ciappini”, comprendeva il territorio situato fra la palude Palata e il fosso Vallelunga, a confine con Francavilla.[3] Le prime operazioni di bonifica della Vallicella e della Palata iniziarono nel 1819, quando il Governo stanziò la somma necessaria, e furono interrotte l’anno successivo. Ma quando le condizioni igienico-sanitarie cominciavano a migliorare, a causa di una violenta alluvione del 1826, i lavori andarono distrutti. Finalmente furono ripresi e portati a termine nel 1834 con l’insabbiamento della Vallicella e con la trasformazione della Palata in una insenatura marina, offrendo così, ad alcune famiglie, la possibilità di insediarsi lungo la zone litoranea.[4] [1] V. Lopez L., Pescara nei secoli [2] V. Introduzione al Catasto 1721 [3] V. Mappa fornita dall’Ufficio Tecnico Erariale di Pescara [4] V. Storchi M. L. , Le bonifiche del Mezzogiorno nel primo ottocento

  9. Legenda 1 – Vallicella 2 – Lago della Palata 3 – Fiume Pescara 4 – Castello 5 – Chiesa di S. Cetteo 6 – Chiesa, cimitero e convento di S. Francesco 7 – Chiesa e convento di S. Agostino 8 – Chiesa, ospedale e cimitero di S. Giacomo 9 – Corpo di guardia 10 – Largo o piazza del Castello 11 – Largo S. Giacomo 12 – Polveriera 13 – Piazza Grande 14 – Villa Rampigna A – Strada dei Quartieri B – Strada di mezzo C – Strada di S. Cetteo D – Vico della Piazza E – Strada delle Monache Fonte: Lopez L., “PESCARA NEI SECOLI”. 1750

  10. Legenda 1 – Castello 2 – Casa, ospedale e cimitero di S. Giacomo 3 – Convento di S. Francesco 4 – Chiesa di S. Gerusalemme 5 – Monastero delle Monache 6 – Convento di S. Agostino 7 – Quartiere di Caserme 8 – Polveriera A – Porta Principale Fonte: Barbi E. 1814

  11. Come diretta conseguenza della sistemazione degli impianti ferroviari della linea Ancona-Foggia (1862), Pescara cominciò a svilupparsi fuori dell’antico abitato, sulla riva sinistra del fiume, in una vasta area pianeggiante a circa seicento metri dal mare. Le prime demolizioni della fortezza, infatti, furono provocate dalla costruzione della linea ferroviaria. Il ponte ferroviario (unica travata in ferro) fu costruito in prossimità del luogo dove sorgeva quello romano ed utilizzò, per l’appoggio della spalla destra, un tratto del bastione S. Antonio.[1] L’ingrandimento ebbe inizio, dopo il 1869, con l’apertura di nuove vie di uscita dalla città, che ne aveva soltanto una (delibera Cons. Comm. n°21 del 1869). Un’uscita fu disposta sul lato Est del bastione S. Nicola (in corrispondenza dell’attuale via Conte di Ruvo); una seconda ad Ovest del bastione S. Rocco con sottopassaggio nel rilevato della ferrovia (dove fu, poi, il passaggio a livello di Porta Nuova), ed infine un’altra fu aperta verso la campagna, a Sud della città (in corrispondenza dell’attuale via D’Annunzio). La pianta del 1886 testimonia lo sviluppo dell’abitato verso Sud, grazie alla costruzione di due grandi strade che collegavano le tre uscite suddette. Infatti, in base al piano di ampliamento del 1884 (delibera Cons. Comm. n° 52 del del 09.01.1884) furono costruiti il corso Marina (oggi via Conte di Ruvo) ed il corso Porta Nuova (tronco Nord dell’odierna via D’Annunzio). Il primo, parallelo alla via dei Bastioni, scorreva dall’uscita Est del bastione S. Nicola a quella Ovest del bastione S. Rocco ed andava a collegarsi, tramite il sottopassaggio ferroviario, all’odierna via Tiburtina. Il secondo iniziava a piazza del Municipio (oggi piazza Garibaldi) e, dopo aver tagliato ad angolo retto il corso Marina, terminava con una semplice piazza rotonda sulla campagna. Lungo queste direttrici, secondo il piano, cominciarono a sorgere le prime ville che, con i loro giardini offrivano una cornice verdeggiante all’opprimente caseggiato del vecchio centro. Intorno a questa stessa data, le due sponde del fiume erano collegate da un ponte di barche che voleva sostituire il ponte romano ad arcate, crollato da secoli. Il ponte di barche era ubicato in corrispondenza del centro della fortezza e, quindi, in una posizione diversa rispetto al ponte in muratura di età romana, a causa della trasformazione della fortezza che poneva quest’ultimo in posizione eccentrica. Il ponte di legno sui battelli era in realtà l’unico punto in cui, per un raggio di molti chilometri, si poteva attraversare il Pescara. Risalendo il fiume, infatti, c’ erano soltanto il ponte di Villanova e quello presso Alanno in legno. Successivamente, nel 1893, fu costruito un ponte metallico (al posto dell’attuale ponte Risorgimento), dopo una lunga polemica sulla sua collocazione. Come risulta dalla carta del 1910, la via Vittoria Colonna segnava il limite Sud dell’abitato e, al di là da essa, si estendeva la campagna. Sempre dalla carta suddetta, si rileva che l’abitato si sviluppò verso Sud perché ad Ovest esisteva la barriera del rilevato ferroviario, ostacolo non indifferente per le comunicazioni tra il centro e il retroterra; mentre a Nord il corso del fiume fungeva da limite naturale. Inoltre, non era possibile lo sviluppo della contrada Rampogna, posta al di là del fiume ed appartenente al territorio di Pescara, in quanto gli abitanti di Pescara e di Castellamare evitavano di venire a contatto a causa di antichi dissapori e continue gelosie. Infine la dilatazione del centro abitato in direzione Est (verso l’area delle contrade Saline e Palata) era impedita Da un sistema di canalizzazioni Bardet realizzato per la bonifica della zona malsana. Per questi motivi Pescara, a differenza di Castellamare, non potè espandersi verso il mare; e gli abitanti, nella stagione estiva, si recavano attraverso la Strada Provinciale per Francavilla sulla spiaggia della Pineta, a circa due chilometri dal centro. Sorse così, negli anni precedenti il 1927, come gemmazione turistico-balneare, il rione Pineta, costituito da numerose ville celate tra i pini. [1] V. Scerni N., Alcuni cenni sulla fortezza di Pescara

  12. Legenda 1 – Castello 2 – Piazza del Castello 3 – Largo S. Giacomo 4 – Piazza del Municipio 5 – Caserma di fanteria e magazzini 6 – Porta Principale 7 – Chiesa di S. Cetteo 8 – Chiesa, ospedale e cimitero di S. Giacomo 9 – Polveriera 10 – Via dei Bastioni 11 – Via di mezzo 12 – Via delle Caserme 13 – Caserme di cavalleria 14 – Chiesa sconsacrata di S. Martino 15 – Polveriera 16 – Piazza d’Armi 17 – Chiesa e convento di S. Agostino 18 – Chiesa del SS. Rosario 19 – Ponte di barche Fonte: Scerni N., “ALCUNI CENNI SULLA FORTEZZA DI PESCARA”. 1886

  13. Legenda 1 – Largo del ponte 2 – Belvedere 3 – Piazza del panificio 4 – Panificio 5 – Caserma 6 – Largo S. Giacomo 7 – Chiesa di S. Giacomo A – Ferrovia Ancona-Foggia B – Strada provinciale per Francavilla C – Canale Bardet D – Area concessa al Ministero della Guerra E – Zona delle Ferrovie dello Stato F – Fosso Vallelunga Fonte: Pianta desunta da quella esistente presso l’ufficio Demanio dei Servizi Tecnici Erariali di Pescara. 1910

  14. PESCARA: EVOLUZIONE URBANA IN ETA’ MODERNA. Lo sviluppo di Pescara si manifestò improvviso come diretta conseguenza della costruzione, nel 1862, della grande linea adriatica da Ancona a Foggia, della quale Castellamare fu importante scalo di smistamento, quando divenne anche capolinea della ferrovia di penetrazione verso l’interno dell’Abruzzo e verso Roma. In tal modo, il centro più giovane cominciò crescere con ritmo molto più intenso di Pescara stessa. Questa, abitata allora da uno strato predominante di popolazione borghese, non contese nemmeno a Castellamare il privilegio di ottenere la stazione ferroviaria; sembra, infatti, che i depositi delle locomotive, con il fumo che si spandeva tutto intorno, dessero fastidio ad alcuni fra i più influenti cittadini. Così i grandi depositi nonché la stessa stazione furono collocati a Castellamare, dove sorse un grosso nucleo di case per ferrovieri.[1] Da questo momento in avanti, lo sviluppo dei due settori della fascia litoranea, rispettivamente a nord e a sud del fiume, tenderà ad assumere caratteristiche diverse, con un aumento demografico notevolmente superiore per Castellamare. Una notevole differenza si ha pure nel tipo di sviluppo edilizio: mentre Pescara continua ad accrescersi su se stessa con densità relativamente elevate senza una grande occupazione di nuove aree, Castellamare occupava praticamente tutta la fascia litoranea con ville e villini a bassa densità. Una concentrazione relativamente maggiore si ha, ovviamente, lungo Corso Vittorio Emanuele II e Corso Umberto I. Così nel primo quarto del nostro secolo, Castellamare superò la vecchia Pescara, e dietro pressanti istanze, fatte per riunire gli abitati in una sola città, i due centri si fusero finalmente in un unico capoluogo di provincia nel 1927. Si misero in programma numerose opere pubbliche a carattere monumentale destinate a celebrare l’avvenimento. Il vecchio ponte in ferro venne messo all’asta come “ferro vecchio” e sostituito col ponte Littorio. In seguito, il nuovo “secondo ponte” (ponte G. d’Annunzio) venne costruito a valle della ferrovia. Nei primi anni dopo l’unificazione vennero anche completate le opere di bonifica dei terreni a sud creando una rete di canali che furono successivamente coperti, col procedere dell’edificazione in zona. A nord del fiume l’insediamento sia pure con qualche discontinuità formale e spaziale, copriva ormai l’intera fascia litoranea, tra la ferrovia ed il mare, fino alla attuale piazza San Francesco. A sud del fiume il nucleo originario aveva ormai perso la sua individualità, accerchiato dall’edificazione sparsa che invadeva tutto il settore compreso tra via d’Annunzio e via Marconi. Ancora limitata, invece, l’espansione lungo la marina, finché, attorno al 1940, si portarono a termine due insediamenti residenziali di opposte caratteristiche: il “Borgo marino Sud”, di edilizia pubblica e destinato ai pescatori; e la lottizzazione a ville con giardino, presso la Pineta D’Avalos, destinata al soggiorno estivo dei gerarchi e dell’alta borghesia, soprattutto romana.[2] [1] V. UTET, Le regioni d’Italia [2] V. Avarello P., Pescara contributo per un’analisi urbana

  15. Fonte: Avarello, Cuzzer, Strobbe, “PESCARA CONTRIBUTO PER UN ANALISI URBANA”; originale conservato al Comune di Pescara. 1880

  16. Fonte: Avarello, Cuzzer, Strobbe, “PESCARA CONTRIBUTO PER UN ANALISI URBANA”; originale conservato al Comune di Pescara. 1882

  17. Fonte: Avarello, Cuzzer, Strobbe, “PESCARA CONTRIBUTO PER UN ANALISI URBANA”; originale conservato al Comune di Pescara. 1920

  18. Fonte: Avarello, Cuzzer, Strobbe, “PESCARA CONTRIBUTO PER UN ANALISI URBANA”; originale conservato al Comune di Pescara. 1930

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