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Buongiorno io sono Mr. Protix, vivo nelle grotte e sarò la vostra guida in questo fantastico mondo nascosto. Il proteo. Cosa sono le grotte?. Il fiume Timavo. La Grotta Gigante. Gli animali che vivevano nelle grotte. Nella presentazione troverete delle informazioni su:.
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Buongiorno io sono Mr. Protix, vivo nelle grotte e sarò la vostra guida in questo fantastico mondo nascosto.
Il proteo Cosa sono le grotte? Il fiume Timavo La Grotta Gigante Gli animali che vivevanonelle grotte Nella presentazione troverete delle informazioni su: Gli uomini che vivevano nelle grotte Animali notturni Utilizzo scientifico delle grotte Flora all’imboccatura della grotta uscita
Nome comune: Proteo (inglese: olm o proteus) Nome scientifico: Proteus anginus Famiglia: Proteidi (proteidae) Ordine : Caudati (Caudata) Classe: Anfibi (Amphibia) Com’è fatto? Ha un corpo allungato, privo di pigmentazione, con quattro piccoli arti. E’ privo di occhi e possiede un ottimo olfatto. Lungo il corpo ha sviluppato una serie di sensori cutanei che consentono l’orientamento.
La piramide alimentare delle caverne In cima troviamo il proteo che è il grande predatore. Al centro, crostacei e molluschi che si nutrono di microrganismi. Alla base troviamo microrganismi che si nutrono di vegetali portati in grotta dall’acqua.
Come si riproduce? Essendo un animale molto antico, non si accoppia: Si riproduce. Il maschio depone lo sperma su una roccia, quando la femmina lo trova l’ingloba.Quando la femmina depone le uova il sacco si rompe per far uscire un uovo fecondato. Dopo due settimane l’uovo si schiude. La crescita del proteo è lentissima. Raggiunge la maturità sessuale a 6-8 anni, può vivere fino a 15-20 anni. Di cosa si ciba? Si ciba di piccoli animaletti invertebrati, ma predilige i gamberi di grotta. E’ un ottimo predatore e si trova all’apice della piramide alimentare. Si ciba solo di animali in movimento perché sono gli unici che riesce a sentire nell’ambiente completamente buio.
LA ZONA DEL PROTEO I protei si possono trovare solo al di qua delle Alpi: perché? 400 000 anni fa, durante la glaciazione, il ghiaccio ha tappato tutte le entrate delle grotte al di là delle Alpi, quindi gli animali che stavano dentro sono morti. Al di qua, invece, il ghiaccio non ha tappato del tutto le entrate e quindi ai protei non è mancato il cibo e sono sopravvissuti. LEGENDA: : ZONA DEL PROTEO
NELL’ANTICHITA’ SI PENSAVA CHE IL PROTEO FOSSE UN CUCCIOLO DI DRAGO.
Che cosa sono le grotte? Quali sono le loro origini? Il carbonato di calcio (Ca CO3), costituente essenziale dei calcari, è poco solubile in acqua pura, ma viene facilmente sciolto se essa contiene acido carbonico (H2CO3=H2O+CO2) o altri acidi di origine vegetale. Il carbonato si trasforma così in bicarbonato di calcio Ca (HCO3) 2 = H2+CaCO3, che viene asportato. Ai processi di soluzione delle rocce calcaree seguono quelli di deposizione. Un leggero aumento di temperatura, o, più in generale, una diminuzione del tenore di CO2 fanno precipitare il carbonato, che forma così le stalattiti, le stalagmiti e altre tipiche concrezioni calcaree.
grotte primarie e secondarie Grotte primarie Le grotte vulcaniche si sono formate e si formano contemporaneamente alle rocce che ne delimitano la forma e l’estensione. Grotte secondarie Le grotte secondarie comprendono la quasi tonalità delle grotte conosciute e sono chiamate così perché la loro formazione è posteriore a quella delle rocce.
Dove si formano le grotte? Per formare le grotte ci vuole la pioggia. Quindi si trovano in tutto il mondo meno che nei poli e nei deserti. Nei poli non si trovano grotte perché l’acqua che vi si trova è allo stato solido. Nei deserti non ci sono perché non c’è acqua, se ce ne sono vuol dire che un tempo c’era l’acqua.
Acqua (H2O) Queste cavità si formano nella roccia ricca di carbonato di calcio in località dove piove molto. H2O+CO2 Roccia calcarea (CaCO3) Carbonato di calcio Anidride carbonica (co2) Riassumendo: tutte le grotte si formano mescolando la pioggia con il carbonato di calcio, cioè un sale. Bicarbonato di calcio CO2 CO2 CaCO3 Carbonato di calcio
Le età della grotta La dissoluzione del calcare forma concrezioni come stalattiti, stalagmiti e colonne. Se una grotta o una galleria è senza di esse la grotta è detta giovane. Nel caso che una grotta o una galleria abbia concrezioni di diverso tipo che pendono dal soffitto o si ergono dal suolo vuol dire che è nella fase di una grotta matura. Quando il fiume che ha allargato le fessure ed è scorso nella galleria abbandona la cavità per sprofondare sempre più si formano concrezioni fino a quasi ostruire l’entrata della cavità, questa diviene sempre più povera d’acqua e con grosse formazioni di argille si ha la fase senile (vecchia) della grotta. Può accadere che la grotta subisca una completa cristallizzazione perché viene sommersa dal mare, quando poi riemerge si parla di grotta fossile. Per continuare clicca su una delle immagini
temperatura Metri di profondità Quando si scende in grotta la temperatura all’ inizio diminuisce poi si mantiene costante.
dolina Campi solcati gola pozzo termini che si usano parlando di grotte: Galleriasecca stalattite inghiottitoio Concadiconcrezione colonna sifone stalagmite Superficie freatica corso d’acqua sotterraneo
LA GROTTA GIGANTE Per la sua vastità potrebbe contenere la Basilica di S. Pietro e per tale caratteristiche dal 1995 è citata nel Guinness dei primati come “la cavità turistica più grande del mondo”.
Ingresso alto Sala dell’altare 2° ingresso Ingresso turistico La sua formazione è dovuta allo scorrimento di 2 fiumi, con in mezzo una sottile parete di roccia che si ruppe dando così origine alla Grande Caverna della Grotta Gigante. Gli ingressi alla grotta sono tre, di cui due accessibili ai turisti. Un ingresso è una piccola galleria messa in una grande frattura.
Alla fine della seconda guerra mondiale, il nuovo cambiamento di confini fece sì che la Grotta Gigante divenisse l’unica cavità del Carso triestino attrezzata per il turismo. Si pensò, così, di renderla più accogliente con l’introduzione dell’illuminazione elettrica e la costruzione di un posteggio.
LA FLORA ALL’ IMBOCCATURA DELLA GROTTA Scendendo in grotta la luce diminuisce, l’umidità aumenta e la temperatura tende a mantenersi costante. Le piante ripetono all’ inverso la storia della comparsa delle piante sulla Terra: Vicino alla superficie ci sono le piante con i fiori che sono comparse per ultime sulla Terra, sul fondo troviamo l’ alga azzurra, la prima a comparire. Scendendo in grotta si ripercorre, al contrario, la storia della comparsa sulla terra PIANTE SUPERIORI FELCI MUSCHI BATTERI ALGHE
DALLA NOTTE ALLE GROTTE Come mai gli animali hanno cominciato a vivere nel buio della notte, per poi scegliere come rifugi le caverne o le fessure fra le rocce ad adattarsi completamente all’ambiente ipogeo (sotterraneo)? Il buio protegge, difende i piccoli dai grandi predatori. Durante l’evoluzione piccole prede e piccoli predatori si sono specializzati per vedere quando c’è poca luce: gli occhi sono diventati più grandi e in posizione frontale, sono cresciute ciglia e peli sensibili alle vibrazioni dell’aria.
Hanno ingrandito i propri occhi il gatto, il gufo, l’allocco, la civetta, il rospo, la salamandra perché sono tutti predatori notturni. Hanno ciglia lunghe e peli il gatto, le falene e altre farfalle notturne. Alcuni animali hanno continuato a vivere nelle grotte ed all’esterno come per esempio il pipistrello, altri si sono adattati a vivere nel buio più completo come per esempio il proteo, in questo caso gli animali sono diventati cechi e la loro pelle è completamente priva di colore visto che non devono difendersi dalla luce, in qualche caso è perfino trasparente.
La civetta comune Al buio la loro vista è talmente acuta che riescono ad individuare anche un piccolissimo topo. Sono anche dotati di un udito finissimo. A differenza di altri uccelli, in volo non emettono alcun suono e sono in grado perciò di avvicinarsi alle prede senza rivelare la loro presenza. La civetta comune è un rapace che caccia di notte è quindi un rapace notturno.
Lo scheletro del pipistrello pollice braccio avambraccio coscia gomito ginocchio gamba dita piede Le braccia, le gambe e le dita molto allungate del pipistrello costituiscono la struttura delle ali.
Il pipistrello si muove mandando degli ultrasuoni che rimbalzano sugli ostacoli e dopo tornano al suo orecchio.
Piccolo di pipistrello La madre porta sempre con sé il proprio piccolo allattandolo anche in volo.
Il volo comporta un grande dispendio di energie e per questo i pipistrelli sono voracissimi cacciatori di insetti
Il fiume Timavo Nelle diapositive seguenti potrete seguire il percorso del fiume, dalla sorgente alla foce. Troverete anche alcuni degli animali che vivono in questo fiume.
Le sorgenti del Timavo si trovano ai piedi del Monte Nevoso in Croazia. Lungo i suoi primi 50 km, il Timavo scorre su una formazione rocciosa impermeabile, il flisch. Il flisch è formato da arenaria dura, di color marrone e marna tenera che è azzurrognola. Presso Gornye Vreme, in Slovenia, il fiume lascia il flisch e scorre su roccia calcarea. Il Carso è ricco di cavità. Il corso sotterraneo del fiume prosegue fino alla foce, 40 km più a valle. MONTE NEVOSO Sorgenti del Timavo 700 m Gornje Vreme Zabìce Villa del Nevoso
Dopo 6 km di percorso ci sono le Grotte di San Canziano, nelle quali il fiume si inabissa totalmente, in una galleria lunga 2,5 km, larga una ventina di metri ed alta, in alcuni punti, anche 140 m. Tanto tempo fa, prima che l’erosione e la dissoluzione chimica scavassero le grotte, il Timavo scorreva in superficie. San Canziano Grande Voragine Piccola Voragine Ponte naturale 317m
Fin dalla preistoria gli uomini hanno frequentato l’area di San Canziano che è ricca di siti archeologici. Continuando, dopo 25 cascate c’è il lago “morto”. Salto dopo salto, continua la discesa nelle viscere del Carso. Il Timavo fu trovato nel 1972 dopo anni di ricerche speleologiche, nell’abisso dei serpenti. Abisso dei serpenti 435 m Grotta di Trebiciano 341m 156m 12m Percorso ipotetico
La quantità d’acqua che riempie la galleria, aumenta proseguendo verso la valle. Il Timavo non scorre in un unico corso ma percorre un reticolo di canali che assorbe anche parte delle piogge che cadono sul Carso. La grotta di Trebiciano è stata scoperta nel 1841 ed è stata considerata per 70 anni la grotta più profonda del mondo. Grotta Lazzaro Jerko 341m 4 m
La galleria si sfrangia in una rete di canali e fessure e si arricchisce di stalattiti sommerse. Gli strati di dolomia arrivano ad una grande profondità, per cui il corso del Timavo è scavato nuovamente nel calcare. Di fatto, l’acqua dolce del fiume scende almeno a 85 m sotto il livello del mare, in cavità nate quando il mare si trovava ad un livello inferiore. Grotta Lindner 176 m
Il calcare è sovrapposto ad uno strato di Flisch che costringe l’acqua a salire fino alle risorgive di San Giovanni di Duino. L’acqua ribolle da tre ampie bocche; un tempo erano sette o nove, come riportato da Virgilio ma il graduale accumulo di sedimenti fluviali ha provocato la loro progressiva chiusura. Pozzo dei Colombi 28m
Grotta delle Torri presso Slivia Pozzo presso S.Giovanni al Timavo Grotta di Trebiciano Abisso dei Serpenti Grotte di S.Canziano Grotta presso la Stazione di Aurisina Grotta Gigante Grotta delle Torri Abisso di Monrupino Abisso dei Cristalli corso sotterraneo del Timavo
Animali abitantidel Timavo Nel tratto successivo alle risorgive, vivono molti pesci tipici dell’ambiente fluviale, come ad esempio il luccio, il cavedano ed il triotto. Al giorno d’oggi è comune anche l’anguilla. Numerosi sono i pesci che risalgono il tratto inferiore del Timavo, capaci di sopportare ampie variazioni di salinità. Tra questi la passera (nome scientifico Platichthys flesus). Le larve dei Tricotteri sono tra i rappresentanti più tipici delle comunità di macroinvertebrati che vivono in prossimità delle bocche del Timavo.
Orsi Le otto specie di orsi viventi appartengono alla famiglia degli ursidi, animali in gran parte onnivori e plantigradi. Gli orsi estinti comprendono gli emicionini, simili a cani, gli ancifinodontini, simili a procioni e l’orso nuotatore Kolponomos. Ursus Spelaeus, vissuto dal Pleistocene fino ai tempi recenti, è il famoso orso delle caverne, ampiamente diffuso in Europa.
Denti di Ursus spelaeus Arto di Ursus spelaeus Orso delle caverne (Ursus spelaeus)
Cranio del leone delle caverne Cranio della iena delle caverne
Come venivano usate le grotte nel passato ? I ritrovamenti di schegge di selce lavorata in grotte del Carso ci fanno pensare che più di 80.000 anni fa durante la glaciazione l’uomo di Neandertal vivesse qui. Probabilmente erano gruppi di cacciatori che usavano le grotte solo per brevi periodi come rifugio. Probabilmente questi uomini abitavano nelle pianure e venivano sul Carso durante le battute di caccia nella bella stagione .
Circa 10.000 anni fa finì il periodo glaciale. Lo scioglimento del ghiaccio provocò un avanzamento del mare e si pensa che gruppi di cacciatori, che abitavano in pianura, si trasferirono a vivere sul Carso dove abitarono le grotte permanentemente. Sono stati trovati, infatti, strumenti e punte di frecce. Nella parte più profonda delle grotte sono stati trovati i resti dei pasti dell’uomo di Neandertal: sono soprattutto ossa di grossi mammiferi e molti cervi. Negli strati superiori invece, sono stati trovati molti gusci di molluschi marini, questo ci dimostra che gli uomini di Neandertal erano cacciatori, mentre gli abitanti successivi erano raccoglitori. Dimostra inoltre che il mare si era avvicinato al Carso.
Grotta delle Gallerie Fin dall’antichità le grotte venivano usate dagli uomini primitivi per difendersi dai nemici e dal freddo; una per esempio è la “Grotta delle Gallerie”!
1 3 2 4 Industrie del Paleolitico medio Industrie del Paleolitico medio provenienti da stazioni carsiche: dal n. 1 al n. 3 strumenti provenienti dalla Grotta Pocala di Aurisina; Il n. 4 strumento proveniente dalla breccia della Grotta Cotariova.
Industria neolitica dal n. 1 al n. 10 sono resti provenienti dalla Grotta degli Zingari; dal n. 11 al n. 13 provenienti dalla Grotta Azzurra; n. 1 e n. 2 grattatoi; n. 3 punta; n. 4 lama con troncatore; dal n. 5 al n. 8 punteruoli e aghi in osso; n. 9 spatola in zanna di cinghiale; n. 10 stacca da vasaio in osso; n.11 canino forato per pendaglio; n. 12 frammento di mazza in pietra verde; n. 13 mazzuolo in corno di cervo. 4 2 1 3 4 8 7 9 6 5 11 12 10 13
Vasi del neolitico Vasi del Neolitico delle culture balcaniche provenienti dalla Grotta degli zingari.
I pendoli della Grotta Gigante sono strumenti sensibilissimi, che rilevano i movimenti della crosta terrestre, in particolare i terremoti.
I pendoli sono dei fili di ferro attaccati alla parte superiore della grotta che hanno attaccato, all’altra estremità, un peso per facilitarne l’oscillazione. I pendoli rilevano una deformazione della crosta terrestre o una rotazione della grotta.
Spero che la presentazione creata da tutti gli alunni della classe “V a” della scuola Morpurgo vi sia piaciuta. Arrivederci ad un’altra volta. Ciao, ciao!