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Utilizzo delle nuove tecnologie nella scuola in ospedale LA COMUNICAZIONE DI DIAGNOSI AL BAMBINO

Utilizzo delle nuove tecnologie nella scuola in ospedale LA COMUNICAZIONE DI DIAGNOSI AL BAMBINO. M. JANKOVIC Clinica Pediatrica Università di Milano-Bicocca Ospedale S. Gerardo - Monza. MJ, CEP, Monza. LA COMUNICAZIONE DI DIAGNOSI AL BAMBINO. Slavin, O’Malley, Koocher, Foster (1982).

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Utilizzo delle nuove tecnologie nella scuola in ospedale LA COMUNICAZIONE DI DIAGNOSI AL BAMBINO

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Presentation Transcript


  1. Utilizzo delle nuove tecnologie nella scuola in ospedaleLA COMUNICAZIONE DI DIAGNOSI AL BAMBINO M. JANKOVIC Clinica Pediatrica Università di Milano-Bicocca Ospedale S. Gerardo - Monza MJ, CEP, Monza

  2. LA COMUNICAZIONE DI DIAGNOSI AL BAMBINO Slavin, O’Malley, Koocher, Foster (1982) La comunicazione non è tanto “COSA DIRE” ma “COME DIRLO” MJ, CEP, Monza

  3. DUE APPROCCI LA COMUNICAZIONE DI DIAGNOSI AL BAMBINO 1 PROTETTIVO Non dire la completa verità Il nostro 2 APERTO Dire tutta la verità Paesi Anglosassoni Non dire nulla (il genitore mantiene la sua autorità) MJ, CEP, Monza

  4. LA COMUNICAZIONE DI DIAGNOSI AL BAMBINO 1. Metodologia: - Tutti i bambini affetti da leucemia e linfoma - Età compresa tra 5 e 16 anni MJ, CEP, Monza

  5. LA COMUNICAZIONE DI DIAGNOSI AL BAMBINO 2. Metodologia: - La comunicazione viene fattadal medico al bambino senza la presenza dei genitori - La comunicazione viene eseguita con laproiezione di diapositive - Durata:15 -20 min. Modalità: dialogata - Rispettando la volontà dei genitori, viene usato subito il termine leucemia, oppurequello più generico di“anemia” MJ, CEP, Monza

  6. LA COMUNICAZIONE DI DIAGNOSI AL BAMBINO 3. Metodologia: - Viene eseguita, compatibilmente con le condizioni cliniche del bambino, subito dopo la comunicazione di diagnosi alla famiglia. MJ, CEP, Monza

  7. PERCHE’ LA NOSTRA METODOLOGIA (B) E’ DIVERSA DALLA CONSUETUDINE (A) LA COMUNICAZIONE DI DIAGNOSI AL BAMBINO BAMBINO GENITORE A MEDICO B MEDICO BAMBINO GENITORE MJ, CEP, Monza

  8. Periodo: 1989 - 2002 Comunicazione di diagnosi al bambino: n. = 304 Età: 5 - 16 anni Accettazione: - ottima: 90% - buona: 10% (in base a valutazione con intervista alle famiglie) Periodo: 1997 - 2002 Comunicazione di diagnosi contemporaneamente al bambino e al/ai fratello/i Eseguite: n. = 112 Età: 5 - 16 anni / Fratelli: età media 12.5 anni Accettazione: - ottima: 90% - buona: 10% ALCUNI DATI MJ, CEP, Monza

  9. LA COMUNICAZIONE DI DIAGNOSI AL BAMBINO COMMENTI 1. Utilità di questo tipo di comunicazione Verifica attraverso: - colloqui con i genitori (M. Jankovic) - questionario sulla soddisfazione (G. Tognoni, IMN, Milan) Problema “aperto” : - la ricaduta: sfiducia (motivazioni recuperabili) MJ, CEP, Monza

  10. LA COMUNICAZIONE DI DIAGNOSI AL BAMBINO 2. Buon rapporto con il bambino Vantaggio: - dialogo più sereno - fiducia Problema “aperto”: - necessità di informazione continua : fatica! MJ, CEP, Monza

  11. < 10 anni - è comunque utile viene coinvolto - è reso protagonista in senso positivo > 10 anni - è reso protagonista in senso positivo + elabora in modo adeguato la malattia 3. Il problema dell’etàVantaggio: LA COMUNICAZIONE DI DIAGNOSI AL BAMBINO Problema “aperto”: La paura di morire! (espressa dai ragazzi) MJ, CEP, Monza

  12. Da parte del bambino Al bambino LA COMUNICAZIONE VERBALE E NON VERBALE LA COMUNICAZIONE DI DIAGNOSI AL BAMBINO MJ, CEP, Monza

  13. LA COMUNICAZIONE COME STRUMENTO DI PROFESSIONALITA’ LA COMUNICAZIONE DI DIAGNOSI AL BAMBINO Da Burgio R. “La comunicazione in pediatria” MJ, CEP, Monza

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