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SINDROME DI SANSONE. GABRIELE GALLO. Il caso venuto alla nostra osservazione è quello di un giovane di 22 anni, I.T., che da circa 2 anni soffriva di dismorfofobia, quadro patologico consistente nella paura di diventare "deforme", perché traumatizzato dalla paura di perdere i capelli.
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SINDROME DI SANSONE GABRIELE GALLO
Il caso venuto alla nostra osservazione è quello di un giovane di 22 anni, I.T., che da circa 2 anni soffriva di dismorfofobia, quadro patologico consistente nella paura di diventare "deforme", perché traumatizzato dalla paura di perdere i capelli. • Questa ossessione che lo tormentava, lo ha portato a rivolgersi a numerosi ambulatori di dermatologia e centri di tricologia, che hanno diagnosticata un'alopecia areata, trattata con diversi rimedi farmacologici: tranquillanti o normotimici, preparati a base di tricoxidina, infiltrazioni di corticosteroidi, lozioni di varia natura e numerosi altri trattamenti più o meno tradizionali ed ortodossi. • Le ricerche bioumorali, ematologiche ed ormonali di routine hanno dato esito negativo.
Al colloquio il paziente manifesta un forte stato ansioso, che alle volte raggiunge momenti di profonda angoscia, perché la paura di perdere i capelli spinge l'immaginario a ritenere i suoi bulbi piliferi atrofizzati e soffocati dal sebo e denutriti per una circolazione insufficiente (timore ossessivo di diventare deforme (dysmorphos) per la caduta dei capelli. • Sappiamo che al "primo " impatto con la terapia, il paziente non ne ricava un tangibile beneficio, perché il terapeuta, per aiutarlo ad aprirsi, deve portarsi su un piano razionale, cioè espositivo di tipo cognitivo, per fare capire oggettivamente il problema: in questo caso la caduta dei capelli defluvium può rientrare in un normale e naturale processo fisiologico, se si mantiene in un costante equilibrio (fasi anagen-telogen) che con gli anni poi si giustifica.
Finchè non si arriva con la terapia a un vero e proprio insight, e a un transfert positivo, è difficile staccare il soggetto dal suo problema ossessivo e condurlo a vedere e a sentire la sua realtà differentemente. • Dopo questa fase di assestamento, si è passato ad esporre il complicato e delicato meccanismo di • somatizzazione-proiezione, • e si è spiegato che questa sua fobia non è altro che la proiezione di una sua immagine mentale distorta; • lo si è invitato a raccontare come egli veda e viva il rapporto simbolico con i suoi capelli e gli eventi della vita.
Si ritiene importante sottolineare che il paziente spontaneamente comprese il legame esistente tra la sua vita passata e presente ed i suoi capelli; • per meglio spiegarsi, ognuno di essi ha una corrispondenza ed un riferimento preciso con una specifica costellazione cerebrale, a ciascuna delle quali è associata un’immagine, che però non appare sempre chiara al paziente.
E' difficile portare il soggetto su di un altro argomento, perché immediatamente egli scivola attraverso associazioni, più o meno pertinenti, su tale vissuto.Il paziente mi aveva rivelato una certa capacità di penetrare nel suo inconscio, per cui l'ho invitato a individuare, nel groviglio di questa complicata "relazione", quella immagine più deformata, nella quale egli maggiormente vedeva e sentiva qualcosa di sbagliato, di disarmonico, di deforme, rispetto al suo progetto originale (cioè rispetto a quello che egli credeva di sé).
Quasi immediatamente egli ha un sobbalzo e racconta di visualizzare il padre, molto accigliato, perché egli è in conflitto con lui da due anni e quindi si sente lontano dal suo affetto. • Turbato come avesse visto un fantasma, scoppia a piangere. • Lo esorto a restare su questa immagine ed ad esaminare più dettagliatamente questo rapporto in modo spontaneo ed autonomo; • riconosce alla fine di essere egli il vero responsabile di questo fallimento: il suo modo di pensare ed i suoi comportamenti ribelli avevano provocato questo disordine e questa rottura.
Nelle successive sedute non solo la fobia era totalmente scomparsa, ma anche tutto il problema dei capelli; per cui si notò un veloce recupero di essi; soprattutto nelle zone nelle quali era comparso il diradamento. • Allora lo invito a ricreare fantasmaticamente l'armonia con la figura genitoriale (che tra l'altro è calva!) e a visualizzare questa riconciliazione: il suo viso si distende in un sorriso. • Riaprendo gli occhi, il paziente appare calmo e rilassato; ed il tono della sua voce è diverso da quello di prima; più grave e pensieroso.
Nella seconda seduta chiede amabilmente alcune spiegazioni circa la dinamica di quanto gli è accaduto, ed afferma di non sentire al momento alcuna tensione, né ansia per il problema dei capelli; ma sente forte il bisogno di ricostruire il rapporto col padre e mi chiede consigli a proposito. • Il paziente è stato seguito per qualche tempo con la terapia psicologica e farmacologica per un sostegno rafforzativo. • Non si sono rilevati a distanza di due anni altri sintomi psichici o somatici che potessero far pensare ad un cambiamento sintomatico del quadro clinico in esame.
Dal punto di vista puramente psicologico emergono alcuni fattori fondamentali: • - la paura di crescere - che comporta inevitabilmente il distacco dalla figura parentale e la propria responsabilità • - la paura di non farcela a camminare da solo e di non accettare i cambiamenti a cui la vita lo sottopone; • - la paura di confrontarsi e misurarsi (si evince, tra l'altro che, lì ove si coglie nel soggetto l'incapacità di competere e di esprimersi al meglio, nasce la paura della sconfitta). • Tale paura è normalmente riscontrabile nella fobia di essere giudicati ed è tipico nei soggetti tendenti a patologie di carattere psicologico, in primo luogo a depressione.); • - il senso di colpadel distacco e del rifiuto ambivalente del padre, per il suo carattere ed anche per la sua calvizie (ironia della sorte: proprio quello che non voleva, diviene espressione della sua autopunizione).
Possiamo quindi affermare che quando il paziente non trova la soluzione ai suoi problemi – e si crea quindi un conflitto in lui - nasce il sintomo per meccanismo difensivo. • Nel colloquio, è stato chiaramente illustrato al paziente che il suo stato ansioso non solo era il sintomo più evidente di una ferita psicologica, ma di riflesso anche di una ferita fisiologica, che può essere anche misurabile attraverso i valori ormonali, dai quali dipende ovviamente la salute dei suoi capelli.
Gli è stato anche chiarito che il suo rifiuto della figura parentale, lo aveva conseguentemente spinto a rifiutare tutti coloro che in passato gli avevano fornito risoluzioni farmacologiche (che per sua volontà inconscia non avevano avuto successo), e in genere della gente, perché doveva inconsciamente autopunirsi per la colpa di quel rifiuto "ingiusto e cattivo", e del rifiuto della sua responsabilità, cioè di crescere.
La caduta dei capelli è da attribuire dunque alla perdita dei suoi valori, non solo quelli fisiologici-ormonali, come si diceva, ma anche e soprattutto di quelli psicologici, morali ed esistenziali. • Questi ultimi ( base è l'armonia della vita psicofisica ed esistenziale) vanno curati, difesi e sostenuti con cura proprio come i capelli, poiché, soltanto portando avanti e senza paura le proprie tesi di vita, si ottengono i risultati desiderati.
Tutta questa cornice (quadro clinico) del nostro paziente ricorda la biblica • "SINDROME DI SANSONE", • il quale temeva che la sua forza sarebbe venuta meno, se avesse perso i capelli. • La perdita dei capelli - che in genere è un evento naturale nell'uomo - e rappresenta la fine dell'adolescenza e l'inizio dell'età adulta - può essere vissuta, dai giovani, con ansia ed angoscia e come segno di debolezza e manifestazione tangibile di una interiore incapacità a superare le difficoltà della vita, specie quando essa diventa un simbolo somatico conflittuale, come nel nostro caso.
Possiamo infine considerare molto positiva la "risposta" sia psicologica che organica (tricologica) del nostro paziente alla terapia adottata, in quanto egli è subito entrato nell'insight ed ha prontamente ed efficacemente messo in atto (acting - out) la sua comprensione, presentandosi, così, pronto ad accogliere il salto nella società adulta con una veste più attenta e sicura.