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La consulenza psicologica in materia civile e l’ascolto del minore

La consulenza psicologica in materia civile e l’ascolto del minore. Dott.ssa Valeria Montaruli, Magistrato presso il Tribunale per i minorenni di Bari E-mail:valer.m@libero.it. . 1 . Ambito di applicazione della consulenza psicologica in materia civile a tutela del minore.

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La consulenza psicologica in materia civile e l’ascolto del minore

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  1. La consulenza psicologica in materia civile e l’ascolto del minore • Dott.ssa Valeria Montaruli, Magistrato presso il Tribunale per i minorenni di Bari • E-mail:valer.m@libero.it

  2. . 1 . Ambito di applicazione della consulenza psicologica in materia civile a tutela del minore. • La figura del consulente tecnico (o perito nel processo penale) si inquadra, sul versante processuale, come ausiliario del giudice nella formazione del suo convincimento. Per quanto non vincolante, il suo parere tecnicamente qualificato ha un peso determinante. Infatti, la Suprema Corte prevede che, mentre in caso di decisione conforme al giudizio del consulente il giudice non è tenuto a motivare, potendosi riportare per relationemalle argomentazioni del consulente, nel caso in cui si discosti da esso, è tenuto a dar conto del suo convincimento motivando in modo puntuale le ragioni del suo dissenso (cfr. Cass. Civ. , sez. III, 06 settembre 2007, n. 18688).

  3. Consulenza psicologica nel procedimento civile minorile • Nello specifico ambito della consulenza psicologica nel procedimento civile minorile, vi sono poi ulteriori peculiarità, che consigliano di avvalersene con molta cautela. Infatti, il Tribunale per i Minorenni è un organo collegiale e specializzato, nel quale alla componente togata si affianca quella onoraria, costituita da “benemeriti dell’assistenza, scelti tra i cultori i biologia, di psichiatria, di antropologia criminale, di pedagogia, di psicologia” (art. 2 RD n. 1404/1934). Gli esperti non solo compongono i collegi, ma partecipano attivamente alle istruttorie, procedendo a grandissima parte degli ascolti ed affiancando i giudici togati nelle istruttorie più delicate.

  4. Consulenza psicologica nel procedimento civile minorile • La consulenza psicologica nel procedimento civile è dunque uno strumento da utilizzarsi con cautela, nei casi in cui si richieda un parere tecnico estremamente specialistico e non fondato su di una mera attività di osservazione, anche qualificata, che può essere fornita all’interno dello stesso tribunale o dai servizi pubblici che lo coadiuvano. Essa appare utile quando vi siano esigenze particolari, che richiedano competenze e valutazioni particolarmente specialistico, anche attraverso l’utilizzazione di strumenti psico – diagnostici e la somministrazione di tests neuropsicologici, di livello e di personalità (cfr. le linee guida elaborate dall’ordine degli psicologi del Lazio il 13.8.08). Mi riferisco a quesiti attinenti allo studio di dinamiche relazionali familiari o relative alla coppia genitoriale, o di profili di personalità dei soggetti della relazione familiare.

  5. Ambito procedimentale della C.T.U. psicologica • Procedimenti di separazione tra coniugi legalmente sposati davanti al tribunale ordinario e procedimenti ex art. 317 bis c.c. ,relativi ai figli naturali di genitori non conviventidavantia giudice minorile. Essi sono frequentemente caratterizzati da elevatissima conflittualità, con grave pregiudizio per i minori, sovente ‘ostaggio’ del genitore a loro più vicino ed artefice di una progressiva alienazione dell’altra figura genitoriale.

  6. Ambito procedimentale della C.T.U. psicologica • Procedimenti civili in materia di abusi e dei maltrattamenti intra – familiari, in cui ci sono notevoli profili di connessione con il procedimento penale a carico del genitore maltrattante ed abusante. In tali fattispecie, il giudice minorile di solito acquisisce le consulenze e perizie espletate in sede penale sull’attendibilità del minore. Non è infatti suo compito entrare nelle specifiche valutazioni di merito circa la fondatezza dell’impianto accusatorio, che sono di competenza di altra autorità giudiziaria. L’ambito operativo del giudice civile minorile è invece spostato sul versante della protezione del minore, che spesso viene allontanato dal contesto familiare malato ovvero rimane con l’altro genitore. Anche in tali fattispecie, può comunque essere utile disporre un’autonoma ctu psicologica davanti al Tribunale per i Minorenni, per analizzare le dinamiche relazionali all’interno del nucleo familiare.

  7. Procedimenti di adottabilità • nei quali è procedimentalizzato il principio dell’ascolto del minore e, in via sussidiaria rispetto al criterio dell’età, si fa riferimento alla capacità di discernimento del minore. Non ritenendosi sufficienti a garantire l’interesse del minore le valutazioni specialistiche delle strutture che hanno in cura il genitore malato, la CTU psicologica potrebbe trovare spazio – anche se nella pratica ciò accade raramente - in questi procedimenti per valutare la capacità genitoriale del genitore malato. Più in generale, potrebbe essere utilizzata per valutare la qualità del legame tra i figli ed i genitori che presentino gravi carenze, sì da consentire una migliore valutazione se ricorrano i presupposti dell’adottabilità, che conducono a recidere il legame originario, ovvero – secondo le teorizzazioni dell’adozione mite e adozione speciale – se possa ipotizzarsi una condizione di semi – abbandono permanente che consigli il mantenimento dei rapporti con la famiglia di origine del minore inserito in altri contesti familiari. Di fatto ciò non accade, operando tradizionalmente in quest’ambito i servizi consultoriali. Così è nulla l’utilizzazione di tale strumento in materia di comparazione tra le coppie adottanti e dichiarazione d’idoneità all’adozione internazionale, per le quali operano all’interno dei tribunali giudici onorari particolarmente specializzati .

  8. Procedimenti davanti al giudice tutelare • appare poco utilizzabile questo strumento, venendo soprattutto in considerazione l’emanazione di provvedimenti relativi al compimento di atti civili ed all’amministrazione di beni del minore, nonché ex art. 4 l.n. 184/83 relativamente agli affidamenti consensuali.

  9. Lo strumento dell’ascolto del minore • E’ oggi unanimemente condiviso il principio dell’ascolto del minore, che costituisce materia di due campi del sapere: psicologia e diritto. La psicologia descrive l’ascolto come un’esigenza profonda del bambino; l’ordinamento giuridico lo configura come diritto. (Cfr. P. PAZE’, L’audizione del minore: presupposti, modalià, tecniche e finalità, relazione ad un incontro di studi del CSM tenuto a Roma il 21 – 25 ottobre 2002).

  10. Lo strumento dell’ascolto del minore • L’audizione giudiziaria del bambino è un contenitore in cui confluiscono tre diversi istituti: • la denuncia, come atto con cui il minore ricorre al giudice segnalando una propria situazione meritevole di tutela. Essa ha un ambito limitato, in quanto il bambino non può direttamente adire il giudice, ma solo per il tramite dei genitori, parenti o pubblico ministero; • la testimonianza, ovvero il resoconto di un bambino relativo ad un fatto da lui osservato, per contribuire alla ricostruzione storica degli accadimenti. La testimonianza del minore è possibile a partire dal quattordicesimo anno di età, a differenza dell’ascolto del minore che è sempre possibile, e con l’adozione di particolari cautele previste dalla legge; • l’ascolto del minore è lo strumento attraverso cui il medesimo partecipa alle decisioni che lo riguardano. L’ascolto si differenzia dalla testimonianza, in quanto esso non è rivolto all’accertamento dei fatti, ma alla persona del minore.

  11. Riferimenti normativi a fondamento dell’ascolto del minore. • Il diritto del minore ad essere ascoltato è ampiamente e chiaramente affermato in numerose convenzioni di diritto internazionale: • La Convenzione di New York del 20 novembre 1989 , ratificata con legge n. 176 del 27 maggio 1991, ha infatti riconosciuto al minore il diritto all'ascolto con il richiamo espresso all'art. 12 della Convenzione di New York, dichiarata immediatamente precettiva dalla sentenza della Corte costituzionale 16 gennaio 2002 n. 1 ed ha affermato la realizzazione del diritto stesso di completa partecipazione del minore ai processi che lo riguardano a seconda della capacità di discernimento dello stesso. • la Convenzione di Strasburgo del 1996 (ora ratificata con legge 20 marzo 2003 n. 77) prevede un vero e proprio “ascolto informato” con la specificazione dei noti criteri guida di esaustività dell'ascolto. La Convenzione europea infatti afferma che al minore ( “purché considerato dalla legge nazionale come avente un sufficiente discernimento” ) debbono essere riconosciuti una serie di diritti personali.

  12. Riferimenti normativi a fondamento dell’ascolto del minore. • Nel processo civile l'ordinamento in alcuni casi non solo esige l'ascolto del minore ma considera vincolante la volontà del minore: il riconoscimento del figlio sedicenne non può avvenire senza il suo consenso (art. 250 c.c.); l'inserimento del figlio naturale nella famiglia legittima non può avvenire senza il consenso dei figli legittimi che abbiano compiuto i sedici anni (art. 252 c.c.); la procedura giudiziale relativa alla tutela implica l’ascolto del minore che abbia compiuto gli anni 10 in ordine al luogo in cui deve essere allevato o avviato agli studi ed al lavoro (art. 371 cc); che abbia compiuto gli anni 16 sulla nomina del tutore (art. 348 co. 3° c.c.), se è possibile deve intervenire nella formazione dell’inventario (art. 363 co. 1° c.c.) o essere invitato ad esaminare il conto finale e presentare le sue osservazioni (art. 386 comma 1° c.c.).

  13. Riferimenti normativi a fondamento dell’ascolto del minore. • In vari momenti della procedura di adozione la volontà del minore quattordicenne è considerata decisiva, in particolare ai sensi dell’art. 35 1° co l. 184/83 questi è chiamato ad esprimere il suo consenso all’adozione. In altri casi, invece, è previsto solo che il minore sia obbligatoriamente sentito se ha raggiunto una certa età: dodici anni per i vari momenti della procedura di adozione ed in quella di affidamento familiare ed anche di età inferiore ove abbia sufficiente capacità di discernimento (art. 10 co. 5) nonché, secondo la norma di chiusura di cui all’art. 35, quando l’ascolto non alteri il suo equilibrio psico – emotivo. AI sensi dell’art. 22, durante l’affidamento preadottivo il giudice effettua l’ascolto del minore, a prescindere dall’età, se sorgono difficoltà.

  14. Riferimenti normativi a fondamento dell’ascolto del minore. • Nei procedimenti camerali davanti al Tribunale per i Minorenni, l’allargamento del principio dell’ascolto del minore è avvenuto in via interpretativa, in sito alla sentenza della Corte costituzionale n. 1/2002, la quale stabilisce che la disposizione di cui all'art. 336 comma 2 c.c. è integrata dall'art. 12 della convenzione sui diritti del fanciullo, resa esecutiva con l. n. 176 del 1991, nel senso che il minore costituisce una parte del procedimento camerale in esito al quale il tribunale per i minorenni pronuncia provvedimenti ablativi o modificativi della potestà dei genitori, con la conseguente necessità del contraddittorio nei suoi confronti, se del caso previa nomina di un curatore speciale.

  15. Riferimenti normativi a fondamento dell’ascolto del minore. • Nei casi di separazione personale dei genitori sia essa consensuale che giudiziaria o di modifica delle condizioni di separazione, il tema dell'audizione del minore era, fino a poco tempo fa, quasi inesistente. Di recente, invece, la legge 8 febbraio 2006 n. 54, meglio nota come legge sull'affido condiviso, con l'introduzione dell'art. 155 sexiesdel c.c. ha di fatto elevato a regola l'audizione del minore nei procedimenti di separazione. La norma prevede, infatti, che il giudice dispone l'audizione del minore che abbia compiuto i dodici anni e anche di età inferiore ove capace di discernimento. La Cassazione 22 marzo 07 n. 8362 fa affermato pacificamente l’estensione di tale norma ai procedimenti ex art. 317 bis c.c. relativi ai figli di genitori non coniugati, di competenza del TM.

  16. Limiti applicativi dell’ascolto del minore • L'ascolto del minore dovrà essere disposto unicamente nei procedimenti contenziosi (separazione, divorzio, interruzione conflittuale di convivenza more uxorio); nel caso di procedimenti consensuali, l'ascolto potrà essere disposto soltanto laddove particolari circostanze del caso lo rendano opportuno. In ogni caso, l'ascolto del minore potrà essere disposto solo nei casi in cui debbano essere presi provvedimenti che riguardino l'affidamento, le modalità di visita e tutte le decisioni relative ai figli, eccettuate le ipotesi in cui la vertenza riguardi esclusivamente gli aspetti economici.

  17. Limiti applicativi dell’ascolto del minore • Qualche problema interpretativo si pone con riferimento alla “capacità di discernimento del minore”, la quale implica un riferimento a nozioni tratte dalle scienze psicologiche. Non potendosi fare un accertamento in concreto e caso per caso – che di per sé implicherebbe un preventivo ascolto del minore -, si utilizza la nozione valicata dalla psicologia per cui un bambino normodotato dai 6 agli 8 anni sviluppa competenze concettuali che accresce negli anni successivi, fino al raggiungimento – a partire dai 12 anni – delle capacità logico – formali.

  18. Le modalità dell’ascolto del minore fissate nei protocolli • Maggiori dettagli e compiute specificazioni sulla corretta attuazione del diritto suddetto sono poi previste dai protocolli sull’ascoltodel minore elaborati con la collaborazione di professionisti ed esperti nel settore. Essi, pur senza assumere alcuna valenza precettiva, codificano prassi virtuose, per far sì che l'audizione nel processo costituisca per il minore un'effettiva opportunità di esprimere i propri bisogni e desideri.

  19. Le modalità dell’ascolto del minore fissate nei protocolli • Gli ambiti in cui sono stati elaborati i protocolli sono quello penale relativo agli abusi sui minori e, particolarmente all’indomani dell’entrata in vigore della legge n. 54/06, in materia di separazione tra coniugi. • Con riferimento all’ambito degli abusi in danno dei minori, nel procedimento penale frammentarie sono le disposizioni che prevedono l'audizione del minore, al di là della generica previsione contenuta nell’art. 609 deciescp relativa all’assistenza del minore parte offesa da parte dei servizi competenti e l’apodittica previsione relativa all’ascolto protetto del minore di cui all’ar. 498 co. 4 tercpp.

  20. Le modalità dell’ascolto del minore abusato fissate nei protocolli • Non può prescindersi, in ordine alle corrette modalità dell’ascolto del minore abusato , dalla Carta di Noto redatta nel 1996 ed aggiornata nel 02 in ordine alle corrette modalità di ascolto del minore abusato, cui viene attribuito rilievo, ai fini della valutazione di attendibilità della parte lesa, anche dalla Cassazione (Cass. 18.9.07, caso Rignano Flaminio), pur nella precisazione che “la valutazione psicologica non può avere ad oggetto l’accertamento dei fatti per cui si procede, che spetta esclusivamente all’AG”. In essa si stabiliscono i seguenti principi: • Necessità di avvalersi di professionisti specificamente formati, che devono utilizzare metodologie e criteri ritenuti affidabili dalla Comunità scientifica; • Utilizzare un setting adeguato, tale da garantire la serenità del minore e di procedere a videoregistrazione o quantomeno audio-registrazione; si specifica comunque che l’incidente probatorio è la sede privilegiata delle dichiarazioni del minore nel corso del procedimento; • Informare il minore dei suoi diritti e consentirgli di esprimere sue opinioni, esigenze e preoccupazioni; • Evitare domande o comportamenti che possano compromettere la spontaneità, la sincerità e la genuinità delle risposte.

  21. Le modalità dell’ascolto del minore abusato fissate nei protocolli • La Carta di Noto è stata integrata dal Protocollo di Venezia del 23.9.07, che estende tali principi ai casi di abuso sessuale collettivo sui minori. Perplessità desta la previsione per cui, fatta eccezione per situazioni di rilevante gravità psicopatologica in cui versi il minore, è consigliato l’avvio terapeutico solo dopo l’acquisizione della testimonianza in incidente probatorio. Non pare infatti incompatibile un sostegno psicologico al minore con l’accertamento peritale relativo alla sua attendibilità, purchè si mantenga la distinzione tra i due tipi di interventi. Appare infatti primaria la salvaguardia dell’integrità psicofisica del minore.

  22. Le modalità dell’ascolto del minore relative ai procedimenti di separazione • Con riferimento all’ambito dei procedimenti di separazione, appare assai scarna la previsione normativa di cui all’art. 155 sexies c.c., per cui si discute sull’obbligatorietà dell’ascolto del minore che abbia compiuto i 12 anni, oltre che del minore di età inferiore. • In ordine all’an dell’ascolto, l’obbligatorietà sembrerebbe discendere dalla formulazione letterale della norma (“Il giudice dispone l’ascolto”), ma la cui omissione non è assistita da alcuna sanzione processuale e che non appare coercibile, in caso di rifiuto dei genitori di sottoporre il minore all’ascolto. Peraltro, nella valutazione del superiore interesse del minore, deve ritenersi che il giudice sia libero di non procedervi, qualora lo ritenga pregiudizievole e comunque, data la posizione di chiusura della norma, si ritiene che esso sia finalizzato solo ai provvedimenti relativi ai figli (cfr. Cass. N. 9094/07).

  23. Le modalità dell’ascolto del minore relative ai procedimenti di separazione • Si ritiene generalmente che l’ascolto possa essere diretto (espletato dal giudice) o indiretto ovvero demandato alla struttura socio assistenziale o consultoriale, o espletato a mezzo di CTU. Nei tribunali specializzati il giudice togato può avvalersi delle competenze di un giudice onorario.

  24. Le modalità dell’ascolto del minore fissate nei protocolli relativi ai procedimenti di separazione • Anche in questo ambito, in ordine alle modalità dell’ascolto, sono stati elaborati protocolli per l’ascolto del minore, tra i quali si ricordano il protocollo sull’applicazione della legge n. 54/06 elaborato dall’osservatorio per la Giustizia civile di Milano ed il protocollo per l’audizione del minore del 7/5/07 firmato a Roma.

  25. Le modalità dell’ascolto del minore fissate nei protocolli relativi ai procedimenti di separazione • il protocollo di Milano prevede per il minore infra – dodicenne che l’ascolto sia attuato mediante ctu, in un locale idoneo e con verbalizzazione sommaria e in assenza delle parti e dei loro difensori, salva possibilità di sottoporre preventivamente temi ed argomenti al giudice; • il protocollo di Roma prevede l’eccezionalità dell’ascolto del minore infra – dodicenne, salvo che non ci sia accordo in tal senso e previa eventuale valutazione sulla capacità di discernimento del servizio territoriale; la predisposizione di un ambiente attrezzato con specchio uni – direzionale, il diritto dei difensori delle parti ad essere presenti senza intervenire direttamente. La verbalizzazione integrale e fedele dell’audizione, possibilmente video o audio – registrata.

  26. Conclusioni • Pur essendo indubbia l'importanza del riconoscimento del diritto del minore a poter esprimere la propria opinione nei procedimenti di separazione, non va dimenticato che in questa materia è indispensabile una grande prudenza da parte dei giudici, per non gravare il ragazzo di pesi sostanzialmente insopportabili. Ascoltare in maniera adeguata, significa, dunque, non tanto chiedergli un parere o un'indicazione su “cosa fare” bensì, cercare di comprendere le sue aspettative, le sue esigenze e tutti i messaggi che gli provengono dal suo contesto familiare e dal mondo che lo circonda in quanto solo attraverso questi si possono individuare interventi che abbiano possibilità concrete di incidere positivamente sul suo ulteriore sviluppo . • Valeria MONTARULI

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