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scienze. e. e. fedi. Università della Liberetà aprile 2008. “ L'Occidente ha dato la SCIENZA al mondo, l'Oriente ha dato al mondo la SPIRITUALITÀ. Tratto dall'intervista a Ramjee Singh: "Gandhi" - Mosca, Accademia Russa di Amministrazione, 25 agosto 1993. “ Dal Nord viene il sale,
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scienze e e fedi Università della Liberetà aprile 2008
“L'Occidente ha dato la SCIENZA al mondo, l'Oriente ha dato al mondo la SPIRITUALITÀ . . . . Tratto dall'intervista a Ramjee Singh: "Gandhi" - Mosca, Accademia Russa di Amministrazione, 25 agosto 1993
“Dal Nord viene il sale, dal Sud l’oro e da Timbuktu la sapienza divina.” da un detto tuareg
- L’asserzione sembra sfuggire all’eurocentrismo dominante della cultura europea ed essere “culturalmente corretta”: riconosce anche ad un secondo soggetto, l’Oriente, un primato ed una identità, cercando di salvaguardarsi dai soliti vizi con cui ci si misura con l’altro culturale ed etnico, ossia la negazione (“è un barbaro”), l’assimilazione alla nostra cultura, l’esotico, ossia l’attrazione per una alterità costruita da noi.
-In realtà essa soffre di alcuni limiti: • stabilisce per il sapere scientifico uno statuto antitetico rispetto a quello spirituale facendo coincidere l’esperienza spirituale con quella religiosa; • non riconosce la tradizione spirituale, in senso religioso-mistico dell’Occidente appiattendone l’identità sull’attuale e contestata fase di egemonia tecnico scientifica;
l’impostazione dualistica è fragile: • rielaborata per la prima volta ai tempi delle guerre persiane in termini politico-culturali (scontro tra la democrazia greca e il dispotismo orientale), • non tiene presente che • il pensiero filosofico-scientifico greco era “bambino” e “figlio” di quello dell’Egitto dei faraoni per ammissione della stessa filosofia greca (Platone)
esistono sistemi di sapere, anche scientifici, estranei all’Occidente e all’Oriente, per cui si deve parlare di multiculturalità: • per esempio quello delle culture precolombiane (i Maya disponevano di una matematica e di una astronomia superiori) e quello delle culture africane. El Castillo CHICHEN ITZA’ (MESSICO)
Oltre alla cultura egizia, Oltre alla cultura egizia, cultura “nera” , tra il MedioEvo e il Rinascimento è esistita una civiltà dell’Africa nordoccidentale documentata dalla biblioteca di Timbuktu: oltre 100mila volumi che coprono ogni disciplina, dalla medicina all’astronomia, alla matematica, alla botanica, alla medicina, alla religione.
Negare che ci siano delle differenze tra Oriente e Occidente è chiaro che sarebbe assurdo. Nello stesso tempo, quando uno si accosta, comincia ad approfondire questi argomenti, si rende conto che in realtà ci sono tanti Occidenti e tanti Orienti. E sia in Occidente che in Oriente l'uomo si trova costantemente a confrontarsi con i grandi temi, il grande mistero della vita e della morte.
L’Occidente forse è arrivato a un punto critico in cui ha cominciato a capire che il controllo tecnologico sul mondo esterno ha dei limiti e questi limiti richiamano a cercare dentro di sé. Cioè, per esempio la fiducia nella scienza, non impedisce che ci siano dei disastri ecologici. Allora la scienza ha cominciato a fare una riflessione critica e a vedere che la tecnologia va accoppiata con una esplorazione dell'uso che ne facciamo. E quindi si ritorna dentro, a esplorare dentro.
alcune considerazioni intorno alla civiltà indiana -La svalutazione della “realtà oggettiva”da parte dell’induismo e dei sistemi filosofico-religiosi da quello generati ha effettivamente comportato una ufficiale mancanza di interesse per l’indagine naturalistica, ma ha nello stesso tempo sviluppato una importante ricerca psicologica e logica
Secondo la filosofia di Sankara (788-820ca.), rispetto alla realtà dell’assoluto – l’ineffabile ed indefinibile brahman - il mondo empirico è soltanto un’illusione (maya). Esso paragonato a un pezzo di corda che al buio appare come un serpente, “non è né non è”; il suo divenire illusorio è fondato sul brahaman come l’apparenza del serpente è fondata sull’apparenza reale della corda.
-Tuttavia esiste una scienza dell’India classica tentare di spiegarne l’origine nei termini di una filiazione da quella occidentale attraverso i contatti che sono documentabili, e reciproci, all’epoca di Alessandro Magno (336-323 a. C.) e dell’impero romano, significa riproporre il vizio dualistico e l’eurocentrismo
- Del resto, c’è una scienza orientale, quella della Cina, per la quale si è costretti a parlare di parallelismo di sviluppo, non conoscendosi alcuna influenza La Nebulosa del Granchio (nota anche come Crab Nebula) è il residuo della supernova del 1054 d.C. la cui esplosione fu annotata negli Annali dagli astronomi cinesi Gli antichi astronomi cinesi le chiamavano “stelle ospiti”; l’apparire di una stella ospite venne meticolosamente annotato per secoli ( colore, brillanza, posizione risultarono essere di immenso valore non solo per gli storici ma anche per gli astronomi).
Il pensiero scientifico nell’India antica MATEMATICA Fra i popoli antichi gli indiani e i greci fecero le scoperte più importanti nel campo della matematica e della astronomia; ma le loro rispettive vedute presentano essenziali differenze. I greci dedicarono la loro attenzione allo sviluppo della geometria: aritmetica, algebra, astronomia furono completamente dominate dalla geometria (rigore logico e trattazione sistematica).
Gli indiani, invece fondarono la loro matematica sui numeri cosicché la loro geometria ebbe carattere al contempo numerico e pratico. Le principali caratteristiche della matematica indiana sono l’arditezza di concezione, l’astrazione, il simbolismo e l’ingenuità
Ad esempio La concezione dello śūnya (zero) pare sia esistita sia nella filosofia indù che in quella buddista, prima che diventasse un elemento essenziale dell’aritmetica indiana L’uso dello śūnya suggerì ai pensatori indiani la potenza e l’utilità dei simboli śūnya significa “vuoto” o “nulla” L’aver dato a questa concezione una forma, una struttura e un simbolo va considerato come uno dei più grandi eventi nella storia del pensiero e del progresso umano
L’aritmetica Il simbolo zero e la notazione posizionale Iscrizioni sanscrite, che datano fin dal settimo secolo d.C. trovate in India e anche in Indocina, comprovano che il sistema di notazione esponenziale era già in uso nell’India del quinto secolo d.C., cosicché la sua invenzione deve venir collocata intorno agli inizi dell’era cristiana Tutte le nazioni antiche conoscevano le operazioni fondamentali dell’aritmetica; avevano dei simboli per scrivere numeri ma non usavano il simbolo dello zero, avevan simboli separati per il 10,il 20, il 30 . . il 100, il 200… , il 1000, il 2000 . . . In India non è stata rinvenuta nessuna opera di aritmetica che usasse l’antico metodo di numerazione. La prima opera indiana che ci è pervenuta è il manoscritto di Bakshālī (Ⅳsec. d. C.). Esso usa il sistema moderno di numerazione L’Āryabhaṭīya (499 d. C.) contiene in pratica tutta l’aritmetica che possiamo insegnare oggi nelle scuole medie superiori
L’algebra Gli indiani furono i primi a usare le lettere dell’alfabeto per denotare le incognite. Un progresso effettivo, tuttavia, venne compiuto solamente quando i matematici indiani compresero che tutte le operazioni aritmetiche potevano essere fatte mediante simboli ( lettere dell’alfabeto), e che i segni aritmetici (meno, più, ecc.) potevano essere usati unitamente a questi simboli Soltanto chi era abituato al ragionamento astratto poteva elaborare regole per la moltiplicazione , la divisione ecc. Brahamagupta(629 ca. d. C.) asserisce: “il prodotto di un positivo e un negativo è negativo; di due negativi è positivo . . . “ “il positivo diviso per il positivo, o il negativo diviso per il negativo, divengono positivi . . . “
Gli indiani elaborarono anche un simbolismo per le potenze; scrissero equazioni algebriche ed elaborarono regole per la trasposizione dei termini Classificarono le equazioni in base al loro grado e trattarono separatamente le equazioni determinate e indeterminate; essi trovarono la soluzione generale dell’ equazione quadratica e riuscirono a risolvere completamente l’equazione generale indeterminata di secondo grado. Le equazioni indeterminate furono studiate anche dai matematici greci nei primi secoli dell’era cristiana, ma essi non poterono compiere molti progressi, perché tentavano di risolvere il problema dal punto di vista della geometria, e mancavano di un simbolismo adatto
La geometria La geometria nella sua forma moderna venne elaborata dai greci Gli indiani si interessavano soltanto alla misurazione Il metodo più efficace impiegato dai matematici indiani potrebbe venir chiamato teoria delle deformazioni che lasciano inalterati aree e volumi Per esempio essi trovarono che - l’area di un triangolo rimane invariata, se il vertice viene mosso lungo la parallela alla base passante per esso
- un rettangolo può venir trasformato in un parallelogrammo di ugual area, muovendo uno dei suoi lati lungo la sua propria retta Si potrebbe anche ricordare che la tecnica del dividere una figura piana o solida in un numero infinito di parti, e del sommare le aree o i volumi di queste parti era usata dai matematici indiani
Fra i risultati degni di nota ricordiamo la formula dell’area e delle lunghezze delle diagonali di un quadrilatero ciclico Se A denota l’area, e m, n le diagonali del quadrilatero, i cui lati sono a, b, c, d, i risultati sono A = (s-a) (s-b) (s-c) (s-d) , con s semiperimetro m = (ac+bd) (ab+cd) n = (ac+bd) (ad+bc) ad+bc a b n m ab+cd d c
Valore di π I greci , pur essendo grandissimi geometri, si accontentarono del valore π = 22/7 Gli indiani invece pretesero un’approssimazione migliore e nel 499 Āryabhaṭa diede il valore π = = 3,1416 62832 20000 Costruzione di figure razionali Sfruttando le conoscenze sulle equazioni indeterminate, Brahamagupta (628 d. C.) propose di trovare tutti i triangoli rettangoli di dato cateto a e gli altri latirazionali. La sua soluzione èa,, 1 1 a2 a2 + n - n 2 n n 2
trigonometria Importanti sviluppi della trigonometria si ebbero in India. Il matematico e astronomo Aryabhata (476–550 d. C.) nella sua opera Aryabhata-Siddhanta, definì per la prima volta il seno come la relazione moderna fra la metà di un angolo e la metà della corda, definendo anche il coseno, il senoverso, e l'inverso del seno. Le sue opere contengono anche le più antiche tavole pervenuteci dei valori del seno e del senoverso (1 - coseno), per intervalli di 3,75° da 0° e 90°, con un'accuratezza di 4 cifre decimali.
Altri matematici indiani estesero successivamente i lavori di Aryabhata sulla trigonometria. Varahamihira (505 d. C.) sviluppò le formule sin2x + cos2x = 1, sin x = cos(π/2 - x), e (1 - cos(2x))/2 = sin2x. Bhaskara I costruì una formula per calcolare il seno di un angolo acuto senza l'uso di tavole. Il matematico Brahmagupta (600 d.C.) presenta nella sua opera un teorema analogo al teorema della corda o teorema dei seni e presenta una generalizzazione della formula di Erone per calcolare l'area di un quadrilatero. Sviluppò anche la formula 1 - sin2x = cos2x = sin2(π/2 - x), e la formula di interpolazione di Brahmagupta per calcolare i valori del seno
Ritorniamo al titolo iniziale “Gandhi: l’Occidente ha dato la scienza al mondo, l’Oriente la spiritualità”
-La formazione culturale e l’azione di Gandhi è sincretistica: mescola un’istanza politico-occidentale (indipendenza, nazione) con un principio individualistico e religioso come l’ AHIṂSĀ ; in modo analogo una pratica religiosa come lo yoga viene destrutturata dal suo sistema ed impiegata in Occidente per uno scopo psicofisico
Gandhi (1869-1948) L’incontro tra le grandi religioni avvenuto ad Assisi il 27 ottobre 1986 potrebbe essere detto un incontro gandiano, nel senso che a provocarlo fu “la sfida trascendente della pace” Collocandosi in questo centro focale di convergenza tra religioni Gandhi si può dire a pari titolo, cristiano, musulmano, induista, senza sentirsi in contrasto con la propria tradizione religiosa, che egli osservava con scrupolo estremo Ma “l’ubiquità” del Mahatma non riguarda solo le diverse religioni, riguarda anche le due grandi culture, quella d’Occidente e quella d’Oriente Alla fine di maggio del 1893, approdò un giovane avvocato indiano con un incarico legale da assolvere a Pretoria . . . Fu in una fredda sala d’aspetto che Gandhi prese coscienza del suo dovere di resistere al sopruso del razzismo, basandosi sulla semplice forza della verità
Nel decidere di intraprendere la lotta contro la discriminazione, egli ebbe l’impressione di prendere contatto per la prima volta con la verità : una verità di ordine morale destinata a svilupparsi per via di esperimenti e non per via di deduzioni intellettuali Il mondo è hiṃsā (violenza, più precisamente “danno portato ad altri”) , la verità è ahimsa, la non violenzanon è una verità come le altre, e la Verità che, inseguita nella sua inesauribile profondità, si identifica con Dio. L’Europa che Gandhi aveva incontrato nel Natal, era l’Europa conosciuto in India e soprattutto a Londra, ma con qualcosa di diverso:aveva messo allo scoperto i tratti essenziali della nuova identità che l’incipiente capitalismo aveva modellato in Olanda e in Inghilterra
Gandhi durante i suo soggiorno londinese (1887-1891) conobbe lo Edwin Arnold lo scrittore inglese al quale, in certo modo fu debitore della sua scoperta del patrimonio mistico dell’India La Bhagavad Gita (“Canto del Beato”) tradotta dal sanscrito da Arnold, fu il “ suo dizionario di consultazione quotidiana” in Africa La Gita è soprattutto un’esortazione al compimento del proprio dovere, al distacco assoluto dalle conseguenze delle proprie azioni Si deve a questo e ad altri incontri il fatto che Gandhi, abbia ritrovato la propria identità spirituale,sgombrando l’animo da ogni senso di inferiorità di fronte all’Occidente
Al di là delle religioni Gandhi si pone al di là delle linee di divisione tra le religioni,ma solo in quanto identifica Dio con la verità che l’uomo cerca non appena, avendo scelto come ‘porzione’ i poveri, i paria, gli oppressi segue la voce interiore che lo mette in guardia da ogni forma di violenza Da bambino aveva sentito avversione verso i cristiani perché i missionari non nascondevano il loro disprezzo per le “superstizioni” induiste e perché l’induista che si battezzava perdeva ogni contatto, anche nel modo di mangiare e di vestire, con la sua gente. A Londra lesse la Bibbia . . . non riuscì a finire il Vecchio Testamento “ ma il Nuovo Testamento mi fece tutt’ altra impressione, specialmente il Sermone della Montagna che mi andò diritto al cuore”
Il Vangelo rientra perfettamente accanto al Veda e al Corano, nel patrimonio della Scrittura Sacra che egli esortava a meditare e a mettere in pratica Non ha senso che il seguace di una religione si converta Ad un’altra, dato che la fede in un solo Dio è la pietra angolare di tutte le religioni Nel vivere la sua fede Gandhi si colloca nel centro di convergenza delle varie religioni e In quel centro Dio non poteva essere, come nelle teologie occidentali, un oggetto della mente, era un orizzonte da cui si apre all’uomo la Verità che tutto pervade La diffidenza di Gandhi per la civiltà industriale non si basa solo sulla disumanità dello sfruttamento economico instaurato dal capitalismo, si basa sulla natura stessa della macchina, nel momento in cui essa, invece che restare strumento dell’uomo, si mette al posto dell’uomo, lo emargina e lo assoggetta alla propria logica
Hanno detto:"Da ogni parte c'è la luce di Dio". Ma gridano gli uomini tutti:"Dov'è quella luce?" L'ignaro guarda a ogni parte,a destra,a sinistra;ma dice una Voce:Guarda soltanto,senza destra e sinistra!". Gialal ad -Din Rumi mistico persiano 1207-1273
Il centro di Chichén Itzá è dominato dal tempio di Kukulkan (nome Maya di Quetzalcoatl), chiamato anche El Castillo.Fu costruito dalla Civiltà Maya in un periodo compreso tra l'XI ed il XIII secolo; si tratta di una delle più famose piramidi a gradoni precolombiane del Messico, con scalinate che corrono lungo i quattro lati fino alla sommità.Agli equinozi di primavera e d'autunno, al calare e al sorgere del sole, gli angoli della piramide proiettano un'ombra a forma di serpente piumato, Kukulkan appunto, lungo la scalinata nord
El Caracol CHICHEN ITZA’ (MESSICO) Osservatorio astronomico
A nord del complesso de Las Monjas si trova un edificio rotondo posto sopra una larga piattaforma quadrata, soprannominato El Caracol (la chiocciola) dalla scala di pietra a spirale presente al suo interno. Questa struttura era un osservatorioastronomico, con le porte allineate con la posizione del sole all'equinozio di primavera, con i punti delle massime declinazioni nord e sud della luna e altri eventi astronomici sacri a Kukulkan, il serpente piumato dio del vento e della conoscenza. I Maya determinavano il momento dei solstizi per mezzo delle ombre proiettate dal sole all'interno della struttura. Ai margini di El Caracol sono poste delle ampie coppe di pietra che venivano riempite d'acqua. L'osservazione delle stelle che vi si riflettevano aiutava gli astronomi Maya a determinare il loro complesso, ma estremamente preciso calendario.
bibliografia L. Geymonatstoria del pensiero filosofico-scientifico vol. 1 Garzanti la matematica – i luoghi e i tempi a cura di C.Bartocci e P. Odifreddi Einaudi storia della filosofia orientale a cura di Sarvepalli – Radhakrishnan E. Balducci Gandhi Giunti M.K. Gandhi la mia vita per la libertò