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Geografia? Chi è costei?. Definizione di geografia. La geografia è la scienza che studia le interazioni tra le società e/o gli individui umani e l’ambiente. La geografia secondo le documentazioni ministeriali.
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Definizione di geografia • La geografia è la scienza che studia le interazioni tra le società e/o gli individui umani e l’ambiente.
La geografia secondo le documentazioni ministeriali • Storia – geografia – studi sociali. L’oggetto di queste discipline è lo studio degli uomini e delle società umane nel tempo e nello spazio, nel passato e nel presente e riguarda tutte le loro diverse dimensioni: quella civile, culturale, economica, sociale, politica, religiosa (DPR 12 02 1985, n. 104). • La geografia rileva e interpreta i caratteri dei paesaggi geografici, studia i rapporti tra l’ambiente e le società umane, elabora e propone modelli di spiegazione dell’ intervento degli uomini sul territorio (DPR 12 02 1985, n. 104).
La geografia studia i rapporti delle società umane tra loro e con il pianeta che le ospita. E’ disciplina «di cerniera» per eccellenza poiché consente di mettere in relazione temi economici, giuridici, antropologici, scientifici e ambientali di rilevante importanza per ciascuno di noi. In un tempo caratterizzato dalla presenza a scuola di alunni di ogni parte del mondo, la geografia consente il confronto sulle grandi questioni comuni a partire dalla conoscenza dei differenti luoghi di nascita o di origine familiare. …il punto di convergenza sfocia nell’educazione al territorio, intesa come esercizio della cittadinanza attiva, e nell’educazione all’ambiente e allo sviluppo. …il primo incontro con la disciplina avviene attraverso un approccio attivo all’ambiente circostante, attraverso un’esplorazione diretta. (Indicazioni per il curricolo, settembre 2012).
Dove? • La prima reazione di un geografo di fronte ad un determinato lembo di superficie terrestre, o ad un’immagine di un lembo di superficie terrestre, è probabilmente quella di volerlo localizzare, infatti “l’interesse per le posizioni nello spazio costituisce una delle caratteristiche della curiosità dei geografi” (Haggett, 1988, p. 11). Per questo motivo il geografo sottopone lo spazio in oggetto ad una serie di operazioni intellettuali per determinarne la posizione, individuarne il sito e la situazione, riconoscervi dei luoghi, delinearne delle regioni.
Spazio per il geografo significa un’estensione di superficie terrestre amorfa, cioè non connotata se non in termini di estensione e in cui tutti i punti sono considerati sostanzialmente equivalenti. Lo spazio acquisisce valore se correlato ad una tematica (spazio relazionale, immaginato, rappresentato…) • Posizione è il prodotto delle caratteristiche di un punto dello spazio che permettono di individuarlo, solitamente grazie da due coordinate. • Sito anche questo termine indica un punto particolare dello spazio, ma non in senso astratto, così una posizione diventa un sito quando viene identificato con delle caratteristiche peculiari, ad esempio l’ubicazione nell’ansa di un fiume o ai piedi di un conoide di deiezione e cosi via. • Situazione indica la posizione di un punto in rapporto ad altri punti, ad esempio una città è situata a sud di un passo, a valle di un centro abitato e così via.
Luogo: un punto diventa un luogo quando è caricato di valori, sentimenti, simboli, ricordi da parte della comunità umana o l’individuo che vi abita o semplicemente vi entra in contatto. • Regione è un lembo di superficie terrestre che distinguiamo dal resto del pianeta per una o più sue caratteristiche. La regione dunque non esiste come dato oggettivo, immanente, è il geografo che individua, per motivi conoscitivi o esplicativi, la regione.
Come? • Il geografo è irrimediabilmente un curioso ficcanaso e dunque non si accontenta di porsi il problema del dove, ma vuole capire come uno spazio è configurato, come si spiegano le variazioni spaziali che è possibile osservare al suo interno. Come sulla nostra spiaggia si distribuiscono i bagnanti? Come alcune funzioni si posizionano in siti particolari?
Immaginiamo di poterci imbarcare su di un elicottero e di poter dunque vedere dall’alto la nostra spiaggia, osserveremo una distribuzione dei bagnanti non uniforme. Che, molto sinteticamente, possiamo rappresentare nel modo seguente.
Ad una prima visione d’insieme, corrispondente ad un’analisi a scala geografica maggiore, noteremo nettamente tre regioni: la regione del mare, che per comodità ho immaginato vuota (forse l’acqua è ancora troppo fredda); una regione immediatamente a contatto con il bagnasciuga, anch’essa vuota perché le onde più alte rischiano di bagnare persone e oggetti; e la regione della spiaggia vera e propria in cui si accalcano i bagnanti.
Ad una scala d’analisi dettagliata noteremo che all’interno della nostra regione popolata la distribuzione non è uniforme. Infatti la densità è maggiore nelle vicinanze della battigia, inoltre si nota una concentrazione maggiore di individui lungo gli assi immaginari che portano dai varchi d’ingresso alla spiaggia al mare. Infine un vero assembramento si nota nei pressi del chiosco delle bibite.
Ad una scala d’analisi ancora più piccola si nota che gli individui si distribuiscono a gruppetti. Sicuramente possiamo notare alcuni innamorati pelle a pelle, individui che occupano quello che E.T.Hall definisce spazio intimo; altre persone distano tra loro meno di un metro, condividono lo spazio personale per conversare a bassa voce, giocare a carte e comunque avere delle interazioni amichevoli; oltre 1,5m subentra secondo Hall lo spazio sociale quello dei normali rapporti di interazione; oltre i 4m inizia la zona dello spazio pubblico, dove abbiamo interazione visiva e uditiva, ma, normalmente, non una conversazione. Ovviamente a determinare queste “bolle” intervengono anche fattori ambientali (la spiaggia di Rimini è ben diversa da quella di Etel in Bretagna) e culturali, probabilmente un inglese riterrebbe un’invasione della sua privacy il normale comportamento di una famiglia italiana.
Ad un’analisi attenta si potrebbe notare non solo che ogni gruppo cerchi in qualche modo di isolarsi, ma anche come cerchi di delimitare, piazzando l’ombrellone, le stuoiette, gli occhiali da sole, i secchielli e così via, un lembo di spiaggia che diventa così un territorio. Che infatti possiamo definire come uno spazio sottoposto ad un processo di appropriazione da parte di un gruppo umano, attraverso la denominazione, la simbolizzazione, la rappresentazione, la delimitazione.
Quando? • La nostra immagine iniziale rappresenta presumibilmente una spiaggia nel momento del suo massimo affollamento, in un pomeriggio del mese d’agosto o nel pomeriggio di una domenica di luglio. Ma la nostra regione si presenta sempre uguale o muta nel tempo?
Possiamo individuare almeno tre ritmi temporali nell’analisi della nostra spiaggia. Il primo è quello lungo che riguarda gli anni, i decenni e i secoli. Nella nostra foto vediamo una spiaggia che non ha, come accade al giorno d’oggi, una funzione prevalentemente ludica, ma un ruolo di area per il ricovero, la produzione e la riparazione di strumenti di lavoro come i leudi. Forse in futuro le spiagge avranno altre funzioni, rispetto a quelle attuali, che possiamo solo immaginare.
Il secondo ritmo è quello stagionale, la nostra regione muta il suo aspetto con l’alternarsi delle stagioni…
Infine il ciclo breve, diurno, alterna momenti di massima affluenza a momenti, come quello rappresentato dalla foto, in cui solo i primi addetti vi si muovono per iniziare i lavori di pulizia e attrezzatura.
Perché? • Il geografo non è solo un ficcanaso, ma vuole capire il perché di ogni assetto territoriale. Per fare questo si può trasformare in un investigatore che cerca il movente e il colpevole di un fatto. La nostra scena del delitto è il paesaggio che possiamo definire: l’insieme degli elementi sensibili, dunque vedibili, udibili, odorabili, toccabili e gustabili, del rapporto tra una società e l’ambiente, culturalmente ed esteticamente valutato.
Dunque il geografo osserva il paesaggio e cerca dietro di esso di cogliere gli elementi invisibili che lo hanno reso possibile. La spiaggia estiva può parlare di una società in cui i rapporti di lavoro permettono periodi di ferie pagate, la quantità di individui presenti può raccontare dell’affermazione del turismo di massa, la promiscuità tra maschi e femmine ci parla di una società in cui non prevale una rigida separazione in base al genere (almeno sulla spiaggia), la presenza di stranieri racconta di una rete di trasporti efficiente ed economica…
Il paesaggio, almeno in questa accezione, può essere considerato il significante che rimanda al significato che noi cerchiamo. • La geografia non è una descrizione, né una serie di dati riguardanti una regione, ma un metodo per capire i motivi dell’assetto territoriale di una regione.
Capire i motivi di un assetto territoriale ci permette di intervenire con cognizione di causa sul nostro territorio, ci permette di percorrere tutti e quattro i livelli dell’analisi territoriale. Descrittivo Interpretativo Valutativo Propositivo.
Un imbroglio • In realtà la nostra analisi è viziata da un piccolo, ma sostanziale, imbroglio. Abbiamo immaginato di poter osservare la spiaggia da un elicottero, abbiamo cioè immaginato che il geografo possa essere esterno al campo di osservazione. Franco Farinelli (1992) sottolinea come con l’epoca moderna i geografi assumano “una visione cartografica” che permette loro di contrabbandare come descrizioni oggettive e assolute le loro considerazioni che in realtà sono sempre fatte da individui che vivono in un determinato luogo e in una determinata epoca e che sono connotate da un punto di vista sociale, politico, culturale, di genere e così via.
Così noi vedremo la nostra spiaggia anche attraverso l’idea che la nostra società ci ha trasmesso della vacanza e della balneazione; attraverso le immagini dei depliant turistici; attraverso gli innumerevoli film dei Vanzina…
Del resto anche la nostra rappresentazione della spiaggia, che possiamo approssimativamente considerare “cartografica” non è la spiaggia. Con la riduzione di scala, riduce il complesso al semplice (profondità e pulizia dell’acqua), omette una serie di oggetti e informazioni (mancata rappresentazione degli ombrelloni, mancata informazione sulla rumorosità di alcuni gruppi), riduce e uniforma il numero degli oggetti rappresentati (il puntino è maschio, femmina, giovane, vecchio, bambino...)
Inoltre isola la nostra regione dal resto del mondo, limitando le possibilità di interpretazione geografica. Infatti, se ad esempio, sapessimo che è un tratto di spiaggia urbana, come la Barceloneta di Barcellona, potremmo capire perché il massimo afflusso si registra durante il periodo della pausa pranzo e immediatamente dopo l’orario di lavoro nei giorni feriali; se sapessimo che si tratta di una spiaggia nelle vicinanze di un corso d’acqua che getta in mare le acque reflue di alcune industrie, potremmo capire perché nessuno è in acqua; se sapessimo che la spiaggia è vicina a una città d’arte potremmo immaginare che molti “puntini” rappresentano turisti stranieri…
Tutto il mondo è una spiaggia • Siamo partiti da una spiaggia affollata e abbiamo affrontato molti dei temi e dei concetti della geografia: regione, sito, densità, territorio, flusso, varco d’accesso, distanza, spazio-tempo, processo, sistema, relazione… Siamo partiti dal concreto, dal vissuto e induttivamente abbiamo ragionato sul rapporto tra l’essere umano e il suo ambiente, in alcuni casi avremmo potuto giungere a formulare delle generalizzazioni… Forse se applicassimo questo metodo anche a scuola potremmo fare geografia in modo un po’ meno barboso che con il metodo tradizionale trasmissivo e deduttivo… • Forse riusciremmo più che a trasmettere informazioni a far raggiungere competenze