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Intanto…………Benvenuti !! Negli ultimi 2 anni ho cominciato le lezioni, non senza un po’ di trionfalismo, con una citazione e 2copertine di riviste importanti . Hal Varian, chief economist at Google I keep saying that the sexy job in the next 10 years will be statisticians.
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Intanto…………Benvenuti !! Negli ultimi 2 anni ho cominciato le lezioni, non senza un po’ di trionfalismo, con una citazione e 2copertine di riviste importanti
Hal Varian, chief economist at Google I keep saying that the sexy job in the next 10 years will be statisticians. And I’m not kidding. People think I’m joking, but who would have guessed that computer engineers would have been the sexy job of the 1990s?"
Science Magazine 11 febbraio 2011 The Economist 25 febbraio 2010
IBM (e non solo) stimacheognigiorno , l’umanitàcrea 2,5 x 1018 cioè 2,5 quintilioni di datielementari (bytes) 2.500.000.000.000.000.000 2,5 miliardi di miliardi (circa 600 miliardi di DVD) Messiunosull’altro (senzacustodia) sarebbeuna colonna di oltre 700.000 KM 2volte la distanza terra-luna
Secondo le stime di Science (Hilbert & Lopez - 2010): La quantità totale di informazioni archiviate nel mondo nel 2007 sarebbe stata pari a pari a: 2,95 x 1020 = 295.000.000.000.000.000.000 295 miliardi di miliardi Se la stima IBM è (ancheapprossimativamente) corretta nel 2012 dovremmostimare5.500 miliardi di miliardi 200 volte il 2007 e circa il 50% accumulatonegliultimi 2 anni (l’incremento è esponenziale)
Praticamenteormaiqualsiasiattivitàumanalasciatracciadigitalearchiviabile grazie ad unatecnologia PERVASIVA: (esempimmmmoltoparziali) Sensori del clima posts nei social media Foto e video digitali Registrazionediacquisti Segnali GPS E-mail Analisi del genomaumano Ricerche Internet Transazionidiborsa EsamiUniversitari Visitemediche …………..
Piccola parentesi: Intanto abbiamo un problema di unità di misura (e si comincia con l’ABC della Statistica…) miliardi di miliardi miliardi
Alcuni esempi: Bytes (8 bits) – 1 byte: un carattere; ad esempio una lettera - 3 bytes: 1 Pixel (punto sullo schermo) a 16 milioni di colori – 100 bytes: un SMS, un telegramma Kilobyte (1,000 Byte) – 2 Kilobytes: una pagina scritta Megabyte (1,000,000 Byte) - 4 Megabytes: Immagine a tutto schermo 1280 x 1024 – 5 Megabytes: Una canzone in mp3, tutte le opere di Shakespeare - 700 megabytes : Film in formato DVIX Gigabyte (1,000,000,000 Byte) – 4 Gigabyte: un film in qualità DVD - 21 gigabytes: Foto con Canon eos 600D
Altri esempi • Terabyte (1,000,000,000,000 Byte) • – 1 Terabyte: • fogli di carta stampati ricavati da 50,000 alberi; da ogni albero si ricavano circa 80.000 fogli • 18,75 terabyte: • Le informazioni contenute nella Biblioteca del Congresso di Washington • Petabyte (1,000,000,000,000,000 Byte) • – 200 Petabytes: tutto il materiale stampato finora • Exabyte (1,000,000,000,000,000,000 Byte) • – 5 Exabytes: tutte le parole dette dall’uomo finora
Tanto??? SI e NO 1022 bit 10.000.000.000.000.000.000.000 bit; decine di triliardi di bit 1,8 × 1022 bit (2,25 zettabit) Informazioni che (se esistesse una tecnica per farlo) potrebbero essere contenute in un grammo di DNA.
Vabbè, ma tutta questa esplosione di informazioni ci riguarda?????? Ho paura di sì, perché l’effetto più impressionante è sullo studio e l’analisi dei fenomeni, o meglio sui dati a disposizione per “capire” il mondo Cioè il punto in cui si esercitano le capacità degli Statistici Oggi il tema fondamentale della conoscenza e del governo dei fenomeni è il trattamento della informazione Forse aveva ragione Hal Varian, chief economist at Google chenel 2009 diceva: “I keep saying that the sexy job in the next 10 years will be statisticians, and I’m not kidding.”
Aldilà delle curiosità…… mi colpiscono due considerazioni: • Per quanto enorme questa quantità è risibile di fronte alla complessità di alcuni fenomeni: ad esempio rappresenta appena l’1% delle informazioni codificate nel DNA delle cellule di un uomo • Solo per leggere una tale quantità di informazioni un essere umano impiegherebbe circa 30.000 miliardi di anni (non facendo altro). Cioè Più di 2.000 volte l’età dell’Universo (a far data dal Big Bang) • Certo non tutto è importante, ma come si fa a capire se una cosa è importante senza conoscerla???
E’ solo un problema che riguarda la rete e i suoi utenti??? Cioè il crearsi spontaneo e incontrollato di informazioni individuali? NO anche il flusso di dati statistici ufficiali è enorme
Nelle prime 22 settimane del 2013 si arriva a 149 pubblicazioni di indagini ed elaborazioni differenti, pari ad una media di quasi 7 elaborazioni e set di dati per settimana
Il resto della Pubblica amministrazione segue la stessa strada: “open data” archivi amministrativi aperti alla consultazione telematica (www.dati.gov.it) 976 sono già “consultabili
Oltre a queste fonti ufficiali ci sono poi i cosiddetti “SONDAGGI” Nel 2012 siamo a quota 500 in un anno (quasi 2 al giorno) (non sono tutti, essendo decaduto nel 2010 l’obbligo di comunicazione) Dalla fine del 2008 la misurazione del mood degli italiani rispetto alla crisi economica e ai suoi effetti è diventata ovviamente uno dei lei motiv dominanti dei sondaggi; ma molto numerose sono anche le rilevazioni in tema di lavoro e giovani, di scuola, di opinioni nei confronti della politica e della classe dirigente “Siamo, così, sempre più informati su eventi recenti ed i mezzi di informazione - tra i principali utilizzatori ormai dei sondaggi di opinione - sono evidentemente importanti casse di risonanza. Numeri e tabelle su idee e su fenomeni più disparati sono disponibili in una corsa quasi sfrenata al “presentismo”, a capire cosa accade oggi. Ma, a ben riflettere, si tratta il più delle volte di opinioni e di idee capaci di descrivere forse solo una parte realtà, spesso poco interpretata, poco letta nella sua vasta complessità, nella foga sempre più evidente dell’annuncio del numero eclatante rispetto alla lettura del fenomeno che esso rappresenta.” (Censis)
E’ una situazione da “BIBLIOTECA DI BABELE” (J.L.Borges) si descrive un allucinante universo che essenzialmente è una biblioteca spazialmente infinita composta di sale esagonali, che raccoglie disordinatamente tutti i possibili libri di 410 pagine che contengono tutte le sequenze di caratteri senza ordine, in tutte le possibili combinazioni. Naturalmente molti libri sono sequenze di caratteri senza senso, però ci sono tutti i libri famosi già scritti e quelli ancora da scrivere, c’è anche il libro che dice la “VERITA’”
Ma come si trova un libro nella Biblioteca di Babele???? Semplice, si consulta il catalogo! Ma… Come è fatto il catalogo della Biblioteca di Babele ??? Poiché contiene tutte le possibili sequenze di caratteri che riempiono 410 pagine, vi sono libri che differiscono anche per un solo carattere. Come si distinguono libri diversi per una sola lettera??? Non c’è modo se non leggere tutto il libro!!! Il catalogo della Biblioteca di Babele è la biblioteca stessa!
Tutte le combinazioni, cioè la totale casualità, il massimo di entropia non consente di selezionare alcuna informazione, né di utilizzare conoscenza per definire strategie di comportamento. Tutto il processo evolutivo umano è una lotta per identificare un segnale in una marea di stimoli casuali. Come si fa??? Occorre trovare un mondo più semplice, una biblioteca meno “piena” E dove sta? Nella nostra testa! Probabilmente la nostra arma evolutiva vincente è stata la possibilità di semplificare mediante CONCETTI situazioni complicate. Ciò ci ha permesso di fissare situazioni ripetitive nella memoria e di scoprire REGOLARITA’
Una parola che rappresenta in sintesi questa operazione di semplificazione è sicuramente la parola STATISTICA
Cos’è la Statistica ? Statistica = (deriva da Stato -> Collettività) analisi quantitativa (misura) dei fenomeni collettivi variabili, allo scopo di descriverli e di individuare le leggi che permettono di spiegarli e prevederli Misura = (deriva da metiri = valutare) rapporto fra una grandezza e un'altra a essa omogenea, scelta convenzionalmente come unità Rapporto= (deriva da ri-apportare, portare di nuovo) operazione aritmetica elementare, con la quale si conta quante volte un numero contiene un altro numero, e se vi è un resto indivisibile Convenzione = (deriva da convenire=incontrarsi) ciò che trae origine da un accordo comune, da una regola generalmente accettata
“Fare” Statistica è prima di tutto Occuparsi della misura dei fenomeni, c ioè studiare, analizzare definire Gli oggeti da misurare I collettivi per cui ha senso misurare I rapporti con le unità di misura Le convenzioni su cui si basa la misura Prima ancora di utilizzarla, analizzarla trattarla con metodologie
Per uscire dal “vago” propongo un esempio: Consideriamo una misura diventata popolare
Un esempio : Il famoso SPREAD BTP-BUND Spread significa “ampiezza”, “apertura” (ma anche “allargamento”, “forbice” in senso figurato) e viene usato oggi per definire la differenza tra il rendimento dei titoli di stato italiani e quelli tedeschi, benché possa applicarsi a diverse coppie di enti paragonabili. Gli stati mettono sul mercato, con aste periodiche, un certo numero di titoli obbligazionari per avere liquidità dai mercati finanziari e potere così finanziare il debito pubblico. (MERCATO PRIMARIO) Semplificando un po’, lo stato italiano promette all’investitore che, se investirà sul suo debito pubblico (se gli presterà dei soldi), riavrà interamente il suo capitale alla fine del periodo stabilito e in più, prima della scadenza, gli verranno corrisposte periodicamente alcune “cedole” di rendimento. Su questo rendimento si DOVREBBE MISURARE la maggiore o minore fiducia dei prestatori di denaro nei confronti dei diversi stati e anche quanto costerà il debito a ciascuno stato.
Tutto semplice? Mica tanto……… Intanto un problema di unità di misura: lo spread è misurato in “punti base” (basispoint). Un punto base è un decimo di millesimo di un valore, cioè una differenza tra percentuali (i tassi di interesse) moltiplicata per 100. Oggi lo spread tra i BTP decennali e i Bund tedeschi (le obbligazioni dello stato tedesco, particolarmente “solide” e per questo utilizzate come riferimento per le altre nazioni europee) è arrivato intorno ai 320 punti base, cioè una differenza di rendimento del 3,2%. (5% meno 1,8%) Questa differenza è decisa dal mercato nel momento in cui vengono offerti all’asta i titoli (circa 1 volta al mese): chi vuole investire nelle obbligazioni italiane pensa di correre più rischi rispetto a un investimento in titoli tedeschi, per il peggior stato delle finanze italiane, e quindi vuole un rendimento più alto. Ma allora…. Come mai abbiamo valori giornalieri (orari, al minuto…) dello SPREAD???
Perché il rendimento (interesse) è un rapporto tra quanto ti pago in più rispetto al prestito che mi hai fatto e l’ammontare del prestito: Mi dai 100 € (per un anno… torneremo sul problema della durata) e io ti restistuisco, alla fine dell’anno, 105 € il rendimento è: (105-100)/100 = 5% ogni euro prestato si trasforma in 1,05€ Ma ancora non ci siamo, questa contrattazione di prezzo avviene una volta per tutte e, nel caso dei BTP decennali, rimane immutata per 10 anni Può essere alta o bassa ma rimane immutata per un decennio
E QUINDI? Supponiamo che tu, per qualsiasi motivo, il giorno dopo decidi di cedere il credito che hai ad un tuo amico, per invogliarlo glielo vendi a 90€ Il rendimento cambia, non perché cambia l’interesse corrisposto da me, ma perché il prestito per il tuo amico è di ammontare inferiore: (105-90)/90 = 16,6% ogni euro prestato si trasforma in 1,16€ Se confronto questo «nuovo» rendimento con un altro prestito identico al primo, ma non venduto lo SPREAD è aumentato. Piccola complicazione: se inseriamo il tempo del prestito, diciamo che cedi il credito dopo 6 mesi (sempre a 90€) dobbiamo tenere conto che 2,5€ li hai già incassati (gli interessi si pagano da subito), il conto diventerebbe: (102,5-90)/90 = 13,8% Di solito non si tiene conto di questo e si parla di rendimento «istantaneo»….non approfondiamo
Un gioco complicato Naturalmente il fatto che tu abbia ceduto il tuo credito può dipendere da tanti fattori, ma uno è particolarmente rilevante. Il tuo vicino di casa che, anche lui, mi ha prestato 100 €, viene a sapere che tu hai ceduto il credito per 90, siccome ti ritiene una persona ragionevole, immagina che tu l’abbia fatto per un motivo razionale, ad esempio perché hai dei dubbi sul fatto che io ti restituisca i soldi alla fine dell’anno. Ragiona così: se c’è una probabilità del 50% che Drudi non paghi, allora quello che mi rende il mio credito sarà: [(100 x 0,5) + 5]/100 = 0,55 ogni euro prestato si trasforma in 0,55€ Ci rimetto molto, se vendo a 90 dopo 6 mesi ottengo (90+2,5)/100 = 0,925 perdo solo 0,75€ ogni euro prestato Forse sarei disposto anche a vendere a 80€…………
Un gioco complicato Cioè… Tizio vende, Caio osservando Tizio diventa più propenso a vendere, Sempronio vede due che vendono e si allarma e vende anche lui……. Poi c’è il solito furbo (Ulisse?) che ha capito tutto e non pensa che Drudi non pagherà, ma ha interesse ad aumentare la sfiducia perché più gente vuole vendere più il prezzo cala e il rendimento cresce Ad esempio va da Sempronio e gli dice: so che vuoi liberarti dal credito-spazzatura di Drudi, proprio per farti un favore telo compro a 60€ Se poi Drudi paga normalmente, il suo guadagno è: (100+2,5)/60 = 170% La domanda interessante è da chi provengono questi soldi???? Drudi non sa nulla di tutto ciò, in realtà sono soldi di Tizio, Caio e Sempronio che sono andati a Ulisse Il giochetto è carino, ma è a somma ZERO, tolti gli interessi, cioè dopo l’emissione del credito
Un gioco complicato E’ a somma ZERO per il collettivo, non per i singoli, i cui obiettivi sono chiaramente in conflitto: uno guadagna se un altro perde. E’ chiaro che chi cede il credito di 100 per 90, ci “rimette” e chi lo acquista ci guadagna una cifra di pari importo E Drudi? Nel momento poco lo riguarda, però è possibile che quando va a chiedere un nuovo prestito tutti i possibili finanziatori sappiano della storia pregressa e concedano il nuovo prestito con minore o maggiore facilità, cioè ad un interesse più o meno alto Questo modifica l’unica variabile esterna, del sistema, cioè l’ammontare di denaro che Drudi deve pagare per ottenere il prestito, da qui in poi l’effetto è reale, non più solo monetario Naturalmente ci sono molte e difficili complicazioni: ad esempio, non vendo un solo credito, ma un pacchetto fatto di buoni pagatori e di cattivi pagatori; concedo un prestito, già sapendo che lo voglio vendere, quindi lo concedo a chiunque anche a chi so che non pagherà; compro crediti pagando con altri crediti, cioè senza denaro (subito), stipulo una assicurazione sul rischio di non essere pagato dal creditore….etc
Di quale SPREAD parliamo? Lo Spread che viene presentato e commentato, ormai da chiunque, è il risultato di questo gioco di compravendita (MERCATO SECONDARIO) NON è quindi il costo del debito è la misura dei rapporti di scambio sul mercato finanziario MA… quanti titoli vengono comprati/venduti, rispetto al debito complessivo??? La risposta è abbastanza sorprendente: (Fonte BdI) Esempio Marzo 2012: 35 miliardi di € su 1.175 miliardi (3%) Febbraio 2012 : 30 miliardi di € su 1.166 miliardi (2,5%) Molto pochi! Senza contare che il valore è misurato su ogni scambio, cioè Se A vende a B 100 € di BTP e poi B rivende ad A gli stessi BTP il totale degli scambi diventa 200 € Se ho un po’ di soldi e voglio far crescere lo spread mi metto d’accordo con un amico e ci scambiamo a costo zero la stessa quantità n volte, ogni volta con un prezzo lievemente minore.
Già.. Molte volte parliamo (parlano) di cose che non conosciamo Ma è importante conoscerle ?? O è solo una “fissazione” di vecchi docenti ?? Alcune considerazioni: sulla base di questi (e pochi altri indicatori che vedremo) vengono decisi: Tagli allla spesa pubblica (quindi ad esempio l’ammontare delle tasse universitarie o il costo delle cure mediche) Ammontare delle tasse (dirette e indirette) per esempio l’IVA La quantità e il costo dei prestiti bancari, quindi ad esempio la possibilità di comprarsi una casa o di trovare una azienda in cui lavorare ……. Potremmo continuare a lungo ma la verità è facile da capire: Queste misure influenzano la nostra vita presente e soprattutto quella futura, forse è meglio capirle….. O no???
E poi c’è il problema “professionale” Qualunque cosa fa o farà un laureato in Statistica, avrà a che fare con misure: Anzi la richiesta più pressante che riceverà è “cosa vuol dire questo numero?” Cioè la capacità di spiegare cosa sia una misura è la “merce” che uno statistico può offrire al mercato ed è quello che il mercato (consapevolmente o meno) gli richiede Ma per spiegare è necessario non solo “capire”, ma avere tanta padronanza del problema della misura dei fenomeni da farne una seconda natura, un pezzo del proprio modo di pensare. Deve diventare “naturale” come correre, andare in bicicletta etc. Un bravo maestro di nuoto è uno che si muove tanto bene nell’acqua che quando nuota può permettersi il lusso di “guardarsi nuotare” e quindi insegnarlo ad un altro. Questo non succede se sei alle prime armi e devi preoccuparti di ogni singolo movimento perché altrimenti vai a fondo….
Siamo sicuri che non sia una visione distorta? Beh, molti non ci pensano, forse altri non sono d’accordo però si è in buona compagnia: L’OECD e anche da anni si mette in dubbio che il tasso di crescita del PIL sia un “buon” indicatore (tema promosso dall’attuale ministro del lavoro) Sullo stesso tema, una commissione promossa dal governo francese e formata (tra gli altri) da 4 premi Nobel, ha nettamente concluso che NO non lo è, proponendo diverse altre misura e soprattutto una “logica” di misura diversa Il premio Nobel Krugmann individua tra le causa della crisi mondiale una lettura superficiale e sbagliata di indicatori economici e una cieca fiducia nei modelli previsivi (sbagliati quando non inutili – secondo lui) Il Censis nel giugno scorso ha organizzato una tavola rotonda dal titolo “Un mare di dati senza interpretazione” Insomma difficile negare che il problema esista
Altri Esempi di distorsione da numeri: Il 28 maggio del 2013 l’Ocse ha proceduto ad una revisione delle stime del Pil dell’Italia per l’anno in corso, portando le previsioni dal -1,5% - indicato i primi giorni di maggio - al -1,8%. D’altra parte le stime di inizio maggio già correggevano quelle di dicembre 2012, che prevedevano per l’Italia un calo dell’1% del prodotto interno lordo. Non si tratta, ovviamente, della correzione di un errore, ma del risultato di modelli econometrici sofisticati continuamente modificabili grazie alla disponibilità di una mole estremamente consistente di dati di contabilità nazionale aggiornati con elevata frequenza. Tuttavia….. L’Istat il 15 maggio ha fornito il dato “rilevato” non la previsione che dava il pil a -1,5 Che utilità ha una previsione che nel giro di 5 mesi si modifica del doppio, probabilmente sulla scorta di dati “ufficiali” che sono disponibili circa 2 settimane dopo?
(Ancora Censis) I dati di contabilità nazionale, quelli sul sistema produttivo, sul mercato del lavoro e sui flussi finanziari, sono sempre più frequentemente oggetto, anche in Italia, di modelli econometrici sofisticati, finalizzati a misurare impatti di varia natura e a definire possibili scenari futuri. Eppure, questa grande quantità di numeri ha aiutato poco (o per nulla) non solo o non tanto a prevedere la prima ondata di crisi del 2008 e poi la seconda nel 2011, ma soprattutto a trovare soluzioni plausibili e strumenti utili almeno per tamponare gli effetti della crisi. I numeri, disponibili su vasta scala, e la conoscenza che da essi può derivare, in sostanza non ci hanno messo al riparo da una crisi che non solo perdura da quasi cinque anni, ma che al momento non sembra neanche allentare la presa.
Così, dal 2008 in poi, di economia abbiamo saputo molto, ancora di più che nel passato, e la crisi è stata analizzata e dentificata in tutte le sue componenti, grazie ad indici sul clima di sfiducia delle famiglie, indici di disagio sociale, misurazioni al millimetro dei consumi, andamento dei redditi, monitoraggi dei conti pubblici, dati sulla produzione industriale flettente; ma della recessione, in fondo, si è capito ben poco. Con un diffuso senso di frustrazione e con la voglia di denunciare uno stato di difficoltà economica a tratti insopportabile, non è rimasto, a chi utilizza e interpreta i dati oggi disponibili, che focalizzarsi sempre più spesso su un effetto annuncio, su una rincorsa a definire le sfumature della crisi, le imprese che escono dal mercato, la disoccupazione che aumenta, in una pratica che tuttavia non porterà molto lontano.
Il Fondo Monetario Internazionale e la Grecia Questa tendenza crescente ad una sorta di cieco fideismo nel numero genera casi eclatanti se non gravi. Il 6 giugno del 2013 il Fondo Monetario Internazionale ha ammesso di avere commesso errori nelle stime di impatto delle misure di salvaguardia e di ristrutturazione del debito greco, ovvero di un Paese a cui sono stati imposti licenziamenti per migliaia di dipendenti pubblici e politiche recessive senza precedenti. Nel 2010 il moltiplicatore dell’impatto recessivo temporaneo delle politiche imposte dal Fmi per risanare i conti pubblici veniva stimato, attraverso modelli econometrici considerati sicuri, pari a 0,5; a posteriori l’impatto è stato considerevolmente più alto, con un moltiplicatore di 1,5 secondo quanto indicato dall’ufficio studi del Fmi.
Ancora GRECIA …. E non solo Le proiezioni nel 2009 indicavano per il periodo 2009-2012, che a seguito degli interventi di riequilibrio imposti: Per la produzione complessiva della Grecia avrebbe registrato tra il 2009 ed il 2012 una flessione del 5,5%, mentre l’impatto finale è stato del -17%, così come la disoccupazione veniva stimata per il 2012 al 15%, mentre in realtà si è attestata al 25%. Alcune misure, in sostanza, erano inutili fin dall’inizio, data la gravità della situazione, ed altre misure imposte alla Grecia avrebbero potuto essere molto meno restrittive. Numeri e stime, viceversa, hanno decretato l’amaro destino di un Paese.
Alcuni (uno come esempio) effetti In Grecia, tutto ciò che non serve per pagare i debiti deve chiudere, sparire: anche le università. Sembra impossibile, ma la dittatura della finanza internazionale, attraverso la mediazione della cosiddetta trojka (Banca Mondiale, Fondo Monetario e Unione Europea) sta imponendo la chiusura di 94 università. Nell'ambito dell'ennesima manovra di riduzione della spesa pubblica il ministro dell’educazione KonstantinosAvramopoulos infatti ha previsto un piano di “consolidamento” degli Atenei devastante che, come spiegano i sindacati, prevede il trasferimento di 1.349 impiegati amministrativi, pari al 40% del personale, ad altre amministrazioni lasciando di fatto gli atenei vuoti e impossibilitati a lavorare. Le zone che resteranno senza università sono Edessa, Ierapetra, AgiosNikolaos, Lefkada, Amaliada, Egeo, Argostoli, Nafpaktos, Creta, Livadia, Moudania, Veria, Naoussa. Che futuro ha un Paese che rinuncia a educare i suoi cittadini? La domanda vale anche per l’Italia, ovviamente, dove non siamo a questi estremi ma i fondi per scuola e università sono stazionari, dopo i tagli effettuati dai governi Berlusconi e Monti.
Chiudere le università…… chissà forse è meglio visto che a volte (poche per fortuna) partoriscono “mostri” : • Il “famoso errore” di ReinhartRogoff: • Economisti di Harward autori di un famoso paper in cui si stabilirebbe una relazione inversa tra debito pubblico e tassi di crescita del PIL, individuando una soglia limite del rapporto debito/Pil pari al 90%. Sono stati utilizzati dati su debito e PIL di molti paesi per un lungo periodo di tempo • Sono super-citati e hanno ispirato tutta la politica finanziaria restrittiva mondiale e in europa in particolare (I PIGS sono stati individuati su questa base) e le politiche di pareggio imposte a Irlanda Belgio etc.. • Un dottorando ha scoperto una serie di errori grossolani nella elaborazione dei dati • http://www.signoraggio.it/il-debito-pubblico-deprime-la-crescita-il-clamoroso-errore-di-carmen-reinhart-e-kenneth-rogoff/ • I principali sono tre: • l’esclusione selettiva di alcune osservazioni nei dati; • (alcuni periodi e paesi sono stati esclusi dai calcoli senza particolari motvazioni) • uno schema di bilanciamento dei dati non convenzionale; • (medie aritmetiche semplici senza contare numero di anni o dimensione dei paesi) • un errore di codice nel foglio di calcolo originale utilizzato per selezionare i dati. • (proprio un errore di selezione dell’area di calcolo)
Il tutto appare, agli occhi di qualsiasi ricercatore di economia, terribilmente approssimativo. Il che avviene a volte nel campo della ricerca. MA Altrettanto approssimativa non è invece parsa la sicumera con cui politici più o meno eletti, ad esempio il commissario europeo OlliRehn, hanno esibito lo studio di Reinhart e Rogoff come indiscutibile base scientifica per le politiche di austerità. Sotto l’insegna di questo tipo di motivazioni, in Italia sono state tagliate o dilazionate pensioni di individui oramai avanti negli anni e con poche prospettive sul mercato del lavoro, ed è stata ferocemente tassata la proprietà della prima casa in maniera alquanto indiscriminata. Le conseguenze di queste scelte sono evidenti: un aggravarsi della recessione, un aumento della disoccupazione e un peggioramento ulteriore del rapporto debito/PIL – a suggerire di nuovo, come sostiene Krugmann, non sarà che se un rapporto di causalità esiste, questo sia al contrario?
La domanda che alcuni economisti maliziosamente si fanno ora è: quanta disoccupazione è stata “causata” da errori aritmetici e di utilizzo del foglio di calcolo? Quanti posti di lavoro persi? Probabilmente nessuno: è arduo immaginare che un singolo articolo scientifico, per quanto rilevante, abbia da solo reso possibile determinate scelte di politica economica. Ma certamente ne è stato un supporto propagandistico rilevante, in una fase critica per le democrazie occidentali in cui appare sempre più necessaria una maggiore consapevolezza sul valore e sul contenuto di un maggiore pluralismo nell’informazione economica e nel dibattito di politica economica.
Un ultimo aspetto su cui vale la pena di focalizzare l’attenzione riguarda il ruolo decisamente eccessivo che è stato riconosciuto o che è stato, di fatto, esercitato negli ultimi anni dalle principali agenzie di rating mediante le valutazioni che riguardano le valutazioni sulla sostenibilità e solvibilità del debito pubblico dei paesi industrializzati e di quelli della zona Euro in particolare. Una cosa è certa, ovvero che il declassamento del debito pubblico dei Paesi dell’eurozona a cui le principali agenzie di rating hanno proceduto ad ondate alterne negli ultimi tre anni, non hanno aiutato ad alleviare una crisi economica e soprattutto sociale gravissima. Per cominciare, il declassamento dei titoli di Stato di Paesi come l’Irlanda e il Portogallo, e poi l’Italia e la Francia sebbene fotografassero forti sbilanciamenti nei conti pubblici di ciascun Paese, sono giunti in modo intempestivo, nella fase più acuta di una crisi finanziaria in cui si è paventato per alcuni Paesi addirittura una possibilità, seppure remota, di Default.