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Università degli studi di Pavia corso di laurea interfacoltà in Comunicazione Interculturale e Multimediale. “Lo sviluppo è libertà” di Amartya Sen e l’universalismo come possibile risposta alle sfide della multiculturalità. Relatore: chiar.imo professor Salvatore Veca
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Università degli studi di Paviacorso di laurea interfacoltà inComunicazione Interculturale e Multimediale “Lo sviluppo è libertà” di Amartya Sen e l’universalismo come possibile risposta alle sfide della multiculturalità. Relatore: chiar.imo professor Salvatore Veca Correlatore: chiar.imo professor Ian Carter Tesi di laurea di: Licomati Simone
Le teorie esaminate: • “Lo sviluppo è libertà” di Amartya Sen. • La giustizia senza frontiere di Salvatore Veca. • L’universalismo di Martha Nussbaum.
“Lo sviluppo è libertà” di Amartya Sen. Premio Nobel per l’economia 1998, Amartya Sen mette a punto una teoria per lo sviluppo che punta ad espandere le libertà reali degli individui mirando quindi al well-being individuale invece che al welfare economico generalizzato. Lo sviluppo è quindi inteso come aumento delle opportunità date agli esseri umani di scegliere il tipo di vita che desiderano.
“Lo sviluppo è libertà” di Amartya Sen.Il doppio ruolo della libertà. Alla luce di queste considerazioni la libertà viene analizzata sia per il suo valore intrinseco (nel fornire capacità di base) sia per il ruolo strumentale nella formazione di individui impegnati attivamente nella costruzione del proprio destino e che non veda quindi gli esseri umani come semplici destinatari di programmi di sviluppo.
“Lo sviluppo è libertà” di Amartya Sen.Le libertà strumentali. Le libertà strumentali alla crescita dell’individuo sono spesso oggetto di decisione delle istituzioni politiche. Sen ne elenca cinque fondamentali ammettendone l’incompletezza: • Libertà politiche e diritti civili • Infrastrutture economiche • Occasioni sociali • Garanzia di trasparenza • Sicurezza protettiva
“Lo sviluppo è libertà” di Amartya Sen.Il problema della base informativa. Nella ricerca di principi che guidino una teoria della giustizia, il problema riguarda essenzialmente la disponibilità e la scelta di informazioni. Al fine di esprimere giudizi di valore “ben informati”, la parte di informazione che viene esclusa gioca un ruolo fondamentale nella formazione di una base informativa che dovrebbe essere più ampia possibile. Sen analizza le basi informativa di tre teorie canoniche dell’etica sociale: utilitarismo, libertarismo e “A theory of justice” di John Rawls.
“Lo sviluppo è libertà” di Amartya Sen.L’analisi dell’utilitarismo… L’idea alla base dell’ utilitarismo è che le persone individualmente o collettivamente ricercano la massimizzazione dell’utilità derivante da stati mentali come piacere, pena, gioia, infelicità. Gli altri punti principali sono: • Principio consequenzialista: l’analisi delle conseguenze che le azioni hanno per i decisori è il giusto criterio di valutazione etico-morale • Principio della classifica per somma: per giungere ad una decisione bisogna tener conto della somma delle utilità individuali • Visione welfaristica: la dottrina richiede di considerare il maggior benessere che le azioni comportano
“Lo sviluppo è libertà” di Amartya Sen.…l’analisi dell’utilitarismo. Pregi: il secondo e il terzo principio prescrivono che nell’analisi di assetti sociali auspicati, l’esame dei risultati sia un’operazione fondamentale così come il massimo benessere raggiungibile debba essere il metro valutativo tra le opzioni. Limiti: il principio della classifica per somma è indifferente alla distribuzione delle utilità e non tiene in debito conto diritti e libertà ( a cui è permesso di influire solo indirettamente sull’utilità). A questi si aggiunge la considerazione che persone perennemente deprivate possano adattarsi a livelli di utilità minimi, e vengano così demotivate dal voler cambiare lo stato di cose a loro presente.
“Lo sviluppo è libertà” di Amartya Sen.Analisi del libertarismo. La teoria libertaria elaborata da Robert Nozick, in Anarchia, Stato e Utopia, assume come principio che gli esseri umani hanno diritti assoluti che non possono essere violati da niente o nessuno, senza il consenso di chi li possiede. La priorità di questi diritti inviolabili è così vasta che i diritti di altre persone sono comunque assoggettati alla non violazione di diritti di un singolo, anche se il beneficio che ne scaturirebbe fosse enormemente maggiore per molti. Limiti: la teoria libertaria sembra non esaminare minimamente la questione delle conseguenze, e non è adatta per i casi di forte deprivazione esistenti al mondo.
“Lo sviluppo è libertà” di Amartya Sen.Analisi di “ A theory of justice” di John Rawls… John Rawls, in A theory of justice definisce una teoria della giustizia come equità di tipo deontologico (cioè che definisca il bene in base a ciò che è giusto). I principi vengono dedotti da un accordo originario preso dai partecipanti sotto un velo d’ignoranza riguardo la loro posizione e disposizione sociale e secondo Rawls sarebbero due: • Principio di libertà: che mira a garantire la massima libertà possibile per tutti. • Principio di differenza: in base al quale le disuguaglianze sono ammesse solo se comportano beneficio per i più svantaggiati.
“Lo sviluppo è libertà” di Amartya Sen.…analisi di “ A theory of justice” di John Rawls. Pregi: Sen riconosce al filosofo americano la necessità di un trattamento speciale da riservare alle libertà, in base al riconoscimento del valore fondante che queste hanno nella costruzione di società più giuste. Limiti: questa prospettiva e quella dei beni principali (intesi come “ diritti e libertà, poteri e opportunità, ricchezza e reddito e le basi del rispetto di sé”) richiedono diverse precisazioni riguardo l’importanza e la non sacrificabilità dei problemi economici a scapito dei diritti.
“Lo sviluppo è libertà” di Amartya Sen.Analisi del benessere. Dopo queste analisi Sen passa ad analizzare quali siano le componenti del benessere. Se consideriamo un pacchetto di beni dato a condizioni di reddito date, l’uso che se ne può fare dipende da una varietà di fattori che sono cinque: • Eterogeneità delle persone • Diversità ambientali • Variazioni del clima sociale • Differenze relative • Distribuzione intrafamiliare
“Lo sviluppo è libertà” di Amartya Sen.L’approccio delle capacità e dei funzionamenti. Alla luce dell’analisi del benessere svolta si intuisce come la fornitura di determinati beni principali possa non creare un insieme di capacità di base omogeneo per tutti; Sen propone di guardare invece che ad un ristretto pacchetto di beni/mezzi, alla vita reale che la gente riesce a vivere, considerando i beni principali come tutto ciò di cui il costume del paese ritiene che la gente rispettabile non possa fare a meno anche nelle classi inferiori e propone il suo approccio che prevede l’espansione reale di: Funzionamenti: stati di essere o fare ritenuti desiderabili da una persona Capacità: l’insieme delle combinazioni alternative di funzionamenti che una persona è in grado di realizzare.
“Lo sviluppo è libertà” di Amartya Sen.Il meccanismo di mercato. Amartya Sen propone un’analisi critica del meccanismo di mercato che mira a evidenziare che tipo di condizioni siano adatte a garantire la sua efficienza. Egli sostiene la necessità di un approccio al tema multilaterale, con il fine di riuscire a trovare un equilibrio tra ruolo delle istituzioni politiche e libertà concessa ai mercati, che non consideri quest’ultimo come meccanismo nel quale è onnipresente la virtù. Sen prova a spostare il punto di vista dalle utilità alle libertà individuali (intese capacitazioni a funzionare), la cui efficienza dipenderà essenzialmente dal numero e dal valore delle scelte disponibili. L’offerta di queste opzioni dipenderà quindi anche da adeguate istituzioni in grado di fornirle. Nell’ottica di un analisi del meccanismo di mercato è necessario tener conto tanto dell’efficienza quanto dell’equità rifiutando visioni estremiste liberalizzanti che non considerano il contributo fondamentale dell’intervento pubblico alla realizzazione di programmi di sviluppo realmente capacizzanti.
“Lo sviluppo è libertà” di Amartya Sen.L’importanza della democrazia… La democrazia è per Sen fattore fondamentale per lo sviluppo di un paese prima ancora di tutti i bisogni di ordine economico. Superando i dati prettamente economici e guardando fattori come la sicurezza economica o sociale, si scoprirà l’importanza che i diritti politici e civili rivestono nel dar modo ai cittadini di far sentire la propria voce in merito a bisogni reali che affliggono un paese. La risposta di un governo ai malesseri diffusi tra i suoi cittadini spesso dipende dalla maggiore o minore enfasi posta su di essi. Per queste ragioni l’esercizio di diritti politici (come diritto al voto, di critica, di protesta) può avere un’influenza reale sulle politiche che ispirano un governo. Secondo Sen le libertà politiche hanno tre funzioni: • Importanza intrinseca: come fattore capacizzante di base. • Importanza strumentale: nella rivendicazione di diritti e attenzione da parte della classe politica. • Importanza costruttiva: nel facilitare la comprensione, lo scambio e la discussione dei bisogni inerenti la società.
“Lo sviluppo è libertà” di Amartya Sen.…l’importanza della democrazia. Le libertà politiche sono quindi parte della libertà umana in generale e l’esercizio di tali diritti fa sì che attraverso la discussione e il confronto pubblico si riesca a meglio informare e comprendere quali siano i reali bisogni della società (valore costruttivo) per poi avere potere di rivendicazione sulla classe politica che, spinta da motivi elettorali sarà incentivata a venire incontro ai bisogni della popolazione (valore strumentale). La natura di questi diritti è permissiva e in quest’ottica possiamo vedere la democrazia come un sistema di domande che però è già in grado di assicurare quel tipo di protezione da catastrofi o carestie. Da come questi diritti-opportunità sono messi in pratica dipende la buona riuscita di un governo democratico. Anche in situazioni dove il bisogno economico può esser avvertito maggiormente, le persone necessitano voce politica; nei paesi in via di sviluppo l’idea che i diritti politici di derivazione democratica non siano poi così necessari “fa parte del sistema di valori di chi è al governo in quei paesi” ma non delle loro popolazioni.
La giustizia senza frontiere di Salvatore Veca. La bellezza e gli oppressi di Salvatore Veca rappresenta un tentativo filosofico di ricerca di principi e criteri che possano definire una teoria della giustizia “senza frontiere”, in grado cioè di raggiungere il livello post-nazionale e rispondere alle sfide poste dall’eterogeneità del genere umano. I principi di questa teoria sono tre: • L’approccio delle capacità e funzionamenti di A. Sen • L’idea di giustizia procedurale minima • L’utopia ragionevole
La giustizia senza frontiere di Salvatore Veca.L’approccio di Sen come primo principio della teoria. Veca riprende l’approccio appena analizzato per porlo come criterio di valutazione etico-morale della sua teoria. Nel campo della filosofia politica e soprattutto per una teoria universalistica è necessario tener presente la diversità, l’eterogeneità e il pluralismo di valori che governano la vita di individui all’interno di gruppi, etnie, nazioni, culture, stati e continenti. L’approccio di Amartya Sen, sembra possedere i requisiti necessari per tale scopo in quanto in grado di tenere in giusta considerazione il doppio ruolo con cui bisogna pensare all’essere umano, cioè paziente e agente morale. Questo approccio sfugge le tesi del contestualismo e si propone come approccio adatto al passaggio alla costellazione post-nazionale in quanto non fornisce una lista di beni unica e imprescindibile per tutti i tipi di uomini anzi fornisce diritti e libertà che a seconda dei casi saranno adatti ad espandere le capacità umane quindi a dar la possibilità di scelta su tipi di vita alternativi che gli esseri umani hanno ragione di perseguire.
La giustizia senza frontiere di Salvatore Veca.Giustizia procedurale minima e utopia ragionevole. L’idea di giustizia procedurale minima proposta da Stuart Hampshire e ripresa da Veca consiste nell’adozione di pratiche condivise di negoziazione, arbitrato, deliberazione e giudizio riguardo la scelta di principi che dovranno guidare futuri assetti politici. Questo rappresenta uno spostamento di prospettiva dal punto di vista della psyché al punto di vista della polis, dalle credenze morali individuali e irriducibili allo spazio delle pratiche che possono portare ad un accordo attraverso le procedure. Il tutto è riassumibile nell’assioma di Herbert Hart “audi alteram partem”. L’equità o l’iniquità delle procedure dipenderà essenzialmente dall’inclusione di tutti o esclusione di alcuni nelle pratiche di cui sopra. L’utopia ragionevole consiste nella ricerca “passo dopo passo” di quelle possibilità di cambiamento all’interno dei vincoli dello spazi politico con il fine di estendere tale ricerca all’arena internazionale. Questa idea deriva dall’analisi di ciò che è politicamente praticabile e dalla convinzione che la “società perfetta” sia inesistente quanto pericolosa ( visto le catastrofi cui ha portato come l’insorgenza di governi autoritari nel XX secolo).
L’universalismo di Martha Nussbaum. Il tentativo di Martha Nussbaum è quello di costruire una teoria femminista universale dello sviluppo basato sulle capacitazioni umane fondamentali. Nussbaum propone un insieme di dieci capacitazioni base intese come diritti umani fondamentali che si propongono come criterio di valutazione etica per lo sviluppo di una teoria della giustizia che si traduca in un reale vantaggio per l’umanità. Ogni capacità che Nussbaum propone presuppone una soglia minima al di sotto del quale i cittadini non sono in grado di raggiungere funzionamenti. Questo mira ad appianare le disuguaglianze esistenti tra gli individui per portarli ad un uguale livello di “capacità a funzionare” minimo ma garantito per tutti. Questa lista (aperta a revisioni) mira ad essere una "base per l'elaborazione di principi costituzionali fondamentali", che dovrebbero essere rispettati dai governi di tutte le nazioni, e poter essere rivendicati da tutti i cittadini . L’approccio della Nussbaum diventa un mezzo che copre le differenze culturali stabilendo norme di giustizia, equità e diritti di tipo interculturale che rendano possibili confronti della qualità della vita internazionali rimanendo però sensibile alle peculiarità locali.
L’universalismo di Martha Nussbaum.La lista… La lista di capacitazioni elaborata dalla Nussbaum intende comprendere dieci diritti a: • Vita: avere un vita di normale durata, sfuggendo a morte prematura • Salute fisica: avere la possibilità di godere di buona salute, di essere nutriti a sufficienza, di riprodursi. • Integrità fisica: avere la possibilità di libera circolazione, di considerare il proprio corpo inviolabile da nessun tipo di violenza e di scegliere e godere della propria sessualità. • Sensi: aver la possibilità di usare i propri sensi per immaginare pensare e ragionare in modo “veramente umano” sulla base di una istruzione adeguata e delle esperienze che si sarà liberi di fare. • Sentimenti: poter avere la possibilità di provare affetto per cose e persone oltre noi stessi, poter amare soffrire provare desiderio, gratitudine o ira liberamente.
L’universalismo di Martha Nussbaum.…la lista. 6. Ragion pratica: avere la possibilità di formarsi una coscienza libera su cosa sia bene e perseguibile. 7. Appartenenza: a) poter vivere con gli altri e per gli altri serenamente, b) avere le basi del rispetto di se stessi 8. Altre specie: essere in grado di vivere in relazione con altre specie come animali e piante 9. Gioco: poter ridere, giocare e gioire delle attività ricreativa. • Controllo del proprio ambiente: a) politico: aver diritto e possibilità di partecipazione alla vita politica della propria comunità. b) Materiale: aver diritto al possesso e a godere dei diritti di proprietà.
I diritti umani nelle tesi esaminate Tutti e tre gli autori, nelle loro riflessioni su libertà e diritti da rendere valori universali al di là del pluralismo, fanno spesso riferimento ai diritti umani fondamentali, tema al centro delle discussioni di politica per i suoi alterni risultati. Infatti, se da un lato vi è un fiorente attivismo a tutti i livelli della politica e un importante numero di paesi che aderiscono alla dichiarazione, dall’altro il mondo offre ancora troppe situazioni nelle quali questi non vengono assolutamente rispettati. Amartya Sen si trova a dover rispondere a critiche su un’impostazione universale dei diritti umani fondamentali riguardo: • la legittimità: cioè riguardo la possibilità di ascrivere a tutti gli esseri umani dei diritti fondamentali senza assegnare ad essi uno statuto effettivo avente forza di legge. • la coerenza: cioè la possibilità di assegnare dei diritti senza la definizione di qualcuno che li possa garantire • l’etica: la quale potrebbe risultare non così “universale” come i suoi derivati diritti.
I diritti umani nelle tesi esaminate Alle prime due critiche Sen risponde invocando per questi diritti la natura attuale e non potenziale di rivendicazioni etiche a cui potersi appellare, più che di veri e propri diritti con forza di legge che necessitano istituzioni con il dovere di farli rispettare. Essi sono “diritti imperfetti” come dalla distinzione di Kant che egli cita, cioè richieste generiche il cui soddisfacimento non spetta a nessun in particolare ma solo a chi sia in grado di fare qualcosa in merito. Il terzo argomento è ben più articolato, in quanto riguarda l’opportunità di inserire le libertà politiche e i diritti civili all’interno della lista dei diritti fondamentali rendendo universali valori che a prima vista non sembrano appartenere alle culture asiatiche. Per rispondere a questa critica Sen rintraccia in diversi trattati o editti scritti da imperatori o ministri indiani elementi che affermano la considerazione di cui ha goduto la libertà e in particolare quella politica nella storia dei valori asiatici. Secondo Sen, è innegabile l’esistenza di differenze tra i due tipi di concezioni valoriali ma l’idea di diritti umani fondamentali è troppo recente per potersi basare su così antiche posizioni e diventa quindi possibile trovare un accordo su una visone di questi come diritti imperfetti.
I diritti umani nelle tesi esaminate Salvatore Veca invece presenta il problema dell’universalizzazione da un altro punto di vista, quello della modernizzazione partendo dalle considerazioni fatte in proposito da J. Habermas Secondo Habermas i diritti umani non devono essere visti come pura esemplificazione di certi argomenti o visioni culturali dell’occidente ma come la risposta che questo ha saputo dare a quella fase di modernizzazione e pertanto, è possibile che quando il processo investirà altri paesi e culture, anche per loro si renderà necessario un orientamento verso i diritti e le libertà. Anzi, alle accuse di voler costruire un universale basandosi su idee particolari o che in un simile discorso saranno i rapporti di forza ad avere la meglio, Veca sostiene la sua idea di giustizia procedurale minima ripresa da Hampshire, la quale attraverso la pratica della negoziazione e dell’inclusione nel discorso di ognuno si dimostra la più adatta a garantire l’equa scelta di principi guida nella definizione di diritti umani fondamentali.
I diritti umani nelle tesi esaminate Martha Nussbaum definendo la sua lista di “capabilities” le connette direttamente ai diritti umani. Precisamente questi vengono intesi come “capacità combinate” necessarie alla definizione e al reale funzionamento dell’individuo e non quindi dei diritti pienamente legali da esigere un organo istituzionale che li faccia rispettare. La sua concezione è direttamente incentrata sulle possibilità che i diritti lascerebbero agli individui di vivere una vita degna e non sulle azioni che bisognerebbe intraprendere istituzionalmente nel quadro di una loro accettazione.
ConclusioniL’ipotetica scala dell’universalismo e la medietà di Sen Grado massimo: l’universalismo di Martha Nussbaum Grado medio: “lo sviluppo è libertà” di A. Sen Grado minimo: La giustizia senza frontiere di Salvatore Veca
FINE. GRAZIE!