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Biocarburanti, fame e cambiamento climatico. A causa della crisi alimentare, dal gennaio 2007 ad oggi la malnutrizione cronica è aumentata al ritmo di due persone al secondo. Secondo la FAO, le persone colpite da insicurezza alimentare sono cresciute da 854 milioni nel 2006 alla fine del 2009.
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A causa della crisi alimentare, dal gennaio 2007 ad oggi la malnutrizione cronica è aumentata al ritmo di due persone al secondo. Secondo la FAO, le persone colpite da insicurezza alimentare sono cresciute da 854 milioni nel 2006 alla fine del 2009.
Lo sviluppo del mercato dei biocarburanti è oggi ritenuto una delle principali cause della crisi dei prezzi dei prodotti alimentariche si è abbattuta sui mercati internazionali, tra il 2007 e il 2008. Secondo istituzioni quali l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) e la FAO, tale sviluppo avrebbe generato una forte crescita della domanda in un mercato dei grani alimentari già caratterizzato da una rigidità dell’offerta.[1] [1] OECD, FAO , 2008; FAO , 2009, Committee on commodity problems sixty-seventh session Rome, 20-22 april 2009, The market and food security implications of the development of biofuel production.
Due terzi dell’aumento globale della produzione del mais tra il 2003 e il 2007, e circa un terzo del mais prodotto negli USA, sono stati trasformati in bioetanolo.[1] [1] Worl Bank, 2008, Mitchell, A note on rising food prices.
Stime alternative dell’impatto della produzione di biocarburanti sui prezzi di mercato Fonte: segretariato FAO
Oltre 1 di KM2 di superficie agricola è già stata convertita alla produzione di biocarburanti (Circa il 7% di quella complessiva di terreno arabile + colture permanenti).
I biocarburanti non aiutano a combattere i cambiamenti climatici se si considera l’energia utilizzata lungo tutta la filiera dei biocarburanti, la riduzione delle emissioni complessive rispetto al carburante di origine fossile è molto variabile e può andare dal 10%, nel caso ad esempio di biocarburanti prodotti da colture a uso intensivo di macchinari agricoli a motore, trasportati per lunghe distanze o che hanno comportato un cambiamento d’utilizzo dei terreni, al 90%. I guadagni in termini di emissioni dell’uso dei biocarburanti nella gran parte dei casi sarebbero quindi marginali o inesistenti.
La riduzione reale di emissioni: Fonte: Biofuels, Handle with care, Bird Life International, FERN, Friend of the Earth Europe, Oxfam and Transport and Environment, 2009.
fattori di rischio: deforestazione, insicurezza alimentare, conflitti agrari e abusi legati agli espropri di terra, negazione dei diritti civili e politici (diritto di espressione, assemblea, associazione) e corruzione Superficie totale interessata all’ottobre 2009: 130.000 Kmq
Chi investe nel sud: Le imprese italiane Il gruppo ENI. In Congo-Brazzaville sta promuovendo il programma «Food plus biodiesel» per la coltivazione di 70 mila ettari di palma da olio, finalizzato alla produzione di biodiesel per uso locale ed export. La famiglia Merloni ha invece investito in Indonesia dove, sin dal 2006 gestisce a Kuala Tanjung, (nord di Sumatra), un impianto da 250 mila tonnellate all’anno per la lavorazione del biodiesel estratto dall’olio di palma (cosidetto Nusantara Bio Fuel) in partnership con PT Mopoli Raya (filiale del gruppo francese Bolloré) FRI-EL Green Power ha rilevato una fattoria di stato in Etiopiaper avviare la coltivazione di una piantagione di jatropa e palma da olio per biodiesel[2]. Il gruppo FRI-EL ha anche recentemente acquisito 10.000 ha piantagioni di palma nella Repubblica del Congo-Brazzaville. Gruppo Moncada ha in fase di realizzazione 85 mila ettari di piantagioni di Panicum virgatum e Jatropha curcas, piante grasse oleaginose, in Ucraina, Ghana e Mozambico, che produrranno biocombustibili. L’azienda ha già ottenuto in concessione 20.000 ettari di terreno in Mozambico da destinare alla produzione di biomasse (biodiesel e olio vegetale).
In Europa, benché la nuova direttiva europea per la promozione dell’utilizzo delle energie rinnovabili (2009/28/CE) non stabilisca limiti specifici per i biocarburanti, questi sono stati inclusi nella lista delle energie rinnovabili per il raggiungimento degli obiettivi finali posti dalla direttiva stessa.
..a che punto è l’Italia • Nel 2009, il consumo di biocarburanti è salito al 3%, equivalente a circa 1.400.000 tonnellate di prodotto. Nel gennaio 2010, in attesa del recepimento della nuova direttiva europea sulle fonti rinnovabili, il Ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ha firmato un decreto per aumentare sin dal 2010 la quota minima di biocarburanti da miscelare nella benzina e nel gasolio. Tale decreto fissa il limite del 3,5% nel 2010, il 4% nel 2011 e il 4,5% nel 2012. • [1] Unione Petrolifera, Rapporto Annuale 2009, Roma, 2009.
Per raggiungere questo obiettivo occorrerà mettere a coltura 18-19,000 Kmq di terreno agricolo (equivalenti ad una regione come il Veneto). De facto apre la strada a una sempre più massiccia importazione di prodotti destinati ad essere trasformati in biocarburanti
“LA CORSA AI BIOCARBURANTI STA INASPRENDO IL PROBLEMA DELLA FAME” PERTANTO CHIEDIAMO: 1. ALL’UNIONE EUROPEA LA MORATORIA SU UN’ULTERIORE SVILUPPO NELLA PRODUZIONE DI BIOCARBURANTI 2. AL GOVERNO ITALIANO DI GARANTIRE L’OBIETTIVO GENERALE DEL 20% DI ENERGIA PROVENIENTE DA FONTI RINNOVABILI E DEL 10% NEI TRASPORTI ATTRAVERSO UN MIX DI ENERGIE CHE ESCLUDA O MINIMIZZI IL RICORSO AI BIOCARBURANTI