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Osservazioni allo studio di sistemazione idraulica Torrente Orba in località C.na Merlanetta promosso dal Comune di Casalcermelli. Nell’ottobre del 2000, nel corso di una piena, le acque dell’Orba erodono un tratto della sponda sinistra in Comune di Casalcermelli.
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Osservazioni allo studio di sistemazione idraulica Torrente Orba in località C.na Merlanetta promosso dal Comune di Casalcermelli
Nell’ottobre del 2000,nel corso di una piena, le acque dell’Orba erodono un tratto della sponda sinistra in Comune di Casalcermelli
Il giorno 11 Ottobre 2003 presso il Comune di Casalcermelli viene presentato il progetto preliminare di uno“Studio di sistemazione idraulica delTorrente Orba in località Merlanetta in riferimento alla L.677/96 art. 4 comma 10 bis”
Difesa spondale proposta Casalcermelli La Torre Provinciale per Bosco Marengo Inquadramento territoriale
Argini Argini C.na Cassetti Planimetria Difesa spondale proposta (gabbioni) Strade C.na Merlanetta
A pagina 4 del progetto si leggeche l’Amministrazione Comunale è preoccupata perché teme che l’erosione, non essendo ancora costruito il nuovo argine previsto dal Piano di Assetto Idrogeologico -PAI , possa arrivare, con l’azione delle piene future, ad intaccare gli argini esistenti.
Ma quanto dista la sponda erosa dall’argine attualmente esistente?
Argini Argini C.na Cassetti 310 m Difesa spondale proposta (gabbioni) Strade C.na Merlanetta
E quanto dista dall’argine previsto dal P.A.I. (e dal Piano Fasce del 1996) non ancora realizzato ? Vediamolo dallo stralcio del P.A.I.:
900 m 310 m Difesa spondale proposta (gabbioni)
Difesa spondale proposta (gabbioni) Foto scattata dalla C.G.R. di Parma per conto della Regione Piemonte il 27novembre 2000 900 m 310 m
E’ improbabile che l’erosione possa raggiungere l’argine attuale, ma ammettendo che sia indispensabile la difesa spondale proposta, vediamo come è stata progettata:
Lunghezza difesa: 40 m. Diametro gabbioni: 1,50 m. Lunghezza di un gabbione: 4 m. Volume di un gabbione: 7 mc. Quindi Numero coppie gabbioni: 40:1,5 = 27 Volume di ciottoli necessario: 7 x 2 x 27 = 378 mc Se consideriamo i conteggi dell’elaborato descrittivo:
Il Comune, privo dei fondi necessari alla realizzazione dell’opera, propone di ricavare le risorse necessarie con l’escavazione dall’alveo dell’Orba , e la vendita, di 23625 metri cubi di ghiaia. 62 volte il volume dei gabbioni.
Il volume di scavo viene tuttavia determinato con il seguente conteggio: 450 x 0.5 x (12 +30) x 2.5 = 23625 mc Propone di aprire un canale avente larghezza media di 24 metri con una profondità di 2 metri e lungo poco oltre 400 m Quindi si presume di effettuare uno scavo profondo 2,5 metri e lungo 450 metri a sezione trapezoidale
450 30 2,5 12
Argini Argini C.na Cassetti Zona di estrazione della ghiaia da vendere per pagare i costi della difesa Difesa spondale proposta (gabbioni) Strade C.na Merlanetta
Nel progetto si legge che l’area è soggetta a fenomeni di “progressivo inghiaiamento e deposito di materiale fine nei periodi ordinari”
Sempre il progetto cita lo Studio idraulico, promosso nel 1991 dall’Ente Parco Fluviale del Po e dell’Orba e ultimato, nel 1992, della Società Envsystems (Ing. G.Cannata) nel quale si afferma che:
In merito “ai limitatissimi depositi ghiaiosi frutto di aggiustamenti geomorfologici, è chiaro che essi debbono considerarsi intoccabili, come minima preziosa riserva nelle attuali condizioni di trasporto solido zero, almeno finché non sarà raggiunto un profilo di equilibrio del trasporto in corrispondenza delle traverse (come S.Michele) e finché non saranno cessati gli effetti delle disastrose escavazioni in alveo.
Qualora in futuro essi venissero a costituire ostacolo locale tale da mettere in pericolo gli argini, si provvederà con una semplice movimentazione (senza asportazione) all’interno della golena” (Regione Piemonte - Parco del Po ,1992; pag. 39).
La risposta non può che venire dal confronto delle sezioni d’alveo ribattute nel novembre 1995 e nel settembre 2003 Ma quei limitatissimi depositi sono aumentati dal 1991(anno del primo rilievo) ad oggi?
Difesa spondale proposta (gabbioni) Il confronto delle 4 sezioni nel tratto a monte della zona dell’intervento proposto, misurate dal Parco nel novembre 1995 e settembre 2003, dimostra la tendenza evolutiva dell’alveo. In media si ha una prevalenza dell’erosione rispetto aldeposito. Si tratta comunque di variazioni minime rispetto alla sezione di massima piena.
2 m Scale Sezione 2 20 m DEPOSITO EROSIONE
2 m Scale Sezione 3 20 m
Scale 2 m Sezione 4 20 m
2 m Scale Sezione 5 20 m
Argine in progetto Argine attuale Livello pari portata con il nuovo argine Livello Max piena attuale Il nuovo argine potrebbe essere più basso dell’attuale, con minori costi. Schema della variazione del livello di massima piena attuale con il previsto nuovo argine sinistro (ovviamente prevedendo la demolizione dell’esistente).
Di seguito sono riportate le Osservazioni in merito allo studio di sistemazione idraulica del torrente Orba in località Cascina Merlanetta, in comune di Casalcermellitrasmesse - al Comune di Casalcermelli,- all’Autorità di Bacino del Fiume Po,- all’Agenzia Interregionale del Po, - al Settore Difesa del Suolo - al Settore Pianificazione delle Aree protette della Regione Piemonte.
REGIONE PIEMONTE PARCO FLUVIALE DEL PO E DELL’ORBA °°° OSSERVAZIONI SULLA PROPOSTA DI PROTEZIONE SPONDALE ED ESCAVAZIONE IN ALVEO DELL’ORBA DEL COMUNE DI CASALCERMELLI Dicembre 2003 1. La proposta del Comune 2. Il problema reale 3. La soluzione
1. LA PROPOSTA DEL COMUNE 1.1 La proposta contenuta nello studio dell’Ing. Virgilio Anselmo riguarda la realizzazione di una protezione di un tratto della sponda sinistra dell’Orba, in località Cascina Merlanetta (Comune di Casalcermelli) interessata da una “lunata” apertasi nell’ottobre 2000 che può minacciare gli argini e gli insediamenti umani. Il Parco esamina quindi qui la suddetta Proposta, in relazione alla prevenzione del rischio. L’erosione della sponda non ha provocato una vera lunata ma ha prevalentemente interessato un terrazzo morfologico, ricoperto da arbusti, la cui quota media si trovava dai due ai tre metri al di sotto del piano campagna. Nella Proposta però l’obiettivo apparente è sostanzialmente diverso da quanto dichiarato, cioè si tratta di aprire un canale nell’alveo di piena in zona lontana dal talweg (alveo di magra), con un raggio di curvatura molto più largo, con lo scopo dichiarato di poter disporre del denaro necessario (per costruire una difesa spondale) vendendo inerti. L’attività di scavo è infatti proibita per legge in generale, e in particolare in base alle disposizioni dell’Autorità di Bacino del Fiume Po, per le sue disastrose conseguenze geomorfologiche, essendo consentita solo per impellenti esigenze idrauliche. Com’è sempre accaduto finora, la confusione sistematica tra i problemi di piena e quelli di magra cioè tra interventi di difesa dall’erosione (prismate, scogliere, regimazioni d’alveo) e interventi di difesa dalle piene (laminazione, argini) impedisce spesso di capire la vera realtà: che cioè, per esempio, la piena o l’esondazione sono livelli idrici della corrente, e non spinte idrodinamiche. Com’è noto poi il drammatico approfondirsi dell’alveo di magra a causa del mancato apporto di trascinamento solido di fondo (escavazioni, traverse) fa emergere il ghiaione o il sabbione di fondo dando la sensazione visiva di un accumulo (barra): che le sezioni topografiche sempre smentiscono. 1.2. In questo senso appare improprio anche il parlare di barre (che sono sedimenti trasversali dovuti all’improvviso rallentamento della corrente) per quei ghiaioni che, abbiamo visto, sono in realtà il fondo alveo affiorante con, al massimo, limitatissime lenti di materiale fino lasciati dalla “coda” delle piene. 1.3. Non è chiaro il senso del paragrafo 4.2. Compatibilità ambientale. Se l’intenzione è di sottolineare la piccolezza del danno, ciò dipende solo dalla limitatezza dell’intervento: nel sito però, e in rapporto ad esso, il danno sarebbe grosso e definitivo, e per di più per un’opera di utilità non dimostrata. In questi casi, purtroppo, il rapporto costi/benefici tende all’ infinito.
2. IL PROBLEMA REALE 2.1. Il fiume disegna nella zona di Casalcermelli ampi meandri di magra o di morbida di forma sinusoidale dovuti a precise ragioni energetiche, al drastico diminuire (in pianura) delle pendenze d’alveo, qui poco più dell’1 per mille (la pendenza del profilo idrico è di qualche decimillesimo). Le piene naturalmente ricoprono e “rettificano” tutto il tracciato meandriforme accorciando di molto il percorso della corrente, che rimane comunque assai lenta in golena (dell’ordine del m/sec, mentre nella parte più profonda dell’alveo può raggiungere diversi m/sec), grazie anche agli ostacoli costituiti dalla vegetazione: rappresentando tutto insieme un provvidenziale “stoccaggio” di “moto vario” per evitare alluvioni più a valle (fino a quelle della Bormida, poi del Tanaro e del Po). Le portate dell’Orba, stimabili fino a quasi 3000 m3/sec, sono relativamente molto grandi anche rispetto al Tanaro. E’ quindi imprescindibile conservare alla futura arginatura la funzione di “inviluppo” del talweg. La capacità erosiva della corrente di piena di golena è naturalmente trascurabile, mentre è assai forte quella nel talweg: l’unica situazione di pericolo per gli argini è allora quando il talweg profondamente inciso (all’esterno della curva, quindi) tangente all’argine si porta a poca distanza da questo: ma nella zona in questione (Cascina Merlanetta, in sponda sinistra) sta a 310 metri di distanza e addirittura a 900 metri dall’argine in progetto previsto dal PAI. Il prelievo di inerti proposto (23.625 m3, pari a 62 volte il volume della gabbionata prevista) e giustificato con la mancanza di fondi per la Difesa del Suolo, è ingiustificato dal punto di vista tecnico/idraulico e quindi improponibile. 2.2. L’affermazione del paragrafo 4.2 della Proposta “l’area (dello scavo proposto, ndr) è soggetta a progressivo inghiaiamento”, non è vera, come si è visto: il livello del ghiaione non era mai stato così basso in passato: tanto che l’unico “ripristino” possibile sarebbe un riempimento del gorgo. Le sezioni topografiche e batimetrie d’alveo ribattute dall’Ente-Parco sono schiaccianti nelle conclusioni da trarre: non esiste accumulo di inerti. 2.3. Lo sprofondamento dell’alveo, naturalmente, è negativo anche per ragioni geomorfologiche e per ragioni idrauliche (mancata laminazione in golena per mancata espansione). Per contrastarlo bisogna ridurne la profondità, riavvicinandolo al livello del fondo non inciso e della golena: operare al contrario, cioè scavando l’alveo, come vorrebbe la Proposta, porta ad un abbassamento complessivo del fondo, alterando tutto il profilo longitudinale in una zona di pendenza bassissima.
3. LA SOLUZIONE 3.1. Appare dunque chiaro che tutto il progetto è in realtà una proposta di escavazione in alveo e di vendita di inerti, e che va rivisto per difendere gli interessi reali della collettività e dei singoli. Quanto ai problemi idraulici effettivamente esistenti, come si è detto al punto 2 (esondazione) essi non vengono neppure affrontati dal progetto proposto: si dovrebbe invece accelerare la loro soluzione (arginatura maestra bassa di delimitazione delle nuove golene, sia in sinistra che in destra) che ha oltretutto costi assai limitati. L’argine “da proteggere” in realtà è destinato a sparire nella nuova sistemazione prevista dal PAI. La fase “transitoria”, in attesa di finanziamento, non si giustifica né come tempi né come tipo di intervento. Un eventuale sormonto dello stesso argine porterebbe ad allagare probabilmente proprio quelle aree che diventeranno golena. Quanto alla possibilità di scalzamento, essa appare assolutamente improbabile per quanto detto al punto 1, e avrebbe comunque un effetto uguale al sormonto citato. L’unica situazione di vicinanza tra argine e sponda (30-40 metri) è quella sulla sponda opposta a quella dell’intervento di difesa proposto nel breve tratto in corrispondenza della Cascina Cassetti. Tale tratto di argine potrebbe trovarsi in pericolo qualora dovesse, in futuro, accentuarsi l’erosione al piede della gabbionata che, in alcuni punti, è scivolata verso il fondo del torrente lungo la sponda. Particolare attenzione meriterebbe infine la traversa situata a valle del ponte della Strada provinciale per Bosco Marengo. Tale opera (realizzata con lo scopo di proteggere le pile del ponte dall’erosione di fondo) richiederebbe un intervento di ripristino, in quanto appare gravemente danneggiata. L’eventuale ripristino potrebbe fornire l’occasione per dotare la traversa di un idoneo passaggio per consentire la risalita della fauna ittica.