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…e le più note diete alimentari!. Impronta ecologica e alimentare…. Impronta Ecologica. Cos’è? Quando nasce? Quali previsioni ci permette di effettuare lo studio dell’impronta ecologica rispetto al mondo attuale? Come calcolarla? Come ridurla?.
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…e le più note diete alimentari! Impronta ecologica e alimentare…
Impronta Ecologica • Cos’è? • Quando nasce? • Quali previsioni ci permette di effettuare lo studio dell’impronta ecologica rispetto al mondo attuale? • Come calcolarla? • Come ridurla?
L’impronta ecologica è un indicatore - aggregato e sintetico - che mette in relazione gli stili di vita di una popolazione con la quantità di natura necessari per sostenerli.Un indicatore concettualmente semplice e ad elevato contenuto comunicativo in quanto rappresenta tale relazione con un parametro di facile comprensione: l’area (espressa in ettari/procapite) di superficie naturale produttiva utilizzati per soddisfare i nostri consumi e per assorbire i nostri rifiuti. In parole povere, essa misura l'area biologicamente produttiva di mare e di terra necessaria per rigenerare le risorse consumate da una popolazione umana e per assorbire i rifiuti corrispondenti. Utilizzando l'impronta ecologica, è possibile stimare quanti pianeta Terra servirebbero per sostenere l'umanità, qualora tutti vivessero secondo un determinato stile di vita. Confrontando l'impronta di un individuo (o regione, o stato) con la quantità di terra disponibile pro-capite (cioè il rapporto tra superficie totale e popolazione mondiale) si può capire se il livello di consumi del campione è sostenibile o meno. L’impronta ecologica é un indicatore della sostenibilità dei consumi di una certa popolazione.I dati sulla nostra impronta ecologica sono dati che inducono al cambiamento.Un cambiamento mirato a farci vivere, quanto più possibile, in armonia con il mondo della natura del quale siamo parte integrante e senza il quale, fino a prova contraria, non possiamo vivere. Cos’è?
Quando nasce? • L’Impronta Ecologica nasce nel 1990 da Mathis Wackernagel e William Rees della University of British Columbia. Si tratta di uno strumento di misurazione dell’impatto che l’attività di uomini, città, aziende, nazioni ha sull’ambiente, sulle risorse non rinnovabili, su quelle rinnovabili e sulla naturale capacità di rigenerazione del Pianeta. • In Italia l’impronta ecologica viene regolarmente calcolata non solo per il territorio nazionale, ma anche per singole regioni e province. Tale compito, nel nostro paese, spetta al CRAS (Centro Ricerche Applicate per lo Sviluppo Sostenibile) che ha valutato l’impronta ecologica di Calabria, Basilicata, Campania, Puglia, Liguria, Toscana, Sardegna e Sicilia, e dall’Istituto Ricerche Interdisciplinari sulla Biodiversità, che si è occupato, fra l’altro, delle province.
Quali previsioni ci permette di effettuare lo studio dell’impronta ecologica rispetto al mondo attuale? • Una prima, importante osservazione è che il valore dell’impronta ecologica è aumentato drasticamente durante la seconda metà degli anni settanta, superando di gran lunga la capacità del pianeta di rigenerare le risorse attinte da esso. Ciò ha portato alla luce il problema del sovraconsumo umano, in termini specifici ciò che viene indicato col termine overshoot. Nel 2011, ad esempio, il Global Footprint Network ha stimato che il budget naturale a disposizione per questo anno è stato superato nella prima metà di Settembre e che da questo momento in avanti il pianeta sarà “in rosso”; in altre parole le risorse estratte dal pianeta hanno superato il limite oltre il quale la biosfera è in grado di rigenerare ciò che le è stato sottratto. Facendo un paragone con l’economia, è come se l’uomo avesse speso tutto il denaro posseduto e fosse costretto ad indebitarsi per poter tirare avanti, utilizzando una ricchezza che non gli appartiene. • Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF, fa notare che “Oggi estraiamo e utilizziamo circa 60 miliardi di tonnellate di materie prime l’anno: è il 50% in più rispetto a 30 anni fa. E’ come se mettessimo in circolazione ogni anno 40 miliardi di automobili che per essere parcheggiate richiederebbero uno spazio delle dimensioni di Italia e Austria messe insieme. Ogni essere umano utilizza in media oltre 8 tonnellate di risorse naturali l’anno, 22 chili al giorno. Se si includono i materiali di estrazione inutilizzati, il conto sale a 40 chili pro-capite al giorno”.
Come calcolarla? Esistono due metodi: Il metodo teorico e il metodo pratico. • Il metodo teorico • Il calcolo dell'impronta ecologica può essere effettuato individualmente con misurazioni dirette dei consumi personali o familiari, oppure può essere applicato a comunità ampie di individui (nazioni, regioni, città) ricavando il consumo individuale medio partendo da dati statistici regionali o nazionali aggregati che vanno poi divisi per il numero di abitanti: • consumo netto = produzione + importazione - esportazione • Il passo successivo consiste nel calcolare la superficie pro-capite necessaria per la produzione di ciascuno dei principali beni di consumo, dividendo il consumo medio annuale pro-capite di quel bene (espresso in kg/pro-capite) per la sua produttività, cioè per la superficie di terreno necessaria a produrre quel bene (espressa in kg/ha): • superficie necessaria per un certo bene = consumo medio annuale pro-capite / produttività media annuale per ettaro
I dati riflettono non solo le superfici direttamente occupate dai consumi, ma anche il territorio usato per la loro produzione e mantenimento. Le abitazioni, ad esempio, comprendono il terreno su cui la casa è stata costruita (inclusa una percentuale proporzionale di area urbana occupata dalle infrastrutture) il territorio necessario per produrre i materiali da costruzione e i territori per l'energia per il riscaldamento. Poiché parecchi beni di consumo (ad esempio, il vestiario e l'arredamento) incorporano input diversi (es. tessuti, legno), è necessario identificare gli input primari e calcolare la superficie necessaria alla produzione di ciascuno di essi: ad esempio per produrre un chilo di pane sono necessari 24 m² di terreno agricolo per coltivare il grano e 31 m² di terreno "energetico" per i concimi, i pesticidi, i macchinari usati per la coltivazione, la lavorazione ed il trasporto. L'impronta ecologica complessiva è la somma di tutte le superfici necessarie per la produzione della totalità dei beni consumati da una persona. L'impronta dell'intera popolazione si ottiene moltiplicando l'impronta ecologica pro-capite per la popolazione totale: • Impronta ecologica totale = impronta ecologica pro-capite x popolazione
Il metodo pratico • Disponendo di una quantità sufficiente di dati, è possibile calcolare con precisione l'impronta di gruppi di consumatori (ad esempio una città, una famiglia, tutte le persone appartenenti ad una specifica classe di reddito) e fare dei confronti da cui partire per discussioni, riflessioni critiche e stimoli al cambiamento del proprio stile di vita. Bisogna sottolineare che il risultato ottenuto non è qualcosa di statico, di immutabile, ma è provvisorio e necessariamente approssimato, perché cerca di fotografare una realtà in continuo mutamento. Nell'esempio esposto si è fatto un accenno di calcolo approssimato ed esemplificativo dell'impronta ecologica di una generica produzione agricola introducendo implicitamente due categorie strettamente specifiche: la categoria di consumo "alimentare" e la categoria territoriale "agricola". Queste sono solo due delle categorie a cui il modello matematico dell'impronta ecologica può fare riferimento. Le "categorie di consumo" normalmente usate per il calcolo dell'impronta ecologica sono le seguenti: • Alimenti; • Abitazioni; • Trasporti; • Beni di consumo; • Servizi (flussi di energia e di materia necessari per istruzione, sanità, ecc).
Come ridurre l’impronta ecologica • Dagli approfondimenti fatti in classe e dalle nostre ricerche su internet abbiamo stabilito che le proposte da sviluppare sono: • Ridurre i consumi usando l’energia in modo più razionale e intelligente; • Costruire macchine e apparecchi con alti rendimenti a basso consumo energetico; • Promuovere lo sfruttamento delle energie rinnovabili; • Investire nella ricerca nucleare ( fissione di nuova generazione, fusione); • Informazione corretta ai cittadini su tutte le problematiche energetiche e ambientali con un apposito sportello presso la scuola e il comune; • Quelle adattabili e realizzabili alla realtà del nostro paese sono: • Efficenza e risparmio energetico; • Solare termico; • Fotovoltaico a film sottile; • In particolare la prima proposta è quella più fattibile; la seconda e la terza un po’ meno per gli alti costi di realizzazione(nonostante gli incentivi statali) e viste anche le difficoltà economiche attuali.
…..Quindi se tutti avessero lo stile di vita della nostra classe, ci vorrebero 2.6 volte le risorse del pineta!!
Impronta Idrica • L’acqua, o meglio la scarsità di questo indispensabile elemento naturale, trova sempre più spazio nel dibattito economico e politico, come dimostra il 6° Forum mondiale dell'acqua tenuto a Marsiglia, dove hanno partecipato i rappresentanti di 150 Paesi. • Che si tratti di un bene sempre più prezioso ormai lo sanno tutti, anche perché l’acqua dolce rappresenta solo il 2% di quella a disposizione sul pianeta. Ma capire come viene utilizzata questa risorsa non è facile. Per questo è stato ideato un indicatore che contabilizza il consumo idrico riferito sia all’acqua che esce dai rubinetti e che utilizziamo tutti i giorni sia quella destinata alla produzione di alimenti e prodotti. • Questo indicatore si chiama “water footprint” (impronta dell’acqua) e serve per calcolare il volume annuo di acqua dolce utilizzata per produrre beni e servizi. Il calcolo può essere riferito alla persona singola, oppure a una comunità o a un’impresa. Si tratta di un metodo che valuta il livello di sostenibilità delle nostre abitudini e soprattutto dei nostri acquisti.
Nello specifico l'impronta idrica o water footprint viene suddivisa in tre categorie: • impronta blu: risorse idriche superficiali e sotterranee che vengono utilizzate o sono evaporate ; • impronta verde: acqua piovana conservata nel relativo suolo; • impronta grigia: acqua occorrente per diluire quella inquinata e farla tornare a certi livelli qualitativi.
Questo concetto è stato creato nel 2002 da Arjen Hoekstra, esperto di Water Management all’università di Twente, nei Paesi Bassi. In un suo recente studio, il professore fissa l’impronta ecologica pro capite media a 1.385 metri cubi (*) l’anno. Un dato che tuttavia presenta variabili molto ampie, perchè i valori di un cittadino italiano o statunitense risultano essere quasi il doppio (rispettivamente 2.332 e 2.842). • Cosa incide sul consumo, reale e virtuale, di acqua? Tra i fattori che determinano la sostenibilità delle nostre abitudini, gioca un ruolo fondamentale l'approvvigionamento alimentare. A livello globale, il settore dell'agricoltura richiede infatti il 70% di tutta l'acqua utilizzata dalle diverse attività dell'uomo. • Partendo da questo elemento le scelte alimentari diventano un fattore decisivo. L’impronta idrica di un vegetariano corrisponde a 1.500/2.600 litri, contro i 3.000/5.000 litri di una persona con un’alimentazione a base di carne. Il motivo di questa disparità è che la filiera della carne e dei derivati richiede una quantità maggiore di acqua, soprattutto per produrre foraggio. È quindi molto più vantaggioso, dal punto di vista delle risorse idriche ottenere calorie, proteine e grassi direttamente dai vegetali.
Ma ogni alimento richiede una diversa quantità di acqua per la sua produzione. Il Barilla Center for Food & Nutrition, ha elaborato una doppia piramide: Alimentare – Ambientale; che mette in relazione l’aspetto nutrizionale con l'impatto ambientale, e ribadisce la grande quanità di acqua necessaria a realizzare alimenti di origine animale. • Per aiutare i consumatori a ridurre l'impronta idrica, alcune organizzazioni hanno messo a disposizione sui siti internet dei calcolatori in grado di valutare i consumi alimentari (e non solo) e di migliorarli. La più nota è la piattaforma Water Footprint network.
A differenza dell'impronta ecologica è riferita solo alla terra coltivabile e non tiene conto dei consumi energetici. L‘ impronta agricola-alimentare è una realtà fisica ben precisa, dal momento che in qualche luogo del pianeta esistono parcelle di terra che provvedono in modo diretto o indiretto al nostro nutrimento. L’ impronta agricola - alimentare L' impronta alimentareè l'estensione media di terra coltivabile necessaria a sostenere i consumi alimentari diretti (prodotti vegetali) e indiretti (mangime per animali) di un essere umano.
Oltre il 90% del nostro nutrimento viene dalla terra In Italia nel 2007 i prodotti della terra hanno fornito, direttamente o indirettamente il 98% del consumo alimentare e il 94% delle proteine (FAOSTAT)
In Italia non abbiamo abbastanza terra … … e quindi ce la prendiamo all’estero!
L’agricoltura biologica fa bene all’uomo e all’ambiente • rispetta gli ecosistemi • non utilizza fertilizzanti e pesticidi chimici • mantiene la naturale fertilità del suolo con concimi naturali (sovescio) • promuove la biodiversità • è assolutamente contraria agli organismi geneticamente modificati • produce alimenti di migliore sapore e qualità
Alimentazione e Diete Alimentari
La piramide alimentare La Piramide è il simbolo della "sana ed equilibrata alimentazione": ci deve guidare nella scelta giornaliera degli alimenti. La Piramide è formata da 6 sezioni contenenti vari gruppi di alimenti. Ciascun gruppo deve essere presente nella nostra dieta in modo proporzionale alla grandezza della sua sezione. Alla base della Piramide troviamo gli alimenti che possiamo utilizzare più l iberamente mentre al vertice troviamo quelli che è meglio limitare.
È importante ricordare che: • Nessun alimento, preso singolarmente, è in grado di soddisfare tutte le esigenze del nostro corpo; • Nessun alimento è, di per sè, indispensabile e quindi può essere sostituito da altri cibi con caratteristiche analoghe; • Gli alimenti sono stati suddivisi in 7 gruppi nutrizionali ognuno dei quali apporta specifici nutrienti. È importante che almeno un alimento di ciascun gruppo sia presente nella nostra dieta quotidiana. Gruppo 1 CARNE, PESCE, UOVAProteine nobili, Ferro, alcune Vitamine del gruppo B, Lipidi Gruppo 2 LATTE E DERIVATI Proteine nobili, Calcio, Fosforo, alcune Vitamine del gruppo B, Lipidi Gruppo 3 CEREALI E PATATECarboidrati, Proteine di medio valore biologico, alcune Vitamine del gruppo B Gruppo 4 LEGUMI Proteine di medio valore biologico, Ferro, alcune Vitamine del gruppo B, Carboidrati, Fibra Gruppo 5 GRASSI DA CONDIMENTO Lipidi, Acidi grassi essenziali, Vitamine Liposolubili Gruppo 6 ORTAGGI E FRUTTA Vitamina A ed altre Vitamine, Minerali, Fibra, Acqua, Zucchero Gruppo 7 ORTAGGI E FRUTTA Vitamina C ed altre Vitamine, Minerali , Fibra, Acqua e Zucchero
La suddivisione dei vari alimenti • CARNE • Preferire le carni magre tipo pollo, tacchino, vitello, coniglio, manzo magro, maiale magro. Non è vero che le carni bianche contengono meno Ferro delle carni rosse. Consumare con moderazione frattaglie (fegato, cuore ecc...) in quanto ricchi di colesterolo. Metodi di cottura: alla griglia, in umido, tipo scaloppine, al forno. • SALUMI • Preferire prosciutto crudo o cotto magri e bresaola. Evitare: salame, coppa, mortadella ecc. • PESCE • Preferire pesci freschi o surgelati tipo sogliola, merluzzo, nasello, dentice, orata, rombo, trota. Consumare molluschi e crostacei (cozze vongole, gamberi ecc.) con moderazione in quanto ricchi di colesterolo.Metodi di cottura: alla griglia, al forno, al vapore. Evitare i fritti. • UOVA • Preferire le uova sode o alla coque o in frittata cotta al forno o in padelle antiaderenti.Evitare le uova fritte. Non è vero che le uova fanno male al fegato. • LATTE E DERIVATI • Preferire latte parzialmente scremato e yogurt magro. Ricordare che non esistono formaggi magri. Preferire i formaggi freschi tipo ricotta di vacca o mozzarella o scamorza fresca. • CEREALI E PATATE • Se possibile preferire cereali integrali (pane, pasta, riso...). Limitare il consumo di pasta fresca ripiena (tortellini, agnolotti, ravioli) in quanto ricca di grassi animali. Evitare il consumo di pane conservato, pane all'olio, pane al latte per il loro elevato contenuto di lipidi. Le patate non sono verdure e devono essere assunte in sostituzione del pane o della pasta.
LEGUMI • Possono essere consumati da soli oppure assieme ai cereali (es. pasta e fagioli): tale combinazione permette di assumere proteine simili a quelle della carne (contenenti cioè tutti gli aminoacidi essenziali). Essendo ricchi di fibra aiutano a regolarizzare l'intestino. • GRASSI DA CONDIMENTO • Preferire olio extravergine d'oliva o di semi di mais o di soia o di vinacciolo. Per friggere utilizzare olio extravergine d'oliva. Evitare il consumo di burro, lardo e strutto. • ORTAGGI E FRUTTA • Variare ogni giorno i tipi di verdura e di frutta ricordando che quelli colorati in giallo-arancione e verde scuro sono ricchi di Vitamina A (albicocche, carote, zucca, spinaci, bieta) mentre sono ricchi di Vitamina C gli ortaggi tipo pomodori, cavolfiori, broccoli e la frutta di sapore acidulo (limoni, arance, kiwi, fragole..).
Quante volte alla settimana bisogna mangiare i vari alimenti? • CARNE: 3-4 volte alla settimana; • INSACCATI: 1-2 volte alla settimana; • PESCE: 3 volte alla settimana; • UOVA: n.2 alla settimana; • LATTE E YOGURT: ogni giorno; • FORMAGGIO: 2-3 volte alla settimana; • VERDURA E FRUTTA: tutti i giorni; • PANE, PASTA ECC.: tutti i giorni; • PIATTO UNICO (es. pasta e fagioli): 1-2 volte alla settimana.
Alcuni suggerimenti • Controllare il peso corporeo. • Ridurre l'assunzione giornaliera di grassi soprattutto animali (burro, formaggi grassi, carni grasse...) in quanto ricchi di acidi grassi "pericolosi" e di colesterolo, e privilegiare i grassi vegetali (olio d'oliva, di semi...) ad elevato contenuto di acidi grassi che contribuiscono a ridurre il colesterolo del sangue. • Limitare l'assunzione di zuccheri semplici (dolci, zucchero, bevande zuccherate) facilmente assimilabili dall'organismo, a favore dei carboidrati complessi (pane, pasta, patate, legumi). • Aumentare l'assunzione di fibra alimentare consumando giornalmente frutta fresca, legumi e cereali integrali. Le fibre sono in grado di regolare le funzioni intestinali e di dare senso di sazietà. • Ridurre l'assunzione giornaliera di sale da cucina. Aggiugere poco sale nella preparazione dei cibi utilizzando per insaporire spezie ed aromi. Limitare il consumo di alimenti conservati in scatola (tonno, carne, legumi..) in quanto ricchi di sale. • Consumare gli alcoolici con moderazione: l'alcool fornisce molte calorie.
La Piramide Alimentare associata alla Dieta Mediterranea • Secondo la ripartizione della Piramide Alimentare nella dieta mediterranea si possono individuare: • - alla base pane, pasta, riso, patate, cereali; • - sopra frutta, verdura e legumi; • - più su olio di oliva, latte e latticini; • - ancora più su uova, carne bianca e pesce; • - alla sommità carne rossa e grassi. • All'interno della struttura piramidale non trovano rappresentazione prodotti e ricette elaborate, formati dall'unione di molteplici nutrienti, dei quali va tenuto conto singolarmente. • Solitamente alcuni di tali prodotti e ricette complesse possono essere considerati pasti completi ai quali si può sommare della verdura e della frutta (ad esempio la pizza). • La Piramide Alimentare all'interno della dieta Mediterranea è arricchita inoltre dall'attività fisica regolare, fondamentale, tanto quanto una alimentazione equilibrata,per il raggiungimento ed il mantenimento del benessere sia fisico, che psicologico.
Tantissime ricerche hanno stabilito e convalidato il fatto che uno dei regimi alimentari maggiormente indicato per un giusto ed equilibrato fabbisogno di nutrienti è la cosidetta Dieta Mediterranea. • Essa ha come alimenti caposaldo i carboidrati provenienti da cereali come grano, farro, riso orzo, così come quantità quotidiane di frutta, verdura, legumi e vino. • Con minore frequenza si può consumare olio di oliva (il condimento da preferire su tutti gli altri), latte e derivati, pesce, carne bianca e uova. • Infine con ancor più moderazione possono esser introdotti carne rossa, dolci e grassi in generale. • Comunque, al di là delle frequenze di consumo e delle quantità consigliate, la Dieta Mediterranea rappresenta uno dei regimi alimentari più variegati, laddove tutte le varie sostanze nutritive, ovvero Acidi grassi polinsaturi, Carboidrati, Lipidi, Proteine, Sali minerali (Magnesio, Potassio), Oligoelementi (Selenio), Vitamine, sono alternate ed incluse. • In tal modo viene assicurato il giusto e completo apporto di tutti quei diversi principi nutrizionali in grado di accrescere e mantenere il benessere e la salute sia psicologica che fisica dell'individuo e di tenere lontani nel tempo invecchiamento e possibili problemi o disturbi psico-fisici.
La Dieta Vegan o Vegetariana Chi segue questo tipo di dieta, definita anche latto-ovo-vegetariana, non mangia alcun tipo di carne, compresi pesci e crostacei, ma include nell'alimentazione tutti i sottoprodotti animali, come le uova, il miele, il latte e i suoi derivati. Si tratta di una dieta equilibrata nei suoi componenti, che non espone a nessun rischio di carenza alimentare perché garantisce l'assunzione di tutti i nutrienti necessari all'organismo. Questa scelta di vita non violenta viene fatta dai cosiddetti animalisti contrari all'uccisione degli animali, ma anche da chi desidera seguire un'alimentazione sana, che eviti i problemi derivanti dalle moderne abitudini alimentari, ricche di grassi saturi animali e povere di frutta e verdura.
La Dieta Vegan • I vegan, chiamati anche vegetaliani, seguono una dieta restrittiva che prevede un'alimentazione esclusivamente vegetale, che elimina tutti i prodotti di origine animale (latte, formaggio, uova e miele). I fondamenti di questa scelta sono sia di ordine etico che di tipo igenico: i vegan rifiutano ogni tipo di sfruttamento animale e sono convinti che l'organismo umano non sia adatto a consumare e a digerire prodotti di origine animale. Dal punto di vista medico un'alimentazione esclusivamente vegetale può portare a gravi squilibri, a causa della carenza di vitamine del gruppo B (in particolare B12) e a causa della difficoltà di assorbimento degli aminoacidi essenziali e del ferro.
La Dieta Crudista • I crudisti rifiutano ogni tipo di cottura e si nutrono esclusivamente di frutta e vegetali crudi, germogli e semi. Come i vegan mangiano solo vegetali, ma escludono dalla loro dieta molti degli alimenti che devono essere cotti (quasi tutti i legumi e molti cereali). I crudisti sostengono che la cottura sia un procedimento recente nella storia evolutiva dell'uomo e che non sia adatto all'apparato digerente umano, inoltre ritengono che le alte temperature raggiunte durante la cottura deteriorino gli alimenti, disperdendo le vitamine e i sali minerali. Alcuni crudisti consumano anche carne cruda.
La Dieta Fruttarista • I fruttariani, o fruttivori, consumano esclusivamente frutta cruda (raramente è ammessa la cottura) e in alcuni casi frutta secca, ad esempio noci, pistacchi, mandorle, ma anche miele e oli vegetali. Gli alimenti devono preferibilmente provenire da coltivazioni biologiche ed essere di stagione. Le ragioni della scelta fruttariana risiedono in un ritorno alla natura e a un tipo di alimentazione che si basi sui modi e sui mezzi semplici e originari che essa stessa ci ha fornito.
La Dieta Macrobiotica • Le diete macrobiotiche non rientrano pienamente tra le diete vegetariane perché non prevedono la totale eliminazione dalla carne, permettendo, ad esempio, il consumo di pesce. Nella dieta macrobiotica vengono utilizzati esclusivamente alimenti non trattati, non raffinati, coltivati con metodi tradizionali e senza additivi chimici.
La Dieta Steineriana • La dieta steineriana elaborata agli inizi del Novecento da Rudolf Steiner, filosofo e pedagogista austriaco, prescrive l'assunzione di alimenti vegetali ottenuti esclusivamente da coltivazioni biologiche senza l'uso di concimi chimici. Steiner consiglia un metodo di coltivazione chiamato 'agricoltura biologico-dinamica' che persegue la cooperazione tra il suolo, l'acqua, l'irradiazione solare, la vita animale e la crescita delle piante. Secondo gli steineriani, infatti, le sostanze alimentari non possiedono solo proprietà nutritive biologiche, ma anche proprietà spirituali, che possono essere sviluppate con un'agricoltura che rispetti le leggi biologiche del mondo vegetale.
Presentazione realizzata da:Bellanova ManuelaDe Pasale PierluigiZizzi Dalila CarmenZizzi Daniela