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“QUALITY SCIENCE” (Società Italiana di Medicina Omeopatica, Borghetto di Valeggio sul Mincio, 12.2010) . “…non è una questione di riduzionismo o di olismo, che sono termini reciproci, ma di “fare buona scienza”. (F.Varela, Neurofenomenologia, 1997). In ogni scienza sperimentale,
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“QUALITY SCIENCE” (Società Italiana di Medicina Omeopatica, Borghetto di Valeggio sul Mincio, 12.2010)
“…non è una questione di riduzionismo o di olismo, che sono termini reciproci, ma di “fare buona scienza”. (F.Varela, Neurofenomenologia, 1997)
In ogni scienza sperimentale, il procedimento è: - 1) Si formula un’ipotesi → • 2) la si sottopone a verifica (o, meglio, a falsificazione) → • 3) L’ipotesi viene così verificata o falsificata.
Sottoporre le ipotesi a verificaè ormai divenuto uno sport professionistico Nella scienza corrente vengono pubblicate giornalmente ipotesi sottoposte a verifica. Il risultato è spesso di modesta utilità e si presta ad essere facilmente manipolato. Il reale avanzamento della scienza dipende invece soprattutto dalla prima variabile. Cioè dalla qualità dell’ipotesi formulata.
Il punto più importante è: Quanto è importante ed accurata l’ipotesi formulata ?
Da cui la domanda: Come si può lavorare su una ipotesi in modo che divenga realmente importante, prima di sottoporla a verifica ?
Lavorare su un’ipotesi non necessita di ricevere molti finanziamenti per la ricerca. Necessita solamente della capacità di condurre un’osservazione in profondità, con la massima accuratezza.
Tre esempi: - Turing ed il linguaggio informatico - Piaget e la psicologia dello sviluppo mentale
Guan = Osservare in profondità. Traduce anche il sanscrito “vipassana”.
Si tratta di tradurre il lavoro di Hahnemann in “buona scienza”. Tanto buona che possa fornire ipotesi scientifiche (definite e falsificabili) sia nei termini riduzionisti, sia nei termini delle scienze della complessità.
* Per costruire una buona ipotesi occorrono buoni dati. Che dati? Su che oggetto? In che modo?
** • La classe di dati incontrovertibile in ogni fenomenologia scientifica è quella di dati descrittivi. • L’oggetto dei dati incontrovertibile di un fenomeno complesso come la clinica è la procedura. • La qualità richiesta per condurre l’osservazione è l’accuratezza.
*** Abbiamo pertanto condotto un’osservazione profonda ed accurata dei dati che descrivono la procedura clinica omeopatica. Non basta. Abbiamo dato alla descrizione procedurale accurata una forma ed un linguaggio scientifico, cioè falsificabile.
Ciro D’Arpa, G. Bovina, S. Cominetti, M. Ravaglia, M. Trionfi, A. Valeri / Società Italiana di Medicina Omeopaticawww.omeomed.net Descrizione algoritmica della Procedura Clinica Omeopatica Versione Sintetica in Verona 2.2010
SI INTENDE TRASPORRE LA PROCEDURA CLINICA OMEOPATICA CLASSICA IN UNO SCHEMA ALGORITMICO COMPLESSIVO. un “algoritmo” è una sequenza logica di istruzioni elementari (univocamente interpretabili) che, eseguite in un ordine stabilito, permettono la soluzione di un “problema” in un numero finito di passi.
Primo problema (a): È rintracciabile una PROCEDURA CLINICA OMEOPATICA CLASSICA? Secondo problema (b) In caso affermativo, come si può rappresentarla algoritmicamente?
(a) RINVENIMENTO DELLA PCOC 1 È stato condotto uno studio filologico di “Organon” e “Le Malattie Croniche” di Hahnemann e da tali testi sono state estratte tutte le asserzioni in esse contenute riguardanti le procedure cliniche omeopatiche, cioè le istruzioni per lo svolgimento reale dei trattamenti omeopatici. • Tali istruzioni, ordinate secondo la loro sequenza progressiva nel corso del trattamento clinico, • sono state confrontate un campione di riporti di single cases trattati dai medici omeopati.
4 Il confronto ha mostrato una fondamentale corrispondenza tra le istruzioni di Hahnemann e le procedure cliniche reali dei suoi continuatori. Nonché una sostanziale corrispondenza tra le procedure cliniche degli Autori omeopatici stessi, anche se provenienti da differente formazione.
Il confronto ha evidenziato un numero discreto di “nodi” o passi procedurali che sono stati giudicati necessari e sufficienti per la conduzione di ogni tipo di trattamento omeopatico; ed ha evidenziato delle sottoprocedure alle quali ognuno di tali “nodi” è legato in modo obbligato (necessario e sufficiente) per il suo svolgimento. 6 E’ stato pertanto possibile definire lo schema qui presentato come corrispondente sia alla Procedura Clinica di Hahnemann, sia alla procedura omeopatica comunemente impiegata, qui designata come Procedura Clinica Omeopatica Classica (PCOC).
(b) RAPPRESENTAZIONE GRAFICADELLA PROCEDURA La mappa grafica (o Grafo) di una procedura ne costituisce un equivalente logico. Il Grafo in oggetto ha la formula generale: G = (V, E) [che si legge: il Grafo (G) è composto di “nodi” (V) + “archi” (E) che connettono i nodi fra loro.] Ognuno dei due componenti del Grafo – “nodi” V ed “archi” E- si designa come appresso: - V = (V1, V2, V3, V4, V5,) o più semplicemente: V = (1, 2, 3, 4, 5) [che si legge: i “nodi” sono: 1, 2, 3, ecc.] - E = (1-2), (2-3), (3-4), (4-5) [che si legge: (1-2) è l’”arco” di connessione tra il nodo 1 ed il nodo 2; e così di seguito.]
LEGENDA DEI NODI: 1 = Annotazione sintomatologica (narrata/osservata) 2 = Definizione del quadro sintomat. caratteristico 3 = Diagnosi differenziale tra una rosa di rimedi 4 = Scelta di un rimedio 5 = Prescrizione del rimedio Lo schema descrive la procedura omeopatica in ogni consultazione, cioè sia la prima prescrizione che le successive consultazioni omeopatiche, è pertanto iterativo. Cioè: si ripete indefinitamente nel corso di uno stesso trattamento, per ogni nuova somministrazione di un rimedio.
G = (1→2 →3 →4 →5), [(1-2),(2-3),(3-4),(4-5)] questa denominazione può essere sostituita da un’altra sequenza qualsiasi che convenzionalmente le corrisponda, ad esempio: G = (1→2 →3 →4 →5), [(1-2),(2-3),(3-4),(4-5)] = = AQXRP un acronimo che favorisce il ricordo identificativo delle singole tappe.
AQ X RP A = ANNOTAZIONE Q = QUADRO X = DIAGNOSI DIFFERENZIALE R = RIMEDIO P = PRESCRIZIONE G = (1→2 →3 →4 →5), [(1-2),(2-3),(3-4),(4-5)] = AQ X RP
G = (1→2 →3 →4 →5), [(1-2),(2-3),(3-4),(4-5)]ovveroPCOC = AQ X RP sottoprocedure correlate ai singoli nodi:
sottoprocedure Ad ogni nodo procedurale può essere associato un numero discreto di sottoprocedure. Ogni sottoprocedura produce delle regole, semplici o complicate, che fra loro possono anche interagire. L’adempimento delle regole sottoprocedurali definisce in modo completo il passo a cui si riferisce.
CARATTERISTICHE DEL GRAFO G è un grafo • “piano”, cioè: può essere disegnato in un unico piano o foglio; • “aciclico”, cioè: non contiene connessioni circolari (loups ) fra le sue parti; • “orientato”, cioè: il flusso di energia che lo attraversa è unidirezionale, nel senso crescente dei numeri dei nodi (1→ 2→ 3 ecc.)
Scorrendo il GRAFO lineare, può essere seguito lo svolgersi passo passo di una qualsiasi procedura clinica omeopatica reale, cioè quello che concretamente avviene nel corso di un trattamento omeopatico propriamente detto (definito, cioè, nei termini di Hahnemann e degli omeopati esperti), dalla prima consultazione alla dimissione del paziente.
DESCRIZIONE Dalla prima “Annotazione dell’operatore sui sintomi del paziente” (nodo 1) deriva (→) la “Costruzione di un quadro omeopatico” (nodo 2), da cui emerge (→) una “Diagnosi differenziale di rimedio” (nodo 3) e, da questa (→) la “Diagnosi di un rimedio omeopatico” (nodo 4), il quale viene prescritto (→) in una specifica forma (nodo 5) e (→) assunto dal paziente.
DOPO LA PRIMA ASSUNZIONE • Dopo l’assunzione del rimedio, si prevede che il rimedio manifesti nel paziente una variazione dei sintomi presentati. Tale variazione discreta o nulla (azione del rimedio), osservata dal paziente, è da questi trasmessa al medico per una valutazione condivisa ad un tempo definito (t). • A quel t, l’operatore condividerà nuovamente i sintomi (variati o meno) con il paziente, e valuterà tale modificazione (secondo quanto previsto nella sottoprocedura Q+1); da ciò deriverà la successiva azione prescrittiva (o non prescrittiva). Lo schema, pertanto, reitera ad ogni nuova osservazione o prescrizione.
Lo schema si può applicare tanto alle prassi cliniche che prevedono la prescrizione del rimedio in un’unica dose alla volta, quanto a quelle che prevedono un ritmo di somministrazione prestabilito. Lo schema prevede la selezione e la prescrizione di un solo rimedio omeopatico per volta. Esso è in accordo con tutte le procedure “uniciste” che sono state esaminate e con esso confrontate. L’eventuale applicazione di questo schema a procedure che contemplino una prescrizione contemporanea di più di un rimedio (“pluraliste”) esigerebbe delle modifiche strutturali dello schema. Lo schema non può essere applicato a procedure di tipo “complessista” (del resto estranee al Metodo di Hahnemann).
enumeriamo le sottoprocedure principali, cioè quelle necessarie e per definire sufficientemente in cosa consiste ogni singola tappa
AQXRPELENCO SOTTOPROCEDURE PRINCIPALI A = ↔ (1) domanda del paziente / ↔ (2) raccolta dei sintomi (2.1 sec. H-O.) / ↔ (3) sintomi biomedici / ↔ (4) terapie in atto Q = ↔ (1) “valorizzazione” dei sint. raccolti (1.1 sec. H-O) … ↔ (2) “repertorizzazione” (2.1) … ↔ (3) altri dati, val. prognostica malato, ecc. (3.1) … ↔ (4) dia/progn biomediche ↔ (+1) valutazione del cambio sintomatologico (+1.1 sec. H-O), (+1.2 sec. H-MC)… X = ↔ (1) confronto differenziale con i quadri della MMO (2.1)… R = ↔ (1) “diagnosi di Rimedio” (2.1) … P = ↔ (1) “farmacopollassia late dicta” (1.1) … / ↔ (2) scelta del t max di revisione / ↔ (3) spiegazioni al paz.: su trattamento, medicinali, ecc / ↔ (4) accertamenti ↔ (5) altre terapie ↔ (++1) dimissione
CONCLUSIONI È risultato possibile descrivere un grafo della PCOC. Il modello presentato ha la pretesa di descrivere la procedura clinica omeopatica reale, non serve a fornire una spiegazione di ciò che avviene: non è, cioè, un modello esplicativo ma descrittivo.
Il suo primo scopo è trovare utilizzo nell’ambito della comunità di omeopati esperti, in modo che possa fungere da conoscenza esplicitamente condivisa e da linguaggio comune, indispensabili entrambe le cose per successivi sviluppi di modelli sistemici per la descrizione e la verifica/falsificazione scientifica delle procedure omeopatiche.
La suddetta bozza intende soddisfare due condizioni basilari: • Essere fedele alle teorizzazioni di Hahnemann espresse nell’Organon e nelle Malattie Croniche. b) Corrispondere alle procedure effettivamente utilizzate dai singoli medici omeopati: ogni riporto di caso singolo, cioè, dovrebbe rispondere allo schema procedurale proposto. • In sintesi le domande per falsificare l’algoritmo proposto sono: lo schema presentato rispecchia effettivamente a) il paradigma di Hahnemann e b) la reale procedura clinica omeopatica classica?
COMMENTI - CHIUSURA O APERTURA LOGICA ? - ALCUNE UTILITA’
CHIUSURA O APERTURA LOGICA ? L’algoritmo qui esposto è una descrizione lineare della procedura, quella più semplice e trattabile con matematica lineare.
teniamo presente che • La procedura reale è ciclica. • È piena di anelli di retroazione. • Ogni dato non appartiene solo ad un insieme (logica booleana), e l’algoritmo dovrebbe essere trattato in logica fuzzy.
pertanto Lo stesso algoritmo può essere ampliato per descrivere i feed-back cognitivi che avvengono tra ogni passo procedurale e gli altri / e i feed-back che avvengono fra medico e paziente. In tal caso il Grafo presenterebbe dei cicli di interazione e fenomeni non lineari descrivibili solo con matematiche non lineari.
più precisamente: Sopra: O=Operatore, P=Paziente, A=Ambiente / Sotto: AQXRP Tutti gli archi non direzionati sono biunivoci.
Un modello di questo genere è trattabile soltanto nell’ambito delle scienze della complessità. Non ne trattiamo qui. Qui abbiamo intanto e prioritariamente mostrato le possibilità e le utilità basilari soltanto dell’algoritmo lineare (cioè la formulazione massimamente riduttiva di questa classe di descrizioni).
CHIUSURA O APERTURA LOGICA, PERTANTO ? Nella descrizione AQXRP si intrecciano due diversi livelli di apertura logica: • Un livello sintattico lineare a logica chiusa; legato a piccole variazioni fenomenologiche risolvibili con le regole sintattiche espresse nelle sottoprocedure.
2) Un livello che presenta connotazioni semantiche in cui giocano fenomeni ad un grado più elevato di complessità. Tale livello è soprattutto presente nella valutazione della variazione sintomatologica alla prima interazione (correlata al nodo Q), ove l’osservatore si confronta con fenomeni di emergenza radicale, cioè non predicibili (ad esempio: fattori ambientali, affidabilità e compliance del paziente, Variazione della percezione esistenziale del paz., ecc.)
NOTA Attenzione: le emergenze radicali in Clinica sono una classe abituale di emergenze, alle quali si deve una consistente percentuale di insuccessi operativi. La procedura omeopatica riesce a gestirne in numero molto maggiore di quella biomedica. Ad es.: la “direzione” dell’ evoluzione sintomatologica; la valutazione complessiva (e il conseguente trattamento) di un ev. disturbo occasionale; la variazione (non necessitante trattamento) di un processo di oscillazione sintomatologica autolimitantesi legato all’ambiente; l’emersione di stati sintomatologici nuovi/evolutivi e non predicibili; la valutazione soggettiva del paziente e ,in ultima analisi, l’evoluzione dello stato esistenziale del paziente.
sviluppi (accenno) Lo studio delle emergenze radicali della procedura omeopatica è già così sviluppato che potrebbe essere inserito nella teorizzazione dei rapporti tra ordine implicito/esplicito(Bohm), nell’ambito delle concezioni quantistiche del vuoto e della coscienza (cfr. ad es. Laszlo), ecc.
Siamo infatti in presenza, nella clinica omeopatica, di un modello procedurale all’apparenza chiuso logicamente, ma sempre sottomesso ad emergenze radicali: in realtà, si tratta di un modello procedurale logicamente aperto i cui nodi procedurali individuano i vincoli.