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LA MALINCONIA : uno stato di guerra permanente Presupposti e momenti della storia culturale europea da Baudelaire ad o

LA MALINCONIA : uno stato di guerra permanente Presupposti e momenti della storia culturale europea da Baudelaire ad oggi. is A rt Liceo Artistico ‘Francesco Arcangeli’ Bologna Coordinatore Prof. Mario Cancelli CLASSI 4 ^ E 5^ D Corso Sperimentale ‘ Leonardo ‘. LA MALINCONIA.

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LA MALINCONIA : uno stato di guerra permanente Presupposti e momenti della storia culturale europea da Baudelaire ad o

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Presentation Transcript


  1. LA MALINCONIA :uno stato di guerra permanentePresupposti e momenti della storia culturale europea da Baudelaire ad oggi isArt Liceo Artistico ‘Francesco Arcangeli’ Bologna Coordinatore Prof. Mario Cancelli CLASSI 4 ^ E 5^ D Corso Sperimentale ‘ Leonardo ‘

  2. LA MALINCONIA “Malinconia”: un fenomeno psichico chiave per riconoscere processi della psicologia individuale e collettiva che caratterizzano sia la cultura europea della fine Ottocento e del xx secolo sia il fenomeno storico della Shoah.

  3. LA MALINCONIA Tete-a-tete et limpideque un coer devenu son miroir.(Che un cuore divenga lo specchio di se stesso,tete e tete oscuro e limpido)“Lutto e malinconia”,”Latenza dell’Edipo”,”Saggio sul narcisismo”, questi testi di Sigmund Freud, costituiscono lo strumento chiave per un approccio “moderno” al fenomeno della “Malinconia”.

  4. A. Boecklin, Ulisse e Calipso

  5. LA MALINCONIA Che cos’è la malinconia? Chi è un malinconico? Non è semplice uggia, nostalgia incompiuta dell’assoluto.“E’ una patologia psichica, delineata per la prima volta da Freud come disturbo psichico dal carattere odioso”(Raffaella Colombo) .Il malinconico si sente mancante, insufficiente:Io non posso fare niente, non valgo niente.Se ti occupi di me sei demente, perché pensi che possa fare un gesto, e io non posso fare nulla. Sono fatto così.

  6. E. Munch, Bambina malata

  7. LA MALINCONIA Narcisista, ama se stesso, perché non più in grado di ricevere beneficio da un altro. Forse bella la malinconia come tema pittorico, come la tradizione ci testimonia, ma certamente non bello,anzi “orrido” il malinconico: abitato com’è da un odio universale.

  8. D. Fetti, La malinconia

  9. M. Dumas, Bramosia genetica

  10. LA MALINCONIA Malinconia?Una tentazione, un vizio, uno stato di occupazione permanente. Qualcuno, attraverso una “Teoria” (“Tu non puoi…”), ha prodotto tutto ciò. E l’io, incapace di rapporto, gli sostituisce un irraggiungibile “Ideale di sé”, un principio di comando, “Fuhrerprinzip”.

  11. LA MALINCONIA Ed eccoci alla nostra storia. Thomas Mann, in un breve saggio, individuò nel capo del nazismo il “melanconico perfetto”: fallito, buono a nulla, e in grado di suscitare una “disperata ammirazione”. “Innamorato”… non di qualcuno, (sarebbe pur sempre un rapporto) ma di un’ “idea astratta”, di un Ideale assoluto (!) e persecutorio.

  12. LA MALINCONIA Nessuna immagine della tradizione riesce a demitizzare questo feroce Narciso. La caduta della “Legge del rapporto”, (legge di soddisfazione per sé e l’altro), è scoperta semmai dai versi citati di Baudelaire: non resta che un tete-a -tete maledetto dell’io duplicatosi in io e superio…

  13. Caravaggio, Narciso

  14. C. Lorrain, Eco e Narciso

  15. LA MALINCONIA Un io deprezzato o specchiato nell’Ideale di sé. Ideale che obbliga, l’individuo come le masse, a una mobilitazione senza riposo. Ideale cieco rispetto ai possibili effetti; “Causa” e mai “Fonte” di moto libero.”Lasciato fuori”, come Amore dal castello di Psiche ( Lorrain), rifiutato, attende un un comando per placare l’angoscia.

  16. C. Lorrain, Psiche e il castello di Amore

  17. A. Boecklin, Isola dei morti

  18. LA MALINCONIA Il suo regno non è un regno dei vivi, egli non sa chiedere, non sa amare; ma un regno di morti, di assoluti obbedienti. L’immagine di Boecklin, appena selezionata, l’Isola dei morti”, tra le preferite del Fuhrer, definisce tale assetto psichico. Regno eterno”, di un pensiero fissatosi ( cos’ha mai perso infatti il malinconico si chiede Freud, riconoscendo la malinconia come un contro-lavoro rispetto a quello del lutto?).

  19. LA MALINCONIA Di quest’odio immotivato ( cosa ha mai perso infatti il malinconico?si chiede Freud, riconoscendo la malinconia un contro-lavoro rispetto a quello del lutto) e “logicamente” implacabile, Primo Levi fu il “Testimone”. E’ significativo come l’intera sua opera e il celebre testo “Se questo è un uomo”, siano privi di risentimento, di odio, appunto , per il persecutore. Nei suoi scritti egli analizza quel “laboratorio della malinconia” che fu Auschwitz, per cogliere le leggi di tale inferno, rispetto cui quello dantesco ( ancora in sé motivato da ragioni) impallidisce. Leggi dello sterminio ma anche, questa la sorpresa, Leggi della sopravvivenza.

  20. LA MALINCONIA Sotto questo aspetto Levi compie un processo culturale proprio alla cultura europea che aveva individuato il fenomeno e il destino tragico della malinconia, senza riuscire a rinvenirne la dinamica: l’angoscia infatti non trova soluzione in Melville ( “La balena bianca” è la balena per eccellenza, non una balena, come la donna di Leopardi di “A la mia donna) è la donna per eccellenza; la prima trascinerà tutti nell’abisso; La seconda appaga ma non genera rapporto alcuno). Il malinconico è facile da riconoscere ma difficile da giudicare: si tende, come fu storicamente, all’appeasentment nei suoi confronti.

  21. LA MALINCONIA Nel campo di sterminio Levi scoprì il massimo di umiliazione possibile , ma anche una possibilità di giudizio della “forma” che sta dietro a questa umiliazione”: “ Se questo è un uomo” infatti è il giudizio consapevole, che, per un uomo così ridotto, nessuna filosofia, nessuna morale di stampo kantiano, cioè una morale che concluda ad un astratto ed ingannevole “fai il bene”, può contribuire alla salvezza.

  22. AUSCHWITZ

  23. IL CAMPO

  24. LA MALINCONIA Chi si salvò,infatti,ad Auschwitz? Perché qualcuno si salvò. Chi si salva, ancora oggi, visto che l’organizzatissima seduzione del “comando” è sempre dietro l’angolo? Qualcuno, nell’illegale “borsa” di Buna Monowitz, nel Laboratorio di chimica, dove fu chiamato Levi, si autorizzò al rapporto, alla legge “economica” del beneficio. Lo scambio ( di un po’ di pane, di un cucchiaio, di una camicia),insomma, e non la pretesa di “capire” la mente, di penetrare lo sguardo vuoto del nazista, di obbedire per accedere all’assenso dell’altro, fece partnership.

  25. LA MALINCONIA Qualcuno dei “Prominent” è citato per nome:Alfred L ( nato per essere padrone); Elias Lintzin, il servo infaticabile poi irriducibile kapo’, Henry, intelligentissimo esteta. Quale “tipologia” della cultura europea è dimenticata?Figure non simpatiche, forse, ma capaci di rapporto; l’unico simpatico e amato è l’amico Alberto, che sacrificava la sua razione di pane per lui ed altri, e che non sopravvisse; o l’indimenticabile figura del “Greco” ne “La tregua”.

  26. Liberazione dal campo

  27. LA MALINCONIA I “sintomi” della malattia ,semmai, appaiono quando ci si muove:”Se non ora quando” è titolo totalmente non malinconico; storia di una fuga-guerra di alcuni partigiani ebrei, impegnati a vincere la partita a scacchi col destino. Vince chi “osserva” la realtà, non chi si “specchia” negli occhi dell’ avversario;come nella partita giocata tra Mandel (ex orologiaio di un villaggio che non aveva più orologi) e un musulmano arruolato nell’ l’Armata rossa; chi non coltiva confronti invidiosi(Leonid).

  28. LA MALINCONIA “Hitler è morto”. ”Hitler è dietro le spalle”. Euforici, alcuni scampati diretti in Palestina, ne “La Tregua”, salutano in questo modo Primo Levi, sulla via del ritorno a casa.Eppure un pensiero d’insufficienza pervade l’autore.A lui,timido, questi “eroi”, appaiono giganteschi, inarrivabili: loro vanno. Lui no.

  29. LA MALINCONIA Vanadio”, è il penultimo capitolo de “Il sistema periodico”:” L’opera associa la storia della famiglia Levi e della vita di Primo Levi ad elementi del “sistema chimico” . Gli antenati sono da Levi avvicinati all’Argon, gas rarissimo ( chiamato il Nascosto, l’Inoperoso, Lo Straniero), e che non si combina con nessun altro elemento. L’esperienza della guerra ha modificato questo assetto ereditario, su cui Levi amò fare ironia?

  30. LA MALINCONIA “L’incontro che io aspettavo, con tanta intensità da sognarlo (in tedesco) di notte, era un incontro con uno di quelli di laggiù, che avevano disposto di noi,che non ci avevano guardati negli occhi,come se noi non avessimo avuto occhi.Non per fare vendetta:non sono un conte di Montecristo.Solo per ristabilire le misure”. L’incontro con il dottor Muller, responsabile della fabbrica di chimica nella quale lavorò Levi, e che, rintracciato dallo scrittore per motivi professionali, manifestava, pur chiedendo un colloquio, di non essersi mai accorto di quel che allora succedeva..

  31. LA MALINCONIA Levi decise di rispondere per lettera, ma “dell’ auspicabile incontro non parlai. Inutile cercare eufemismi,parlare di pudore,ribrezzo. Paura era la parola…Mi conosco: non posseggo prontezza polemica, l’avversario mi distrae, mi interessa più come uomo che come avversario ..lo sdegno e il giusto giudizio mi tornano dopo, sulle scale, quando non servono più”.

  32. LA MALINCONIA Cosa manca perché il giudizio possa compiersi, perché cada l’angoscia? Nozioni come assoluto, innamoramento, l’amore in quanto amore platonico, la “sessualità” e la” mamma come astrazione”, ricorda Raffaella Colombo, psicoanalista, a conclusione della sua analisi del “sistema periodico”, sono tra le “teorie” principali a usurpare il pensiero individuale, a generare effetti dannosi nell’individuo e nella civiltà: “possiamo essere come loro”, ugualmente malinconici.

  33. LA MALINCONIA La cosa ci riguarda. Auschwitz ne è il tragico documento; ricordare è sì necessario ( altrimenti “rimozione”), ma non è sufficiente. Affinchè la storia non si ripeta non basta ricordare:”Ogni giorno impara dal precedente ma nessuno insegna al seguente( Chaim Potok)”. Anche la melanconia è una forma di memoria, una memoria omicida.

  34. LA MALINCONIA Pensiero versus melanconia: pensiero infinito o pensiero interrotto. Non angeli o demoni, entità senza corpo; ma “soggetto” , capace di rapporto, cioè del pensiero della soddisfazione (G. Contri).

  35. M.Sweerts, Ritratto di uomo

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