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GUERRA DI SUCCESSIONE POLACCA. 1733 - 1738.
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GUERRA DI SUCCESSIONE POLACCA 1733 - 1738 Polonia oggetto di interesse di Russia, Prussia, Austria e Francia. Ciascuno voleva che restasse debole e oggetto della propria influenza, le prime tre per impedirle di divenire una grande potenza, l’ultima per farne un propria pedina nell’Europa orientale. Altro punto caldo è l’Italia, oggetto delle mire di Francia e Austria. La guerra si aprì per la successione al trono di Polonia tra Federico Augusto di Sassonia appoggiato da prussiani, russi e austriaci, e Stanislao Leszczynski, suocero di Luigi XV di Francia, sostenuto da Francia, Spagna e Sardegna. Pace di Vienna, 1738. La Francia vittoriosa è indotta alla pace con l’Austria dal timore dell’entrata in guerra dell’Inghilterra, preoccupata delle vittorie francesi. Re di Polonia, Federico Augusto. Leszczynski duca di Lorena, alla condizione che alla sua morte la Lorena sarebbe passata alla Francia, che consolida il confine sul Reno. Il regno di Napoli allo spagnolo Carlo di Borbone, che cede all’Austria il ducato di Parma. Francesco di Lorena, genero dell’imperatore Carlo VI d’Asburgo, granduca di Toscana (dove nel 1737 si era estinta la dinastia dei Medici) che entra così sotto l’influenza austriaca. Carlo Emanuele III di Savoia ottiene territori nel Piemonte orientale. Successo di Francia e Spagna, ridimensionamento influenza austriaca in Italia, che conserva però Lombardia, Parma e il controllo della Toscana.
GUERRA DI SUCESSIONE AUSTRIACA1740 - 1748 Cause Contrasti coloniali tra Inghilterra, Francia e Spagna. La successione femminile (Maria Teresa) nell’impero, prevista da Carlo VI con la Prammatica sanzione, non fu accettata da Federico II di Prussia e rappresentò il pretesto per l’inizio della guerra. Aggressività della Prussia contro l’Austria che porta nel 1740 all’occupazione della Slesia da parte della Prussia. Austria, Inghilterra, Paesi Bassi e Piemonte contro Prussia, Francia, Spagna e Baviera. Pace di Aquisgrana, 1748 Slesia alla Prussia, che divenne una grande potenza europea, nuovo allargamento dei Savoia nel Piemonte orientale. La pace lasciava insoluto il conflitto tra Austria e Prussia e i contrasti coloniali tra Inghilterra e Francia. La conquista della Slesia raddoppiò le risorse demografiche e economiche della Prussia e mutò i rapporti di forza nel mondo germanico. La Russia cominciava a temere un’eccessiva espansione della potenza prussiana.
GUERRA DEI SETTE ANNI1756 -1763 Due guerre distinte: Inghilterra contro Francia e Spagna per le colonie (produzione di zucchero delle Antille), Prussia contro Austria e Russia nell’Europa orientale. Austria contava sull’alleanza della Russia, ostile all’espansionismo prussiano, per riprendere la Slesia. Il rovesciamento delle alleanze (rivoluzione diplomatica): Austria mirava a staccare Francia da Prussia e accostare Asburgo e Borbone, rivoluzionando l’equilibrio europeo che poggiava sulla contrapposizione franco-austriaca, contando sul contrasto coloniale franco-inglese. La Prussia in difficoltà salvata dalla morte di Elisabetta (1762), cui successe Pietro favorevole ai prussiani. Conseguenze: consolidamento della potenza prussiana e formazione dello spirito prussiano; supremazia inglese in campo coloniale e crollo del colonialismo francese in Nord America (Canada passò agli inglesi). Pace di Hubertusburg, 1763, tra Prussia e Austria: Slesia rimane alla Prussia. Pace di Parigi, 1763, tra Inghilterra e Francia e Spagna: ridisegnò la mappa del potere coloniale. L’Inghilterra vincitrice lasciò alla Francia parte delle Antille (Guadalupa e Martinica), ma s’impossessò delle altre isole, distrusse l’impero coloniale francese in Nord America (Canada) e impose un compromesso in India, ma con supremazia inglese (scioglimento della Compagnia francese delle Indie orientali). L’Inghilterra emise il Quebec Act 1774 che garantì diritti ai coloni.
PRIMA SPARTIZIONE DELLA POLONIA La guerra dei Sette anni si risolse in perdita d’influenza della Francia nell’Europa orientale che ebbe conseguenze sulla sorte della Polonia a vantaggio di Austria, Prussia e Russia. La crisi polacca s’intrecciò con la guerra russo-turca (1768-1774): la Russia s’impossessò di Azov e parte della Crimea (la cui occupazione fu portata a termine da Caterina II nel 1783), fu riconosciuta protettrice dei cristiani ortodossi della Turchia, ottenne il diritto di navigazione commerciale nel mar Nero e Dardanelli. Il rafforzamento russo preoccupò austriaci e prussiani, che trovarono compensazioni a spese della debole Polonia. Prima spartizione della Polonia, trattato di San Pietroburgo, 1772: la Polonia perse circa un terzo del territorio e della popolazione. La Russia prese parte della Russia bianca; l’Austria la Galizia; la Prussia la Pomerania polacca.
L’AMPLIARSI DELLE DIMENSIONI DEL MONDO NEL SETTECENTO Imperi coloniali: spagnolo, portoghese, inglese, francese, olandese. L’Inghilterra aveva la maggiore flotta d’Europa, dominava i mari, aveva sviluppato un’efficiente organizzazione finanziaria e commerciale e, con la Francia, era il paese più forte ed economicamente e socialmente sviluppato. I maggiori centri del traffico coloniale erano le Americhe e i possedimenti dell’oceano indiano. Il patto coloniale e il contrabbando. Il traffico degli schiavi neri. Nuove esplorazioni, le società scientifiche, il mito del buon selvaggio.
INGHILTERRA E FRANCIA NEL SETTECENTO Potenze economicamente e socialmente più sviluppate. Inghilterra Consolidamento del regime di monarchia parlamentare; sottomissione dello Stato agli interessi economici; affermazione delle forze che miravano a fare dell’impero la base della prosperità nazionale. Da cui politica estera fondata su due principi complementari: mantenere sul continente europeo l’equilibrio per evitare il rafforzamento eccessivo di una sola potenza e assicurarsi il predominio sui mari come presupposto del primato coloniale. Sviluppo della stampa. Francia Indebolimento progressivo dell’assolutismo creato da Luigi XIV. La società, sviluppata economicamente e culturalmente, vide l’affermazione di una pluralità di interessi, che cozzarono contro il sistema assolutistico, ma troppo diversificati per darsi un orientamento coerente capace di provocare un’efficace opera di riforma. Nobiltà, alto clero, Parlamenti; borghesia industriale, finanziaria, commerciale, culturale colpita da istituzioni che non rispondevano alle loro necessità. Crisi: fallimento della riforma fiscale (rapporto di circa 2 a 1 tra uscite e entrate); incapacità del sistema politico di dare risposta istituzionale alla pluralità di interessi economici, sociali, politici e culturali che emergevano nella società più sviluppata del continente. Incapacità della monarchia di porsi come punto di innovazione riformatrice di fronte alle diverse forze che squilibravano il sistema politico e sociale.
AUSTRIA, PRUSSIA E RUSSIA NEL SETTECENTO Modello opposto a quello inglese e olandese. Dispotismo illuminato che attuò un riformismo dall’alto che consolidò il potere della monarchia e dello Stato. Ceto dominante è nobiltà di matrice feudale; ceto borghese scarsamente sviluppato con influenza politica ridotta o nulla. Austria. Necessità del consolidamento dell’unità interna. Moderno centralismo burocratico; riforme amministrative, militari, educative. Giuseppe II. Prussia. Lo Stato caserma e il re sergente. L’esercito specchio della società. Politica economica tesa ad accrescere la ricchezza nazionale (regolamentazione statale e mercantilismo); immigrazione di contadini e artigiani protestanti; abolizione del servaggio; miglioramento dell’istruzione elementare (resa obbligatoria) e universitaria; nazionalizzazione e professionalizzazione dell’esercito (paese più militarizzato del continente). Federico II. Russia. Occidentalizzazione esteriore della nobiltà (nello stile di vita, importazione di generi di lusso, non dello spirito scientifico e dell’innovazione) che manteneva i suoi privilegi grazie all’arretratezza del paese e al servaggio dei contadini. Caterina II. Tra il modello inglese e quello centro-orientale (che dimostrarono forte stabilità) stava la Francia, dove l’istituzione monarchica subì un processo di crescente delegittimazione.
ASIA E AFRICA Gli europei avevano stabilito basi limitate lungo le coste di importante valore strategico; o stretto rapporti di natura commerciale e diplomatica con Stati indipendenti; o proceduto a occupazione di grandi territori. Immensa superiorità militare, scientifica e tecnologica. Americhe. Occupazione e distruzione delle forme politiche precedenti. Africa. Settentrionale e orientale sottoposta a impero ottomano. Colonialismo europeo massiccio solo nell’Ottocento. Asia. Indonesia olandese, Filippine spagnole, India inglese. Influenza europea trovò limiti invalicabili nella presenza di Stati sovrani come Cina, Giappone, Persia in grado di difendere propria identità e dotati di capacità militari e coesione interna per far fronte alla minaccia straniera. Cina. Cultura dominante confuciana, atteggiamento parassitario e conservatore, commercio e attività imprenditoriali considerate inferiori; immobilismo e isolazionismo. La superiorità scientifica e tecnologica rispetto all’Europa, conservata fino al Cinquecento, era in netta decadenza. Giappone. Cacciata degli europei e chiusura verso il mondo esterno considerato una minaccia all’identità del paese, vietate le importazioni, potere shogunale fino a metà Ottocento, isolazionismo. India. Formazione impero moghul; consumo parassitario della ricchezza e mancanza di investimenti. Disfacimento dell’impero e assoggettazione alla Compagnia inglese delle Indie orientali.
LA RIVOLUZIONE AMERICANA I • Premesse • Originalità delle colonie nord-americane. Non sfruttamento del lavoro indigeno • (pellerossi emarginati dal sistema sociale coloniale), ma sviluppo di rigogliosa • società civile con formazione di èlite culturali e politiche, classe dirigente • autonoma che si considerava componente del mondo britannico. Mentre le • colonie maturavano consapevolezza dei propri interessi e aspiravano a superare • la subordinazione per giungere a integrazione con la madrepatria, l’Inghilterra le • considerava importanti, ma subordinate ai propri interessi, intendeva meglio • inquadrarle dentro l’impero e aumentare il carico fiscale per pagare i costi della • guerra. • La vittoria del 1763 liberò i coloni dal bisogno di protezione contro i francesi e i • coloni si convinsero di poter condurre un’esistenza più autonoma. Il conflitto, • scoppiato per la richiesta dei coloni di essere considerati più inglesi, finì con il • distacco totale. • Inferiorità militare iniziale dei coloni capovolta da: • disponibilità di risorse mobilitabili per la guerra; • coscienza dei propri interessi tale da cementare l’unione contro i nemici interni e gli inglesi; • presenza di classe dirigente capace di dirigere la rivoluzione politicamente, militarmente e diplomaticamente; • simpatie e sostegno diretto internazionale; • vantaggio di condurre la guerra sul proprio territorio; • appoggio militare e finanziario della Francia e della Spagna.
LA RIVOLUZIONE AMERICANA II Caratteristiche della società americana Unico polo extraeuropeo non arretrato. Società non gravata dall’eredità feudale e aristocratica, ma nata borghese, che si diede la prima costituzione liberale scritta della storia e creò istituzioni e cultura politica originali. La classe dirigente che guidò la guerra assunse il potere nel nuovo Stato federale. Le basi sociali e i rapporti di proprietà non vennero modificati. Colonie del Nord (Nuova Inghilterra: New Hampshire, Massachusetts, Rhode Island, Connecticut): economia differenziata (industria cantieristica, commercio); religione puritana; istituzioni educative. Colonie del Centro (New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware): maggiore varietà di immigrati e religiosa, tolleranza; produzione agricola, commercio. Colonie del Sud (Maryland, Virginia, Carolina del Nord e Sud): economia schiavistica, piantagioni (cotone, tabacco); religione anglicana; scarsa presenza di centri urbani. Sviluppo dei pamphlet sui diritti naturali dei coloni. Le tensioni fiscali e lo scoppio del conflitto: consenso e rappresentanza di chi deve pagare le tasse (principio della rivoluzione inglese). La dichiarazione d’indipendenza. Simpatie internazionali e ingresso in guerra della Francia. Trattato di Versailles, 1783: indipendenza americana, la Francia ottenne la restituzione di alcune colonie, ma vide frustrato il proposito di rovesciare la pace del 1763, finanze disastrate; l’Inghilterra rimase massima potenza coloniale e marittima.
GLI STATI UNITI D’AMERICA Il nuovo Stato americano: gli Articoli di confederazione e lo Stato federale. Northwest ordinance, 1787. Il formarsi dell’identità americana. Separazione dall’Europa e isolazionismo. La contrapposizione tra le due rivoluzioni. Diversità dalla società inglese, aristocratica e classista vs. mobilità sociale fortissima e senso dell’eguaglianza. Mancanza di nobiltà di sangue e di masse povere e oppresse, quindi dei presupposti della lotta fra aristocrazia, borghesia e plebe e quindi della dialettica rivoluzione moderatismo controrivoluzione. Sviluppo basato sul primato della legge costituzionale contro i continui perturbamenti europei generati dalla contrapposizione degli opposti radicalismi. Primato dello spirito capitalistico-borghese, valori liberaldemocratici, apprezzamento delle capacità individuali, mobilità sociale. La politica estera. Convinzione di svolgere un ruolo unico nella storia. Aspetto religioso dell’immigrazione del Seicento creò un mito e una missione: compiere un divino esperimento di creazione di una nuova società; ritornare in futuro a rigenerare il corrotto vecchio mondo. Entrambe posero le premesse ideologiche delle due direttive della politica estera americana: l’isolazionismo e l’internazionalismo. Il fondamento dell’isolazionismo: il messaggio d’addio di Washington, 1796.
LA RIVOLUZIONE FRANCESE I Premesse A differenza di Austria e Prussia dove la corona affermò la propria autorità su aristocrazia e borghesia (meno sviluppata che in Francia, così l’arretratezza della società civile giocò a favore dell’autorità della corona), in Francia l’autorità formale non si esprimeva come autorità sostanziale; la monarchia aveva di fronte a sé una società molto articolata. L’assolutismo fu incapace di assicurare le riforme necessarie e quindi perse la capacità di comando. La monarchia non ebbe determinazione politica e forza materiale per imporre le riforme alle opposizioni. Scontentò i conservatori (che si opponevano alle riforme in nome della difesa dei privilegi) e i progressisti (che volevano la modernizzazione dei rapporti sociali e strumenti amministrativi coerenti con la modernizzazione in atto). La cultura illuministica delegittimò l’assolutismo, i valori religiosi, le istituzioni aristocratiche e ecclesiastiche.
LA RIVOLUZIONE FRANCESE II L’egemonia girondina La dichiarazione di guerra all’Austria, 1792. Il primo terrore, la leva del 1792 e Valmy. L’universalizzazione della rivoluzione: erano in discussione principi e realtà non solo francesi, ma di tutti gli Stati. Alla ricerca di legittimazione, la rivoluzione parlava a nome dell’umanità. La rivoluzione, per difendere se stessa e affermare i suoi principi e interessi, dovette espandersi al di fuori della Francia e esportare propria cultura politica e istituzioni divenendo fattore di sovversione internazionale. La rivoluzione spaccava l’Europa. Dall’internazionalismo (cittadinanza onoraria e guerra ideologica) alla politica di potenza tradizionale (annessioni: Nizza, Savoia, Belgio, Renania). Le vittorie francesi sconvolsero gli equilibri europei e i rapporti di potenza. La minaccia all’Olanda e la guerra tra Inghilterra e Francia (interessi economici e fattori di potenza internazionale). La dittatura giacobina La prima coalizione (1793) e le sconfitte militari. La Vandea; crisi della Gironda, il Terrore e Robespierre. Riconquista e annessione del Belgio, occupazione dell’Olanda (poi trasformata in repubblica batava) e della riva sx del Reno. La reazione termidoriana e il Direttorio Carnot e l’attacco all’Austria: Napoleone e la campagna d’Italia. Colpire l’Inghilterra attraverso l’Egitto. La seconda coalizione (1799). Il 18 brumaio, il colpo di Stato e il Consolato.
NAPOLEONE BONAPARTE I Dal consolato all’impero Le vittorie in Italia (Marengo) e la pace di Lunéville con Austria (1801): Austria conservava Venezia, ma riconosceva l’annessione francese di Belgio, riva sx del Reno, Piemonte e la creazione delle repubbliche batava, elvetica, cisalpina. Pace di Amiens (1802) con Inghilterra che restituì alla Francia le colonie occupate durante la guerra, ma non quelle spagnole e olandesi, Egitto restituito alla Turchia, Malta ai cavalieri gerosolimitani. Dal consolato a vita all’impero: pace all’esterno e pacificazione all’interno. Napoleone è convinto della necessità di dover dare una base politica stabile alla società francese tramite potere centralizzato e esecutivo forte in grado di guidare dall’alto la società. Necessità di impedire il ritorno all’antico regime, difendere i trapassi di proprietà e il nuovo ordine sociale. Le riforme, il codice civile modellato sugli interessi della borghesia protetta sulla dx dal ritorno dell’antico regime, sulla sx dalla democrazia sociale.
NAPOLEONE BONAPARTE II L’impero La ripresa della guerra, la terza coalizione (1805), Trafalgar; Austerlitz, la sconfitta dell’Austria e la fine del Sacro Romano Impero; la pace di Presburgo con l’Austria: egemonia francese sull’Europa continentale, evoluzione degli Stati vassalli sull’esempio francese (da repubblica a impero), Confederazione del Reno. La quarta coalizione (1806), Jena e la sconfitta della Prussia. Tilsit (1807) e l’accordo con la Russia. La guerra dimostrò che: Inghilterra aveva piccolo esercito, ma superiorità sui mari e incontrastato sviluppo economico, industriale, commerciale, finanziario; Russia era stata sconfitta, ma rimaneva l’avversario più pericoloso sul continente; crollo del modello prussiano (contrasto tra due tipi di esercito e due mondi sociali e politici: soldato-cittadino vs. soldato-mercenario e soldato-macchina). Il blocco continentale (1806). La crisi spagnola. La quinta coalizione (1809) e Wagram. Crisi nei rapporti con la Russia; il matrimonio austriaco; fallimento del blocco continentale; l’invasione della Russia e la sesta coalizione (1812). I nazionalismi contro l’impero napoleonico: i democratici, i nazionalismi in Spagna, Prussia e Russia. Seconda (1793) e terza (1795) spartizione polacca.
IL MONDO LIBERALE ANGLOSASSONE Il significato e limiti dell’alleanza tra Inghilterra e Russia. Gli obiettivi di guerra dell’Inghilterra e delle monarchie assolutistiche. Il mondo liberale anglosassone: sviluppo senza rivoluzione e dispotismo, la continuità costituzionale su base liberale, primato di una legge comune, senza rivoluzione e controrivoluzione, scontro di classi, incompatibilità degli interessi, opposizione tra valori etici e culture politiche, rifiuto della legge come legge del più forte, violenza come anima della storia e del mutamento sociale e politico. Usa: consolidamento del primato borghese e liberale, inizio della trasformazione del liberalismo in democrazia politica. Uk: consolidamento e allargamento del primato imperiale nel mondo, inizio della trasformazione sociale e politica indotta dalla rivoluzione industriale, potenza economica mondiale, predominio industriale e finanziario. Usa e Uk consolidano i propri modelli politici e istituzionali contrapposti a quelli rivoluzionari, alla dittatura napoleonica, alle monarchie controrivoluzionarie.
NAPOLEONE BONAPARTE III Il crollo Difficile situazione spagnola e disastro russo rappresentarono la fine dell’espansionismo napoleonico. In Francia emersero due tendenze opposte. Napoleone aveva dato all’ordine sociale dei notabili grande stabilità; questi aspiravano alla tranquillità all’interno dell’impero per consolidare i loro interessi e privilegi e maturavano opposizione alle guerre eccessive, pericolose e turbative dell’economia. D’altra parte Napoleone credeva che il nuovo ordine richiedesse la superiorità militare della Francia, quindi espansionismo permanente e militarizzazione della società. Si sviluppava quindi opposizione al militarismo napoleonico e sgretolamento del consenso. Settima coalizione (1813). Crollo in Spagna, Lipsia e crollo dell’impero, l’abdicazione e l’esilio all’Elba, restaurazione di Luigi XVIII e costituzione ottriata. I cento giorni e Waterloo.
L’EREDITA’ DELLA RIVOLUZIONE E DEL BONAPARTISMO Il mondo nuovo nato dalla rivoluzione. I vincitori, sconfitto Napoleone, dovevano fare i conti con le innovazioni introdotte dalla Francia (strutture economiche e istituzioni politiche) che non potevano essere cancellate perché corrispondevano a bisogni insopprimibili del mondo contemporaneo. L’espansionismo francese aveva carattere tradizionale di lotta tra Stati per vantaggi economici e ingrandimenti territoriali, la borghesia francese mirava all’egemonia sul continente in concorrenza con quella britannica e perseguiva interessi economici nazionali, ma il modello francese (rinnovamento giuridico e burocratico, modernizzazione economica, istituzionale, giuridica e civile, codice civile, centralismo amministrativo, efficiente burocrazia, apparato poliziesco) aveva portata razionalizzatrice e innovatrice per le borghesie degli altri paesi evoluti e dovette essere imitato e adattato. La mobilitazione spirituale e la mobilitazione di massa, le idee-forza, i partiti politici. Nuovi modelli politici: monarchia costituzionale, repubblica democratica radicale, repubblica moderata borghese, bonapartismo. Nuove ideologie: liberalismo moderato, democraticismo sociale radicale, socialismo babuvista, cesarismo. L’eredità della rivoluzione era ineliminabile: razionalizzazione delle frontiere, eliminazione del feudalesimo, mutamento nei rapporti fra gruppi sociali.
IL CONGRESSO DI VIENNA I • Il contesto • Uk e Francia poli del rinnovamento economico e sociale in Europa • Le innovazioni istituzionale e civili introdotte dalla Francia non potevano essere cancellate, ma adattate • L’alleanza tra Uk e monarchie assolutistiche aveva limiti precisi • L’eredità politica e ideologica della rivoluzione poteva essere combattuta, ma non eliminata perché corrispondeva alle necessità di processi sociali reali • Uk: potenza finanziaria, industriale, finanziaria mirante a creare in Europa i • presupposti per moderno sviluppo capitalistico. • Russia: forte potenza di terra mirante a congelare lo sviluppo sociale e politico • per assicurare il predominio politico dell’assolutismo aristocratico. • Austria e Prussia: potenze di secondo rango. • Gli obiettivi • Definire le condizioni di pace per la Francia • Spartizione delle sfere d’influenza • Definizione dell’assetto politico-istituzionale degli Stati minori • Ricerca dei presupposti ideologici per giustificare giuridicamente e culturalmente l’opera della restaurazione
IL CONGRESSO DI VIENNA II • I principi • Principio di equilibrio • Principio di legittimità • La carta geopolitica d’Europa • Francia • Prussia • Austria • Confederazione germanica • Russia • Regno Unito • Spagna • Portogallo • Confederazione svizzera • Danimarca • Svezia • L’Italia e l’egemonia austriaca • Il sistema delle alleanze • la Santa Alleanza (Russia, Austria, Prussia) e il principio d’intervento • la Quadruplice Alleanza: Inghilterra, Russia, Austria, Prussia
I MOTI DEL 1820 - 1821 Classi dirigenti della Restaurazione divise in due correnti: una reazionaria (negazione del passato e restaurazione dell’ancien régime); l’altra, più forte e realistica, decisa a utilizzare gli effetti della razionalizzazione, specie amministrativa, introdotti dalla rivoluzione. Alleanza politico-spirituale fra trono e altare. Progetto della Restaurazione moderata: società organica dominata politicamente dalla nobiltà e spiritualmente dalle Chiese, con borghesia dedicata agli affari senza pretese politiche. Congresso di Aquisgrana, 1818: fine dell’occupazione militare della Francia, sua reintegrazione nel consesso delle potenze e ingresso nella Santa Alleanza. I moti Spagna, Portogallo Italia: Napoli, Torino Francia La reazione delle potenze e l’intervento militare • Congresso di Troppau (1820) • Congresso di Lubiana (1821) e l’intervento austriaco in Italia • Congresso di Verona (1822) e l’intervento francese in Spagna Grecia 1821-1829: crisi dell’impero ottomano e questione d’Oriente. L’insurrezione nazionale. L’intervento di Russia, Inghilterra e Francia. L’indipendenza.
L’INDIPENDENZA DELL’AMERICA LATINA • Le cause • Incapacità delle potenze coloniali di risolvere i problemi dello sviluppo economico e sociale ostacolato dal patto coloniale • Opposizione dei creoli esclusi dal potere politico • Appoggio dell’Inghilterra (per favorire la propria penetrazione economica) e degli Stati Uniti • Diffondersi dell’Illuminismo e l’esempio delle rivoluzioni americana (possibilità di conquistare l’indipendenza contro una grande potenza coloniale) e francese (possibilità per la borghesia di conquistare il potere e porre fine alla soggezione politica imposta dagli aristocratici privilegiati) L’indipendenza Crollo dell’impero coloniale spagnolo in America Latina, salvo Portorico e Cuba. I problemi economici e sociali. Il dominio dell’oligarchia creola commerciale e latifondistica. Fallimento del progetto di Simon Bolivar di realizzare un rinnovamento costituzionale e liberale e una forte confederazione latino-americana. Vittoria della tendenza scissionistica e formazione di un gran numero di Stati, favorita da Inghilterra e Usa. Ruolo delle forze armate. Gli interessi economici dell’Inghilterra e la presenza politica ed economica degli Usa, che si oppongono all’intervento della Santa Alleanza e bloccano il progetto di una spedizione franco-spagnola.
LA DOTTRINA MONROE1823 • L’avvio dell’espansione degli Usa nel continente nord-americano. Acquisto • della Louisiana dalla Francia e della Florida dalla Spagna. Il tentativo di • acquisizione del Canada. L’avanzata verso l’ovest e il mito della frontiera. • Industrializzazione e protezionismo. • Gli obiettivi • Bloccare ogni velleità d’intervento delle potenze della Santa Alleanza in • America Latina e della Russia per allargare la sua influenza dall’Alaska verso • sud-est. • I principi • Gli Usa riconoscevano le attuali colonie europee in America, ma non avrebbero tollerato nuove conquiste • Gli Usa non sarebbero intervenuti negli affari europei e non avrebbero accettato interventi di potenze europee in America • Gli Usa si sarebbero opposti all’esportazione del sistema politico europeo in America
LE RIVOLUZIONI DEL 1830 - 1831 Divisione fra modello liberale-borghese (variante francese e inglese) e modello conservatore-aristocratico (mondo germanico e Russia) ostile al costituzionalismo liberale. Dopo il 1830-31 nell’Europa liberale, dove trionfò definitivamente la borghesia, la questione decisiva diventò il rapporto tra sistema politico e sviluppo economico-sociale. Nell’Europa centro-orientale e in Italia il ritardo nella formazione di una moderna economia, la supremazia politica dell’aristocrazia, l’importanza della questione nazionale orientarono il conflitto governanti-governati sui temi del liberalismo e della liberazione delle nazionalità. Dove vince la borghesia, fine del tentativo aristocratico di tenere la borghesia in stato di minorità politica. Equilibrio tra aristocrazia e borghesia si spostò a favore della seconda. Il suffragio ristretto garantiva le classi superiori dai pericoli della democrazia. Dopo il 1830 la borghesia vide sorgere le correnti radicali e democratiche (suffragio universale e talora repubblica) e le correnti socialiste. Il problema della borghesia liberale era divenuto ora l’atteggiamento verso i democratici e le masse popolari che l’avevano spalleggiata contro l’aristocrazia. Francia: dalla restaurazione alla monarchia liberale Belgio: nascita del Regno del Belgio neutrale e con costituzione liberale. Opposizione anglo-francese all’intervento dell’Austria e crisi della Santa Alleanza Polonia: la repressione russa e mancato aiuto francese ai rivoluzionari Italia: la repressione austriaca e mancato aiuto francese ai rivoluzionari Spagna e Portogallo: le costituzioni liberali Svizzera: la svolta liberale Germania: l’aristocrazia blocca ogni tentativo liberale Inghilterra: riforma elettorale del 1832, diritto di voto alla piccola borghesia
L’ESPANSIONE EUROPEA NEL MONDO • Nuova spinta espansionistica di Inghilterra, Francia e Russia: • Conquista di nuove colonie • Modernizzazione del sistema amministrativo di quelle esistenti • Crescente controllo su paesi di antica indipendenza, ma sempre più deboli per opporsi alla pressione delle potenze europee Salto di qualità nella politica coloniale dell’Ottocento, anticipata dall’Inghilterra nella prima metà del secolo. Finiva l’era in cui l’impero doveva fornire punti di approdo per le flotte commerciali, fonte limitata di materia prime, basi strategiche militari. Gli effetti della rivoluzione industriale e la creazione di una grande industria in costante sviluppo richiedeva di legare, direttamente tramite nuove colonie o indirettamente tramite pressioni economiche e militari, zone crescenti del mondo extra-europeo al fine di assicurare un flusso crescente di materie prime. L’emigrazione, in particolare inglese verso gli Stati Uniti, fattore di stabilizzazione per l’eccesso di popolazione. La Francia, a differenza dell’Inghilterra, fu spinta né da problemi demografici né dagli effetti dell’industrializzazione, che non raggiungeva l’intensità dell’Inghilterra, ma da una combinazione di elementi tradizionali politico-militari e da interessi economici crescenti. La Russia iniziò l’espansione nei territori asiatici. Arretratezza del resto del mondo di fronte a un’Europa in piena rivoluzione industriale. Senso di superiorità dell’Europa e “diritto” alla dominazione.
LA POLITICA COLONIALE INGLESE E FRANCESE Inghilterra Trasformazione del regime coloniale in India. Scioglimento della Compagnia delle Indie (1858) e avvio di riforme tese a intaccare la società tradizionale indiana. La guerra dell’oppio con la Cina e il trattato di Nanchino (1842), il primo dei trattati ineguali. L’evoluzione del Canada verso un regime parlamentare (1840); dominion dal 1867. Colonizzazione dell’Australia, della Nuova Zelanda e del Sud Africa. Francia La ripresa dell’espansione coloniale e la conquista dell’Algeria (1830). La penetrazione in Africa (Somalia per il controllo del mar Rosso; Senegal; Centro Africa), nella penisola indocinese (1858-68), nell’oceano Pacifico (Nuova Caledonia). Il fallimento della spedizione in Messico.
LE RIVOLUZIONI DEL 1848 Coinvolsero tutta l’Europa, eccetto l’Inghilterra (i liberali al potere) e la Russia (autocrazia non minacciata grazie all’arretratezza), con l’intervento della borghesia e del proletariato, ma con caratteristiche diverse. In Francia, dove non esisteva il problema nazionale e lo sviluppo capitalistico era in piena espansione, si assistette allo scontro tra borghesia e proletariato e fece la sua comparsa il socialismo. In Germania, nell’impero asburgico e in Italia, politicamente e socialmente più arretrate, le masse intervennero ma sotto l’egemonia della borghesia liberale nel quadro della lotta per la soluzione del nodo nazionale e per la liberalizzazione del sistema politico. Principio di nazionalità e liberalismo, non la questione sociale, furono al centro del conflitto. La rivoluzione in Francia e l’impero di Napoleone III. La rivoluzione in Italia e la prima guerra d’indipendenza. La rivoluzione in Ungheria, in Austria, in Germania, in Polonia, in Boemia. Il fallimento delle rivoluzioni segnò la sconfitta del programma della rottura tra borghesia e aristocrazia per spostare l’equilibrio politico-sociale in direzione di una rinnovata iniziativa borghese verso i lavoratori per allargare, tramite l’estensione del suffragio, le basi istituzionali dello Stato. Il liberalismo non si aprì alla democrazia promuovendo riforme politiche e sociali. La borghesia, temendo il socialismo dietro la democrazia, si rinserrò dietro le istituzioni monarchiche, rafforzando l’alleanza con l’aristocrazia e riconsiderando la Chiesa un utile strumento di condizionamento spirituale e conservazione sociale (come l’aristocrazia dopo la rivoluzione francese).
INGHILTERRA, FRANCIA E RUSSIA A META’ OTTOCENTO Dopo la sconfitta di democratici e repubblicani nel 1848, in Germania e Italia l’unità nazionale avvenne sotto l’egida delle forze socialmente e politicamente conservatrici. Trionfo della borghesia alla guida del progresso sotto il segno della scienza e tecnica. Sviluppo dell’industrializzazione e arretramento del vecchio mondo della produzione agricola. Nascita e sviluppo delle organizzazioni internazionali. Inghilterra Officina del mondo. Egemonia dei liberali. Supremazia economica, finanziaria, industriale, navale. Libero commercio. Attenuazione dei conflitti sociali; il movimento operaio non si pose obiettivi politici socialisti o eversivi. Francia Vittoria del partito dell’ordine nel 1849 e il secondo impero (1852). Lo sviluppo industriale. Espansione dell’influenza francese evitando il formarsi del fronte anglo-russo che aveva sconfitto Napoleone I. Russia Il gendarme d’Europa, campione della reazione e del legittimismo. L’espansione coloniale in Asia: Siberia, Sakhalin, Vladivostock, Caucaso, Asia centrale.
LA GUERRA DI CRIMEA 1853 - 1856 La questione d’Oriente Turchia, Russia, Austria, Inghilterra, Francia. La guerra Ripresa dell’offensiva russa in direzione dei Balcani e degli stretti. L’attacco alla Turchia (1853). L’intervento in guerra di Inghilterra e Francia (1854) e del Piemonte (1855). Austria neutrale. Il congresso di Parigi (1856) Ristabilimento dello statu quo ante; nessuna indennità, no al diritto esclusivo russo alla protezione dei cristiani dell’impero ottomano; presa d’atto della buona volontà del sultano di avviare riforme (mai attuate); riconoscimento della Porta come membro del concerto europeo; autonomia dei principati di Moldavia e Valacchia (dal 1859 Romania) e della Serbia, pur sotto sovranità formale turca; smilitarizzazione del mar Nero; integrità e indipendenza della Turchia; libera navigazione sul Danubio. Le conseguenze in Russia Perdita di prestigio, inferiorità organizzativa e tecnica, avvio di riforme sociali (abolizione servitù della gleba, 1861).
L’espansione europea in Africa settentrionale e in Medio Oriente all’inizio del XX secolo