500 likes | 624 Views
Fare rete per l’efficienza energetica: un’opportunità per le imprese del territorio di Asti Secondo incontro Asti, 19 maggio 2014. 1. LO SCENARIO NAZIONALE delle RETI D’IMPRESA. Lo scenario nazionale delle Reti d’Impresa.
E N D
Fare rete per l’efficienza energetica: un’opportunità per le imprese del territorio di Asti Secondo incontro Asti, 19 maggio 2014
1 LO SCENARIO NAZIONALE delle RETI D’IMPRESA
Lo scenario nazionale delle Reti d’Impresa L’obiettivo di questa sezione è quello di analizzare, sulla base di dati, come le aziende italiane hanno recepito l’opportunità di aggregarsi in rete di imprese e quali aspetti positivi si possono evincere per le imprese.
Lo scenario nazionale delle reti d’impresa A fine dicembre 2013 risultavano registrati in Camera di Commercio 1.353 contratti di rete in cui erano coinvolte 6.435 imprese.
Lo scenario nazionale delle Reti d’Impresa Lombardia, Abruzzo, Emilia Romagna e Lazio insieme nel secondo semestre 2013 hanno visto entrare in rete 1.048 imprese (il 67,5% del totale), l’impulso è stato generato dalle inIziative di finanziamento diretto o indiretto da parte delle regioni;
Lo scenario nazionale delle Reti d’Impresa Il 74,8% circa delle reti sono costituite da imprese della stessa regione.
Lo scenario nazionale L’industria in senso stretto si colloca al secondo posto per numero di imprese (2.078, pari al 32,5% del totale) e mostra una rilevanza maggiore rispetto al suo peso nell’economia italiana. Primeggia in particolare la filiera metalmeccanica, con i prodotti in metallo che guidano la classifica settoriale con 430 imprese in rete (il 6,7% del totale), seguiti dalla meccanica (311; 4,9%). Poco distante il sistema moda con 305 imprese (4,8%). Il terzo aggregato settoriale è composto dalle costruzioni e dall’immobiliare che vedono coinvolte in rete complessivamente 918 imprese (14,4% del totale). Di queste una grossa fetta è composta da imprese delle costruzioni (601; 9,4%). Chiude la classifica macrosettoriale l’industria agro-alimentare che, tuttavia, con 566 imprese coinvolte presenta un peso (8,9%) del fenomeno reti superiore rispetto alla sua rilevanza nell’economia italiana (1,9%).
Lo scenario nazionale delle Reti d’Impresa Solo il 3,1 % delle imprese coinvolte in rete sono grandi imprese (più di 50 milioni di euro). L’83,9 % fatturano meno di 10 milioni di euro. Si tratta quindi di uno strumento che nelle intenzioni del legislatore porta ad uno sviluppo delle imprese micro e piccole che trovano quindi una ragione di sviluppo (sopravvivenza) nel associarsi a reti di imprese.
Lo scenario nazionale delle Reti d’Impresa • Le imprese manifatturiere in rete presentano molto spesso un miglior posizionamento competitivo rispetto alle imprese non coinvolte in contratti di rete. • E’ più alta la quota di imprese manifatturiere in rete con: • attività di export (51,6% circa vs. 29,8%), • certificati di qualità (28% vs. 15,7%), • partecipate estere (15,9% vs. 6%), • marchi registrati a livello internazionale (16,5% vs. 7,1%), • brevetti richiesti all’EPO (16,8% vs. 6,4%), • certificati ambientali (14,3% vs. 5,7%).
Lo scenario nazionale delle Reti d’Impresa Le imprese in rete, inoltre, in quasi un caso su due fanno già parte di gruppi economici (46,2%); tra quelle che non utilizzano lo strumento, invece, poco meno di una su tre si colloca all’interno di gruppi (il 30,2%). Sembra dunque che l’ingresso in rete sia più frequente presso quei soggetti (soprattutto di piccole e piccolissime dimensioni) che già hanno esperienze più o meno forti di aggregazione (come ad esempio i gruppi economici).
Lo scenario nazionale delle Reti d’Impresa E’ interessante però osservare come nel 2013 sia significativamente aumentato il numero delle imprese che ha stipulato contratti di rete ma che non appartiene a gruppi economici. Sembra dunque che lo strumento inizi a essere utilizzato anche da soggetti che non hanno alle spalle esperienze di aggregazione. Sta crescendo anche la quota di imprese che entra in rete senza attività di export o partecipate estere: sembra dunque che il contratto di rete si stia diffondendo anche tra quei soggetti meno internazionalizzati e, proprio per questo, più bisognosi di trovare una via per essere presenti sui mercati esteri ad alto potenziale di crescita.
Lo scenario nazionale delle Reti d’Impresa • Soltanto lo 0,15% delle imprese italiane era coinvolto in contratti di rete a fine dicembre 2013 • L’Abruzzo è di gran lunga la regione più attiva, con lo 0,52% delle imprese in rete. • Agro-alimentare e industria in senso stretto sono i settori in cui il fenomeno è più diffuso: rispettivamente lo 0,68% e lo 0,61% delle imprese di questi settori sono coinvolte in contratti di rete. • Nei servizi e nei settori delle costruzioni e immobiliare le percentuali sono molto più contenute e pari rispettivamente allo 0,1% e allo 0,09%. • In Sardegna dove il 3,36% delle imprese risulta coinvolto in contratti di rete su Agro-alimentare • Sempre in questo settore si sono messe in evidenza Abruzzo (1,89%) e l’ Umbria (1,12%) • Nell’industria in senso stretto, è in rete l’1,69% delle imprese abruzzesi e l’1,7% delle imprese umbre
2 L’UTILIZZO RESPONSABILE DELLA RISORSA ENERGIA
1 - Efficienza energetica: alcune definizioni “Capacità di utilizzare l'energia nel modo migliore” “L’efficienza energetica di un sistema rappresenta la capacità del sistema stesso di sfruttare l’energia che gli viene fornita per soddisfare un fabbisogno, cioè per ottenere il risultato voluto. Minori sono i consumi relativi al soddisfacimento di un determinato fabbisogno, migliore è l’efficienza energetica del sistema” “Quella serie di azioni di programmazione, pianificazione, progettazione e realizzazione che permettono, a parità di servizi offerti, di consumare meno energia” “Efficienza energetica: il rapportotra i risultati in termini di rendimento, servizi, merci o energia e l'immissione di energia” (Direttiva 2006/32/CE)
2 - Il mercato: alcuni dati Il gap di prezzo che grava sulle imprese italiane rispetto ai principali competitor europei incide sulla competitività delle stesse. Il prezzo a cui acquistiamo l’energia è mediamente di oltre il 25% superiore rispetto alla media europea. 13 c.euro/kwh (per aziende non energivore)
2 - Il mercato: alcuni dati Per il gas naturale il gap di prezzo tra imprese italiane e principali competitor europei è minore sebbene i piccoli consumatori risultino maggiormente penalizzati.
2 - Il mercato: alcuni dati Il peso della “bolletta energetica” sul fatturato, specialmente per alcuni settori industriali (tra cui i prodotti per l’edilizia, il vetro, la metallurgia e la carta), supera il 5%.
2 - Il mercato: alcuni dati L’incidenza media a livello industriale della bolletta energetica sul MOL, marginalità operative lorde, si attesta intorno al 34%. In alcuni settori il costo della bolletta energetica supera anche del doppio la marginalità operativa lorda media.
L’indice di efficienza energetica ODEX mette in relazione il consumo energetico per produrre beni e/o servizi con la quantità di beni e/o servizi prodotta. Nel 2009 è risultato pari a 89,6 – fatto 100 il valore 1990 – e quindi il miglioramento dell’efficienza energetica rispetto al 1990 è stato pari al 10,4%. I vari settori hanno contribuito in modo diverso all’ottenimento di questo risultato: il residenziale è quello che ha avuto miglioramenti regolari e costanti per tutto il periodo 1990-2009; l’industria ha avuto significativi miglioramenti solamente dal 2004 al 2007; il settore dei trasporti, che ha mostrato un andamento altalenante, ha infine registrato gli incrementi di efficienza più modesti.
2 - Il mercato: alcuni dati Se si utilizza come indicatore di efficienza il rapporto tra consumi energetici e produzione nei diversi settori industriali, risulta che la maggior parte dei settori, soprattutto negli ultimi anni, ha peggiorato il proprio livello di efficienza energetica, ossia registrato una contrazione dei consumi energetici meno che proporzionale rispetto al calo della produzione. Inoltre, da un’indagine del 2012 condotta dal Politecnico di Milano su un campione di 115 imprese, emerge che nella maggior parte dei settori l’incidenza della spesa energetica pesa più di 6 punti percentuali rispetto al fatturato annuo. Risultano quindi evidenti le grandi possibilità di intervento di efficientamento a livello nazionale.
3 COME SI COMPORTANO LE IMPRESE IN ITALIA
Secondo un’indagine del Politecnico di Milano, condotto nel 2012 su un campione di 115 imprese, sulla base dei risparmi “teorici” conseguibili a seguito dell’adozione delle tecnologie efficienti, comprensivi anche della produzione da fonti rinnovabili, da qui al 2020 è possibile risparmiare circa 64 TWh, ossia quasi la metà del fabbisogno attuale ascrivibile al settore industriale. • Risulta però più plausibile un risparmio di 16 TWh, ossia soltanto un quarto di quanto teoricamente a disposizione. • Le principali ragioni di tale differenza possono essere: • Ancora elevati i tempi medi di rientro dell'investimento; • Ritardo normativo in Italia; • Scarsa diffusione di una vera “cultura” dell’efficienza energetica; • Barriere economiche ai progetti di investimento; • Incertezza sul futuro del meccanismo dei TEE (titoli di efficienza energetica – certificati bianchi).
3 - Come si comportano le imprese in Italia • Dall’indagine del Politecnico di Milano emerge: • Grado di consapevolezza del “problema energetico” /1 • La diffusione di figure organizzative professionalmente dedicate alla gestione dell’energia (Energy Manager) è pari al 65% delle imprese, ma si tratta soprattutto di quelle obbligate a livello normativo (solo il 17% delle aziende non obbligate); • I sistemi impiegati per la misura dal consumo energetico sono spesso più “rudimentali” e caratterizzati da procedure “base”; • Il 64% delle imprese intervistate conosce le ESCo (Energy Service Company) ed ha valutato o sta valutando l’opportunità di usufruire dei loro servizi. • 40% ritiene le ESCo utili per gestire l’iter burocratico
3 - Come si comportano le imprese in Italia • Dall’indagine del Politecnico di Milano emerge: • Grado di consapevolezza del “problema energetico” / 2 • Il 22% delle imprese adotta un approccio del tipo “sistema di gestione dell’energia” (39% per le aziende energivore) • Il 33% adotta un approccio di analisi tipo benchmark consumi • Il 69% adotta un monitoraggio dei consumi basato sul costo • Il 15% non ha adottato nessun monitoraggio (il 31% delle non energivore di cui solo il 5% ha adottato sistemi di gestione dell’energia). • L’86% ha adottato regolamenti interni scritto o meno sulla gestione energetica
3 - Come si comportano le imprese in Italia I driver decisionali degli investimenti in efficienza energetica per scelta di Marketing
3 - Come si comportano le imprese in Italia Le principali barriere agli investimenti in efficienza energetica Nelle PMI la scarsa consapevolezza sale al 41% Le imprese italiane ritengono coerente un ritorno dell’investimento di 3 anni
4 ESERCITAZIONE
QUALI, SECONDO VOI, I PRINCIPALI AMBITI DI SVILUPPO DELLE RETI D’IMPRESA SUL TEMA DELL’EFFICIENTAMENTO ENERGETICO ?
Reti di acquisto (energia, impianti, strutture ecc) • Reti per la messa a disposizione di servizi integrati a clienti attuali o potenziali • Reti per la condivisione di know how finalizzati alla ricerca • Reti per la realizzazione di investimenti di interesse comune (solitamente di territorio, stabilimento…). • ……………
QUALE TIPOLOGIA DI RETE POTREBBE INTERESSARE LA VOSTRA AZIENDA? QUALI FATTORI TRAINANTI/OSTACOLANTI INDIVIDUATE?
5 PRESUPPOSTI PER CREARE LE RETI DI IMPRESA
Perché le Reti di imprese La competizione globale ha portato le aziende ad aprirsi alla collaborazione per ottenere, attraverso meccanismi di Rete, massa critica, know-how e, più in generale, i benefici delle economie di scala e di scopo, similmente a quanto fatto dalle grandi imprese. Le imprese sono andate a cercare nuovi partner e competenze da chi già le possedeva travalicando spesso i confini locali per trovare le migliori soluzioni possibili, oppure hanno applicato le proprie idee vincenti anche in altri settori ottenendone un maggiore valore. Il poter accedere al know-how senza doverlo acquisire all’interno dell’azienda consente di diminuire sia i costi che il rischio, che soprattutto il time to market.
Perché le Reti di imprese • Presupposti per la costituzione di una rete di imprese: • un’idea generatrice della Rete, • un’ opportunità di business, • il potenziale delle aziende di collaborare e sostenere la Rete, • una filosofia imprenditoriale • le relazioni con i partner che guideranno la Rete stessa. • La Rete nasce da un’opportunità da cogliere insieme o da una minaccia da cui ci si può difendere meglio in gruppo. Qualsiasi sia la spinta che genera la Rete, l’opportunità economica reale ne permetterà la continuazione nel tempo. La sua ragion d’essere non deve scaturire da mode momentanee o da finanziamenti ad hoc. • L’elemento essenziale da valutare quando si ipotizza la scelta di partner di una rete è la coerenza.
Perché le Reti di imprese – fattori trainanti /1 • Fattori trainanti si possono connotare quelle condizioni favorevoli e/o quei fattori base che contribuiscono ad alimentare lo sviluppo di strategie di aggregazione di Rete: • fiducia e trasparenza: la volontà di stabilire un rapporto di fiducia con un partner al quale si attribuisce un comportamento affidabile, con relazioni di cooperazione diretta ed indiretta, identificandone un ruolo chiave per superare mutue difficoltà come posizioni di potere, conflittualità e bassa redditività grazie all’effetto di condivisione di rischi; • • impegno: l’implicita o esplicita promessa di continuità di collaborazione con i partner, ingrediente essenziale per le relazioni di lungo periodo ed elemento imprescindibile per la messa a disposizione delle risorse necessarie a raggiungere gli obiettivi comuni. Insieme alla fiducia, costruisce lo strumento fondamentale per evitare comportamenti opportunistici e rifuggire occasioni di facili (quanto instabili) benefici nel breve periodo; • • interdipendenza: bisogno dei partner di mantenere attiva la relazione attraverso un riconoscimento continuo. Inoltre, la dipendenza è l’elemento che motiva la volontà di negoziare il trasferimento di funzioni, diffondere informazioni strategiche e partecipare alla pianificazione congiunta;
Perché le Reti di imprese – fattori trainanti /2 • compatibilità organizzativa: la compatibilità della filosofia, della cultura aziendale e delle tecniche di management, oltre che degli obiettivi di ogni agente, sono elemento fondamentale per il successo dei progetti di aggregazione, attraverso un impatto positivo sull’efficacia delle relazioni e sulla loro percezione da parte dei partecipanti; • leadership: in termini di struttura di governance della Rete, può essere necessario che un’azienda assuma il ruolo di leader per coordinare e guidare l’intero network. In molte situazioni, un agente specifico può svolgere il ruolo di leader in funzione della sua forza trainante e aggregante rispetto agli obiettivi della Rete. In questo caso la dimensione, il potere contrattuale, le capacità di rapporto con il cliente, le concessioni commerciali o la posizione privilegiata nelle relazioni possono essere dei fattori che aumentano la capacità di mobilitare altre imprese attorno alla propria leadership. Il successo è direttamente correlato con la capacità di stimolare comportamenti cooperativi ed - incoraggiare occasioni di ingresso ed uscita nelle partnership; • supporto dell’Alta Direzione: la Direzione dei diversi partner, sia essa costituita da imprenditori o da manager, svolge il ruolo principale nel modellare i valori, l’orientamento e la direzione delle organizzazioni, attraverso un impatto fondamentale sulle prestazioni, allineando le iniziative attraverso il perseguimento dei principi guida;
Perché le Reti di imprese – fattori trainanti /3 • visione strategica e processi chiave: la definizione, la comunicazione e la condivisione di una strategia comune orientata al mercato, a livello integrato e non di singola organizzazione, è essenziale prima di intraprendere qualsiasi azione. In particolare, devono essere definiti gli specifici obiettivi e la pianificazione per definire le modalità per concretizzare le opportunità che si possono trovare sul mercato. • equa ripartizione del vantaggio economico: una volta acquisita una produttività superiore e la capacità di aumentare il margine grazie a offerte più complesse e a più alto valore aggiunto per il cliente, la Rete deve essere in grado di ripartire in modo adeguato i proventi dell’attività comune. Una ripartizione non legittimata da processi interni condivisi genererebbe conflitti e tensioni difficili da sanare. Un metodo di ripartizione condiviso e applicato con equità rende la rete più solida e capace di durare nel lungo periodo.
Perché le Reti di imprese – fattori frenanti /1 • Con il termine fattori frenanti si possono connotare quelle condizioni sfavorevoli e/o quei fattori base che possono limitare lo sviluppo di strategie di aggregazione di Rete: • resistenza al cambiamento del modello gestionale e degli strumenti utilizzati: lo scetticismo del personale, ma anche di parte del management, nei confronti della validità dei nuovi strumenti e del nuovo approccio alla catena del valore, crea un forte ostacolo all’integrazione. Nelle PMI le attività imprenditoriali sono state sempre condotte senza l’ausilio di supporti informativi complessi che possono intimorire il personale per le difficoltà d’utilizzo che essi presentano. Inoltre, l’approccio di ottimizzazione tradizionale copriva un orizzonte temporale a breve o medio termine, mentre con la nuova visione di Rete • si tende ad avere un ampliamento, a lungo termine, degli obiettivi da raggiungere, che risultano ovviamente meno chiari e leggibili ma, soprattutto, meno verificabili nell’immediato. Da non sottovalutare, inoltre, la resistenza nel dover abbandonare modelli gestionali che, in passato, potevano aver condotto l’azienda al successo sul mercato, così come la paura di perdere autonomia decisionale nell’ambito della filiera produttiva, proprio per la stretta collaborazione ed integrazione necessarie con altre imprese della catena;
Perché le Reti di imprese – fattori frenanti /2 • • scarsa fiducia nei nuovi partner: non si riesce ad accettare che gli stessi partner commerciali, nei confronti dei quali in passato poteva valere la regola del “braccio di ferro” nella stipula dei contratti e degli accordi, possano diventare un fattore determinante per il vantaggio competitivo che l’organizzazione assume sul mercato; • • conflitto interno e resistenza passiva: i progetti di aggregazione di Reterichiedono il coinvolgimento di più funzioni, come acquisti, pianificazione, progettazione, produzione e distribuzione. Nel peggiore dei casi, ciò può comportare una “guerra tra funzioni e aree aziendali” ma, anche nel migliore dei casi, le diverse funzioni e aree potrebbero supportare tutti gli obiettivi, avendo però priorità in conflitto. Riuscire a bilanciare questi interessi è una sfida significativa; • leadership debole: poiché sono coinvolti più attori, i progetti di gestione della Rete richiedono un forte impegno dirigenziale, con un manager di alto profilo che possa porsi come punto di riferimento per tutto il personale impegnato nella realizzazione. Occorre, in sostanza, una forte leadership che possa affrontare tutte le sfide che si presentano e che riesca a rendere chiari e condivisi gli obiettivi da aggiungere con il processo di cambiamento in atto;
Perché le Reti di imprese – fattori frenanti /3 • rischio: la valutazione dei benefici ottenuti con l’adozione di un modello gestionale integrato possono essere difficilmente quantificabili, soprattutto nel periodo iniziale di applicazione. Questo perché l’implementazione può richiedere, per la sua completa messa in atto, anche svariati anni, con la conseguenza di concentrare i risultati più significativi in un tempo anche molto distante dall’inizio dell’aggregazione di Rete. Inoltre, non è da sottovalutare l’ingente entità degli investimenti che tali progetti possono richiedere: per tali caratteristiche questi possono essere tra i primi a venire interrotti in particolari fasi congiunturali, vanificando così quanto realizzato e impegnato nelle fasi precedenti; • • problemi nel coinvolgimento delle piccole e medie imprese: spesso, per questa tipologia di aziende, il costo nell’adozione di nuova tecnologia è troppo elevato ed è quindi irrealizzabile. È compito delle aziende più solide del network cercare di utilizzare strumenti che si possano interfacciare con gli attori che non possono acquisire risorse complesse: si pensi, ad esempio, a software capaci di utilizzare semplici fogli di calcolo e trasferirne il contenuto in maniera agile nei sistemi informativi dell’organizzazione leader della Rete;
6 TIPOLOGIE DI RETI
Tipologie di reti – Reti di scambio di informazioni e know how • Scambio di informazioni commerciali • Scambio di informazioni tecniche • Ricerche di opportunità di mercato nazionali ed internazionali • Condivisione progetti di ricerca • Localizzazione degli investimenti • Rapporti con le istituzioni locali • Partecipazione a manifestazioni e fiere internazionali AZIENDA 2 AZIENDA 1 AGGREGAZIONE Senza fondo patrimoniale, senza organo comune, senza soggetto esecutore AZIENDA 3 AZIENDA 4
Tipologie di reti – Reti di scambio di prestazioni • Ampliamento della gamma di prodotti e servizi • Vendita di soluzioni tecnologiche integrate • Attività di cross-selling • Interventi manutentivi e servizi di post vendita • Attività commerciale e promozionale • Partecipazione a fiere/esposizioni • Condivisione di servizi (logistica, acquisti, ecc) • Promozione unitaria di beni e marchi AZIENDA 1 Senza fondo patrimoniale. Con organo comune cliente AGGREGAZIONE AZIENDA 2 AZIENDA 3
Tipologie di reti – Reti di scambio di prestazioni • Penetrazione in mercati esteri • Vendita di prodotti a marchio collettivo o tramite siti internet • Vendita di servizi integrati • Soluzioni chiavi-in-mano di impianti • Distribuzione di prodotti multimarca • Gestione di servizi di interesse comune: logistica,trasporti, acquisti, assistenza • Ogni attività con obiettivo cost sharing AZIENDA 1 Senza fondo patrimoniale; con organo comune cliente AZIENDA LEADER AZIENDA 2 AZIENDA 3
Tipologie di reti – Reti di realizzazione di progetti in comune • Efficienza sulla catena produttiva • Realizzazione di nuovi prodotti innovativi • Condividere una strategia commerciale sui clienti esistenti e comuni alla rete • Individuare nuove opportunità di mercato • Penetrazione in mercati esteri • Efficienza operativa nella supply chain di qualunque processo produttivo • Diffusione del Brand AZIENDA 1 Con organo comune. Con o senza fondo patrimoniale AZIENDA LEADER cliente AZIENDA 2 AZIENDA 3 AZIENDA 4
Tipologie di reti – Reti di scambio di prestazioni • Sviluppo di nuovi prodotti o servizi innovativi • Penetrazione in mercati esteri • Ingresso in nuovi settori di mercato • Reti di approvvigionamento (co-purchase) • Reti di produzione (co-production) • Reti di commercializzazione (co-market) • Esercitare in comune l’attività di servizi strumentali • Progetti e soluzioni chiavi in mano AZIENDA 1 Con organo comune. Con o senza fondo patrimoniale. AZIENDA 2 cliente AGGREGAZIONE AZIENDA 3