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Firenze, 26 ottobre 2012

S.I.C.I. SGR S.p.A. Fondo Rilancio e Sviluppo. Firenze, 26 ottobre 2012. S.I.C.I. SGR S.p.A. La Società. I Fondi Gestiti.

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Firenze, 26 ottobre 2012

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Presentation Transcript


  1. S.I.C.I. SGR S.p.A. Fondo Rilancio e Sviluppo Firenze, 26 ottobre 2012

  2. S.I.C.I. SGR S.p.A. La Società I Fondi Gestiti Sviluppo Imprese Centro Italia è la società di gestione del risparmio indipendente del sistema finanziario toscano attiva nel settore del private equity e del venture capital dal 1999. SICI attualmente gestisce 4 Fondi (3 di «expansion» e 1 di venture capital) attraverso i quali ha perfezionato 45 investimenti in molti settori dell’economica toscana: dalla moda all’alimentare, dalle scienze della vita alle energie rinnovabili, dalla meccanica avanzata ai servizi innovativi: La base sociale 2

  3. S.I.C.I. SGR S.p.A. Anche nel complesso contesto degli ultimi anni, SICI ha continuato ad investire nelle migliori realtà della nostra Regione, risultando tra gli operatori più attivi a livello nazionale, pur operando prevalentemente a livello toscano (fonte: ricerca SDA Bocconi): Nel 2010 (cessione Sebach) e nel 2011 (cessione Dedalus) SICI ha ottenuto la nomination quale finalista del Premio Demattè (migliore operazione di «capitale per lo sviluppo» posta in essere in Italia). Nel 2012 concorre al Premio Demattè a seguito del perfe-zionamento della cessione di Hospital Consulting. 3

  4. Replacement Sostegno al cambiamento della compagine sociale Private Equity e Ciclo di Vita dell’Impresa L’operatore di Private Equity acquisisce partecipazioni durevoli e rilevanti nel capitale di imprese non quotate allo scopo di accrescerne il valore nel medio termine e realizzare un capital gain al momento della dismissione. Gli operatori di PE, normalmente, sono specializzati in funzione della fase del ciclo di vita dell’impresa alla quale si associano differenti necessità di capitale di rischio e di supporto manageriale: SICI agisce prevalentemente nel settore del «capitale per lo sviluppo» con un approccio che pone al centro delle decisioni di investimento il piano di crescita dell’EBITDA dell’impresa, senza scommettere sulla creazione di valore immediato attraverso il ricorso alla leva finanziaria. 4

  5. Il Private Equity in tempi di crisi • Fino allo scoppio della crisi, le imprese italiane hanno potuto aumentare il proprio indebitamento, nonostante la debolezza della redditività operativa, grazie alla presenza di condizioni di accesso al credito particolarmente favorevoli: tra il 2000 e il 2007 il leverage è salito di circa l’8% (fonte Bankit 3/10/2012). • Il ritorno a simili condizioni di accesso al credito è inimmaginabile in futuro. In Italia, infatti, il legame tra le banche e le imprese è già particolarmente forte: i prestiti alle imprese rappresentano il 20% dell’attivo delle banche italiane (13% la media dell’area euro) e il 70% dei debiti finanziari delle imprese (50% nell’area euro). • Il perdurare della crisi sta generando evidenti e crescenti vincoli allo sviluppo delle imprese: • il drastico calo del fatturato e dei margini ha ridotto al minimo la capacità di autofinanziamento; • le condizioni per la concessione di prestiti si sono irrigidite e i costi dei finanziamenti sono in netta crescita. • Le imprese che desiderano perfezionare acquisizioni finalizzate alla crescita dimensionale o strategie di rapido sviluppo per vie interne devono necessariamente pianificare strutture finanziare nelle quali sia più forte il contributo del capitale e più lunghe le scadenze del debito. • In tale contesto, il private equity può rappresentare una valida alternativa per sostenere lo sviluppo dell’azienda. • Per l’imprenditore l’ingresso di un operatore di PE orientato al «capitale per lo sviluppo», che effettua un aumento di capitale o sottoscrive un prestito obbligazionario convertibile acquisendo una quota di minoranza qualificata, può rappresentare un’eccellente occasione per migliorare la solidità patrimoniale, le prospettive di crescita e la reputazione dell’azienda senza perdere il potere decisionale. • Certamente, accogliere un operatore di PE nella compagine sociale richiede un’evoluzione culturale, il superamento delle logiche di gestione familiare, una conseguente maggiore disponibilità a condividere le scelte strategiche di sviluppo futuro e a managerializzare la propria impresa. 5

  6. Il Private Equity in tempi di crisi • Il Private Equity è strategico per le PMI non solo per le risorse finanziarie. In un moderno sistema finanziario, il ruolo dell'investimento nel capitale di rischio è rilevante sotto numerosi profili: • per le imprese, in quanto consente di: • reperire capitale di rischio per sostenere progetti di sviluppo a medio-lungo termine permettendo, al contempo, un più facile accesso al credito bancario; • disporre di know how manageriale, soprattutto finanziario, e della vasta rete di rapporti che l'investitore mette a disposizione dell'impresa per il raggiungimento dei suoi obiettivi di sviluppo. • B)rappresenta un elemento riconosciuto ed apprezzato dal mercato perché, in seguito all’intervento di un operatore di PE, le società partecipate: • sono incentivate al raggiungimento di determinate performance reddituali a cui sono spesso legate le tranches di investimento; • sono stimolate ad integrare la propria struttura con risorse manageriali adeguate; • si dotano o sviluppano sistemi di budgeting e controllo di gestione; • producono relazioni periodiche sui risultati raggiunti e certificano i bilanci d’esercizio, garantendo la correttezza delle informazioni aziendali. 6

  7. Il Private Equity in tempi di crisi C) contribuisce notevolmente allo sviluppo del sistema industriale e dell'economia nel suo complesso: diverse ricerche empiriche, volte a verificare gli effetti associabili all’attività di investimento nel capitale di rischio in imprese in fase di avvio, di sviluppo o di riorganizzazione hanno evidenziato che alle imprese partecipate da investitori istituzionali siano riconducibili performance economiche e finanziarie superiori rispetto alle altre realtà imprenditoriali. Le imprese oggetto di investimento, oltre a divenire imprese ad alto tasso di sviluppo, hanno favorito la creazione di nuovi posti di lavoro, sono state più propense ad effettuare investimenti in ricerca e sviluppo e ad innescare, quindi, un importante circolo virtuoso all’interno del sistema imprenditoriale. Fonte: AIFI 7

  8. Fondo Rilancio e Sviluppo: Sottoscrittori Dotazione attuale e Dotazione obiettivo Dotazione Obiettivo: 50 milioni (le sottoscrizioni saranno chiuse nel febbraio 2014) Obiettivi del Fondo Il principale obiettivo del nuovo Fondo è quello di generare nel medio termine un nucleo consistente di «campioni toscani» di medie imprese che sia sufficientemente patrimonializzato, in grado di affrontare le sfide della competitività internazionale e potenzialmente quotabile in mercati internazionali. favorire la patrimonializzazione delle PMI per permettere un più facile accesso al credito e sostenere progetti di sviluppo a medio-lungo termine (specialmente al fine di favorire una più ampia presenza sui mercati esteri); sostenere le imprese allo scopo di favorire una più ampia presenza sui mercati internazionali che presentino le più interessanti prospettive di crescita; incentivare il processo di aggregazione tra imprese di piccole e medie dimensioni appartenenti allo stesso settore od operanti nello stesso distretto industriale, permettendo la nascita di realtà caratterizzate da una dimensione più significativa, in grado di rafforzare la propria competitività nei rispettivi settori (e di indirizzarsi sempre più verso i mercati internazionali). 8

  9. Fondo Rilancio e Sviluppo: Impresa Target • Le imprese target sono le PMI operanti (o che abbiano in programma di investire) nel territorio del Centro Italia: • che presentano interessanti prospettive di sviluppo, a livello nazionale e internazionale; • con prospettive di valorizzazione di marchi, brevetti o know-how particolari; • a gestione familiare, in presenza di ricambio generazionale o imprenditoriale; • la cui gestione sia affidata ad un management efficiente e di elevata esperienza e professionalità. • A titolo orientativo, le aziende “candidate” soddisfano alcuni pre-requisiti: • fatturato superiore a 10 mln e in crescita negli ultimi due esercizi; • incidenza del risultato operativo lordo (EBITDA) sui ricavi netti non inferiore al 7%; • risultato economico netto positivo per gli ultimi due esercizi; • rapporto Posizione Finanziaria Netta/EBITDA inferiore a 5 nell’ultimo esercizio. • Tale semplice griglia di parametri è stata elaborata allo scopo di svolgere una ricerca più mirata ed efficace ferma la possibilità di valutare investimenti in aziende i cui parametri possono anche non allinearsi in tutto a quelli sopra indicati. • Al di là dei risultati storici, grande attenzione viene dedicata al piano industriale proposto dall’azienda candidata, alla qualità del management, all’organizzazione, all’analisi del settore di riferimento, ai clienti, alle ipotesi sottostanti allo sviluppo atteso dei ricavi, al programma di investimento ed alle relative fonti di finanziamento. 9

  10. Fondo Rilancio e Sviluppo: Settori di principale interesse e limiti di investimento Il Fondo può intervenire in ogni ambito dell’economia ad eccezione delle imprese che operano nel settore immobiliare e nel settore dei servizi finanziari. Particolare attenzione sarà rivolta alle aziende operanti nei settori manifatturieri che assecondano la vocazione della nostra Regione: moda, pelletteria, meccanica avanzata e alimentare. Poiché la missione del fondo è quella di fornire capitale ad imprese che hanno già raggiunto una significativa dimensione e che desiderano innescare nuovi processi di sviluppo, sono espressamente esclusi interventi in aziende: • in fase di start-up; • in stato di crisi, ad eccezione delle imprese che abbiano già intrapreso e realizzato un processo di turnaround e presentino concrete possibilità di rilancio, anche attraverso un nuovo gruppo manageriale e/o societario, e con il supporto già acquisito di nuova finanza di impresa. Sono esclusi, in particolare, interventi a favore di imprese che siano soggette a procedure concorsuali, ovvero nell’ambito e in esecuzione di piani di risanamento ai sensi dell’art. 67, comma 4, lett. d), R.D. 16 marzo 1942, n. 267 (“L.F.”), ovvero di accordi di ristrutturazione dei debiti ai sensi dell’art. 182 bis L.F. 10

  11. Fondo Rilancio e Sviluppo: Il Processo di Investimento 1/2 Individuazione delle opportunità di investimento (Team SICI; Advisor) Il Team di Gestione svolge una propria attività di scouting; altre opportunità di investimento possono essere intercettate attraverso la rete di relazioni instaurate dalla Sgr con i propri Soci, i propri Sottoscrittori, le associazioni degli industriali, i consulenti d’impresa, i commercialisti, le società di revisione, ecc. Presentazione delle opportunità di investimento al Comitato Tecnico Le migliori opportunità di investimento vengono periodicamente sottoposte all’attenzione del Comitato Tecnico il quale esprime un primo parere circa la convenienza/opportunità a proseguire le negoziazioni. Stipula della lettera d’intenti non vincolante La struttura e le linee guida dell’operazione sono negoziate e condivise con l’imprenditore. Particolare attenzione viene dedicata al tema del valore dell’impresa ed ai relativi criteri di determinazione, alle future regole di governance e alle modalità di uscita dall’investimento. Analisi dell’opportunità di investimento e redazione dell’Information Memorandum A seguito della sottoscrizione della lettera d’intenti non vincolante, viene svolta la vera e propria istruttoria con adeguati approfondimenti della dimensione economica, patrimoniale, finanziaria del programma di sviluppo che l'impresa intende realizzare. Parere del Comitato Tecnico Sulla base delle informazioni contenute dell’Information Memorandum, il Comitato Tecnico formula un parere obbligatorio per il C.d.A. Tale parere, ancorché non vincolante, rappresenta un elemento di grande rilevanza per il positivo perfezionamento del processo di investimento. 11

  12. Fondo Rilancio e Sviluppo: Il Processo di Investimento 2/2 Parere del Comitato di Vigilanza sui Conflitti di Interesse Il Comitato emette un parere obbligatorio e vincolante sulla sussistenza ed eventuale superabilità delle possibili posizioni di conflitto di interesse. Delibera del C.d.A. Il C.d.A. esamina l’investment memorandum, acquisisce il parere del Comitato Tecnico e del Comitato di Vigilanza sui Conflitti di Interesse e delibera sull’opportunità di procedere all’investimento proposto: se il C.d.A. delibera favorevolmente, designa i rappresentati di SICI negli organi sociali della futura partecipata e conferisce mandato al Presidente e al Direttore Generale per procedere nell’attività di due diligence. Se il C.d.A. ritiene la documentazione non esaustiva, ma dà parere favorevole, si procede con l’acquisizione della documentazione integrativa. Se il C.d.A. delibera sfavorevolmente, l’operazione viene rigettata. Definizione degli accordi parasociali Il Team di Gestione predispone, con il supporto dei consulenti legali incaricati, l’accordo di investimento, i patti parasociali ed altri accordi eventualmente correlati. Closing e firma dei Patti Parasociali Se dall’attività di due diligence non emergono anomalie di rilievo, si procede con la firma dell’Accordo di Investimento e con il Closing dell’Operazione. Secondo la nostra esperienza, un’operazione di PE necessita di 4-8 mesi per essere perfezionata. 12

  13. Contatti Sviluppo Imprese Centro Italia SGR S.p.A.  Viale Giuseppe Mazzini, 46 50132 – Firenze Tel. 055-200751 - Fax 055-2007597 – E-mail info@fondisici.it Web http://www.fondisici.it 13

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