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SENSO COMUNE COME CIO’ CHE OGNUNO CONSIDERA OVVIO ALL’INTERNO DI UNA COMUNITA’ SEMIOTICA

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SENSO COMUNE COME CIO’ CHE OGNUNO CONSIDERA OVVIO ALL’INTERNO DI UNA COMUNITA’ SEMIOTICA

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Presentation Transcript


  1. “Tutti si aspettavano che intraprendesse la carriera di magistrato: il primogenito della famiglia Komives non poteva fare diversamente; quando, con aria modesta, si presentò ai colleghi, ebbe perfino l’impressione di essere rimasto in famiglia, una famiglia più grande, più intima. Lo accolsero con fiducia, senza assegnargli un posto di riguardo; si limitarono a prendere atto che era giunto fra loro e aveva occupato il proprio posto nella sfera di sua competenza. […] Per tradizione, fra i giudici della nazione c’era sempre un posto riservato a un Komives, come se la famiglia godesse di un diritto ereditario. […] Quando da giovane, all’epoca del tirocinio, era entrato per la prima volta nella sala delle udienze, aveva provato la sensazione immediata di essere a casa, tra persone familiari […]. Tutto gli era noto in quel mondo: la maniera di impostare la voce, il contegno, la disciplina, i rapporti gerarchici, gli era familiare anche la legge, sì, persino l’arredamento e l’atmosfera della sala delle udienze, l’odore leggermente acre della carta e il sudore grondante della fronte degli imputati – tutto questo gli era familiare come lo è per il medico l’odore di etere nella sala operatoria e per il sacerdote quello di incenso nella sacrestia. Quello era il suo mondo. In qualche modo, tutto era esattamente come a casa, in casa del padre: anche lì c’erano pratiche che giacevano abbandonate sui tavoli, ovunque aleggiava lo stesso odore d’inchiostro, e codici rilegati in pelle di cinghiale troneggiavano sugli scaffali. […] Gli bastava semplicemente immergersi in quell’atmosfera, che era per lui l’elemento primordiale, il mondo noto. Ne conosceva da molto tempo la struttura, gli ingranaggi segreti, le invisibili molle e leve – da molto tempo, sin dall’infanzia. In un certo senso non aveva nemmeno avuto bisogno di imparare, come se da piccolo, nella sua cameretta, avesse sempre giocato a celebrare udienze secondo il codice di procedura penale e ora si trattasse solo di rinfrescarsi la memoria… Il ricordo del padre e dei suoi antenati, impresso dentro di lui, agiva sul suo sistema nervoso, nella sua coscienza, forse anche nei suoi sogni.” (Márai, Divorzio a Buda)

  2. SENSO COMUNE COME CIO’ CHE OGNUNO CONSIDERA OVVIO ALL’INTERNO DI UNA COMUNITA’ SEMIOTICA AL SENSO COMUNE CONDIVISO, SI ACCOMPAGNA UN SENSO PRATICO CHE OGNUNO DI NOI INTERIORIZZA SIA COME PARTE DI UN MONDO SOCIALE SIA COME AGENTE CARATTERIZZATO DA UNA SPECIFICA TRAIETTORIA (BIOGRAFIA CHE SI INTERSECA CON IL CONTESTO SOCIO-STORICO E SPAZIALE). • AL SENSO PRATICO E AL SENSO COMUNE SI ACCOMPAGNA UN ATTACCAMENTO EMOTIVO, FRUTTO DEL PROCESSO DI INCORPORAZIONE: SENTIRLO CONTESTATO PRODUCE REAZIONI NON SOLO COGNITIVE MA ANCHE AFFETTIVE, E QUINDI AGGRESSIVE. • AL SENSO COMUNE SI AFFIANCA ANCHE LA DOXA, OVVERO LA FORZA INCONTESTATA DELL’ORDINE DELLE COSE: IL MONDO DEL “NON PENSATO”, O MEGLIO DELL’IMPENSABILE.

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