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Donne, politica e istituzioni III edizione - 2013. Politica, corpi e libertà femminile. Tamar Pitch Libertà femminile e politica.
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Donne, politica e istituzioni III edizione - 2013 Politica, corpi e libertà femminile
Tamar Pitch Libertà femminile e politica libertà di fare e libertà di essere, di entrare in politica e dare il proprio contributo in quantodonne, in quanto «soggetti sessuati, portatrici di una soggettività che non prescinde dal corpo e dalle relazioni». …ma la scomparsa dei corpi è l’ennesima mistificazione, perché la “nuova politica” nata dalla Rivoluzione dell’89 è proprio sui corpi delle donne che effettua scelte a volte anche drammatiche… «La politica nasce al maschile e nasce precisamente lasciando fuori della porta il corpo», passando per neutra, astratta, universalistica. Il soggetto della politica, che invade, occupa la sfera pubblica, lascia apparentemente la sua corporeità alle cure di chi è delegata alla sfera privata.
Donne, politica e istituzioni III edizione - 2013 Politica, corpi e libertà femminile Storia della legge sull’interruzione volontaria della gravidanza (L. 194/78) M. Antonella Cocchiara giovedì, 3 ottobre 2013 - h. 15.30-16.30
Frida y el aborto (1932) litografia di Frida Kahlo, - Colección Museo Dolores Olmedo, Xochimilco, México
L’aborto c’è sempre stato: è vecchio come la società… La questione nuova, “moderna” è come esso viene regolamentato. La sua storia, almeno nel mondo occidentale, esprime pertanto come il modo di affrontare tale questione sia cambiato in rapporto con l’evoluzione della scienza, ma anche con la “ragion di Stato”, con le esigenze di una politica declinata al maschile che ha interferito sulla piena disponibilità del corpo delle donne, e quindi sulla libertà femminile.
…nello Stato ideale, «si deve fissare il massimo di procreazione e se alcune coppie sono feconde oltre tale limite, bisogna procurare l’aborto … ma prima che nel feto si siano sviluppate la sensibilità e la vita». Aristotele
Francesco Emanuele Cangiamila (Palermo, 1702-1763)
Storicità del concetto di “vita” Il feto sarà considerato di volta in volta – a seconda delle epoche e delle culture prevalenti – ora come “parte delle viscere della donna” ora come “speranza d’uomo” o come “essere dotato di anima” o come semplice “grumo di cellule”. E ancora oggi continuano a contrapporsi fondamentalmente due idee: a) quella che vede la sua inalienabilità sancita dal diritto naturale, e pertanto immutabile; b) l’altra che ne valuta l’equiparazione a “essere vivente” all’interno di un processo storicamente costruito, e pertanto variabile in quanto connesso alle scoperte scientifiche e alle trasformazioni politiche e sociali.
«Ancora nel 1745 il sacerdote teologo e giurista Francesco Emanuele Cangiamila ribadiva che “il frutto mentre è ancora sull’albero è porzione del medesimo” come “il bambino che sta nell’utero è parte della madre”» Cfr. Giulia Galeotti, Storia dell’aborto, Bologna, il Mulino, 2003, p. 10
…e infatti dall’antichità fino «a metà del Settecento, ciò che era racchiuso nell’utero materno veniva considerato solo un’appendice del corpo della madre ... una parte della donna o meglio delle sue viscere» di conseguenza...
...gestazione, parto e interruzione della gravidanza erano “questioni di donne”, che occupavono lo spazio privato femminile
...uno spazio che al centro poneva le donne e la piena disponibilità del loro corpo, di cui il feto era considerato un’appendice
La svolta si colloca tra Sei e Settecento. Dopo la scoperta del microscopio ottico, le successive scoperte scientifiche nel campo della fecondazione e le visualizzazioni grafiche degli stadi di sviluppo dell’embrione, il feto acquista autonomia rispetto alla gestante
modelli in "creta cotta" eseguiti da G. Battista Manfredini a Bologna, tra il 1773 ed il 1776, su ordinazione di Francesco Febbrari, medico ostetrico di Modena
con la Rivoluzione francese... e con la pubblicistica che la precede, la accompagna e la segue, comincia ad essere ideologizzato il numero come fattore di potenza
«uno Stato è tanto più potente quanto più è popolato … e quanto più numerose sono le braccia impiegate nel lavoro e nella difesa» Denis Diderot (1713-1784)
il giurista giacobino Giuseppe Compagnoni, titolare della prima cattedra di Diritto costituzionale in Europa, finirà per auspicare addirittura la poligamia in chiave demografica, come mezzo per dare più figli alla Repubblica!
Ogni nascita diventerà pertanto un evento politicamente rilevante. Per questa via, il feto – come la gravidanza e il parto – entrerà nella sfera pubblica e le donne non potranno più disporre di se stesse. Tra la gestante e il feto, lo Stato privilegiava la vita del futuro cittadino, visto come lavoratore, contribuente e soldato, punendo severamente l’aborto e chi lo avesse procurato.
Ottocento Il criminalista Enrico Pessina, collaboratore di Zanardelli nella stesura del codice penale del 1889, avrebbe scritto esplicitamente che, ricorrendo all’aborto, «quel che viene leso» non è la persona del nascituro ma «il diritto della società verso il processo di formazione a vita»
Nel 1928, in materia di aborto, Rocco dirà che le norme proibitive non intendono solo sconfiggere gli effetti delle interruzioni volontarie di gravidanza, spesso letali per le madri «che pagano con la vita il rifiuto di assolvere il sacro dovere della maternità», ma soprattutto vogliono scongiurare l’offesa alla «sanità morale» e al «rigoglioso sviluppo del nostro popolo». Alfredo Rocco
Titolo X Dei delitti contro la integrità e la sanità della stirpe (Artt. 545-555)
546. Aborto di donna consenziente. – Chiunque cagiona l’aborto di una donna, col consenso di lei, è punito con la reclusione da due a cinque anni. La stessa pena si applica alla donna che ha consentito all’aborto. 553. Incitamento a pratiche contro la procreazione. – Chiunque pubblicamente incita a pratiche contro la procreazione o fa propaganda a favore di esse è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a lire diecimila. Secondo il giurista Antonio Visco, era da considerare contro la procreazione anche la pratica – definita “antiumana” – del coitus interruptus, che «froda la natura esaltando l’egoismo sessuale, froda lo Stato poiché sottrae migliaia e migliaia di cittadini alla nazione»
Titolo X Dei delitti contro la integrità e la sanità della stirpe (Artt. 545-555)
Il femminismo, pur nella sua complessità ed eterogeneità, rinviene un tratto unificante nella “politica del corpo”, prima e imprescindibile rivendicazione, perché – scrive Simone de Beauvoir - «quando la donna avrà ottenuto, grazie alla diffusione degli anticoncezionali e alla libertà di aborto, di essere padrona del suo corpo, non più avvelenato dal terrore e dal rimorso, essa sarà disponibile per altre lotte»
Corte costituzionale sent. n. 49/1971: dichiara illegittimo l’art. 553 (incitamento a pratiche contro la procreazione
Bisognerà aspettare l’art. 22 dellalegge n. 194 del 22 maggio 1978 per vedere interamente abrogato il Titolo X del codice penale
il Titolo X del codice penale sarà espressamente e interamente abrogato dall’art. 22 della legge 22 maggio 1978, n. 194 “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza” • ha ridotto il fenomeno del 44,8 % rispetto all’82, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all’IVG (234.801 casi); • ha portato a livelli residuali l’IVG clandestina (non più di 20 mila unità); • ha annullato la mortalità materna per l’IVG.
Nel 1961, la rivista "Noi donne"... …pubblica un’inchiesta intitolata I figli che non nascono, in cui per la prima volta si rompe il silenzio su questo argomento tabù.
1973 Padova: processo Pierobon
1973 presenta il primo progetto di legge per la legalizzazione dell’aborto; a favore di quel progetto vengono raccolte 800.000 firme, mentre l’on. Andreotti ne parla come di “un atto provocatorio” Loris Fortuna (Breno, 29 agosto 1924 - Roma, 5 dicembre 1985)
1975 Roma. Manifestazione per la liberazione del dr. ConcianiA sinistra Adele Faccio, a destra Emma Bonino Bra, Italia. Emma Bonino si fa arrestare per procurato aborto
26 GENNAIO 1975 - Roma Adele Faccio, presidente del PR, durante una manifestazione al Teatro Adriano, si autodenuncia per praticato aborto e si fa arrestare dalla polizia l'arresto Adele Faccio, accompagnata da Loris Fortuna, viene portata via dalla polizia
Il settimanale L’Espresso, che da qualche settimana seguiva la vicenda ed era già uscito in edicola il 19 gennaio con una copertina che aveva fatto scandalo... L’Espresso, 19 gennaio 1975
il 2 febbraio 1975, d’intesa con la Lega del 13 maggio, avvia una raccolta di firme per chiedere un referendum abrogativo degli articoli del codice di cui al Titolo X. • Le ragioni: • perché quegli articoli sono anticostituzionali, concepiti e imposti dai legislatori di Mussolini in appoggio a uno Stato d’ispirazione razzista; • perché desideriamo dare il nostro contributo alla fondazione di una società in cui le nascite siano veramente felici, i bambini veramente desiderati e le donne pienamente responsabili; • perché sappiamo che l’aborto è una scelta drammatica, ma proprio per questo, proprio perché drammatica, riteniamo debba essere libera; d) perché ci sembra giusto che le donne italiane decidano secondo coscienza e senza imposizioni il proprio destino e quello dei propri figli; e) perché soltanto eliminando la vecchia legge punitiva e sostituendola con una nuova, più umana e liberatrice, si porrà fine alla piaga dilagante dell’aborto clandestino.
Corte costituzionale sent. n. 27/1975: dichiara illegittimo l’art. 546 (aborto di donna consenziente) nella parte in cui non prevede che la gravidanza possa essere interrotta per pericolo grave alla salute della madre, dando così al concepito “una prevalenza totale ed assoluta” senza considerare (e difendere) anche la salute della madre.
Disegno di legge della DC, che: • non depenalizzava il reato, ma lo spostava tra i delitti contro la persona; • prevedeva una serie di attenuanti, come il ragionevole timore di gravissime anomalie del nascituro, la gravidanza conseguente a una violenza carnale, condizioni economiche e sociali tali da non permettere il mantenimento del nascituro o da pregiudicare quello degli altri figli.
il caso Seveso 10 luglio 1976 Il 7 agosto 1976 due ministri democristiani, Luciano Dal Falco (Sanità) e Francesco Paolo Bonifacio (Giustizia), ottenuto il consenso del Presidente del consiglio Giulio Andreotti, autorizzarono aborti terapeutici per le donne della zona che ne avessero fatto richiesta.
Art. 1 Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L'interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite.
Due referendum abrogativi: uno sostenuto dal Movimento per la vita l’altro voluto dai radicali per liberalizzare completamente la scelta di interrompere la gravidanza