410 likes | 565 Views
Analisi dei sistemi carcerari europei. ISTITUTO COMPRENSIVO DI PRIMIERO CLASSE II SCIENTIFICO A-B a.s. 2013/2014. Il sistema carcerario in Italia. Il sistema carcerario in Italia. Il principio fondamentale sancito dalla Costituzione italiana prevede:
E N D
Analisi dei sistemi carcerari europei ISTITUTO COMPRENSIVO DI PRIMIERO CLASSE II SCIENTIFICO A-B a.s. 2013/2014
Il sistema carcerario in Italia • Il principio fondamentale sancito dalla Costituzione italiana prevede: • Art.27,c.3: Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Dati • Secondo i dati del DAP, Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia, aggiornati al 30 aprile 2014, nei 206 istituti penitenziari italiani sono reclusi 59.683 detenuti, anche se la capienza massima sarebbe di 49.091 posti. • La maggioranza è costituita da uomini, 57.159, mentre la componente femminile è pari a 2.524 donne, il 4,3% dei detenuti. • Poco meno di un terzo sono i detenuti non italiani • Sono 52 i bambini sotto i tre anni che vivono in carcere con la madre. • Molte carceri italiane ospitano un numero di detenuti che supera il triplo delle loro possibilità. • Più del 40% delle persone in carcere sono detenuti in attesa di giudizio. • La presenza di detenuti con problemi di consumo o abuso di sostanze stupefacenti è elevata (38%). • Gli istituti femminili sono 5 (Trani, Pozzuoli, Roma Rebibbia, Empoli e Venezia Giudecca), e ci sono 52 sezioni femminili presenti all’interno di alcune carceri maschili. • Il carcere minorile comprende ragazzi e ragazze dai 14 ai 18 anni.
Condizioni di vita dei detenuti • Uno dei maggiori problemi è il sovraffollamento: l’Italia risulta prima tra i paesi Ue. • Con 145,4 detenuti per ogni 100 posti disponibili è seconda dopo la Serbia (159,3), e davanti a Cipro (140,1), Ungheria (138,8) e Belgio (131,7). • Non ci sono opportunità di lavoro e formazione per tutti i detenuti, che di conseguenza non sempre riescono a reinserirsi nella società una volta scontata la loro pena. • Il tasso di suicidi (153 nell’anno 2013, 61 nel primo semestre 2014), sia tra i detenuti sia tra il personale della polizia penitenziaria, dimostra quanto la situazione sia critica. • Le donne che sono detenute negli istituti penitenziari italiani subiscono evidenti conseguenze fisiche, come disturbi al ciclo mestruale, ansia, depressione, anoressia e bulimia. • Molti dei minori reclusi, spesso extracomunitari, rom e italiani del Sud hanno alle spalle situazioni difficili, di abbandono, di violenza fisica e psicologica, di sfruttamento.
Condizioni di vita dei detenuti • Molti dei minori hanno negli istituti italiani la possibilità di intraprendere o terminare gli studi, ma pochi di loro maturano queste ambizioni. Punto di riferimento per loro diventa l’educatore, che nel carcere minorile è una figura indispensabile per il recupero del ragazzo. • La Corte europea dei diritti dell’uomo - con la sentenza approvata l’8 gennaio 2013 – ha accertato la violazione dell’art. 3 della Convenzione europea che, sotto la rubrica “proibizione della tortura”, pone il divieto di pene e di trattamenti disumani o degradanti a causa del sovraffollamento carcerario. • La Corte europea chiede di garantire ad ogni persona reclusa in cella uno spazio minimo di 4 metri quadrati, sufficientemente illuminato e pulito e che il detenuto passi un buon numero di ore fuori dalla cella.
Condizioni di vita dei detenuti • Anche la Corte costituzionale ha stabilito “l’obbligo per i poteri dello Stato, ciascuno nel rigoroso rispetto delle proprie attribuzioni, di adoperarsi affinchè gli effetti normativi lesivi della Convenzione cessino”. • La gravità del problema è stata denunciata anche dalla Corte dei Conti, che ha evidenziato le ricadute negative del sovraffollamento rispetto alla possibilità del reinserimento sociale dei detenuti. • La Corte di Strasburgo ha fissato il termine di un anno, con decorrenza dal 28 maggio 2013, perché l’Italia si conformi alla sentenza e adotti delle misure alternative volte al superamento di tale ingiustificabile stato di cose. • La deadline, dunque, è scaduta il 28 maggio 2014.
La percezione del carcere da parte dei detenutiAlcune testimonianze di detenuti tratte da «Storie di vita e di carcere»,di Liliana Cerqueni • «Il carcere ti toglie la linfa vitale, ti toglie l’anima. Ti spegni e non ti riaccendi più perché non trovi più nulla che ti dia spinta» (Paolo, p.33) • «Il carcere è la mancanza di ossigeno anche se ci sono finestre. Puoi avere amici fra le guardie e i detenuti, ma resterai sempre un animale in gabbia… Perdi la cognizione di tempi e spazi, cambia tutto, quello che contava prima ora non conta più e diventano importanti le cose che prima erano cazzate… Niente famiglia, niente lavoro, niente prospettive. Sono e resterò un galeotto.» (Paolo, p.36) • «Ma questo non è lo stage dello spettacolo, questo è il carcere: mura e torrette, giri di chiave, celle, penombra, echi innaturali, chiusura. E poi gli odori più disparati, la presenza umana che avverti intorno ma non vedi, le guardie che vedi ma non avverti.» (Filippo, p.30).
La percezione del carcere da parte dei detenuti • «Dentro ti fai le tue relazioni, campi benino se ci sai fare; fuori non sai mai dove andrai a parare, chi incontrerai e cosa finirai per fare. Di illegale, magari» (Filippo, p.44) • «Il carcere è promiscuità e dentro succede di tutto. Se non è il cibo di cui lamentarsi è il trattamento che ci viene riservato, se non è la mancanza di igiene è l’edificio che è inadeguato.» (Luca, p.62) • «Trovo che sia bello poter fare qualcosa, saremo anche detenuti e ‘scarti della società’, ma mica siamo zombie! …sembra che la mia vita sia segnata dall’inizio e non riesca a raddrizzarla, ma ho emozioni e sentimenti, la sofferenza la sento anch’io, perdiana! (Luca, p.64)
Possibili soluzioni • Scopo essenziale della società non deve essere quello di dare agli autori dei reati ciò che essi “meritano”. • Bisogna far sì che il reo, venuto meno alle esigenze essenziali della società, si corregga, torni ad una condotta ad esse conforme e non commetta in futuro altri reati. • Secondo la nostra Costituzione, che è fondata sul rispetto della persona e della sua dignità, la rieducazione del detenuto deve essere intesa come risocializzazione, cioè messa in opera di tutti gli strumenti per promuovere, sostenere e incoraggiare un cammino che faccia affidamento sulla libertà e sulla responsabilità della persona, affinchè essa sviluppi una prospettiva di vita e di condotta in armonia con i diritti degli altri e con le esigenze della società.
Possibili soluzioni • Rieducazione vuol dire maggiore facilità di adattamento sociale e maggiori possibilità lavorative una volta scontata la pena: le carceri di Padova e dell’isola della Gorgona, infatti, offrono ai detenuti l’opportunità di fare delle esperienze lavorative riconosciute nel loro curriculum vitae. • Grazie a questa soluzione alternativa, i due edifici detentori hanno la recidiva più bassa d’Italia, mentre tutti gli altri si aggirano intorno al 60%. • Nel messaggio rivolto ai parlamentari italiani l’8 ottobre 2013, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ipotizzato diverse strade, percorribili congiuntamente, per risolvere la questione del sovraffollamento carcerario: • A) RIDURRE IL NUMERO COMPLESSIVO DEI DETENUTI ATTRAVERSO INNOVAZIONI DI CARATTERE STRUTTURALE QUALI: • 1) introduzione di meccanismi di probation, con la possibilità per il giudice di applicare direttamente la “messa alla prova” come pena principale, evitando al condannato l’ingresso in carcere e iniziando, da subito, un percorso di reinserimento;
Possibili soluzioni • 2) previsione di pene limitative della libertà personale ma “non carcerarie”, introducendo la pena della “reclusione presso il domicilio”; • 3) riduzione dell’area applicativa della custodia cautelare in carcere; • 4) accrescimento dello sforzo diretto a far sì che i detenuti stranieri possano espiare la pena inflitta in Italia nei loro Paesi di origine. Ciò deve avvenire attraverso la promozione e l’attuazione di specifici accordi con i Paesi di origine dei detenuti; • 5) attenuazione degli effetti della recidiva quale presupposto ostativo per l’ammissione dei condannati alle misure alternative alla detenzione carceraria, attraverso la detrazione dalla pena da espiare dei periodi di “buona condotta” riferibili al tempo trascorso in “custodia cautelare”, aumentando così le possibilità di accesso ai benefici penitenziari; • 6) incisiva depenalizzazione dei reati, per i quali una sanzione diversa da quella penale può avere una non minore efficacia.
Possibili soluzioni • B) AUMENTARE LA CAPIENZA COMPLESSIVA DEGLI ISTITUTI PENITENZIARI: è in corso un “Piano Carceri” che prevede un aumento dei posti detentivi, il recupero di edifici oggi destinati ad ospedale psichiatrico giudiziario e la riapertura di spazi detentivi nell’isola di Pianosa. • C) CONSIDERARE L’ESIGENZA DI RIMEDI STRAORDINARI, ATTRAVERSO L’ADOZIONE CONGIUNTA DI DUE STRUMENTI DI CLEMENZA: • 1) l’indulto, che prevede solo l’estinzione di una parte della pena detentiva senza eliminare la necessità del processo, può applicarsi ad un ambito esteso di fattispecie penali, con l’immediato effetto di ridurre considerevolmente la popolazione carceraria; • 2) l’amnistia, che estingue il reato commesso, consentirebbe di definire immediatamente numerosi procedimenti per fatti “bagatellari”, permettendo ai giudici di dedicarsi ai procedimenti per reati più gravi e con detenuti in carcerazione preventiva.
Il sistema carcerario GrecoDati • In Grecia ci sono 25 istituti penitenziari, 21 dei quali sono prigioni chiuse e 4 aperte. A questi si aggiungono tre istituti terapeutici. • La capacità totale del sistema è di circa 4500 posti, ma i detenuti sono 6000. • Il 30% dei detenuti è costituito da criminali di media o alta pericolosità. • Ci sono più di 3000 carcerati in attesa di giudizio. • Il numero di detenuti stranieri corrisponde al 50% del totale. • Nel 2012 i minorenni detenuti erano il 4,7% della popolazione carceraria. In Grecia ci sono le più alte percentuali di detenzione minorile. • Le donne rappresentano invece il 4,5% dei detenuti.
Condizioni di vita dei detenuti • Il sovraffollamento è uno dei maggiori problemi che affliggono il sistema carcerario greco: esso provoca un peggioramento delle condizioni di vita e riduce la possibilità di reintegrazione dell’individuo. • Ad esempio, nel carcere di Diavatà, a Salonicco, ogni cella dovrebbe ospitare quattro persone ma in realtà vi si accalcano anche dieci detenuti. • Le condizioni di vita dei detenuti non sono delle migliori, anche le loro condizioni sanitarie sono giudicate insufficienti. • Una delle prigioni è stata trasformata in un carcere di massima sicurezza, dove il funzionamento dei telefoni cellulari è impedito e gli agenti di custodia sono dotati di armi pesanti.
Possibili soluzioni • Date le scarse possibilità di reintegrazione dei detenuti che escono dal carcere, di recente sono nati gruppi di sensibilizzazione che hanno promosso l’istituzione di posti di lavoro all’interno di alcune prigioni. • C’è da dire, inoltre, che il sistema penitenziario greco ha subito varie riforme, che hanno portato alla creazione di un codice di norme per il trattamento dei detenuti, entrato in vigore nel 1990. Esso dovrebbe porre come obiettivi la difesa dei diritti dei detenuti, il loro reinserimento nella società ed il loro impiego in attività formative. • Esiste, inoltre, il KESF, Consiglio centrale Scientifico delle Prigioni, che ha il compito di individuare le possibili politiche correttive, al fine di migliorare il funzionamento degli istituti e tutelare i diritti dei detenuti
Il sistema carcerario FranceseDati • La normativa penitenziaria francese distingue varie forme di istituti chiamati «centres». • In Francia sono presenti 187 prigioni. • L’amministrazione delle carceri conta nove direzioni regionali, ripartite su tutto il territorio : Bordeaux, Dijon, Lille, Lyon, Marseille, Paris, Rennes, Strasbourg e Toulouse. • Negli ultimi anni si è verificato un aumento del numero dei detenuti: attualmente i carcerati sono il 36% in più rispetto al 2001. • Il 19% dei detenuti non possiede una cella individuale. • Il 78 % dei carcerati è insoddisfatto della protezione dei diritti fondamentali della persona in prigione.
Condizioni di vita dei detenuti • Il Comitato Europeo per la prevenzione della Tortura (CPT) ha aperto un’inchiesta sugli istituti penitenziari francesi. Il trattamento dei detenuti nelle carceri di questo paese è stato poi definito «disumano e degradante». • Nel centro detentivo di Frenes è stato rilevato che i detenuti «presentavano uno stato di sofferenza acuta, obbligati a restare nudi nelle celle, sottomessi ad un controllo visivo regolare del personale penitenziario.» • Un problema di notevole importanza è il sovraffollamento (117,0%). • Il tasso di suicidi tra i detenuti è molto elevato. • I detenuti dispongono con difficoltà di un’igiene corretta.
Il sistema carcerario NorvegeseDati • La carcerazione in Norvegia può durare dai 14 giorni ai 21 anni, di conseguenza tutti i detenuti torneranno in libertà. • Nel 2008 la pena massima prevista dal codice penale è salita a 30 anni nel caso di accuse per crimini contro l’umanità, come per Anders Behring Breivik, attentatore di Oslo e killer di Utoya. • La Halden Prison è un carcere di massima sicurezza che ospita 252 detenuti. La metà del personale impiegato nella struttura è costituito da donne. • Un’altra struttura all’avanguardia è il carcere situato sull’isola di Bastoy, che accoglie 115 detenuti colpevoli di aver rapinato, spacciato, violentato, truffato, assassinato. Le 35 guardie che li sorvegliano non sono armate. • La recidività in Norvegia è tra le più basse d’Europa, infatti solo il 20% dei carcerati torna a compiere reati. • Inoltre la proporzione tra carcerati e popolazione è bassa: 75 detenuti ogni centomila abitanti, quindi il numero totale di detenuti in Norvegia è pari a 4000 individui su 5 milioni di abitanti (contro i 70.000 soggetti su 60 milioni di abitanti che conta l’Italia).
Condizioni di vita dei detenuti • Il sistema carcerario norvegese non mira a punire, ma a rieducare. • La Halden Prison è stata definita da Time Magazine «la prigione più umana del mondo». In essa i detenuti sono incoraggiati a partecipare alle attività proposte durante la giornata. Ognuno di loro riceve 53 corone, circa 7 Euro, qualora scelga di non rimanere in cella. • Sull’isola di Bastoy sorge invece un carcere composto da cottage in legno divisi in quartieri. La struttura offre stanze ampie, comode, luminose e dotate della mobilia fondamentale ad ogni detenuto. I detenuti condividono solo la cucina ed altri spazi comuni. Terminato il lavoro, possono studiare, fare sport, passeggiare, visitare la chiesa, recarsi in biblioteca...
Il sistema carcerario PolaccoDati • Sono presenti ottantamila detenuti per una popolazione di quasi 40 milioni di abitanti; oltre ventiduemila funzionari e 156 istituti. • Il 69,2% dei funzionari ha una formazione professionale di livello medio, mentre il 25% raggiunge anche il massimo della professionalità. Un dato dovuto anche alla giovane età dei funzionari penitenziari. La maggioranza, infatti, non supera i 39 anni, e solo il 4,6% ha più di cinquant’anni. Giovani leve, testimoni di un nuovo metodo di lavoro e capaci di adottare le tecniche più moderne ed efficaci. Per far ciò la formazione diviene l’aspetto più importante. • Fare gruppo e contribuire a creare un legame più stretto diviene un elemento fondamentale: sono 15 i centri di vacanza a disposizione del servizio penitenziario polacco di cui hanno beneficiato, nell’ultimo anno, 12.800 funzionari e 1.155 bambini. • Gli istituti di pena polacchi sono156, di cui 96 costruiti prima della Prima Guerra Mondiale, e 36 dopo la Seconda. Attualmente a disposizione vi sono 70 case circondariali, 86 centri di detenzione, 32 istituti di semi-libertà e due istituti per madri detenute ed i loro bambini. Una differenziazione che permette di identificare e dividere i condannati in funzione dei reati commessi.
Condizioni di vita dei detenuti • Il sistema penitenziario è stato capace di ricalcare i più moderni esperimenti carcerari e abbandonare i retaggi del passato. Questo per merito dell’adozione di nuove politiche di gestione del sistema penitenziario, ma anche per la modernizzazione dei sistemi di formazione del personale lavorativo. • Il servizio medico all’interno dei penitenziari ha compiuto passi da gigante, incrementando le specializzazioni e l’efficacia delle cure. Controllo sanitario, promozione della salute, tecniche di profilassi e rilascio dei certificati sono i compiti principali che il servizio svolge quotidianamente. • Sono previsti degli agglomerati terapeutici per i detenuti affetti da turbe psichiche, alcoolisti e dipendenti da droghe.
Il sistema carcerario RussoDati • «Come nei gulag, dove veniva imposto a tutti di dimenticare chi vi era rinchiuso, perché era prima di tutto un nemico del popolo ed andava eliminato anche dai ricordi. Oggi una persona che finisce nel circuito carcerario viene ancora considerata morta, e non ha nessuna possibilità di reinserirsi.» • Oggi la Russia divide con gli Stati Uniti il record del più alto tasso di carcerizzazione, dopo aver detenuto per anni questo primato. • Fino a tre-quattro anni fa la maggior parte di detenuti era in carcere per piccoli furti, ma grazie ad una recente politica di depenalizzazione dei reati sono state ridotte le pene per i crimini meno gravi. • Con la caduta del sistema comunista e la liberalizzazione del mercato, quel meccanismo che garantiva a tutti un minimo di sostentamento all’improvviso non c’era più. A quel punto moltissime persone, che non erano dei criminali, ma non riuscivano a sopravvivere, si sono date all’illegalità.
Il sistema processuale è rigido, il tempo medio di permanenza dei detenuti in carcere è di sette anni. • Il sistema giudiziario è complesso, si può attendere il giudizio per sei mesi o più. • Ci sono due sistemi: uno dipende dal Ministero degli Interni, l’altro dal Ministero della Giustizia. Dal 1998 è stata avviata una riforma con la finalità di separare le competenze di Ministero degli Interni e Ministero della Giustizia. Da quel momento la situazione ha iniziato a migliorare. • Dei 700.000 detenuti, 50.000 sono donne, e 25.000 sono minorenni dai 14 ai 18 anni. Dei questi minori 1.500 sono femmine. • In Russia ci sono 65 istituti minorili, dei quali tre sono femminili. Il 30% dei minori è detenuto per reati lievi, il 70% per reati gravi. Si tratta di ragazzi affidati, nella maggioranza dei casi, ad istituti più simili a lager che ad orfanotrofi.
Condizioni di vita dei detenuti • Nelle carceri russe avvengono pestaggi continui, e spesso non viene neanche garantito un letto dove dormire. Praticamente le persone si trovano in condizioni disumane e senza nessun controllo. • Le persone passano per il carcere appena vengono arrestate, in attesa della valutazione da parte di un organo appropriato. • Non esistono edifici con le celle come in Europa, ci sono luoghi simili a campi di concentramento, veri e propri lager lontani dalle città , dove generalmente si svolgono dure attività lavorative. Queste colonie si dividono in quattro tipi: il regime comune, il regime duro, il regime particolarmente duro, e un sistema di galera con persone condannate all’ergastolo chiuse in cella. Quest’ultimo sistema è riservato alle persone considerate pericolose, come terroristi o assassini.
Per le persone afflitte da malattie mentali esistono ospedali psichiatrici, dove al tempo del regime sovietico venivano rinchiusi i dissidenti. • Le persone giudicate «non in grado di intendere e di volere» vengono portate in strutture che dipendono dal Ministero della Sanità. • Dopo aver scontato due terzi della pena, il detenuto può chiedere che il suo caso venga riesaminato e il tribunale potrebbe concedergli una «scarcerazione anticipata». In questo nuovo giudizio viene preso in considerazione il comportamento del detenuto durante la permanenza in carcere. Fare la spia può permettere ad un detenuto di ottenere questo «privilegio», e dunque è un veicolo per arrivare alla scarcerazione prima del fine pena. • Il lavoro è obbligatorio, se ti rifiuti non puoi aspirare alla scarcerazione anticipata. È diminuito dopo la caduta del regime, ma molte donne, ad esempio, sono costrette a produrre divise per l’esercito. • L’unica cosa che c’è dappertutto è la scuola, e se non hai la licenza media sei obbligato a frequentarla.
È molto forte la politica di esclusione per chi ha commesso un reato. Una persona che finisce nel circuito carcerario è considerata morta, e non ha possibilità di reinserirsi. • La maggior parte delle donne, durante la carcerazione, perde completamente l’identità femminile. • Bisogna avviare azioni di mediazione quando nascono conflitti tra detenuti ed agenti, e ciò viene risolto in genere con misure disciplinari. Sono stati organizzati corsi per agenti e detenuti insieme, e ciò ha portato ad una reciproca accettazione dei punti di vista dell’altro. • Nelle carceri sono permessi gli incontri intimi dei detenuti con i loro cari, ogni tre mesi le famiglie hanno il diritto di ritrovarsi e stare assieme senza il controllo visivo degli agenti.
Possibili soluzioni • L’idea è quella di attuare una riforma che porterà ad un carcere più simile a quello europeo, cioè con celle di tre o quattro persone, solo che per arrivare a questo si dovrà trovare il sistema di ridurre la popolazione detenuta di dieci volte rispetto a quella attuale.
La pena di morte in Italia • 1889, Codice penale Zanardelli abolisce la pena di morte. • 1930, Codice penale Rocco reintroduce la pena di morte per i reati gravi e i dissidenti politici. • 1948, i Padri Costituenti sanciscono l’abolizione della pena di morte, art. 27,c.4.
La pena di morte negli Stati Uniti d’America • Gli USA sono attualmente uno dei 76 stati del mondo in cui viene applicata la pena capitale. I crimini puniti con tale pena sono: alto tradimento, omicidio plurimo e aggravato, spionaggio, favoreggiamento di terrorismo, ecc. In alcuni stati la pena di morte è applicabile anche per reati come l’omicidio premeditato, il traffico di droga, l’omicidio a seguito di stupro o tortura della vittima, l’omicidio di minorenni. • Dagli anni ‘70 in poi, politici e cittadini si sono dichiarati consenzienti all’applicazione di tale pena, anche a causa dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, nel 1963, a seguito del quale le forze dell’ordine e il sistema giuridico americano furono giudicati inefficienti. • La pena di morte fu importata in America dagli inglesi: le colonie nel New England la prevedevano per crimini ritenuti intollerabili, come omicidio, adulterio, sodomia, stregoneria ed alto tradimento. All’epoca il metodo esecutivo più utilizzato era l’impiccagione in piazza. • Dal 1994 al 1999 si è registrato in America il maggior numero di esecuzioni. • A partire dal 2004 il numero dei reati punibili è stato limitato ai crimini più gravi. La Corte Suprema, dopo aver mutato varie volte le sue decisioni nel corso degli anni, ha dichiarato la pena di morte costituzionale, ma solo tramite triplica iniezione letale. Altra tappa importante è stata l’abolizione della pena di morte nei confronti di malati di mente o ritardati.
In alcuni stati dove la pena capitale è in vigore, al condannato viene concesso di scegliere il metodo di esecuzione che preferisce, nello Utah può essere applicata la condanna tramite fucilazione. • I metodi utilizzati per applicare la pena capitale sono: sedia elettrica (introdotta nel 1889 in sostituzione alla forca), camera a gas (introdotta nel 1930), iniezione letale, fucilazione e impiccagione. • Nel corso della storia degli Stati Uniti sono state eseguite 677 esecuzioni tramite iniezione letale, 150 tramite sedia elettrica, 11 tramite camera a gas, 3 per impiccagione e 2 per fucilazione. • Bisogna ricordare che la vera tortura subita dal condannato è data dall’attesa della morte, che spesso dura anni. Non va dimenticata, inoltre, la sofferenza morale provocata dalle varie pratiche che precedono l’esecuzione. • Tra il 2004 ed il 2005 le esecuzioni sono state circa 160; lo Stato con il più elevato numero di esecuzioni è, attualmente, il Texas.
Gli Stati americani che attualmente non prevedono la pena capitale sono: Alaska, Hawaii, Lowa, Maine, Massachusetts, Michigan, Minnesota, Dakota del Nord, New York, Connecticut, Island, Vermont, Virginia Occidentale, Wisconsin, Maryland, New Jersey, Illinois, Nuovo Messico. • Gli stati del New Hampshire, Kansas, Oregon, Arkansas e Kentucky non applicano la pena di morte da alcuni anni, se non in casi eccezionali. • Il 6 novembre 2012 la California ha votato per abolire la pena di morte, ma il 52 % della popolazione ha votato per mantenerla in vigore. • Gli Stati che hanno abolito la pena di morte sono diciotto, e cinque sono quelli che l’hanno bloccata temporaneamente. Sono invece ventisette gli Stati che la utilizzano. • Sebbene coloro che si oppongono alla pena di morte siano in minoranza rispetto a coloro che la appoggiano, esistono vari aspetti che possono far comprendere la negatività di questa condanna.
La pena di morte è sbagliata perché: viola il diritto alla vita; non vi sono motivi validi che permettano trattamenti crudeli e disumani; nessuno studio ha mai dimostrato che la pena di morte sia più efficace rispetto ad altre; rispecchia una cultura violenta, non una soluzione, un’esecuzione non ridà la vita alla vittima, né cancella la sofferenza provata dalla sua famiglia, ma ha effetto su coloro che sono vicini al condannato a morte; si corre il rischio di mettere a morte una persona innocente; viene negata la possibilità di riabilitazione. • Svariate persone ritengono la pena di morte una soluzione adeguata nei casi in cui il condannato sia recidivo nei confronti della legge e compia stragi e omicidi di massa, oppure l’omicidio sia commesso per futili motivi o a danno di minori. • Esiste il «Victim’s Rights Movement», movimento che tutela i diritti dei parenti delle vittime degli omicidi, e che partecipa attivamente al processo dell’assassino.
Le riflessioni di Beccaria, nel saggio "Dei delitti e delle pene”portarono i padri fondatori della Repubblica degli Stati Uniti d’America ad imporre molte limitazioni alla pena capitale. Beccaria influenzò molti uomini, tra cui Thomas Jefferson che, quando fu eletto presidente, iniziò a ridurre il campo di reati che venivano puniti con la pena capitale, diminuendola di molto, soprattutto nel Michigan, primo stato negli USA ad abolirla del tutto. • Secondo accurate ricerche la maggioranza dei condannati a morte negli Stati Uniti sono persone povere e appartengono a fasce di popolazione considerate dall'opinione pubblica più pericolose (afro-americani, latino-americani, immigrati).
Il New York Times ha pubblicato diversi articoli che riguardano i problemi degli studi legali che, per mancanza di fondi, non possono garantire una difesa d'ufficio a tutti i condannati a morte. • Comunemente si pensa che con la pena di morte i costi siano minori rispetto alla detenzione a vita di un detenuto, ma ciò non rispecchia la realtà. Infatti al termine di un processo capitale abbiamo un condannato che è già costato alla stato almeno cinque milioni di dollari. Nel 2003 una Commissione governativa dello stato dell'Indiana ha concluso che la pena di morte costa ai cittadini un terzo in più del prezzo dell'ergastolo. • Le prospettive future non sono facilmente prevedibili, ma si ha la speranza che la pena di morte possa essere abolita in tutti gli stati americani, e in tutto il mondo. È infatti chiaro che essa priva l’uomo dei suoi diritti fondamentali, e costituisce inoltre un inutile dispendio di denaro e tempo.
Con la Risoluzione 18 dicembre 2007 l’ONU: • a) esprime la sua profonda preoccupazione per il sussistere dell'applicazione della pena di morte; • b) esorta gli stati che mantengono la pena di morte a restringere progressivamente le esecuzioni e ridurre il numero dei reati per i quali la pena di morte può essere imposta; • c) esorta gli stati che hanno abolito la pena di morte a non reintrodurla.