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L'Avidità nel mito, nella favola e nell'epica. Martina Centemeri Stefania Carcano Annalaura Spinelli. La parola viene da un termine greco che significa "racconto", ma non si tratta di un racconto qualunque.
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L'Avidità nel mito, nella favola e nell'epica • Martina Centemeri • Stefania Carcano • Annalaura Spinelli
La parola viene da un termine greco che significa "racconto", ma non si tratta di un racconto qualunque. Il mito infatti è una storia che ha come scopo quello di spiegare i misteri del mondo, le sue origini, i suoi valori, il suo senso, di definire le relazioni tra gli dei e gli uomini. In altre parole, è un tentativo di dare risposte ai quesiti fondamentali che l’uomo si è posto e continua a porsi Anche quando il racconto appare poco verosimile, ha un significato profondo, perché esprime la rappresentazione che una società fa di se stessa e della sua collocazione nell’universo. Cos’è un mito?
Secondo la versione narrata da Ovidio nelle Metamorfosi, un giorno Dioniso aveva perso di vista il suo vecchio maestro e patrigno, Sileno. Il vecchio satiro si era attardato a bere vino e si era perso ubriaco nei boschi, finché non fu ritrovato da un paio di contadini frigi, che lo portarono dal loro re, Mida (secondo un'altra versione, Sileno andò a finire direttamente nel giardino di rose del re). Mida riconobbe Sileno e lo trattò affabilmente, ospitandolo nella sua reggia per dieci giorni e notti, mentre il satiro intratteneva il re ed i suoi amici con racconti e canzoni. L'undicesimo giorno, Mida riportò Sileno in Lidia da Dioniso, il quale, felice di aver ritrovato il suo anziano tutore, offrì al re qualsiasi dono desiderasse. Mida, allora, gli chiese il potere di trasformare in oro tutto ciò che toccava. Il re si accorse presto però che in tal modo non poteva neppure sfamarsi, in quanto tutti i cibi che toccava diventavano istantaneamente d'oro. Rendendosi conto che la sua cupidigia di denaro lo avrebbe portato alla morte, implorò Dioniso di togliergli tale potere. Il dio, impietosito dal pentimento del re, esaudì la richiesta. Mida fu successivamente punito da Apollo in quanto non lo aveva nominato vincitore in una gara musicale con Marsia, con un paio di orecchie d'asino. Solo il barbiere del re era a conoscenza della cosa, ma il re gli intimò di non raccontare a nessuno la sua deformità, pena la morte. Costui tuttavia, non riuscendo a mantenere il segreto, andò a confessarlo in una buca presso uno stagno. In seguito su tale terreno nacquero delle canne e si dice che col vento sussurrassero: Re Mida ha le orecchie d'asino!. Il mito di Re Mida
Favola morale, la storia di re Mida fu scritta con l'intenzione chiara di mettere in guardia contro i pericoli dell'oro che potevano portare anche alla morte. Mida trasforma sua figlia in oro La morale
Nella vigilia di Natale del 1843, mentre tutta l'Inghilterra vittoriana è nello spirito allegro del Natale, Ebenezer Scrooge (Paperon de' Paperoni) pensa solo al denaro che ha guadagnato e a farne di più (a quanto pare, fa pagare alle persone l'80% di interesse, composto giornalmente). Mentre i pensieri egoisti di Scrooge frullano nella sua testa, Bob Cratchit (Topolino), esausto e sottopagato (la miseria di due scellini e mezzo penny al giorno), continua a lavorare a lungo e duramente per lui. Cratchit chiede a malincuore una "mezza giornata" libera per il Natale, per la quale Scrooge gli risponde che non verrà pagato. Fred (Paperino), l'allegro nipote di Scrooge, invita l'irascibile zio alla cena di Natale - tacchino ripieno di castagne, dolce di frutta con salsa di limone, frutta candita e dolcetti allo zenzero. Scrooge rifiuta, affermando di non poter mangiare quella roba. Quando i collettori Topus e Talpino, insieme ai mendicanti delle strade, gli chiedono gentilmente una semplice donazione, Scrooge risponde ai due che, se lo fa, i poveri non saranno più poveri, e così loro (i collettori) resteranno senza lavoro. Conclude dicendo "non chiedetemi di farvi perdere il lavoro, non alla vigilia di Natale". Più tardi, Scrooge viene visitato dal fantasma di Jacob Marley (Pippo), l'avido socio di Scrooge morto sette anni prima. A causa della sua crudeltà nella vita, egli è destinato a portare delle pesanti catene per l'eternità. Avverte Scrooge che un destino simile accadrà a lui a meno che non cambi, e che sarà visitato da tre spiriti. Poi Marley se ne va, cadendo giù per le scale dopo aver evitato di inciampare nuovamente sul bastone di Scrooge. Il primo spirito, lo Spirito del Natale Passato (Grillo Parlante), mostra a Scrooge il suo passato. La sua ossessione per il denaro lo aveva portato a spezzare il cuore della sua fidanzata Isabelle (Paperina), precludendole l'ipoteca sul cottage per la luna di miele. Il canto di Natale Disney
Il secondo spirito, lo Spirito del Natale Presente (Willie il gigante), arriva e mostra a Scrooge la povera famiglia dei Cratchit, che conservano ancora un atteggiamento di festa nella loro casa nonostante le loro difficoltà. Il giovane figlio di Bob, il piccolo Tim, si rivela essere malato, e Willie predice una tragedia se la vita sventurata della famiglia non cambierà. Tuttavia, proprio quando Scrooge è disperato di conoscere il destino di Tim, lo Spirito del Natale Presente e la casa scompare. Il terzo e ultimo spirito, lo Spirito del Natale Futuro (una figura incappucciata che si rivela essere Gambadilegno), porta Scrooge nel futuro in un cimitero. Quando vede Bob in lutto per la morte del piccolo Tim, Scrooge è sconvolto e chiede se questo futuro può essere cambiato. Due becchini (donnole da Le avventure di Ichabod e Mr. Toad) sono divertiti dal fatto che nessuno abbia partecipato al funerale di Scrooge mentre scavano la sua tomba. Dopo che le donnole se ne sono andate per una pausa, il fantasma rivela la tomba di Scrooge accendendo un fiammifero. Il fantasma lo spinge nella sua tomba chiamandolo "l'uomo più ricco di tutto il cimitero". Nonostante giuri di cambiare, Scrooge cade in una bara vuota che si spalanca verso l'inferno. Tuttavia, Scrooge si risveglia improvvisamente il giorno di Natale. Essendogli stata data un'altra possibilità, si mette la giacca sopra la camicia da notte, prende il suo bastone e il cappello a cilindro, e va a visitare i Cratchit, donando allegramente una generosa quantità di denaro lungo la strada (di cui 100 sovrane d'oro a Topus e Talpino, i collettori di beneficenza del giorno prima) e dicendo a Fred che verrà alla cena. Poi cerca di giocare uno scherzo a Bob, trascinando in casa un grosso sacco presumibilmente pieno di biancheria e annunciando burbero che ci saranno degli straordinari in futuro. Ma per la gioia dei Cratchit, il sacco è invece pieno di giocattoli e di un grande tacchino per la cena. Scrooge dà a Bob un aumento e lo fa suo socio nel suo ufficio contabile, e il piccolo Tim proclama "Dio ci benedica, tutti quanti!".
La storia nel suo complesso cerca di esprimere la vera anima del giorno di Natale,un giorno dove il denaro conta meno di niente,e l'unico presupposto per trascorrere una festa felice e' la compagnia dei parenti e degli amici... I Fantasmi mostrano a Scrooge la retta via e la provenienza del suo odio naturale per le feste e gli sprechi di tempo,facendo osservare al vecchio avaro i suoi natali passati,i Balli,e La Donna perduta che sarebbe potuta diventare l'amore della sua vita. Certo e' un opera che insegna molte cose ma mette anche una certa malinconia per il destino perduto di Scroodge,e per il rimpianto della vita che avrebbe potuto avere se non fosse stato per la sua intransigenza e avidità. La morale
L’ AVIDITA’ DI AGAMENNONE: chi è Agamennone? Agamennone, re di Argo e Micene e fratello di Menealo, era il capo della spedizione degli Achei contro Troia.La flotta greca, tuttavia, pur pronta alla partenza, era trattenuta in Aulide dai venti contrari. Affinchè la flotta potesse finalmente prendere il largo, l'indovino Calcante suggerì ad Agamennone di sacrificare a Diana ciò che di più bello fosse nato durante l'anno.Nacque in quell'anno una figlia ad Agamennone, Ifigenia, ed era senza alcun dubbio la creatura più bella. I venti si fecero favorevoli alla partenza della flotta greca ed Agamennone fu costretto a sacrificare la figlia. Sposò la principessa spartana Clitennestra dalla quale ebbe quattro figli, rispettivamente tre femmine e un maschio. La moglie non gli perdonò mai di averle ucciso sia il precedente marito che il di lui figlioletto e di aver sacrificato la loro figlia Ifigenia per ottenere il vento propizio per salpare verso Troia. Durante l'assenza del marito la vendicativa Clitennestra diventò l'amante di Egisto. Quando Agamennone ritornò vittorioso con Cassandra, ricevuta in premio come bottino di guerra, venne ucciso e poi mutilato da Egisto. La tragica fine dell'eroe fu poi vendicata dal figlio Oreste che, a sua volta, uccise la madre e l'amante. Le cruente vicende della famiglia dell'eroe greco dettero origine all'Orestea di Eschilo, l'unica trilogia che ci sia pervenuta per intero, comprendente le tragedie: Agamennone, Le Coefore e Le Eumenidi. Riferimento nell’epica
La lite tra Agamennone e Achille Crise, sacerdote d’Apollo, giunge con preziosi doni all’accampamento greco per riscattare la figlia Criseide, che era stata catturata ed è ora schiava d’Agamennone. Quando l’Atride scaccia Crise rifiutando il riscatto, il vecchio sacerdote invoca la vendetta d’Apollo che giunge immediata: sull’accampamento greco piovono le frecce avvelenate del dio ed è una strage d’uomini e animali.Achille convoca i Greci in assemblea: in quella sede, l’indovino Calcante rivela le ragioni della peste mortale che ha colpito il campo greco e sollecita la restituzione di Criseide al padre, senza riscatto, e un sacrificio espiatorio. Agamennone, seppure furente, è disposto a restituire Criseide, ma esige per sé in cambio un’altra ricompensa, perché non accada che egli solo, tra i Greci, rimanga senza la sua parte di bottino. Achille replica che ciò è impossibile: tutto il bottino è già stato diviso, né si può togliere agli altri per dare ad Agamennone; egli avrà la sua ricompensa, moltiplicata, quando sarà presa e saccheggiata. Scoppia tra i due una lite furibonda: si scambiano ingiurie; solo l’intervento d’Atena impedisce che Achille uccida Agamennone. Nestore, il re di Pilo, tenta invano di placare la discordia. Agamennone ha già annunciato che, restituita Criseide, toglierà ad Achille la sua schiava Briseide; Achille si ritira nella sua tenda. Lascerà, senza intervenire, che Ettore e i Troiani massacrino gli Achei.Agamennone affida ad Ulisse il compito di riportare Criseide al padre e invia due araldi alla tenda d’Achille per prendere Briseide. Achille ordina all’amico Patroclo di consegnare la schiava diletta e poi piange, iroso e sconsolato. Accorre dal mare la madre Teti, per confortarlo, e gli promette che chiederà a Zeus vendetta per lui.Intanto Crise, a cui Ulisse ha restituito Criseide, prega Apollo di far cessare la pestilenza. Dopo aver sacrificato agli dei e dopo un abbondante banchetto, Ulisse riparte per il campo, dal quale Achille si terrà ostinatamente lontano.
àvido agg. [dal lat. avĭdus, der. di avere «bramare»]. – Che ha smodato desiderio d’una cosa (in genere, di beni e piaceri materiali), ingordo: a. di cibo, di guadagno,di ricchezze, di piaceri; a. di preda, di rapina, di conquista, di sangue, di vendetta; anche in senso positivo: a. di gloria, di sapere, di conoscere. Per estens., che dimostra o è mosso da avidità: ascoltare con a. curiosità; guardare con occhi a.;Vèr lo balcone al buio protendea L’orecchio a. (Leopardi). In questo caso Agamennone rappresenta l’avido, che desidera a tutti i costi Criseide. Chi è un AVIDO?