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Dal testo letterario alla traduzione iconografica. Il ratto di Proserpina. Protagonisti: Cerere: sorella di Giove (Zeus), dea dell’agricoltura Proserpina: figlia di Cerere Cupido: dio dell’amore Venere: dea della bellezza Plutone: fratello di Zeus, dio degli Inferi
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Dal testo letterario alla traduzione iconografica
Protagonisti: Cerere: sorella di Giove (Zeus), dea dell’agricoltura Proserpina: figlia di Cerere Cupido: dio dell’amore Venere: dea della bellezza Plutone: fratello di Zeus, dio degli Inferi Giove (Zeus): padre di tutti gli dei Ninfe: fanciulle abitanti dei luoghi naturali
Demetra, Cerere, è il grande simbolo della terra coltivata; Accoglie nel suo grembo nello stesso tempo le sementi, simbolo di vita, ed i morti; Ad essa è collegata la nascita delle stagioni, con il risveglio e la successiva apparente morte della natura. Questo ciclo delle stagioni è stato interpretato fantasiosamente con il mito del “Ratto di Proserpina,” tratto dalle “Metamorfosi” di Ovidio
dal nome Cerere deriva la parola cereale, ossia pianta dedicata a Cerere. La dea viene sempre rappresentata con una ghirlanda di spighe di grano sul capo
Plutone, re degli Inferi, erauscito dal regno delle tenebre e, su un cocchio aggiogato a neri cavalli, percorreva la Sicilia per saggiarne le fondamenta. Rassicurato che nessun luogo vacillava si tranquillizzò; Stava ritornando alla sua dimora, quando fu visto da Venere;
la dea convinse suo figlio Cupido a scagliare una delle sue frecce su di lui. Proserpina, figlia di Cerere, in quel momento, si divertiva a cogliere viole e candidi gigli in un bosco.
Quando Plutone la vide,
Atterrita la dea invocava La madre e le compagne Con voce accorata
Il rapitore slanciò il cocchio, incitando i cavalli, chiamandoli per nome, agitando sul loro collo e sulle criniere le briglie dal fosco colore della ruggine. Dal mare emerse la ninfa Ciane fino alla vita, riconobbe la dea e disse: ”non andrete lontano. Genero di Cerere non puoi essere, se lei non acconsente: chiederla tu dovevi, non rapirla”. Così disse e allargando le braccia cercò di fermarli.
Il figlio di Saturno non trattenne più la sua rabbia: aizzando i terribili cavalli, brandisce con tutto il vigore del braccio lo scettro regale e l’immerge nella profondità dei gorghi: a quel colpo un varco sino al Tartaro si aprì nella terra e il cocchio sprofondò nella voragine scomparendo alla vista
Cerere, angosciata, in ogni terra, in ogni mare cercava la figlia. Accese due torce di pino alle fiamme dell’Etna, vagò senza requie, tenendone una in ogni mano, nel gelo della notte; E ancora, quando la luce del sole rese pallide le stelle, cercava la figlia da ponente a levante.
Quando trovò la cintura della figlia a pelo dell’acqua, la dea intuì che era stata rapita e fu colta dalla disperazione. Maledisse la terra, particolarmente la Sicilia e lì, con mano spietata, spezzò gli aratri, avvelenò le sementi, guastò tutti i raccolti. La ninfa amata da Alfeo le disse che la terra non aveva colpa e che lei, scorrendo nei profondi abissi, aveva visto Proserpina. Triste sì e con l’aria ancora un po’ spaventata, ma regina, suprema entità di quel mondo tenebroso, consorte incontrastata del re dell’Averno
A quella rivelazione la madre rimase di sasso e si slanciò poi col cocchio verso gli spazi del cielo. Chiese l’intervento di Giove: egli le disse che in fondo era successo tutto per amore e lui non si sarebbe vergognato di un tale genero. Però, per accontentare la sorella, le disse che Proserpina sarebbe tornata sulla terra, ma a condizione di non aver laggiù toccato cibo. Poiché, però, ella aveva colto e mangiato una melagrana
Giove, arbitro tra il fratello e la sorella in lacrime, divise il corso dell’anno in due parti uguali: ora la dea, divinità comune ai regni di cielo eAverno, vive sei mesi con la madre e sei con il marito. Ora ha la fronte lieta, come il sole che, prima coperto da nubi di pioggia, fra squarci di nubi si affaccia. Il ritorno di Proserpina sulla terra coincide con il risveglio della natura e la sua dipartita per tornare nell’Ade, con l’entrata dell’inverno
Gian Lorenzo Bernini, Il ratto di Proserpina 1621-1622 Roma, Galleria Borghese
Cerbero, il cane a tre teste, guardiano degli Inferi
Attenzione, Proserpina è tornata sulla terra