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Stime ufficiali sulla povertà relativa - Metodo Ispl (Istat). Sono considerate povere l e famiglie di due componenti che spendono mensilmente meno della spesa media mensile pro-capite ( 992,46 € nel 2010). Calcolo della povertà relativa.
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Stime ufficiali sulla povertà relativa - Metodo Ispl (Istat) Sono considerate poverele famiglie di due componentiche spendono mensilmentemeno della spesa media mensile pro-capite(992,46 € nel 2010)
Calcolo della povertà relativa ----------------------------------------------------------------------------- + 20%: QUASI POVERE Linea di povertà (992,46 € ) - 20% = APPENA POVERE ----------------------------------------------------------------------------- FAMIGLIE SICURAMENTE POVERE
le famiglie che si trovano in condizioni di povertà relativa sono stimate in 2 milioni 734 mila e rappresentano l’11%delle famiglie residenti; nel complesso sono 8 milioni 272mila gli individui poveri, il 13,8% dell’intera popolazione.
La povertà assoluta “Spesa mensile minima necessaria per acquisire il paniere di beni e servizi che, nel contesto italiano e per una determinata famiglia, è considerato essenziale a uno standard di vita minimamente accettabile” 2010: 4,6% famiglie assolutamente povere 2009: 4,7%
“Parecchie strade tutte simili fra loro e molte altre, ancora più simili l’una all’altra, abitate da gente ugualmente simile, che va e viene alla stessa ora, facendo lo stesso rumore sul selciato, per fare il medesimo lavoro, e per la quale i giorni scorrono simili, e domani è uguale a ieri, e ogni anno è l’esatta copia del precedente e del prossimo”. Vita dei lavoratori della città di Coketown (Charles Dickens, Tempi difficili, 1854)
Non esiste più la “povertà” ma i poveri: è difficile estrapolare modelli e percorsi generali: carriere di povertà veloci, complesse, multidimensionali • Povertà a “banda larga” • Il raggio di azione della povertà si sta progressivamente allargando, e coinvolge un numero crescente di persone e famiglie tradizionalmente estranee al fenomeno: • forte aumento dell’afflusso di cittadini italiani ai servizi Caritas • numero crescente di persone in possesso di elevati titoli di studio, con buone capacità professionali.
Povertà oscillanti e famiglie dell’elastico corto Si tratta di nuclei familiari che, anche nella fasi di vita più favorevoli, possono contare su un reddito che non si posiziona molto al di sopra della soglia di povertà. Per le nuove famiglie povere, la povertà non è sempre cronica, ma rappresenta una situazione episodica del proprio percorso biografico.
La povertà è spesso legata a modelli di consumo non corrispondenti al livello di reddito Gioco d'azzardo Indebitamento Carte revolving Risparmio negativo Rateizzazioni
Nuova vulnerabilità diffusa e persistenza di una povertà “da sistema”: crisi economica precariato Povertà di welfare
I dati dei Centri di Ascolto Caritas Luogo di rilevazione: Centri di Ascolto (diocesani, zonali, parrocchiali, specifici) Totale Italia: circa 3.000
Principali problemi presso i CdA Caritas (2010): • povertà economica (70,4%) • occupazione (63,1%) • alloggio (23,9%) • problemi familiari (12,1%) • problemi di salute (9,2%) • problemi di istruzione (7,4%) • problemi legati alla migrazione (6,7%)
La grande maggioranza degli utenti Caritas appare costituita da stranieri (66,4%), mentre gli italiani sono il 33,6%. Nelle regioni del Centro-Nord prevalgono gli stranieri (73,7%), mentre nel Mezzogiorno prevalgono gli italiani (62,2%).
Segnali dai CdA del territorio (2007-2010): aumento delle persone che chiedono aiuto alla Caritas Si registra un aumentomedio del 19,8% del numero di persone che si rivolgono alla Caritas per chiedere aiuto. L’aumento più elevato si registra nel Sud Italia: +69,3% aumento degli italiani che chiedono aiuto alla Caritas Cresce del 42,5% la presenza di italiani, ma una gran parte di povertà italiana rimane sommersa
crescono del 14% i nuovi poveri (vivono in famiglia, hanno una dimora stabile, hanno un lavoro) Nel Mezzogiorno l’aumento dei nuovi poveri è stato del 74% Forte aumento delle richieste di sussidi economici (+80,8%) e di consulenze professionali (+46,1%). Diminuiscono le richieste di lavoro (-8,5%)
Erogazione di sussidi economici: +70% Coinvolgimento di soggetti terzi: +90%, (segnale di una crescente complessità delle situazioni di povertà) Erogazione di beni primari: + 40,8%
Segnali dal territorio: la nuova povertà degli immigrati Povertà di ritorno: in Toscana, il 20% degli utenti si rivolge di nuovo alla Caritas 6 anni dopo l’ultimo ascolto; • Perdita del lavoro/Ritorno in patria: a Venezia, in meno di un anno, circa il 10% delle badanti presenti sul territorio della diocesi (quattromila donne, in gran parte dell’est europeo), sono tornate al loro paese; • Alcuni immigrati in difficoltà non si rivolgono più alla Caritas: paura di essere denunciati e rispediti in patria
Una nuova povertà giovanile alla Caritas • il 20% delle persone che si rivolgono ai Centri di ascolto in Italia ha meno di 35 anni. • In soli cinque anni, dal 2005 al 2010, il numero di giovani assistiti è aumentato del 59,6%. • Il 76,1% dei giovani che chiedono aiuto ai Centri di ascolto, non studia e non lavora • nel 2005, i giovani nella stessa condizione erano risultati pari al 70% del totale
Altri segnali di impoverimento • Precarietà e lavoro nero: fenomeno crescente, poche risposte • La grave marginalità e il persistere del bisogno materiale • Una nuova emergenza abitativa • La “nuova” povertà degli stranieri • Una difficile presa in carico istituzionale