1 / 31

Il “fatto storico”

Il “fatto storico”. Laboratorio di storia. SISSIS VI ciclo II semestre (A-L) Prof. Vitellaro. Il feticismo del documento e il culto del fatto.

gent
Download Presentation

Il “fatto storico”

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. Il “fatto storico” Laboratorio di storia SISSIS VI ciclo II semestre (A-L) Prof. Vitellaro

  2. Il feticismo del documento e il culto del fatto • La storia tradizionale riversa la quasi totalità della sua energia creativa sull'analisi dei documenti, in particolare le fonti scritte. Compito di questa storia è quello di raccogliere per ogni epoca tutti i documenti di questo genere, sottoporli a una critica rigorosa per accertarne l'autenticità e l'attendibilità e provvedere poi a estrarre da essi l'oggetto specifico della ricerca: i fatti storici. • Il compito dello storico vedeva il suo compito esaurito allorché era giunto all'accertamento di un avvenimento.

  3. Niente documenti, niente storia • Il celebre manuale di ricerca storica scritto da Langlois nel 1898 iniziava con queste parole: “La storia si fa con i documenti... Niente documenti, niente storia”. • Da ciò si deduce che lo storico veramente obiettivo e scrupoloso non deve aggiungere niente di suo a quanto ha ricavato dal documento: ciò che è legittimo chiedere alla scienza storica è soltanto se il fatto è avvenuto o no, se è vero o no quanto certi documenti dichiarano.

  4. L’accuratezza è un dovere, non una virtù Sono passati più di cento anni… • Accertare la verità del “fatto storico” è una condizione del lavoro storico, non già la sua funzione essenziale. Per problemi di accuratezza lo storico può ricorrere a “scienze ausiliarie” della storia: archeologia, epigrafia, numismatica, ecc. • Lo storico non è obbligato a possedere le capacità specifiche relative alle scienze ausiliarie. • Questi “fatti” costituiscono la materia prima dello storico e non la storia vera e propria.

  5. Che cos’è un “fatto storico”? • La nozione di fatto è cosa elastica e ambigua che può accogliere sotto di sé tanto l’affissione delle tesi di Lutero quanto l’intera Riforma, tanto la strage di arabi nel tempio di re Salomone che la prima Crociata. • Si potrebbe ipotizzare che il fatto storico si distingue dagli altri fatti perché conduce a una modificazione profonda del corso degli avvenimenti. • Ma un avvenimento cambia il corso della storia? La presa della Bastiglia causò la Rivoluzione Francese?

  6. La pallida luce degli avvenimenti • “Conservo il ricordo d’esser stato avvolto, una notte, presso Bahia, da un fuoco d’artificio di lucciole fosforescenti; le loro pallide luci esplodevano, si spegnevano, brillavano di nuovo, senza squarciar la notte con un vero chiarore. Così gli avvenimenti: al di là del loro bagliore, l’oscurità resta vittoriosa”. Braudel

  7. Oltre l’apparenza • Il lavoro dello storico dovrebbe consistere nell’andare oltre l’apparenza degli avvenimenti e individuare le grandi correnti sottostanti, spesso indecifrabili, il cui senso si rivela solo se si abbracciano grandi periodi di tempo. Gli avvenimenti clamorosi sono spesso solo degli istanti, delle manifestazioni momentanee di questi più ampi destini e si spiegano solo sulla loro base. Braudel

  8. Eventi e quadro di riferimento • Gli eventi brevi e nervosi che sono i “fatti storici” diventano significativi solo quando sono inseriti entro una durata più ampia di quella data puntuale ed entro un sistema di relazioni fra variabili sociali molto più complesso di quanto sia la relazione di causa ed effetto.

  9. Esempio • Un bicchiere di cristallo si rompe perché è fragile, ma la fragilità non è la vera causa, bensì solo una condizione; il bicchiere si rompe perché è stato fatto cadere da una mano maldestra. La proprietà di essere fragile era una proprietà “disposizionale”, che si è manifestata insieme all’effetto (la rottura del bicchiere). • Poiché la fragilità del cristallo è considerata condizione invariante, la nostra attenzione si concentra sulle cause. Ma in storia dobbiamo interessarci delle condizioni molto più che della cause, se vogliamo produrre spiegazioni dotate della dimensione della “profondità”, per la ragione essenziale che non tutti i bicchieri di cristallo sono fragili. • Il rapporto causa-effetto diventa allora significativo perché rivela le “condizioni”; la rottura di questo bicchiere ci interessa molto meno del fatto che questo tipo di oggetto ha rivelato una proprietà particolare, la “fragilità”.

  10. Avvenimenti e strutture • Se "storicità" è inteso esclusivamente come predicato dell'avvenimento invece che come relazione strutturale, non riusciremo mai a passare da quei piccoli fatti che costituiscono la vocazione della storia tradizionale a quelle modificazioni strutturali che richiamano soprattutto l'attenzione della storia "scientifica". Se tutto si riduce ad accertare in che modo gli elefanti di Annibale riuscirono a penetrare in Italia, ci sfuggirà per sempre un problema molto più complicato, decisivo e interessante: l'inserimento della società romana fra le grandi civiltà urbano-commerciali del Mediterraneo. • Saper vedere al posto dell'avvenimento quelle cose più complesse che sono le strutture, richiede in particolare l'abbandono della causalità (comunque venga interpretata) come strumento prevalente di spiegazione.

  11. Avvenimenti e strutture • Il fatto storico va inteso come struttura, come una determinata articolazione di rapporti. • Le strutture sociali presentano una stabilità e insieme, una dinamica sulle quali è possibile fare delle affermazioni sensate, correlando in vario modo variabili ecologiche, demografiche, tecnologiche, sociali. • Compito dello storico è quello di costruire e mettere alla prova modelli teorici che, tenendo conto del più ampio numero possibile di variabili rilevanti, gettino luce sui meccanismi interni delle strutture studiate.

  12. Esempio • Ecco un fatto umano del passato debitamente testimoniato da una fonte attendibile, conservata nell’archivio nazionale: un vaso da notte vuotato sul capo di un passante il 16 agosto 1610 a Parigi. • Potrà mai diventare questo piccolo episodio del 1610 un fatto storico? No, se considerato in sé: in questi limiti lo chiameremo un episodio sgradevole e lo coloriremmo con molte qualificazioni, ma il termine storico apparirà fuori luogo. • Eppure, basterà collegare l’episodio con talune variabili sociali rimaste nascoste dietro la ristretta visuale dell’avvenimento perché il fatto di cronaca diventi a pieno titolo fatto storico.

  13. Dall’avvenimento alla costruzione storica Esso avvenne a Saint-Germain-des-Prés, borgo parigino ormai assorbito dall'espansione della capitale; nel 1610 Parigi stava vivendo una delle sue tante crisi di crescita troppo rapida e nel 1636 avrebbe raggiunto i 450.000 abitanti. Ma le abitudini dei parigini non erano ancora le piú adatte a un agglomerato urbano di quelle proporzioni; il concetto di antigienico era ancora lontano dal nascere e anche la piú semplice idea di ripugnanza verso lo sporco stentava a essere accettata. Il risultato è facilmente immaginabile: come tutte le grandi città, Parigi era devastata periodicamente da epidemie di ogni genere. La peste vi infierì nel 1612, dopo l'ultima apparizione del 1608, per farsi poi sentire in forma ancora piú grave nel 1618-19. Tuttavia, il documento è significativo anche perché indica una trasformazione in corso; cioè, oltre che in una prospettiva sincronica, esso va letto anche nella diacronia, nella lunga durata. Se l'episodio del vaso da notte è menzionato in un documento, vuol dire che non passa piú tanto inosservato, che ci si comincia a preoccupare maggiormente delle condizioni sanitarie della città. Infatti, nel corso del XVII secolo le ordinanze sulla pulizia delle strade di Parigi cominceranno a moltiplicarsi; inoltre la città, che alla fine del XVI secolo pratica-mente non aveva un sistema di fognature, nel 1660 ha già un tracciato complessivo di oltre 10 chilometri. La peste ricompare a Parigi ancora nel 1668, ma questa sarà definitivamente l'ultima volta.

  14. Dall’avvenimento alla costruzione storica • Ecco, dunque, che il piccolo fatto si collega a un intrico di fenomeni demografici, urbanistici, medico-sanitari, psicologici, culturali; a sua volta, la data del 1610, inserita in una piú ampia durata — diciamo dal 1590 al 1670 —, indica un processo di trasformazione strutturale complesso a profondo. • Fatto storico in senso proprio non è l'evento singolare il 16 agosto 1610, ma piuttosto ciò che potremmo chiamare la situazione demografico-urbanistica di Parigi "verso il 1610". Ma non basta ancora: la storicità compare in senso ancor piú specifico se mettiamo a fuoco il senso di uno svolgimento, allorché i nostri fattori demografici, sociali e ambientali sono collegati fra di loro in maniera dinamica.

  15. Fatti o strutture? • È probabile che il concetto stesso di fatto storico sia talmente mutato che diventi necessario ricorrere a una diversa espressione per designarlo. Il colpo di stato del 18 Brumaio può essere chiamato senza dubbio "fatto", ma piú difficile è usare la stessa espressione per cose come la mezzadria toscana nel secolo XIX oppure l'immagine della morte nel XV secolo. • È meglio dire "strutture (dinamiche)" che "fatti"? Nulla si oppone a ciò, se non una semplice abitudine linguistica; se "fatto" viene accuratamente distinto da “avvenimento”, il termine consueto può essere usato senza timori.

  16. Conclusione • Analisi delle strutture, inserimento nella lunga durata: è attraverso queste procedure che un evento umano diventa realmente fatto storico.

  17. Classificazione delle fonti (storia tradizionale) • Gli storici tradizionali hanno classificato i documenti storici in due grandi categorie (anche se poi non è facile dire se un certo documento va inserito nell'una o nell'altra): i "monumenti" e i resoconti di un avvenimento. • La distinzione è riformulabile in quest'altro modo: da un lato le fonti intenzionali, dall'altro ciò che non è stato prodotto con la consapevolezza che piú tardi verrà esaminato dai "posteri". • Ma la distinzione che veramente conta per gli storici tradizionali è: il grado maggiore o minore di aderenza all'evento, il rapporto piú o meno stretto con il fatto originario.

  18. Fonti tradizionali e avvenimenti Da questo concetto di fonte consegue che: • è solo sugli avvenimenti che possiamo essere ragguagliati dai nostri testimoni, il cui raggio di osservazione ha tutti i limiti dell'empirismo e della breve durata della vita dell'uomo. Il giornale di bordo di Cristoforo Colombo ci racconta giorno per giorno le vicende del suo primo viaggio attraverso l'Atlantico, ma non può ragionevolmente dirci molto sul fatto-struttura "espansione commerciale dell'Europa nei secoli XV e XVI", per il semplice motivo che tale fatto non è un dato osservabile dalla cabina di comando della Santa Maria nel corso del mese di settembre del 1492.

  19. Miopia del documento tradizionale • Lo storico odierno, se riesce a trovare tutti i dati necessari (demografici, economici, tecnologici, culturali), è molto piú attrezzato di quanto fosse Colombo per capire il significato storico del suo viaggio. • Nessun "contemporaneo" ci può raccontare fatti complessi come la "fine del mondo antico" o la "rivoluzione industriale". Quando sono in gioco mutamenti strutturali e lunghe durate che superano la lunghezza di una generazione, ciò che i contemporanei possono notare è solo il sacco di Roma o l'invenzione del filatoio meccanico.

  20. Conclusione • La storia événementielle va soprattutto alla ricerca di documenti e di fonti narrative; ma le fonti narrative, a loro volta, non potranno produrre altro che storia événementielle, perché l'orizzonte osservativo dei testimoni é di solito concentrato sull'avvenimento breve e sensazionale.

  21. Alternativa Si può sfuggire alle trappole delle testimonianze narrative e dei documenti événementiels, concentrandoci invece su tutto ciò che rivela il funzionamento e le trasformazioni delle strutture sociali La nostra attenzione deve concentrarsi su due aspetti: • L’abbandono della narrazione in favore dell’analisi strutturale, • Una revisione radicale del modo di intendere il rapporto tra passato e presente

  22. Il passato nel presente • La vera dimensione passata della storia si può riconoscere riferendosi alle strutture più durature della società. • Il rapporto vivente tra passato e presente è un rapporto strutturale, lo sviluppo di una struttura oppure il passaggio da una struttura a un’altra nuova e diversa.

  23. Causalità e struttura • Nel rapporto evolutivo-strutturale fra passato e presente ha poco spazio la nozione classica di causalità lineare. • “La spiegazione del più recente mediante il più remoto può soltanto condurre fuori strada”. • “Non si può studiare l’embriologia senza conoscere l’animale sviluppato” Marc Bloch.

  24. È il “dopo” che spiega il “prima” • Quando abbiamo a che fare con la spiegazione della dinamica delle strutture sociali (cioè con la storia), lo stato finale del sistema deve entrare a far parte del processo di transizione del sistema stesso. • Se il sistema A sta diventando il sistema B, non posso parlare correttamente del sistema A senza tener conto di questa sua direzione di movimento.

  25. Storia è unione di processo e struttura COMPITO DELLA STORIA È QUELLO DI SPIEGARE IL FUNZIONAMENTO E LE LEGGI DI TRASFORMAZIONE DEI SISTEMI SOCIALI

More Related