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La comunicazione interculturale. Claudio Baraldi Università di Modena e Reggio Emilia claudio.baraldi@unimore.it. Controversie sulla comunicazione interculturale. 1. Differenze presupposte (variabilità culturale) vs. Costruzione delle differenze 2. Positività vs. Problema
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La comunicazione interculturale Claudio Baraldi Università di Modena e Reggio Emilia claudio.baraldi@unimore.it
Controversie sulla comunicazione interculturale 1. Differenze presupposte (variabilità culturale) vs. Costruzione delle differenze 2. Positività vs. Problema 3. Aspetti linguistici vs. Aspetti culturali
Variabilità culturale? Distinzioni più note in letteratura: • Individualismo/collettivismo • Bassa/elevata gerarchia nelle relazioni • Mascolinità/femminilità • Basso/elevato grado di tolleranza per l’incertezza • Basso/elevato contesto • Riferimento al tempo presente/futuro
Positività? • La comunicazione è interculturale in quanto mette in una relazione positiva le culture? • In tal modo, non si capisce il significato dei conflitti interculturali • Più in generale non si capisce quale sia il problema di riferimento, che porta a interrogarsi sulla comunicazione interculturale.
Lingua e cultura • La lingua è indubbiamente un’espressione fondamentale della cultura. • La diversità della lingua riflette la diversità della cultura? Oppure la lingua determina la cultura? Quale rapporto esiste tra lingua e cultura? • Concetto di “indicatori di contestualizzazione” (contextualisation cues)
Contextualization cues • Segni verbali e non-verbali, attraverso i quali i partecipanti recuperano nella comunicazione i presupposti che permettono loro di mantenere il proprio coinvolgimento e di valutare ciò che vi viene inteso (Gumperz 1992). • Evidenziano o rendono rilevanti i presupposti culturali della comunicazione nella comunicazione stessa: aspettative rilevanti su valori di riferimento, contributi dei partecipanti e risultati.
Esempi nella lingua Sinhala (Sri Lanka) • Indicatore dalla rilevanza dell’unità collettiva nella società: uso del termine apee (nostro) per indicare il possesso individuale, anziché magee (mio). • Indicazione della differenza di genere: uso di termini differenziati, ad es. solo le donne usano particelle come pavuu (per esprimere simpatia), mentre solo i maschi usano imperativi, come yan-ko (andiamo)
Comunicazione in sistemi • Indicatori di contestualizzazione prodotti nella comunicazione, ma rinviano a presupposti culturali che hanno valore oltre la comunicazione e che si ripresentano in modo ricorrente in altre comunicazioni. • Questi presupposti valgono quindi per sistemi sociali complessivi nei quali le comunicazioni specifiche acquisiscono il proprio senso (ad es. il sistema della medicina).
Sistemi interculturali Nella comunicazione (attraverso indicatori di contestualizzazione), si osservano: • Differenze di valori culturali (es. salute e malattia) • Differenze nei modi di partecipare (es. ruoli del medico e del paziente) • Differenze nelle aspettative di risultato (es. cura e rapporto tra medico e paziente)
Analisi della comunicazione interculturale (sintesi) • Si tratta del risultato dell’interazione in corso, nella quale emerge la diversità culturale (valori, contributi, aspettative di risultato) • Necessità di osservare se e come nell’interazione in corso si produce comunicazione interculturale • Rilevanza degli indicatori linguistici (verbali e non verbali)
Esempio di comunicazione interculturale 10. M. You can not face the baby. You have at this point, this problem eh? Or you want to bag the children and go to Ghana? Eh? 11. P. Ah! (sospira) 12. M. OK! So if you don’t want to go and live in Ghana with these children, don’t stop ( ). Go, come to via Padova and we’ll give you what you will be take in, so that you don’t get pregnant. If your husband, I know uses condom -. know Africans maybe don’t like condom, if he can not use, there’s a pill that you can be taking or you come at this point. Do you understand? Don’t stay too long eh? 13. P. (incomprensibile).
Continuazione esempio 14. D. Eh, eh! (Il medico scoppia a ridere; alla risata si uniscono la paziente e la mediatrice). 15. M (al medico). No, perché, cioè, con tutti questo casino che ha adesso - 16.D. Eh, esatto! 17.M. Ne fa un altro e allora tutti vanno in Ghana, a stare in Ghana. Io ho chiesto: se vuole andare in Ghana con tutti i bambini, va bene, fai ancora. Però, se vuoi rimanere qua:, basta. 18. D. Anche in Ghana se si fermano è meglio! 19. M. Eh! You are lucky enough because - 20. D. Cinque sono abbastanza digli!
Diversità e conflitto • “Interculturale” = espressione di diversità culturale nella comunicazione • Espressione della diversità conflitti • I conflitti debbono essere gestiti nella comunicazione • Gestione (conflict management) per evitare effetti distruttivi (conflitti produttivi vs. conflitti distruttivi)
Forme di gestione dei conflitti interculturali • Etnocentrismo normativo (Noi vs. Loro) • Etnocentrismo modernista (civilizzazione, progresso) • Multiculturalismo (riconoscimento delle minoranze) • Transculturalità (ibridazione, identità multiculturale)
Modi di gestione • Gestione come diritto: distinzione ragione/torto (etnocentrismi) • Gestione come mediazione: ipotesi per multiculturalismo e transculturalità
Mediazione interculturale • Coordinamento tra le parti in conflitto, realizzato da una terza parte, che porta ad un apprezzamento reciproco e alla soddisfazione delle reciproche aspettative • Reciprocità di apprezzamento e soddisfazione = mediazione dialogica
Dialogo • Il dialogo è una forma di comunicazione (non dipende da un unico partecipante) • L’azione dialogica di un partecipante promuove opportunità di dialogo nella comunicazione • Il successo comunicativo dell’azione dialogica dipende dalla comprensione e dall’accettazione dell’interlocutore • L’azione dialogica è l’unica chance per rendere probabile il dialogo
Azioni dialogiche • Verifiche della percezione (perception checking) • Retroazioni (feedback) sugli effetti della propria azione • Asserzioni di sostegno e conferma (es. ascolto attivo) • Informazioni inclusive (vs. espressione di stereotipi/pregiudizi) • Formulazioni dei significati dell’azione dell’interlocutore • Apprezzamenti (vs. valutazioni) • Narrazioni in prima persona
Dialogare • Verificare • Confermare • Formulare • Apprezzare • Narrare
Che cosa non fa la mediazione dialogica? • Il dialogo non assicura una separazione che mantiene le differenze, bensì crea ibridazione Quindi: la mediazione dialogica non è multiculturalismo • Il dialogo non produce congiunzioni o superamenti di differenze, bensì riletture delle differenze Quindi: la mediazione dialogica non è transculturalità
Che cosa fa la mediazione dialogica? • Promozione della partecipazione • Riflessione sui significati della comunicazione • Costruzione dei significati nella comunicazione • Costruzione di soddisfazione reciproca
Allora? • Che cosa deriva dalla mediazione dialogica? • Un’ibridazione senza congiunzione? • Imprevedibilità e nuovi orizzonti della comunicazione interculturale …
Lingua e cultura nella mediazione • Necessità di comunicare tra interlocutori che parlano lingue diverse (mediazione linguistica) • Indicatori di contestualizzazione nella traduzione • Traduzione come opportunità di manifestare diversità (partecipazione) • Traduzione come mediazione interculturale • Laura Gavioli (a seguire)
Domande per la ricerca e per la pratica • È realizzabile una comunicazione dialogica? • In che misura e in quali condizioni di azione dialogica? • È efficace una mediazione interculturale dialogica? • In che misura e in quali condizioni?
Considerazioni sulla ricerca • Analisi valutativa (dei processi di comunicazione/interazione) • Analisi del processo (comunicativo) e dei risultati • Obiettivo 1: verifica delle condizioni di efficacia e dei problemi della comunicazione interculturale e della mediazione (dialogica) • Obiettivo 2: aumento dell’efficacia dell’intervento tenendo conto dei risultati delle ricerche
Considerazioni sui “valori” della ricerca • Rilevanza metodologica dell’osservazione delle interazioni (efficacia ed utilità del sapere) • Osservazione dei modi alternativi di agire nella comunicazione (riflessione sulle tecniche) • Trasversalità delle azioni dialogiche nei diversi sistemi sociali (fungibilità e trasferibilità del sapere) • Promozione della partecipazione di chi “non ha voce” (efficacia sociale e culturale)