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E N D
10. LINEE GUIDA SULLA PREVENZIONE
15. Nota 13 CUF-AIFA La prescrizione a carico del SSN č limitata ai pazienti affetti da:- dislipidemie familiari bezafibrato, fenofibrato, gemfibrozil atorvastatina, fluvastatina, lovastatina, pravastatina, rosuvastatina, simvastatina, simvastatina + ezetimibe omega 3 etilesteri- ipercolesterolemia non corretta dalla sola dieta:
in soggetti a rischio elevato di un primo evento cardiovascolare maggiore (rischio a 10 anni > 20% in base alle Carte o all'argoritmo di Rischio del Progetto Cuore dell’Istituto Superiore di Sanitŕ) (prevenzione primaria)
in soggetti con coronaropatia documentata o pregresso ictus o arteriopatia obliterante periferica o pregresso infarto o diabete (prevenzione secondaria)
16. COME NASCE LA CARTA DEL RISCHIO? Tutto parte da alcune informazioni che vengono reperite ed elaborate attraverso un database specifico
17. Per identificare gli individui che hanno una alta probabilita’ di essere colpiti da infarto, e quindi per valutare il loro rischio globale assoluto, si utilizzano funzioni di rischio derivanti da studi longitudinali condotti su gruppi di popolazione seguiti nel tempo.
18. La popolazione
19. Funzione di rischio
20. Da queste funzioni sono stati elaborati due strumenti di valutazione del rischio globale assoluto:
le carte del rischio cardiovascolare
il punteggio individuale
21. Le carte del rischio sono classi di rischio globale assoluto calcolate per categorie di fattori di rischio
Il punteggio individuale offre, invece, una valutazione piů precisa, perché considera valori continui per alcuni fattori di rischio (l’etŕ, colesterolemia totale, HDL pressione arteriosa)
Per questo motivo, la carta del rischio e il punteggio individuale possono dare risultati un po’ diversi
22. Carte del rischio
24. Novita’ dello SCORE Non include il diabete ma indica di moltiplicare il rischio x 2 nei maschi e x 4 nelle femmmine
Tiene conto di popolazioni ad alto rischio e basso rischio
Introduce la mortalita’ cardiovascolare
Da’ la possibilita’ di indicare il rischio individuale sulla base degli “anni di esposizione al rischio”
25. Novita’ del Progetto Cuore Utilizzo di dati di studi epidemiologici italiani MONICA-Brianza 1, 2 e 3; MONICA-Friuli 1, 2 e 3; Brianza-PAMELA; Friuli-Emostatico; MATISS 83, 87 e 93; Napoli-ATENA
Differenziare l’ evoluzione tra uomini e donne
Include eventi fatali e non fatali
Elaborazione del punteggio individuale
26. Il progetto Cuore continua …… Ciň ha permesso di raggiungere la numerositŕ di 10233 uomini e 15895 donne di etŕ compresa fra 35 e 74 anni, sui quali sono stati raccolti e validati 932 eventi coronarici (233 fatali) e 471 cerebrovascolari (152 fatali) avvenuti negli ultimi 10 anni. Rispetto alla precedente valutazione, sono presenti anche persone dai 70 ai 74 anni
27. Carta del rischio stima la probabilitŕ di andare incontro a un primo evento nei 10 anni successivi, conoscendo il valore di sei fattori di rischio: eta’, sesso, abitudine al fumo, pressione arteriosa sistolica, diabete e colesterolemia.
č utilizzabile su donne e uomini di etŕ compresa fra 40 e 69 anni che non hanno avuto precedenti eventi cardiovascolari
non puň essere applicata per valori estremi dei fattori di rischio
28. CARTA DEL RISCHIOuomini diabetici
29. Tips and Tricks Diabetico: chi presenta, in almeno 2 misurazioni successive nell’arco di una settimana, la glicemia a digiuno uguale o superiore a 126 mg/dl oppure presenta storia clinica personale di diabete
Fumatore: chi fuma regolarmente ogni giorno (anche una sola sigaretta) oppure ha smesso da meno di 12 mesi. Si considera non fumatore chi non ha mai fumato o ha smesso da piů di 12 mesi
Pressione arteriosa sistolica: come media di due misurazioni consecutive eseguite secondo la metodologia standardizzata.
Per valori superiori a 200 mmHg o inferiore a 90 mmHg non č possibile utilizzare la carta
31. Il punteggio individuale Stima la probabilitŕ di andare incontro a un primo evento nei 10 anni successivi, conoscendo il valore di otto fattori di rischio
La valutazione del rischio č piů precisa
considera due fattori di rischio in piů, HDL-colesterolemia e terapia anti-ipertensiva
il punteggio individuale puň essere applicato a persone nella fascia di etŕ 35-69 anni
continuita’ (eta’, pressione, colesterolo)
32. Quando ripetere la valutazione ?
33. Cosa fare per i > 70 anni?
34. Strategia individuale o di popolazione?
35. Framingham heart study Il rischio di sviluppare ipertensione nella parte restante della vita per uomini e donne di mezza etŕ č del 90% !!!
36. Ridurre del 10% il colesterolo nella popolazione generale abbasserebbe l’incidenza di malattie cardiovascolari del 20-30%
37. La disponibilita’ di efficaci misure per intervenire sui fattori di rischio e le prove che la loro riduzione corregge il rischio dl paziente in una patologia cosi’ frequente, giustificano lo sforzo dell’identificazione dei singoli pazienti ad alto rischio.Tale aspetto della medicina preventiva deve essere considerato una pratica clinica consolidata
38. Fattori che influenzano la longevitŕ La durata dell’esistenza dipende in gran parte dalla cura che noi stessi poniamo nell’osservare stili di vita salutari o meno. Secondo questa visione, tra gli elementi che costituiscono le strategie atte a garantire lo stato di salute, l’educazione sanitaria acquisisce un ruolo primario.La durata dell’esistenza dipende in gran parte dalla cura che noi stessi poniamo nell’osservare stili di vita salutari o meno. Secondo questa visione, tra gli elementi che costituiscono le strategie atte a garantire lo stato di salute, l’educazione sanitaria acquisisce un ruolo primario.
39. ALIMENTAZIONE
40. Prevalenza di obesitŕ (BMI > 30) nella popolazione adulta dei Paesi Europei La diffusione dell’obesitŕ e del sovrappeso presenta un trend positivo nel tempo con curve di crescita che variano da Paese a Paese. Ad esempio, in Danimarca, i dati dello studio MONICA hanno rilevato un incremento dei soggetti con BMI= 25 dal 10% al 13% in un periodo di 10 anni. Parallelamente, in Finlandia l’incremento č risultato pari al 100%, passando da una prevalenza del 10% al 19%. In Gran Bretagna infine dal 1980 al 2001 si č passati da una prevalenza di soggetti sovrappeso del 6% e dell’8% (popolazione maschile e femminile, rispettivamente) al 21% ed al 23.5%. In nessun paese europeo č stato osservato un rallentamento nella progressione della prevalenza di obesitŕ e sovrappeso. La diffusione dell’obesitŕ e del sovrappeso presenta un trend positivo nel tempo con curve di crescita che variano da Paese a Paese. Ad esempio, in Danimarca, i dati dello studio MONICA hanno rilevato un incremento dei soggetti con BMI= 25 dal 10% al 13% in un periodo di 10 anni. Parallelamente, in Finlandia l’incremento č risultato pari al 100%, passando da una prevalenza del 10% al 19%. In Gran Bretagna infine dal 1980 al 2001 si č passati da una prevalenza di soggetti sovrappeso del 6% e dell’8% (popolazione maschile e femminile, rispettivamente) al 21% ed al 23.5%. In nessun paese europeo č stato osservato un rallentamento nella progressione della prevalenza di obesitŕ e sovrappeso.
41. Prevalenza di obesitŕ infantile (9 aa) nei Paesi Europei L’epidemia dell’obesitŕ e del sovrappeso si pone come uno degli obiettivi della prevenzione del terzo millennio, soprattutto per le implicazioni sanitarie e sociali connesse. Combattere il sovrappeso significa iniziare giŕ in etŕ pediatrica, quando le strategie educazionali in tema di alimentazione possono contrastare l’acquisizione e il rafforzamento di stili di vita pericolosi dal punto di vista metabolico e cardiovascolare. Per questo č importante conoscere gli aspetti epidemiologici dell’obesitŕ e del sovrappeso in etŕ evolutiva dove l’Italia ha raggiunto un primato non invidiabile, risultando il Paese con la maggior percentuale di bambini obesi/sovrappeso (36%) per quanto concerne la fascia di etŕ dei 9 anni.L’epidemia dell’obesitŕ e del sovrappeso si pone come uno degli obiettivi della prevenzione del terzo millennio, soprattutto per le implicazioni sanitarie e sociali connesse. Combattere il sovrappeso significa iniziare giŕ in etŕ pediatrica, quando le strategie educazionali in tema di alimentazione possono contrastare l’acquisizione e il rafforzamento di stili di vita pericolosi dal punto di vista metabolico e cardiovascolare. Per questo č importante conoscere gli aspetti epidemiologici dell’obesitŕ e del sovrappeso in etŕ evolutiva dove l’Italia ha raggiunto un primato non invidiabile, risultando il Paese con la maggior percentuale di bambini obesi/sovrappeso (36%) per quanto concerne la fascia di etŕ dei 9 anni.
44. DIABETE = FATTORE DI RISCHIO2 Ha un peso doppio rispetto agli altri fattori di rischio maggiori
In presenza di cardiopatia ischemica raddoppia l’incidenza di sindrome coronarica acuta ed in caso di sca presenta coronaropatia piů diffusa, maggior incidenza di ulcerazioni e trombosi, prognosi 4 volte peggiore
In caso di infarto miocardico raddoppia la mortalitŕ
46. EFFETTI DEL FUMO SULLA CIRCOLAZIONE ARTERIOSA La nicotina provoca vasocostrizione con aumento della frequenza e della pressione arteriosa, inoltre puň provocare spasmo improvviso delle arterie
Il monossido di carbonio favorisce la formazione della placca che ostruisce le arterie
Aumenta la aggregabilitŕ delle piastrine e la formazione del trombo
51. QUALE ATTIVITA’ FISICA ? AL LAVORO :
scendi dal bus/vaporetto una o piů fermate prima e fai un tratto di strada a piedi
passeggia durante le pause del lavoro
sali le scale invece di usare l’ascensore
vai a parlare con qualcuno invece di usare telefono o e-mail
53. Sedentarietŕ e mortalitŕ cardiovascolare in normotesi e in ipertesi senza precedenti cardio-cerebrovascolari Quale č il livello di attivitŕ fisica che č in grado di proteggere dagli eventi cardiovascolari e cerebrovascolari senza esporre al rischio di complicanze? A questa domanda hanno tentato di rispondere numerosi studi epidemiologici e interventistici che hanno proposto stili di vita attivi. E’ stato osservato, ad esempio, che il praticare un livello di attivitŕ sportiva che richiedesse un consumo energetico di circa 2000 Kcal/settimana era in grado di ridurre del 24% la mortalitŕ. Tra i soggetti coronaropatici, il programma di riabilitazione post-Infartuale, se mantenuto nel tempo, era in grado di assicurare una riduzione della mortalitŕ totale del 24% e del 25% di quella cardiovascolare. Uno studio condotto su 800 maschi di etŕ compresa tra i 64-85 anni ha evidenziato una correlazione positiva tra intensitŕ dell’attivitŕ fisica e riduzione della mortalitŕ. D’altra parte, oltre un determinato livello si puň osservare anche un nuovo incremento del rischio di eventi cardiovascolari e cerebrovascolari.Quale č il livello di attivitŕ fisica che č in grado di proteggere dagli eventi cardiovascolari e cerebrovascolari senza esporre al rischio di complicanze? A questa domanda hanno tentato di rispondere numerosi studi epidemiologici e interventistici che hanno proposto stili di vita attivi. E’ stato osservato, ad esempio, che il praticare un livello di attivitŕ sportiva che richiedesse un consumo energetico di circa 2000 Kcal/settimana era in grado di ridurre del 24% la mortalitŕ. Tra i soggetti coronaropatici, il programma di riabilitazione post-Infartuale, se mantenuto nel tempo, era in grado di assicurare una riduzione della mortalitŕ totale del 24% e del 25% di quella cardiovascolare. Uno studio condotto su 800 maschi di etŕ compresa tra i 64-85 anni ha evidenziato una correlazione positiva tra intensitŕ dell’attivitŕ fisica e riduzione della mortalitŕ. D’altra parte, oltre un determinato livello si puň osservare anche un nuovo incremento del rischio di eventi cardiovascolari e cerebrovascolari.
54. Sedentarietŕ e sopravvivenza post-IMA La sedentarietŕ riduce l’aspettativa di vita ed č per questo che, soprattutto tra i pazienti coronaropatici, la promozione di uno stile di vita attivo offre vantaggi rilevanti. Una metanalisi effettuata sui risultati di oltre 12 studi clinici che hanno coinvolto negli ultimi 30 anni oltre 4000 coronaropatici ha dimostrato che un’attivitŕ fisica regolare č in grado di ridurre del 25% la mortalitŕ per tutte le cause. Un’altra metanalisi, condotta sui risultati di 27 studi clinici su popolazione adulta ha inoltre dimostrato che la sedentarietŕ puň essere considerata un fattore di rischio indipendente per cardiopatia ischemica e che il livello di rischio relativo di un soggetto sedentario anche dal punto di vista lavorativo č pari a 1.9 volte quello di un individuo con un lavoro fisicamente attivo.La sedentarietŕ riduce l’aspettativa di vita ed č per questo che, soprattutto tra i pazienti coronaropatici, la promozione di uno stile di vita attivo offre vantaggi rilevanti. Una metanalisi effettuata sui risultati di oltre 12 studi clinici che hanno coinvolto negli ultimi 30 anni oltre 4000 coronaropatici ha dimostrato che un’attivitŕ fisica regolare č in grado di ridurre del 25% la mortalitŕ per tutte le cause. Un’altra metanalisi, condotta sui risultati di 27 studi clinici su popolazione adulta ha inoltre dimostrato che la sedentarietŕ puň essere considerata un fattore di rischio indipendente per cardiopatia ischemica e che il livello di rischio relativo di un soggetto sedentario anche dal punto di vista lavorativo č pari a 1.9 volte quello di un individuo con un lavoro fisicamente attivo.
55. Spesa sanitaria in rapporto al livello di attivitŕ fisica L’importanza della sedentarietŕ non appare correlata esclusivamente agli aspetti strettamente sanitari ma anche a quelli di tipo sociale ed economico. Infatti, il rischio di patologie invalidanti e di ricorso a cure mediche nei soggetti sedentari risulta nettamente superiore a quello rilevato nella popolazione dei soggetti con uno stile di vita attivo.L’importanza della sedentarietŕ non appare correlata esclusivamente agli aspetti strettamente sanitari ma anche a quelli di tipo sociale ed economico. Infatti, il rischio di patologie invalidanti e di ricorso a cure mediche nei soggetti sedentari risulta nettamente superiore a quello rilevato nella popolazione dei soggetti con uno stile di vita attivo.
57. OSSERVATORIO EPIDEMIOLOGICO