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ASPETTI PSICOLOGICI DEL SOCCORSO E STRATEGIE DI COMUNICAZIONE

ASPETTI PSICOLOGICI DEL SOCCORSO E STRATEGIE DI COMUNICAZIONE. Corso TI – CRI 19 maggio 2012. CONTENUTI. Aspetti psicologici del soccorritore I bisogni psicologici del paziente Strategie di comunicazione nel soccorso.

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ASPETTI PSICOLOGICI DEL SOCCORSO E STRATEGIE DI COMUNICAZIONE

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Presentation Transcript


  1. ASPETTI PSICOLOGICI DEL SOCCORSO E STRATEGIE DI COMUNICAZIONE Corso TI – CRI 19 maggio 2012

  2. CONTENUTI • Aspetti psicologici del soccorritore • I bisogni psicologici del paziente • Strategie di comunicazione nel soccorso

  3. La psicologia dell’emergenza “rappresenta un modo trasversale di ricomporre e integrare contributi di pensiero e di ricerca e modelli di azione di varie branche della psicologia (psicologia sociale, psicotraumatologia, psicologia dell’età evolutiva,…)o di altre discipline inerenti, applicandole alla specifica realtà delle situazioni “non ordinarie” e degli eventi “acuti” In Italia ha poco più di 20 anni

  4. ATTEGGIAMENTO PSICOLOGICO DEL SOCCORRITORE PROFESSIONI D’AIUTO Ogni relazione d’aiuto può suscitare un’ampia gamma di emozioni, di cui è fondamentale, per il benessere psicofisico del soccorritore, essere consapevoli. Solo la consapevolezza permette di riconoscere reazioni disfunzionali, di disagio, (non “sbagliate”!), a seguito di eventi critici e conseguentemente di affrontarle.

  5. I BISOGNI DEL SOCCORRITORE • DIFFICOLTA’ • - Volontariato come unico contenitore di bisogni mai riconosciuti • Emozioni spiacevoli: rabbia, senso di impotenza, tristezza… • Strategie di coping (gestione dello stress) non funzionali RISORSE - Esperienza di crescita e maturazione • Bisogno di appartenenza, desiderio di far parte di un'estesa unità sociale (famiglia, gruppo amicale) • Bisogno di stima, esigenza di avere dai partner dell'interazione un riscontro sul proprio apporto e sul proprio contributo • Bisogno di indipendenza, esigenza di autonomia, realizzazione e completezza del proprio contributo. • Bisogno di autorealizzazione, di superare i propri limiti

  6. IL SOCCORRITORE EVENTO CRITICO: situazione che potenzialmente può indurre un forte stato di vulnerabilità, rompendo temporaneamente l’equilibrio emozionale. È la PERCEZIONE SOGGETTIVA dell’evento può rendere un fenomeno stressante, non tanto l’evento in sé: ciò che viene percepito come minaccia o vissuto come trauma da una persona, può non esserlo per un’altra. Vivere eventi critici rappresenta quindi un potenziale rischio per lo sviluppo di reazioni di disagio e/o di disturbi psicologici.

  7. IL SOCCORRITORE FATTORI OGGETTIVI FATTORI ORGANIZZATIVI FATTORI SOGGETTIVI Stress preesistente, percezione di scarso controllo, identificazione con il paziente, aspettative su di sé eccessivamente elevate, traumi preesistenti non elaborati Inadeguatezza logistica e/o degli strumenti, conflitti all’interno dell’equipè Morte, lesioni gravi, mutilazioni,bambini come vittime, eventi che coinvolgono molte persone Nelle situazioni di emergenza i soccorritori, per poter ascoltare ed accogliere le emozioni dell’altro, sono talvolta costretti a negare le proprie, nascondendole. “Inserire il pilota automatico” diventa una modalità di difesa funzionale per evitare fuga, immobilizzazione, panico. Ciò significa che le emozioni non scompaiono, ma la loro espressione viene soltanto rimandata.

  8. I SUPER-EROI SONO SOLONEI CARTONI ANIMATI !!! Usiamo la divisa e gli strumenti che ci vengono dati in modo corretto…

  9. COME GESTIRE LO STRESS: STRATEGIE DI COPING • Distanziamento emotivo: isolare temporaneamente le emozioni suscitate dalla situazione per mantenere la concentrazione sul compito e operare in modo efficiente. • Educazione alla desensibilizzazione: i soccorritori affrontano situazioni stressanti con l’applicazione di specifici protocolli. • Umorismo: può ridurre la tensione e portare ad una ristrutturazione cognitiva dell’evento stressante. • Utilizzo di strategie di comunicazione efficaci. • Confronto e dialogo in equipè: l’avere uno spazio e un tempo per la condivisione con chi vive le medesime esperienze permette di confrontarsi e di ascoltare, senza sentirsi giudicati, come ciascuno ha vissuto quella situazione, cosa ha pensato e provato, come ha reagito. Permette di rendere “normale”, tramite narrazioni condivise, l’esperienza emotiva di un evento che normale non è. • Avere consapevolezza del proprio modo di relazionarsi nella dimensione d’aiuto: individuare le motivazioni che hanno portato a scegliere un’attività di aiuto e le caratteristiche personali che potrebbero interferire con le prestazioni, accettando il fatto di non essere perfetti; riconoscere le proprie reazioni; non esigere troppo da sé stessi; evitare un eccessivo e incontrollato coinvolgimento emotivo; evitare comportamenti competitivi e protagonistici che portano a fare l’eroe; rendersi conto del proprio livello di tolleranza allo stress per evitare un sovraccarico emozionale.

  10. I BISOGNI DEL PAZIENTE • FISIOLOGICI (ossigeno, coperte, trasporto efficace, monitoraggio parametri…) • DI RASSICURAZIONE (che mi succederà?) • DI STIMA E RISPETTO (abbiamo di fronte delle persone, non oggetti) • DI AIUTO e DI AUTONOMIA (non trattiamo la gente come dei “poverini” o, al contrario, come persone in grado di arrangiarsi) La persona che viene trasportata possiede una sua personalità, dignità, emotività ed aspettativa. Nel momento in cui chiede aiuto non è in grado di superare la criticità dell’evento con le sue forze e sovente questa condizione è accompagnata da sentimenti negativi quali senso di inferiorità, dipendenza e debolezza

  11. parole 7% Tono di voce, volume, ritmo, pause, sospiri… 38% 55% Gestualità, postura, mimica, aspetto esteriore, manifestazioni emotiva (sudorazione, rossore…)

  12. TECNICHE DI COMUNICAZIONE EFFICACI… • Adeguare il livello linguistico • Presentarsi al paziente e chiedere come si chiama • Ascolto attivo • Osservare in modo partecipato (a volte anche il contatto fisico aiuta!!) • Tollerare il silenzio, non averne paura • Informare il paziente delle procedure e delle scelte che si compiono • Ripetizione per non creare fraintendimenti

  13. … E QUELLE INEFFICACI • Parlare per parlare • Non sostenere i tempi e i silenzi • Dare giudizi/consigli non richiesti • Mostrare disinteresse • Banalizzare i sentimenti altrui • Verbalizzare le proprie paure • Mostrarsi chiusi • Interrompere chi parla

  14. SEMPRE!!! • Autoprotezione • Spiegare ciò che si sta facendo • Controllare le proprie emozioni: far capire che non ci muoviamo a “casaccio”, ma siamo persone competenti (tranquillità, autorevolezza, sicurezza) • Sospendere giudizi o pregiudizi • Instaurare una collaborazione • Mantenere la calma (compiti dell’equipaggio)

  15. MAI!!! • Discutere con i colleghi davanti al paziente o ai parenti. Rimandare le discussioni al debriefing. • Alzare la voce con il paziente o con i parenti. Qualsiasi rimostranza, critica o anche insulto ci vengano rivolti, devono essere esauriti con la massima calma e autorevolezza. • Dare importanza ai commenti e alle critiche del pubblico. Non rispondere alle provocazioni ma eventualmente zittirle con autorevolezza.

  16. UN OCCHIO DI RIGUARDO ANZIANI: Parlare in modo semplice Assicurarsi della reale comprensione Avere tanta pazienza BAMBINI: Parlare in modo semplice Mettersi alla loro altezza Strumenti come giochi (es: guanti) Poche e semplici domande. Meglio alla madre o chi per essa. Trasporto della madre o care - giver STRANIERI: Chiedere se parlano o comprendono la lingua italiana. Eventualmente richiedere un interprete tra i presenti. Rispettare le differenze culturali per metterli più a loro agio possibile. DISABILI: Trovare strategie di comunicazione alternative che aggirino eventuali difficoltà di comprensione

  17. GRAZIE PER L’ATTENZIONE… …e IN BOCCA AL LUPO!

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