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USCIRE DALLA CRISI SCELTE E PROPOSTE. MISURAR ( SI ) CON LA CRISI. Fulvio MATTIONI, economista. Cordenons, 13 maggio 2010. Fonte: Eurostat. Scenario e collocazione internazionale: l’andamento decennale del livello di benessere economico (Pil procapite, UE a 27 = 100 in ciascun anno).
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USCIRE DALLA CRISI SCELTE E PROPOSTE MISURAR(SI) CON LA CRISI Fulvio MATTIONI, economista Cordenons, 13 maggio 2010
Fonte: Eurostat Scenario e collocazione internazionale: l’andamento decennale del livello di benessere economico (Pil procapite, UE a 27 = 100 in ciascun anno) L’Italia perde 15,1 punti (-12,9%). Nel 2009 il livello di benessere economico coinciderà con la media UE a 27. Perché? All’inizio del decennio GB, G, I e F godevano di un livello di benessere superiore di un 15-20% rispetto a quello della UE a 27 membri Alla fine del decennio la situazione è assai diversificata. Nonostante le difficoltà, GB e F mantengono un buon livello di benessere economico, la E lo aumenta e la F perde 7,4 punti
Fonte: FMI, aprile 2010 Scenario e collocazione internazionale: la crescita del reddito nel periodo 2002-2009 (var. % cumulata del PIL) Le macro-aree mondiali più ricche, invece, crescono ad un tasso dimezzato (USA e UE a 27). L’Eurozona ad un tasso pari a un terzo Il Benessere Economico dell’Italia si riduce molto di più degli altri Paesi perché l’economia è congelata (-0,2%). Quella del FVG ha ancora più freddo (-0,7%) Ma non per tutti è così. L’economia globale è cresciuta del 28,6%. I Paesi PECO e CIS più della media mondiale; l’India ad un tasso doppio, la Cina triplo (in 10 anni ha raddoppiato il suo PIL) Lo scenario internazionale è profondamente cambiato è il mondo non è affatto tutto grigio: le opportunità ci sono … per chi ha voglia e capacità di coglierle. E’ un augurio!!!!!
Fonte: FMI, aprile 2010 Scenario e collocazione internazionale: come sarà il 2010? (crescita % del reddito dell’economia rispetto al 2009) Robusta la crescita prevista per USA (+3,1%) che torna sui livelli del 2004-2005 e ante Twin Towers Le aspettative per il 2010 sono di una crescita globale sostenuta (+4,2% contro un calo dello 0,6% del 2009). Il traino è della Cina (+10%) e dell’India che rappresentano il 17,5% del PIL mondiale (più della UE a 27 membri) • Fragile, invece, quella prevista per la UE a 27 (+1%), per l’Italia e per il FVG (+0,8%). Su Italia e FVG pesano le seguenti incognite: • La debolezza sui mercati esteri; • Le criticità del MdL (più disoccupati, più esuberi, più lavoratori sospesi) • La fine degli incentivi a sostegno dell’attività produttiva
Fonte: Istat, Prometeia La crescita decennale dell’economia: confronto FVG-ITALIA (var. % annue del PIL nel periodo 2000-2009) Per il FVG la 1° fase è già recessiva (per l’Italia è “solo” stagnazione), la 2° fase è di crescita moderata (per l’Italia ancor più moderata), la fase 3° è una recessione profonda (idem per l’Italia) E prende corpo uno scenario inedito scandito in tre fasi: Fase 1°: 2002-2004 Fase 2°: 2005-2007 Fase 3°: 2008-2009 La maggiore sofferenza del FVG è imputabile alla competitività industriale e all’idea che si poteva fare a meno dell’industria sostituendola con l’economia della conoscenza!! Con la crescita del biennio 2000-2001si chiude la fase di sviluppo lunga del dopoguerra iniziata nel 1993
Fonte: Istat, Prometeia L’economia del FVG: la centralità industriale (var. % annue del PIL del settore manifatturiero e terziario) Quando l’industria cresce, l’economia va. Quando l’industria soffre anche l’economia soffre. Le tre fasi cicliche confermano tale situazione La forte caduta del PIL del 2009 è figlia di una crisi industriale a 2 cifre (-13,5% il PIL e –19,1% l’export). I 2,5 miliardi di export in meno sono delle province di UD (-1,5 miliardi) e di PN (-1,1 miliardi). E i primi segnali del 2010 non sono incoraggianti!! Il FVG ha una marcata vocazione industriale. Nell’area friulana si concentra l’80% del settore
Fonte: Istat, Prometeia L’economia del FVG: il trend degli investimenti, ovvero la scommessa imprenditoriale sul futuro (var. % annue) Da sottolineare che la forte caduta (-12,2%) del 2009 segue al –3,3% del 2008. Gli investimenti manifatturieri del FVG calano da 1,7 miliardi nel 2002 a 1 miliardo nel 2009 (-41,2%) Per recuperare competitività a mercatoserve una politica industriale di forte rilancio !!! Il comportamento degli imprenditori riflette fedelmente il trend economico. Dopo l’euforia manifestata nella coda del ciclo positivo (+9,1% nel 2000 e +10,9% nel 2001), gli investimenti ripercorrono le fasi viste in precedenza
Fonte: Istat, Prometeia L’economia del FVG: il comportamento delle famiglie, ovvero il trend della spesa in consumi (Var. % annue) • Per convincere le famiglie a spendere non basta la pubblicità. Bisogna che: • abbiano un lavoro; • il loro reddito non perda potere d’acquisto; • le famiglie più povere vengano sostenute. • Le famiglie, infatti, non intendono aumentare il proprio livello di indebitamento (per mutui, credito al consumo, ecc.) perché ragionano in termini reali, non virtuali e temono per il loro reddito futuro In FVG cala drasticamente con l’inversione del ciclo, si stabilizza su livelli bassi nel periodo 2001-2005, si rianima nel biennio 2006-2007, arretra nel 2008 e nel 2009 Anche la spesa per consumi segue l’evoluzione del reddito
Fonte: Istat L’economia del FVG: il disagio economico delle famiglie del FVG nel 2008 (in % delle famiglie residenti, 100% = 520 mila famiglie) Oltre il 30% delle famiglie del FVG non riesce a sostenere spese impreviste dell’importo di 750 € annui. Quote più limitate, ma crescenti nel tempo, di famiglie sperimentano condizioni di deprivazione materiale In FVG le famiglie povere e a rischio di povertà sono oltre 50 mila e oltre 90 mila le persone Serve un intervento di Welfare pubblico e Solidarietà sociale Il 30% delle famiglie del FVG (circa 160 mila) arriva a fine mese con difficoltà. Circa 1/3 di esse con grande difficoltà
Fonte: Istat, Prometeia L’impatto sul mercato del lavoro del FVG: il trend dei disoccupati 2003-2009 e la stima per il 2010 (valori assoluti) La crisi del 2008-2009 produce, dunque, 10 mila disoccupati addizionali rispetto al 2007 (+54,2%) La novità è che sono in gran parte disoccupati maschi. E non è finita qui perché si stima un livello pari al 7% alla fine dell’anno in corso (9% per l’ITALIA) La fase recessiva fa crescere nel 2008 di 5.000 unità i disoccupati il cui tasso passa dal 3,3% al 4,3%. Nel 2009 vi è stata un’ulteriore crescita di 5.000 unità e la quota dei disoccupati sulle forze di lavoro sale al 5,3%
Fonte: ARL FVG L’impatto sul mercato del lavoro del FVG: il trend dei lavoratori iscritti nelle liste di mobilità (valori assoluti) I lavoratori in mobilità sono esuberi effettivi poiché non hanno più alcun rapporto giuridico con la loro ex impresa La fase 2 stabilizza il loro numero attorno alle 9.000 unità (metà delle quali sono addetti manifatturieri) La fase 1 triplica sia il loro numero complessivo che quello dei soli esuberi manifatturieri Nel 2009 i mobilitati crescono di 4.000 unità (+42%) in FVG e di 1.000 a PN (+86%)
Fonte: Inps L’impatto sul mercato del lavoro del FVG: il trend dei lavoratori “sospesi” dalle imprese (n°. lavoratori in CIG) Alla fine della 1 fase di crisi (2005) essi sono triplicati (2.500). Quelli manifatturieri si sono quadruplicati (2.000). Nel 2008 la situazione è del tutto simile I lavoratori “sospesi” sono quelli temporaneamente coperti dalla CIG. Ho trasformato le ore di CIG in lavoratori Tempo Pieno Equivalente (1 lavoratore = 1.650 ore annue) Nel 2009 sono quasi 11 mila e l’82% sono manifatturieri. Il 44% di essi è a UD e il 34% a PN. Oltre 4 mila sono potenziali esuberi (CIGS), di cui mille a PN A conclusione della lunga fase fase di espansione dell’economia (2001) i lavoratori sospesi erano 855 in tutta l’economia, di cui 473 manifatturieri. E’ la normalità
Fonte: Inps, Istat, ARL FVG L’impatto sul mercato del lavoro del FVG: quantificazione dell’impatto complessivo della crisi 2008-2009, n.° lavoratori interessati al 31.12.2009 I disoccupati passano da 18.500 (2007) a 28.300 (2009), con un aumento di 10 mila unità (+ 54%) Poco meno di 53.000 lavoratori già soffrono la crisi, 23 mila di essi (più 76%) negli ultimi due anni. E’ una situazione straordinaria. Che esige una risposta straordinaria. I lavoratori “sospesi” salgono da meno di 2.600 a 10.800, con una crescita di 8.200 unità (+ 420%). I lavoratori in esubero salgono da 9.000 a 13.600 (+ 4.600 e + 50%)